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C’è una parola che si sente spesso, forse troppo: inclusione.
A volte sembra uno slogan, altre una promessa difficile da mantenere. Ma quando si ha un figlio con disabilità, l’inclusione scolastica diventa una battaglia quotidiana, fatta di scelte, di fatiche e anche — quando va bene — di piccole vittorie.

Il diritto allo studio è di tutti

La nostra Costituzione parla chiaro: la scuola è aperta a tutti, e la legge lo ribadisce. Dal 1977 (con la legge 517) l’Italia ha fatto una scelta importante: niente più classi differenziali, ma integrazione nelle classi comuni.
Poi, nel tempo, sono arrivate normative più aggiornate, come la Legge 104/1992, il Decreto Legislativo 66/2017 e il DL 96/2019, che ribadiscono e rafforzano il diritto allo studio delle alunne e degli alunni con disabilità.

Ma tra ciò che dice la legge e ciò che accade davvero tra i banchi… spesso c’è una distanza.

 Il ruolo cruciale dell’insegnante di sostegno

Fondamentale importanza riveste l’insegnante di sostegno che non è un “tutor personale” ma un docente a pieno titolo della classe. Ha il compito di garantire che l’alunno con disabilità partecipi al percorso educativo insieme agli altri, con gli strumenti adatti ai suoi bisogni.

Spesso, però, il sostegno arriva tardi, o viene affidato SPESSO a personale non specializzato: un tempo bastava il diploma magistrale per insegnare sul sostegno, ma oggi servono titoli specifici: è richiesto il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, ottenibile attraverso un corso universitario abilitante (TFA Sostegno). Una formazione mirata è fondamentale per garantire un vero supporto educativo. Il sostegno non dovrebbe mai essere usato come un trampolino per “entrare di ruolo” e poi passare su classe: è un incarico delicato, che richiede motivazione autentica, competenze specifiche e una scelta consapevole. I bambini con disabilità hanno diritto a docenti che scelgono di esserci, non che “capitano per caso”
E allora tocca ai genitori segnalare, sollecitare, a volte persino difendere i diritti dei propri figli.

È faticoso, lo so bene. Ma è necessario.

Come si richiede il sostegno?
È necessario presentare alla scuola, entro il 31 marzo, la certificazione di disabilità (art. 3 comma 3 della Legge 104) e la diagnosi funzionale rilasciata dalla ASL.
La scuola avvierà così la procedura per l’assegnazione dell’insegnante di sostegno per l’anno successivo.

Ore di sostegno: non esiste un tetto fisso, ma una definizione personalizzata nel PEI (Piano educativo individualizzato).
Tuttavia, in linea generale, il massimo teorico previsto è: 25 ore alla scuola dell’infanzia, 22 alla primaria, 18 alla secondaria di primo e secondo grado. Le ore effettive dipendono sempre dal grado di disabilità riconosciuto e dalle decisioni del GLO (Gruppo di Lavoro Operativo).

Numero massimo di alunni per classe con uno studente con disabilità
In presenza di un alunno con disabilità certificata, la normativa prevede — ove possibile — che la classe non superi i 20 alunni, per garantire migliori condizioni di inclusione e apprendimento.
Questa regola è indicata nel DPR 81/2009, ma viene applicata tenendo conto di spazi, organico disponibile e decisioni dell'Ufficio Scolastico Regionale.
Non sempre è automatica, ma può essere richiesta dalla scuola e dalle famiglie in fase di formazione delle classi.

La Conferma dell’insegnate di sostegno: Una recente novità nel panorama scolastico italiano riguarda la possibilità, introdotta dal Decreto Ministeriale n. 32 del 26 febbraio 2025, per le famiglie di alunni con disabilità di richiedere la conferma dell'insegnante di sostegno per l'anno scolastico successivo. Questa misura mira a garantire la continuità didattica, elemento fondamentale per il percorso educativo degli studenti con bisogni speciali. Per avvalersi di questa opportunità, le famiglie devono presentare una richiesta formale al dirigente scolastico entro il 31 maggio 2025. La conferma del docente è subordinata alla disponibilità del posto per l'anno scolastico 2025/2026, alla volontà del docente di essere riconfermato e alla valutazione positiva del dirigente scolastico, che, sentito il Gruppo di Lavoro Operativo per l'Inclusione (GLO), decide in merito. questa disposizione ha suscitato diverse controversie. Alcuni sindacati e associazioni, come i COBAS e l'Anief, hanno espresso preoccupazioni riguardo alla trasparenza e all'equità del processo. Le critiche nascono da un timore legittimo: che si creino corsie preferenziali o scelte influenzate da rapporti personali, andando a scapito di un sistema che dovrebbe basarsi su trasparenza, meritocrazia e uguaglianza di accesso per tutti i docenti. Come spesso accade, il confine tra ciò che è pensato per tutelare e ciò che può generare distorsioni è sottile. Per questo, è fondamentale che ogni riconferma sia guidata da criteri chiari, condivisi e verificabili, ascoltando sì le famiglie, ma nel rispetto delle regole e dei diritti di tutti gli attori coinvolti. L’obiettivo deve rimanere uno solo: il bene dell’alunno.

