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Ah, come sa di sale lo pane altrui e come è duro calle lo scender e ‘l salir per l’altrui scale! E se un giorno come le mascherine dovesse mancare il cibo? I versi di Dante ci conducono inevitabilmente a riconsiderare l’Agricoltura come Risorsa Strategica per la nostra Nazione ed a correggere i gravi errori del passato che l’hanno avvilita, mortificata e svenduta per altri interessi. La ricerca delle mascherine e delle altre forniture mediche che oggi ci sono indispensabili e che mancano, ci deve insegnare che l’Italia delle delocalizzazioni, degli investimenti portati all’estero e della “fede” nei mercati stranieri, si è riscoperta ancora una volta vulnerabile e fragile, oltre che costretta a prendere atto della propria dipendenza da altre Nazioni, o peggio ancora dai loro capricci, nel particolare momento di bisogno.

Pubblicato in Storia e Tradizioni
Domenica, 22 Marzo 2020 07:11

Coronavirus: non è la vendetta di Dio

 

 

 

 

 

Giorno dopo giorno contiamo con orrore i morti e i contagiati in ogni angolo del mondo. Il nemico che abbiamo di fronte è invisibile e non mostra segni di stanchezza. Nella Bibbia è scritto (Esodo 32,35): "Il Signore mandò una mortalità nel popolo". Mi sono tornate subito in mente, leggendo questo versetto, le dieci piaghe d'Egitto, somministrate dal Dio biblico per liberare gli ebrei dalla schiavitù del Faraone Poi, fortunatamente, con la venuta di Cristo sulla terra, il Dio vendicatore ha lasciato il posto al Dio misericordioso: niente più vendetta, niente più odio!  Si è diffuso universalmente il messaggio evangelico del "porgi l'altra guancia, e del "perdona il tuo fratello 70 volte 7, anche se  chi ti fa del male". Eppure, nonostante la forza di quest’annunzio, nei secoli passati molti spesso sono prevalsi l'idea che il Male sia il risultato della vendetta divina. Alcuni esempi: la peste a Firenze durante il 1300, descritta da Boccaccio nel Decameron; la peste a Milano durante il 1600, narrata da A. Manzoni nei Promessi Sposi; la febbre spagnola che all'inizio del 1900 seminò circa cinquanta milioni di morti. Ma anche più recentemente, quando è scoppiato il virus HIV, qualcuno disse che il virus si era trasmesso per colpa del  vizio del sesso. Insomma, nella storia passata e recente, non si è mai spenta in molti la convinzione inconscia che sono i peccati degli uomini a scatenare la vendetta di Dio. Non è così! Il coronavirus ci fa capire che la peste è il risultato di un cattivo rapporto dell'uomo con la natura e con noi stessi. Si tratta di  un circolo vizioso: l'uomo inquina la natura, la natura inquina gli uccelli, gli uccelli inquinano l'uomo. Lasciamo stare, per favore, Dio che ci lascia liberi di decidere della nostra vita, nel bene e nel male. Il coronavirus si trasmette con il fiato, con il respiro, con le gocce di saliva e dello starnuto. Esso si annida dentro di noi. E noi siamo parte di un tutto. Perciò, in questi giorni drammatici, è vietato stare insieme. La nostra è una prossimità materiale e fisica, che non ha niente a che vedere con la religione. Non è Dio che ci castiga perché siamo peccatori. Dobbiamo invece cambiare il nostro rapporto con la natura, con gli altri animali, con noi stessi perché siamo figli della natura come tutti gli altri esseri viventi. La peste è il frutto dell’ingordigia e dell'avidità del genere umano. Mi auguro che quando questo morbo sarà scomparso, la gente potrà uscire da casa e prendere coscienza della fragilità dell’esistenza umana e rendersi conto delle cose veramente importanti, distinguendo tra ciò che vale e ciò che non vale. Che ci faccia capire che siamo tutti uguali, che il bene di ciascuno è il bene di tutti. Che siamo parte della natura, creata da Dio, e che se la rispettiamo, rispettiamo noi stessi e Dio; se invece la offendiamo, offendiamo noi stessi e Dio.

Pubblicato in La Terza Pagina

 

 

 

 

 

In questi giorni segnati dall’angoscia e dalla sofferenza, celebrare la bellezza della musica e una delle sue più grandi interpreti, Mina, non è distrarci, fuggire dal terribile quotidiano, non pensare al demone funesto che ci ha fatto ostaggi e vittime, ma è alimentare la lampada della speranza, è guardare fiduciosi al domani pur con tutte le sue incertezze. La musica è vita, è iniezione di forza e risolutezza, è scoperta continua dell’autenticità e del valore delle cose.  

Se dovessi spiegare le ragioni per le quali Mina mi ha stregato, mi ha rubato l’anima ed è divenuta la colonna sonora che colora le mie giornate, anche se non l’esclusiva, non saprei farlo. Incroci centinaia di persone e nessuna ti entra dentro, ti colpisce. Poi ne incontri una che non stavi cercando e t’accorgi che non hai mai desiderato altro, capisci che ogni passo fatto era un passo verso di lei, è il pezzo mancante che si congiunge e completa il puzzle, ti cambia in modo così profondo che non sei più te stesso e ti accompagna per il resto della vita. L’amore scoppia all’improvviso, per caso apparentemente. È fuoco ardente, nitroglicerina, emozione pura che divampa, ti sconvolge, ti trasfigura. È incontrollabile e non ha perché. È così nell’amore ed anche nella musica. Almeno per me lo è.  

