Estate e caregiver: quando la scuola chiude… il carico raddoppia
Questo tema nasce da un post sui social di un genitore che scrive con ironia e verità:
"Ora che la scuola è finita, si passa ufficialmente dalla modalità doppio salto mortale a quella quadruplo carpiato all’indietro senza rete. Perché l’estate per i caregiver… è una vera impresa olimpica." ??
#EstateInFamiglia #GenitoriAcrobati #FineScuola #SopravvivenzaEstiva
Quando si parla di disabilità, troppo spesso si dimentica una figura fondamentale: quella del caregiver familiare. È colui o colei che, ogni giorno, si prende cura di una persona non autosufficiente. Non lo fa per lavoro, non per obbligo, ma per amore e per necessità. Sono genitori, fratelli, sorelle, figli che dedicano la propria vita – spesso sacrificando lavoro, socialità, salute – all’assistenza quotidiana di un proprio caro con disabilità.
Con l'arrivo dell'estate e la chiusura delle scuole, la situazione per molti caregiver peggiora. Per tanti bambini e ragazzi con disabilità, la scuola rappresenta non solo un luogo educativo, ma anche uno spazio di inclusione, routine, socializzazione e, per le famiglie, un importante momento di respiro. Ma cosa succede quando quei cancelli si chiudono da giugno a settembre?
Per i caregiver inizia una maratona silenziosa: giornate intere senza supporto, senza attività strutturate, senza alternative. In molti Comuni mancano totalmente centri estivi inclusivi, servizi di sollievo, operatori formati. E così, mentre per tante famiglie l’estate è sinonimo di leggerezza, per chi si prende cura di una persona con disabilità può diventare un periodo di ulteriore isolamento e stanchezza.
Sarebbe bello sapere se il Comune di Sezze abbia previsto qualcosa in merito: un centro estivo accessibile, un piano per garantire assistenza domiciliare più flessibile, o anche solo occasioni di aggregazione per i ragazzi e respiro per chi li accudisce.
Nel frattempo, è fondamentale ricordare e far conoscere chi sono i caregiver.
Dal 2017 lo Stato italiano ha riconosciuto la figura del caregiver familiare (Legge 205/2017), ma ancora oggi non esiste una legge completa che li tuteli in modo concreto. Esiste un Fondo nazionale che viene distribuito alle Regioni per finanziare misure di sollievo, ma è poco conosciuto e spesso difficile da attivare..
Chi si prende cura di una persona con disabilità non dovrebbe essere lasciato solo. L’estate non dovrebbe diventare un peso in più, ma un’occasione per costruire reti, offrire sollievo, proporre alternative inclusive.
Caregiver nel Lazio: un aiuto ancora a metà
La Regione Lazio riconosce ufficialmente la figura del caregiver familiare, cioè chi si prende cura in modo continuativo e gratuito di un familiare con disabilità grave o non autosufficiente. È previsto un fondo regionale a sostegno di queste persone, che viene distribuito attraverso i Piani di Zona dei Distretti socio-sanitari.
In particolare nel nostro Distretto (LT/3), sarebbe utile sapere come e se queste risorse siano disponibili, soprattutto nel periodo estivo
Il sostegno comunque non è garantito ovunque in modo uniforme: le modalità di accesso, i tempi e gli importi variano da distretto a distretto e spesso da Comune a Comune. In molti casi mancano informazioni chiare, bandi aggiornati o misure realmente efficaci per chi si trova a sostenere da solo un carico quotidiano enorme.
Dalle Regione Lazio un passo è stato fatto, ma servono più strumenti, piu’ chiarezza, più ascolto, più presenza reale sul territorio. Prendersi cura di chi si prende cura… è un atto di civiltà.
LO SAPEVI CHE :
Caregiver in Europa: cosa succede negli altri Paesi?