 

Assistente all’autonomia e alla comunicazione: chi è e cosa fa?

Accanto all’insegnante di sostegno, in alcuni casi può essere previsto anche l’assistente all’autonomia e alla comunicazione, una figura fondamentale per favorire la partecipazione scolastica di alunni con disabilità sensoriali, cognitive, relazionali o comportamentali.
Non è un docente, ma un operatore specializzato gestito dal Comune attraverso delle Cooperative: aiuta lo studente nella comunicazione, nei momenti di passaggio, nell’organizzazione personale e nelle relazioni.

Anche la figura dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione merita attenzione e rispetto: si tratta di un ruolo educativo e relazionale fondamentale, non di un “ripiego lavorativo”. Ci si augura che i Comuni scelgano persone formate e motivate, non solo da “sistemare”, perché a pagarne il prezzo, altrimenti, sono i bambini e le loro famiglie.

? Come si richiede?
Va segnalata la necessità nel profilo di funzionamento e nel PEI, e la domanda va fatta attraverso la scuola, che attiva l’ente locale responsabile del servizio.
Non tutti sanno che è un diritto, non un favore: se previsto dal PEI, deve essere garantito.

Assistente alla Comunicazione Aumentativa Alternativa: chi è e come si attiva?

L’assistente alla Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) è una figura specializzata nel supportare l’uso degli strumenti comunicativi alternativi (come tabelle visive, dispositivi vocali, software) da parte dell’alunno con disabilità comunicativa.Aiuta il bambino a utilizzare i simboli e le tecnologie CAA, collabora con gli insegnanti e i terapisti, e spesso costruisce materiali personalizzati in base alle sue esigenze comunicative.

Come si richiede?
L’assistente alla CAA viene, dall’anno scorso, attivato dal Comune su richiesta della scuola, se previsto nel PEI e segnalato dall’équipe sanitaria (neuropsichiatra, logopedista, terapista).
Il genitore può sollecitare la scuola a inoltrare la richiesta formale all’ente locale.

L’assistente alla CAA (Comunicazione Aumentativa e Alternativa) non ha ancora una figura professionale definita a livello nazionale, ma per svolgere questo ruolo in modo qualificato sono richiesti titoli e competenze specifiche, come:

  • Formazione specifica in CAA, rilasciata da enti riconosciuti (es. corsi universitari, centri accreditati come il Centro Benedetta D’Intino, IRIFOR, Erickson, ecc.);
  • Laurea o diploma in ambito educativo, psicologico, logopedico o riabilitativo (es. Scienze dell’educazione, Logopedia, Terapia della neuro e psicomotricità);
  • Esperienza pratica e conoscenza di software e strumenti di CAA (comunicazione simbolica, tabelle, ausili tecnologici, ecc.).

Il PEI: un progetto cucito su misura

Importanza fonndamentale riveste il PEI (Piano Educativo Individualizzato) che è il documento che traduce i bisogni e le potenzialità dell’alunno in un percorso concreto di apprendimento.
Deve essere personalizzato, condiviso e aggiornato ogni anno, ed è redatto da un’équipe: scuola, famiglia, ASL/servizi, docente di sostegno e, quando possibile, anche dallo studente.

Dal 2020 è in vigore il nuovo modello nazionale del PEI, che tiene conto di 4 dimensioni:

  • autonomia e orientamento
  • comunicazione e socializzazione
  • apprendimento
  • interazione nel contesto

Ogni scuola dovrebbe conoscere e applicare questo modello. Ma anche qui: non sempre accade.

E’ un diritto della famiglia richiedere e ottenerne copia dalla scuola.

Le gite scolastiche e l’inclusione
Le gite scolastiche sono un diritto per tutti gli alunni, anche quelli con disabilità. La scuola ha l’obbligo di garantire l'accessibilità e il supporto necessario affinché ogni studente possa partecipare, adattando la programmazione alle sue necessità.
Spesso, l’assistenza viene garantita dall'insegnante di sostegno e, in alcuni casi, anche da un assistente alla comunicazione o all'autonomia.

