Dai dazi USA è colpita, come sappiamo, anche l’Italia; quali sono le cose da sapere per non trovarsi impreparati? Dopo 100 anni gli Stati Uniti scelgono di nuovo la via del protezionismo commerciale. Donald Trump ha deciso unilateralmente di mettere dazi commerciali a 60 paesi tra cui l’Europa. Le barriere doganali variano dal’ 11 al 50%, tranne la Cina verso la quale è stata scelta un aliquota del 104%. Come funzionano i dazi? I dazi sono un’imposta che deve essere pagata oltre al normale costo della merce acquistata dall’estero. Quindi ogni volta che una azienda vuole comprare qualcosa prodotta in un paese diverso dove ha sede deve pagare il normale costo della merce più un’imposta calcolata in percentuale sul valore del prodotto acquistato. Nel caso dei dazi USA imposti da Trump questi vanno articolati su due livelli distinti. Il primo è una tariffa base del 10% su tutte le importazioni negli USA provenienti da qualsiasi paese. Il secondo livello è costituito daicosiddetti <dazi reciproci > che si applicano solo ai 60 paesi. Per l’unione europea è del 20%. Trump innanzitutto punta a fare cassa con l’imposizione dei dazi. Gli Stati Uniti potrebbero così rilanciare gli investimenti , creare più posti di lavoro, migliorare i servizi pubblici offerti e così via. Per di più con l’imposizione dei dazi i consumatori americani dovrebbero essere spinti ad acquistare prodotti americani che finirebbero per costare meno rispetto ai concorrenti stranieri.
Tutto questo che impatto hanno i dazi sull’economia europea e sull’Italia? Le aziende europee per vendere gli Stati Uniti dovranno alzare i prezzi rischiando di vendere meno o scegliere di ridurre i propri guadagni. Le tariffe colpiranno oltre 389 miliardi di euro di prodotti fabbricati nell’ UE. In particolare, l’introduzione di dazi del 20% su tutte le esportazioni e del 25% su acciaio, alluminio e veicoli porterebbe ad un incremento dei costi doganali di 104,4 miliardi di euro per l’ Unione Europea. Per di più ha stimato la Bce circa il 2% del PIL della Ue dipende dalla domanda statunitense. Con tariffe del 20% , i volumi verso gli USA dovrebbero diminuire di circa il 15% . Si stima un effetto diretto del - 0,3 sul Pil nel breve periodo. Germania e Italia sono i paesi più colpiti rispettivamente per 34 e 14 miliardi di euro . In questo scenario , i settori più penalizzati sarebbero i macchinari (3,43 miliardi), L’automotive (2,5 miliardi) e la farmaceutica (2,58 miliardi). Seguiti da agroalimentare (1,34 miliardi) e moda ( 1,16 miliardi). L’Italia rischia tra i 4 e i 7 miliardi di euro e la perdita di oltre 60.000 posti di lavoro ogni anno. Che fare ? L’Europa deve avere una voce unica e deve avere una controproposta se la trattativa dovesse fallire (il punto forte è sui servizi, il digitale) , può intervenire sui costi dei prodotti, scendere con i costi per aprire al mercato interno può intervenire con piccole svalutazioni dell’euro, può con cautela per qualche anno aprire a mercati anche extraeuropei, anche perché l’America con Trump, pur portando a casa quello che si è prefissato… il suo debito era di 18.000 miliardi di dollari che tra due anni il deficit pubblico sarà di 28.000 Miliardi di dollari non riuscirà mai a recuperarlo si e no se ne recupera uno a 14.000 miliardi come dicono gli esperti e non si può sapere quale sarà l’impatto dei prezzi sui beni dei cittadini americani.
Ma allora a chi giova tutta questa guerra commerciale con l’Europa? Speriamo che questi giorni di pausa siano propedeutici per un accordo equo e onorevole per il bene dei mercati e dei cittadini e si fermi questa scellerata politica di Trump che crede di essere il padrone del mondo. L’Europa deve assolutamente contrastare questo modello politico basato essenzialmente sull’arroganza e sulla supposizione di essere il più forte e mi rifiuto di pensare che il popolo Americano condivida questa politica di Trump anche se, la maggioranza inizialmente lo ha votato.