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Venerdì, 16 Ottobre 2020 08:42

Il diavolo in Vaticano

 

 

Non è una novità, ne è la prima volta. Il diavolo, simbolo della malvagità e della corruzione, è sempre dietro l’angolo e si nasconde dentro di noi, in una lotta irriducibile contro l’angelo del bene. La sua vittoria o la sua sconfitta dipendono sempre da noi uomini e mai dal caso o dal destino. In questi tempi il diavolo spadroneggia in Vaticano, nelle sacre stanze dove vive il Vicario di Cristo, il Papa. I giornali raccontano di milioni di euro investiti, da parte di alti prelati, per l’acquisto di immobili di lusso o depositati in paradisi fiscali, dove ingrassano cardinali, vescovi e faccendieri. I soldi raccolti e destinati alla beneficenza dei poveri e degli indigenti, l’8 per mille versato dai fedeli, finiscono nelle tasche dei mediatori, di finanzieri senza scrupoli e di astute segretarie. La Santa Sede è una struttura complessa con relativi costi per gli uffici, il personale, un corpo di polizia, persino un apparato militare. È uno Stato indipendente e sovrano che ha rapporti diplomatici con tutto il mondo. È evidente che il denaro serve, ma è altrettanto evidente che, per opera degli uomini e del diavolo, i soldi si possono utilizzare in maniera impropria e illegale. Il potere temporale della Chiesa risale alla Donazione di Costantino (315 d.C.), che forse non s’era mai sognato di dare al Papa il dominio di Roma che, successivamente, si è esteso in gran parte dell’Italia, fino al 1870 (Porta Pia). “Ahi Costantin, di quanto mal fu parte/non la tua conversion ma quella dote/che da te prese il primo ricco patre/.”esclama dolorosamente Dante Alighieri nell ’Inferno,(canto xix). Un grosso macigno, il potere temporale della Chiesa, che costrinse papa Celestino v (Pietro da Morrone) al” gran rifiuto”, papa Albino Luciani a morire di crepacuore, Joseph Ratzinger alla resa e, infine, papa Francesco a una indicibile sofferenza nell’intento di porre rimedio a questa situazione scandalosa e invertire la tendenza per ricondurre la Chiesa alla pratica del Vangelo. Lunga vita a Papa Francesco, affinché con la sua infinita bontà e misericordia, ma anche con la sua grande determinatezza e coraggio, possa riuscire a scacciare il diavolo dal Vaticano!

Pubblicato in La Terza Pagina

 

IL FONDATORE DI COMUNITA’ RELIGIOSE

 