Trasporto scolastico per studenti con disabilità
Il trasporto scolastico per gli studenti con disabilità è un diritto garantito dalla legge e non si tratta di un favore, ma di un diritto riconosciuto dalla legge, che deve essere organizzato in modo da assicurare accessibilità e sicurezza. Le amministrazioni locali sono tenute a fornire mezzi adattati e, in alcuni casi, anche l’accompagnamento, per consentire agli studenti con disabilità di raggiungere la scuola senza difficoltà. In alcune situazioni, i Comuni possono offrire alle famiglie di studenti con disabilità un rimborso delle spese di carburante come alternativa al servizio di trasporto scolastico dedicato. Tuttavia, questa opzione è attivabile solo con il consenso esplicito della famiglia, che deve accettare questa modalità in sostituzione del trasporto organizzato. È fondamentale che tale scelta sia condivisa e non imposta, per garantire che le esigenze specifiche del minore siano pienamente rispettate.

Procedura per la somministrazione di farmaci salvavita

Nella Regione Lazio, la somministrazione di farmaci salvavita a scuola è regolata da specifiche linee guida regionali, che stabiliscono procedure chiare per garantire la sicurezza degli studenti.

Secondo le pratiche raccomandate per l'anno scolastico 2024/2025, le scuole devono seguire le seguenti fasi:

  1. Richiesta formale: I genitori o tutori devono presentare una richiesta scritta al dirigente scolastico, corredata dalla documentazione medica necessaria.
  2. Formazione del personale: Il personale scolastico designato deve ricevere formazione specifica sulla somministrazione del farmaco, organizzata in collaborazione con le ASL locali.
  3. Autorizzazione: Il dirigente scolastico, in accordo con l'ASL competente, autorizza la somministrazione del farmaco salvavita, definendo modalità e responsabilità.

È fondamentale che la scuola mantenga una comunicazione costante con la famiglia e con i servizi sanitari per garantire un intervento tempestivo e appropriato in caso di necessità.

L’inclusione vera è un lavoro di squadra

Una scuola inclusiva non si costruisce solo con leggi e buoni propositi, ma con relazioni, ascolto e cura.
Quando un insegnante crede davvero nell’alunno che ha davanti, quando un dirigente si mette in gioco, quando i compagni non lasciano indietro nessuno… l’inclusione smette di essere teoria, e diventa realtà.

Quando cambiano le scuole, cambiano anche le emozioni

Il passaggio dalla scuola dell'infanzia alla primaria, e successivamente alle medie, e alle superiori rappresenta per molti genitori un momento carico di emozioni contrastanti. Da un lato, c'è l'orgoglio per la crescita del proprio figlio; dall'altro, emergono timori legati all'adattamento a nuovi ambienti, insegnanti e dinamiche sociali.

Ho capito con il tempo che queste preoccupazioni sono del tutto naturali e condivise da molte famiglie e sono piu’ nostre da genitori che dei nostri figli che spesso si adattano con facilità. Se si hanno preoccupazioni è importante riconoscerle e affrontarle, magari chiedendo incontri informativi organizzati dalle scuole. Un dialogo aperto con gli insegnanti può inoltre fornire rassicurazioni e chiarimenti sulle modalità di accoglienza e supporto previste per i nuovi studenti. Io ho sempre chiesto incontri all’inizio di ogni ciclo scolastico. Nel nostro percorso ho incontrato persone straordinarie: preparate, attente, disponibili. Ma ci sono state anche figure meno formate, e in quei casi il rischio è che sia il bambino a pagare il prezzo di una professionalità che manca, proprio dove dovrebbe fare la differenza e in quel caso bisogna segnalare la criticità senza farsi nessun problema: è come affidare una bussola a chi non sa leggere le stelle, puoi anche avere lo strumento giusto, ma se manca la preparazione, si rischia di perdere la rotta!

 Lo sapevi che...?   

Il PEI è un diritto, non una gentile concessione.
Se non viene redatto correttamente o non coinvolge la famiglia, è possibile presentare un reclamo al dirigente scolastico o chiedere supporto alle associazioni di tutela.

Il GLH (Gruppo di Lavoro Handicap) è un’équipe multidisciplinare che si occupa di progettare e monitorare l'inclusione scolastica dell’alunno con disabilità, composta da insegnanti, specialisti e famiglia.
Il GLO (Gruppo di Lavoro Operativo), invece, si concentra sull’attuazione pratica del PEI (Piano Educativo Individualizzato), adattando e monitorando l’approccio educativo in modo personalizzato. Entrambi lavorano per garantire il diritto allo studio e l'inclusione.

Conclusione

Di inclusione scolastica si parla tanto, ma troppo spesso chi vive davvero la scuola con una disabilità si ritrova solo.
Scrivendo questo articolo non ho la pretesa di dire tutto, ma solo di offrire qualche punto fermo, qualche riferimento utile, e — spero — un po’ di comprensione in più.
Perché ogni alunno ha diritto non solo ad andare a scuola, ma a stare bene a scuola.

A lunedì prossimo. 

 

Pubblicato in Attualità