- In Europa ci sono oltre 100 milioni di caregiver familiari
Secondo Eurocarers (la rete europea per i caregiver), una persona su cinquein Europa svolge un ruolo di assistenza non retribuito a un familiare o a una persona cara con disabilità, malattia cronica o non autosufficienza. E il numero è destinato a crescere, con l’invecchiamento della popolazione. - In molti Paesi il caregiver è riconosciuto e sostenuto meglio che in Italia
Ad esempio:
- Francia: esiste un congedo retribuito per i caregiver (Congé de proche aidant) e il riconoscimento giuridico è molto chiaro.
- Germania: i caregiver possono ricevere un'indennità mensile, formazione specifica, supporto psicologico e hanno diritto a un'assicurazione pensionistica durante l’assistenza.
- Svezia e Paesi Bassi: sono tra i Paesi con i migliori sistemi di welfare misto, dove i caregiver familiari lavorano insieme a operatori professionisti e ricevono reale supporto dallo Stato.
- Il tempo medio di assistenza è molto alto
In tutta Europa, i caregiver familiari dedicano in media 20-50 ore a settimanaall’assistenza, spesso rinunciando al lavoro o riducendone l’orario. Alcuni arrivano a svolgere un “lavoro di cura” a tempo pieno, senza alcun compenso o tutela. - La maggior parte dei caregiver sono donne
Oltre il 70% dei caregiver europei sono donne, spesso madri, mogli o figlie. Questo ha un forte impatto sulla parità di genere e sull’occupazione femminile, tanto che molte donne escono dal mercato del lavoro per occuparsi di un familiare. - L'Europa sta lavorando per rafforzare i diritti dei caregiver
La Strategia europea sulla cura (2022)promuove azioni concrete per valorizzare i caregiver, migliorarne le condizioni di vita e conciliare assistenza e lavoro. Tuttavia, ogni Paese è libero di attuarla come crede, e l’Italia è ancora indietro nella sua implementazione.
- Il tempo medio di assistenza è molto alto
Digiuno per la Pace, uniamoci alla Rete di Trieste
Dare seguito alla manifestazione per la Pace svoltasi a Sezze il 1° giugno 2025 significa non permettere che il silenzio torni a coprire il grido delle vittime. Significa trasformare un gesto collettivo in un impegno personale, continuo e consapevole.
Per questo, ritengo importante aderire con convinzione all’iniziativa promossa dalla Rete di Trieste – il network trasversale e multipartisan nato a margine della Settimana Sociale del luglio 2024 – che ha visto oltre mille amministratori locali digiunare per un giorno, in segno di vicinanza alla popolazione affamata di Gaza. Una cinquantina di loro ha scelto di prolungare il digiuno per tutta la settimana. Tra i primi aderenti, la Presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, che ha deciso di continuare anche oltre la durata iniziale, come gesto di protesta nonviolenta contro l’uso della fame come arma di guerra.
Anche noi possiamo unirci. Non per compiere gesti eroici o estremi, ma per contribuire – con misura, profondità e costanza – a mantenere viva l’attenzione, testimoniare la nostra vicinanza spirituale e materiale, e insistere con parole e azioni di pace, là dove ancora prevale il linguaggio delle armi.
Chiunque può partecipare scegliendo liberamente la durata del proprio digiuno – uno o più giorni – e condividerlo pubblicamente, non per esibizione, ma per testimonianza. Perché ogni piccola luce può diventare segno concreto di impegno civile e umano. Perché la pace vive solo se viva è la coscienza di ciascuno.
Con questa iniziativa intendiamo esprimere il nostro assoluto dissenso verso la risoluzione dei conflitti con azioni di guerra in quanto, come ha ben detto Gino Strada “Se la guerra non viene buttata fuori dalla storia dagli uomini, sarà la guerra a buttare fuori gli uomini dalla storia”.
Intendiamo inoltre e soprattutto offrire la nostra vicinanza attiva, consapevole, profonda e soprattutto costante a chi soffre e lotta per la vita.
Per mantenere viva la Pace, ovunque.
Per mantenere viva questa splendida, meravigliosa, ineguagliabile invenzione: l’Umanità.
Ognuno può aderire liberamente e, se lo ritiene utile, può rafforzare la pressione sulle autorità pubbliche e sui leader politici condividendo la propria adesione sui social.