Sempre in questo periodo, tenendo presente l’animo pastorale del cardinale, ricordiamo che il nostro Corradini , su proposta di padre Pietro Francesco Valle, da suor Angela Rossi e da Bartolomeo Rota, e facendosi co-promotore della causa, sollecitò il breve papale “Ad Apostolicam Dignitatis” ( che papa Clemente XI emise in data 11.06.1717) con il quale si approvava la fondazione e l’erezione del Conservatorio della Sacra Famiglia di Sezze.  Tale istituzione traeva la sua origine da una congregazione femminile che colà alimentava la vocazione di religiose votate al sostegno materiale e spirituale d’umili fanciulle.  Il collegio, diretto da due monache, era, in effetti, una casa di formazione per le giovani che si avviavano al matrimonio o alla vocazione religiosa.  Con questa fondazione, e con l’apertura delle “Scuole delle fanciulle d’ogni età e condizione” (Sezze, 17.08.1717) il Corradini portò a compimento un caritatevole ma lungimirante progetto a lungo meditato dalla propria madrina Caterina Savelli.  La pia istituzione era da considerarsi un’emanazione di due congregazioni religiose : da una parte essa ereditò le norme del “SS. Bambino Gesù di Roma” e dall’altra mise a profitto l’ordinamento disciplinare delle cosiddette “Scuole Pie della città di Viterbo”. Paterna è l'attenzione del Corradini che segue la comunità nei suoi bisogni: cenacolo che presto si moltiplica in molti luoghi. Nel 1741, allorché Benedetto XIV invia alle suore e alle ragazze della congregazione una “lettera apostolica”, i collegi corradiniani si sono diffusi grandemente in varie parti d’Italia, soprattutto in Sicilia. In Palermo, nel 1721, fu eretto il primo dei collegi siciliani (detto dell’Olivella): a questo si affiancarono quelli di Torretta, Palma di Montechiaro, Biancavilla, Racalmuto, Marineo, Centuripe, Santo Stefano di Camastra, Caltanissetta, Sortino, Castelvetrano…, tutti benedetti dai vescovi dell’isola e tutti in rapporto con la casa di Sezze, Naturalmente i collegi risentono in modo sostanziale del “carisma” del proprio fondatore. La Sicilia deve molto a questo cardinale, che a Palermo e nelle diverse province avvia un'opera la quale penetra la struttura sociale, diffondendosi in città e campagne, coinvolgendo donne e uomini nella donazione di sé agli altri, divenendo punto di riferimento, da oltre due secoli e mezzo, delle famiglie protese alla ricerca del sacro e del senso dell'esistere.  La Congregazione della Sacra Famiglia varca i confini dell’Italia e d’Europa approdando perfino in alcuni paesi dell’Africa, sempre convogliando energie locali per la creazione di scuole, oratori e centri culturali: citiamo a proposito le missioni delle collegine di Enfield-Londra, della polacca Kielce, e di quelle sparse in Africa a Migoli,Iringa e Morogoro ( tutte e tre in Tanzania ).     Nel 1718 il nostro prelato è designato “Prefetto della Sacra Congregazione” del Concilio di Trento, per l'applicazione delle norme dogmatico-disciplinari decretate in quella sessione dei vescovi. Corradini, in questo pregevole incarico è affiancato, nel lavoro di segreteria, dal promettente giovane Prospero Lambertini, futuro papa Benedetto XlV.  L’attività del nostro cardinale si svolge per lunghi anni sempre alle dipendenze della Curia Vaticana, in diretto contatto con i pontefici romani, sotto i quali egli riveste incarichi sempre più complessi.  A questo periodo (1718-1734) risalgono i procedimenti processuali verso gli abusi nella diocesi di Benevento e la soluzione delle pendenze giuridiche con i  “Savoia” e i Sovrani di Spagna. Nel 1734 è nominato Vescovo di Frascati, dove dirime subito le controversie fra il capitolo della cattedrale e l'amministrazione cittadina con spirito evangelico, dando inizio ad una forte azione pastorale.Visita monasteri, parrocchie, chiese, oratori invitando il clero e i laici allo studio del concilio e alla sua attuazione, consapevole che il rinnovamento “degli animi” passa attraverso l'ascolto della parola.  Resasi vacante la sede apostolica per la morte di Benedetto XIII, il Corradini entra nel conclave del 1730: molti porporati, nel corso delle votazioni per l’elezione del nuovo papa, si esprimono favorevolmente per eleggerlo “Pontifex Maximus”.  Le eminenze Bentivoglio e Cianfuegos si oppongono, rendendo manifesto il veto di Carlo VI d'Austria.  La serenità con cui il cardinale accetta l’esclusione dal papato rivela lo spessore della sua nobile vita cristiana.  Dieci anni dopo, scomparso Clemente XII, Pietro Marcellino Corradini è ancora in conclave ed è indicato nuovamente, dai cardinali “zelanti”, quale “Pastore” della chiesa universale.  Adesso appare sicura la sua elevazione alla cattedra di Pietro poiché non sussiste più il veto dell'imperatore. Il quasi ottuagenario cardinale però, preoccupato solo del bene della chiesa, ringrazia i padri che lo designano a tanto ruolo e subito rifiuta, sostenendo la necessità di un pontefice fresco d’energie.  Al suo posto è chiamato il Lambertini che assume il nome di Benedetto XIV, il quale affida all'antico maestro l’incarico di avviare il Concordato con il Regno di Napoli, che sarà portato a compimento nel breve giro di qualche mese.  Questo è l’ultimo atto del Corradini giureconsulto, la cui vera vocazione è il ministero della carità, che egli esercita negli stessi decenni dell'impegno diplomatico. 

 

Pubblicato in Storia e Tradizioni