Mina è talento cristallino, possiede una voce straordinaria che giunge diritta al cuore, un dono divino. Lì dove gli altri faticano, sudano, si dannano l’anima per raggiungere la meta, ricorrendo a volte a trucchi ed espedienti, lei volteggia leggera e libera. Con una punta di spavalda noncuranza raggiunge vette vocali impensabili ai più e con spontanea naturalezza modula la sua voce, limpida ed acuta, stregando l’ascoltatore. Una volta chiamata soprano di agilità, oggi mezzosoprano, è capace di muoversi su un range di tre ottave ed anche qualcosa in più. La sua voce è ricca di un’inestimabile numero di armonici, ha una potenza non comune e una quantità non descrivibile di sfumature. E così da Il cielo in una stanza con cui per la prima volta vola in vetta alla classifica dei 45 giri più venduti, passando per Se telefonando, Città vuote, Una lunga storia d’amore, Mi sei scoppiato dentro il cuore, Grande grande grande, Parole parole, Bugiardo ed incosciente, per i capolavori assoluti di Fabrizio De Andrè e i brani straordinari del duo Lucio Battisti e Mogol, di Celentano fino all’ultimo album inciso con Ivano Fossati, senza dimenticare i grandi classici napoletani, le bossanove, il jazz e i Beatles, Mina attraversa negli anni la scena musicale e incessante continua a raccontare con le sue canzoni e la sua voce il nostro tempo contagiandoci con la forza della sua personalità indomita e anticonformista. Essendo un fanatico di calcio debbo menzionare Ossessione ‘70, una canzone costruita con i nomi dei calciatori, un “divertissement” su questa passione sportiva condivisa da molti e sulla grande euforia di tutti gli italiani dopo la partita del secolo “Italia – Germania 4 a 3” ai Mondiali del Messico del 1970. E poi Brava, scritta per esaltare la sua impareggiabile estensione vocale e L’importante è finire, canzone “scandalo”, all’epoca balzata in vetta alle classifiche, ma che per la carica di sensualità dell’interpretazione di Mina viene esclusa a lungo dai programmi Rai.

Showgirl e cantante all’apice del successo decide di sparire dalle scene, di sottrarsi per sempre e senza ripensamenti al circo mediatico, alle televisioni, al cinema, alla radio, al web, ai giornalisti, agli stessi ammiratori, a un mondo che troppo spesso assedia i talenti esaltandoli e distruggendoli, celebrandoli e consumandoli, una scelta che ha finito per consegnarci Mina in una intramontabile bellezza, l’ha trasformata in un mito e l’ha sottratta allo stillicidio del tempo. Incredibilmente questo suo nascondersi l’ha resa ancor più presente, questo suo non mostrarsi da oltre quarant’anni dimostra che per esserci non è necessaria la presenza fisica, che in tempi in cui conta molto spesso solo l’apparire basta soltanto ascoltare ed è per questo che non ha mai avuto non dico il desiderio, ma nemmeno la tentazione di tornare. È  intramontabile con la sua carriera capovolta.

Da sempre Mina è una donna libera, emancipata e avanti non solo per aver lanciato mode, trucco, abiti, in campo musicale perché le sue canzoni precorrono i tempi, ma anche nella vita privata. La sua relazione con Corrado Pani, attore bravissimo e fascinoso, uomo sposato e al tempo non sposabile non essendoci il divorzio, è uno scandalo rumoroso, un atto di disubbidienza rispetto al pensare ipocrita e bigotto degli anni sessanta che le costa la cacciata dalla televisione. Lei giovane donna famosa ha osato l’inosabile e certo giornalismo vigliaccamente le si scatena contro con una volgarità e un accanimento senza precedenti, arrivando a chiamarla pubblica peccatrice. Il settimanale Epoca pubblica una sua foto con il pancione (aspettava il figlio Massimiliano avuto dalla relazione con Corrado Pani) e sorridente con la didascalia ”Ma chissà cosa avrà da ridere”. Nonostante il linciaggio Mina diviene sempre più celebre, sempre più brava e sempre più amata dal pubblico, interessato unicamente al suo talento e non alle sue tormentate vicende sentimentali.

Il 23 agosto 1978 è una data fondamentale nella sua carriera: è l’ultima serata alla Bussola del suo ultimo tour. Alle persone che quella sera sono con lei racconta la paura di apparire in pubblico, di cadere sul palcoscenico, di dimenticare le parole delle canzoni. Torna a Lugano, dove si è ritirata da un po’ con i suoi genitori, i figli Massimiliano e Benedetta, e non apparirà più in pubblico. Ha 38 anni. Sceglie di sottrarre se stessa e la sua famiglia alla curiosità, al gossip che l’ha perseguitata a lungo, di poter vivere liberamente. Nessuno è più riuscito a vederla. È divenuta un’immagine scomparsa che ognuno può immaginare. Intanto però non si dimentica di quanti la amano e continua a regalarci le sue canzoni, autentiche perle musicali, eseguite con la sua voce che il tempo ha resa ancor più di bellezza straordinaria.

Il 25 marzo è il tuo compleanno, Mina.

Auguri per i tuoi magnifici 80 anni!                  

Pubblicato in Riflessioni