Giungono ancora, in questi giorni, molte segnalazioni sulla mancanza di insegnanti di sostegno nelle scuole. La ripresa delle lezioni ha mostrato ritardi e lacune. C’era da aspettarselo, considerata la situazione eccezionale che si è venuta a creare a causa del covid-19. La pandemia ha costretto le Istituzioni e i Presidi a un tour de force defatigante, stravolgendo vecchie abitudini e norme consolidate negli anni. Aule da ristrutturare, banchi monoposto da recuperare, mascherine, distanziamenti: era tutto prevedibile ma incerto e da reperire in tempi veloci. Alla fine, in qualche modo, la scuola è ripartita. Ma la lacuna a cui è sembrato impossibile rimediare è stata la cronica assenza di insegnanti, il balletto e il girotondo a cui sono sottoposti, il disagio di lasciare gli alunni e i colleghi dell'anno precedente e ricominciare a ristrutturare il proprio lavoro, in assenza di una continuità didattica. Ma anche questa "consuetudine" era in qualche modo prevedibile, c’è sempre stata. Ciò che invece è imperdonabile è tuttora l’assenza di moltissimi insegnanti di sostegno. Gli studenti disabili, quelli più bisognosi, che hanno lo stesso diritto di frequenza scolastica degli altri, sono a casa per mancanza dell’insegnante di sostegno. Sembra che la tutela di questi ragazzi /e non sia una priorità per il Ministero e per i sindacati. Ritardi enormi nelle nomine, difficoltà ancora maggiori nel reperirne di qualificati. Eppure, fin dagli anni '70, in molte scuole d'Italia si provvide alla eliminazione delle classi speciali e all'inserimento dei disabili nelle cosiddette scuole "normali" di ogni ordine e grado. Ancora oggi dobbiamo andare fieri e orgogliosi per l'attività svolta a loro favore dalla Amministrazione Comunale di Sezze che fu all'avanguardia! L'emanazione, poi, della legge 1o4/1992 rese il modello di inclusione scolastica italiana modello ed esempio per tutto l'Occidente. Quindi le leggi e i princìpi ci sono, e sono buoni, anzi ottimi: ciò che manca è la pratica. Vige l'abitudine radicata a delegare al solo insegnante di sostegno (quando c'è!) la responsabilità dell'alunno quasi che il suo solo e vero compito sia di togliere un impaccio alla famiglia e ai colleghi delle altre materie. E' frequente e triste vedere i docenti di sostegno uscire fuori dalla classe con il proprio allievo! Le famiglie si sono assuefatte all'idea che il sostegno così fatto sia l'unica ciambella a cui aggrapparsi. Ma ormai questo meccanismo si è inceppato. Le certificazioni delle disabilità sono cresciute: sono aumentati i posti di sostegno. Si è arrivati a quota 170 mila, circa un quinto dell'intero corpo docente. La crescita del numero, a lungo andare, può diventare insostenibile e non produrre qualità. Occorrono alcuni rimedi, a parer mio: una specifica formazione degli insegnanti di sostegno e il completo coinvolgimento di tutti i docenti della classe. Potrebbe bastare così, anche con lo stesso numero di docenti attuali ma tutti altamente qualificati, che sappiano guidare e coinvolgere in pratiche inclusive i colleghi curricolari, a loro volta adeguatamente formati e incentivati, per ottenere buoni risultati ! E' obbligatorio avere l'insegnante di sostegno, ma , quando c'è, da solo non basta più.