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L'associazione Impronta Setina augura un buon inizio di anno scolastico a tutti gli alunni ed in modo particolare a quelli dell’istituto comprensivo “Valerio Flacco” di Sezze Scalo. "Dopo tre anni finalmente - scrive il sodalizio - troveranno un edificio (forse) adeguato e migliorato (anche se restano ancora tante perplessità – tante domande a cui non è stata data alcuna risposta). Tre anni: questo è il tempo che ci è voluto per far si che venisse posta attenzione verso il malandato edificio che ospita l’istituto comprensivo “Valerio Flacco” di Sezze Scalo! E questo solo grazie all’impegno dei genitori che hanno condiviso con noi questo percorso, fatto per lo più di promesse, puntualmente disattese, di ritardi e di denigrazioni. Ma quello che più ci ha colpiti, è stata la poca attenzione prestata nella risoluzione del problema in tempi brevi: domande per la richiesta di fondi respinte, mancata e/o inadeguata risoluzione temporanea dell’emergenza, mancanza di comunicazione con l’utenza, e, se vogliamo, la rassicurazione che meritavamo". Oggi però qualcosa si sta muovendo, i lavori di consolidamento e di ristrutturazione di un edificio al quale "è mancato ogni tipo di intervento di manutenzione da 35 anni a questa parte sono iniziati". "Anche se ci sembra poco ciò che si sta facendo - aggiunge la nota - anche se è pochissimo rispetto a quanto si dovrebbe fare, abbiamo capito che protestare cosi come abbiamo fatto noi, con coscienza, competenza, cognizione di causa e tanta, tanta comprensione e pazienza, ci ha portati al risultato di avere attenzione verso la nostra comunità! Troppo spesso dimenticati e, peggio ancora, denigrati, siamo riusciti a produrre documentazioni tali da non poter permettere più a questa amministrazione, di evitare il problema che riguarda l’incolumità dei nostri figli! C’è ancora tanto, troppo da fare; e i lavori non saranno terminati prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, come ci era stato promesso. Ma siamo fiduciosi che continuando a monitorare il tutto, prima o poi, avremo di nuovo un edificio sicuro e degno di un paese che ha l’obbligo di crescere sotto tutti i punti di vista. Per questo è necessaria una presenza e partecipazione maggiore rispetto a quanto riscontrato finora, perché solo mostrando interesse verso ciò che ci appartiene di diritto riceviamo la giusta attenzione". 

Pubblicato in Attualità
Giovedì, 24 Settembre 2020 07:30

Dopo il Referendum: che fare?

 

 

La vittoria del Sì al referendum per il taglio del numero dei parlamentari è il frutto di una domanda seria e profonda, che non va sminuita e rappresentata come la rivolta del popolino ignorante e qualunquista. Sarebbe un grosso errore! Si tratta, invece, a parer mio, di una domanda giusta alla quale va costruita e data una risposta adeguata, anche per il rispetto di chi legittimamente ha votato NO. Nel nostro Paese, e più in generale in Europa e nel mondo, c'è la tendenza allo svuotamento e alla personalizzazione della politica. Le recenti elezioni regionali ne sono una conferma. LA vera questione è, allora, come affrontare la crisi di legittimità del sistema politico costituzionale. Questo dilemma era presente sia tra i sostenitori del Sì che tra i sostenitori del NO. Diverse però, sono state le valutazioni e strategie conseguenti. L’antipolitica non è la causa ma l'effetto della sfiducia verso i governanti, dell'indifferenza verso i valori di solidarietà e di uguaglianza, verso una politica delegittimata dalla diffusa illegalità, che ha smarrito il contatto con gli elettori ed appare sempre più autoreferenziale. Il referendum dimostra che gli elettori, quando si tratta di questioni che li riguardano da vicino, partecipano. C'è bisogno, dunque, di buona politica, in sintonia con i reali e concreti interessi della gente, e che, spesso, l’élite e la cosiddetta intellighenzia sottovalutano perché distratte da discussioni e disquisizioni teoriche, lontane dalla realtà materiale del Paese. Il popolo è la fonte di legittimità del potere democratico e non "una massa di cafoni" come ho letto e ascoltato in questi giorni. Semmai, il mondo dei cafoni (braccianti, manovali, operai, coltivatori..),(come venivano chiamati spregevolmente ai tempi del grande sindacalista della CGIL Giuseppe Di Vittorio),con le mani incallite, le spalle  deformate dalla fatica, vanno difesi ed educati alla coscienza di classe , alle lotte civili e salariali, al rispetto delle regole condivise affinché non divengano manovalanza della violenza organizzata e della malavita, e possano legittimamente rivendicare i loro sacrosanti diritti scritti e sanciti dalla Costituzione.  La vittoria del Sì al referendum, rafforzando il Governo giallo-rosso. ha di fatto aperto una finestra e una possibilità. Può segnare l'inizio di una nuova stagione. Il Sì obbliga tutte le forze di maggioranza al rispetto del Patto di Governo, a fare le riforme: la riforma elettorale e dei regolamenti parlamentari, la riforma del bicameralismo perfetto... Altro che sudditanza e subalternità del PD al M5S ! Zingaretti ha mostrato intelligenza a schierare il PD per il Sì! In certi tornanti occorre saper fare la mossa giusta e prendere il treno che forse non ripassa più. Peccato che questa opportunità sia sfuggita ai compagni del NO!  Certo: serve coraggio per costruire una alleanza con una forza (M5S) che purtroppo non ha ancora deciso cosa fare da grande. Serve coraggio per sconfiggere il populismo anche quando si presenta con sembianze diverse da quelle di Salvini e della Meloni. Questa, però, è la sfida difficile ma esaltante che spetta a tutte le forze progressiste del Paese, al di là del Sì e del NO!

Pubblicato in La Terza Pagina