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Ha fatto scalpore la decisione di Giovanni Bernasconi di passare all’opposizione, una scelta – come abbiamo sempre sostenuto – coerente con la linea politica dell’ex dem e coraggiosa perché presa in piena autonomia e con tutte le responsabilità che la stessa avrebbe comportato. E’ stata una doccia fredda per il Pd, per il gruppo consigliare e per la maggioranza stessa. Nessuno pensava che alla fine il Bernasconi passasse tra i banchi della minoranza, soprattutto perché Giovanni è da sempre il primo e più convinto sostenitore del sindaco Sergio Di Raimo, perché Giovanni dai primi passi è stato al fianco di Sergio Di Raimo e perché Giovanni è stato anello fondamentale di quella regia che ha partorito la coalizione e quindi tutti gli accordi pre-elettorali sottoscritti e che poi hanno permesso al candidato sindaco di vincere le elezioni amministrative al primo turno. Se negli ambienti politici e partitici la scelta di Bernasconi è stata “criticata”, sui social l’ex presidente della Provincia di Latina è stato acclamato quale personaggio politico coraggioso e controcorrente rispetto alla nuova “preistoria” messa in campo dal sindaco in fase di rimpasto di Giunta. La coerenza ed il coraggio sono fuori discussione se leggiamo le recenti carte della politica locale. Ma se analizziamo tutti i passaggi di questa inversione di tendenza, emerge con chiarezza che il caro Giovanni inizia a cambiare opinione sulla maggioranza alla scadenza del suo mandato in Provincia, e soprattutto quando capisce che il sostegno politico del consigliere regionale Enrico Forte, suo mentore, per un eventuale ricandidatura alle provinciali, inizia a scricchiolare. O meglio quando capisce che le garanzie per nuove elezioni non sono certissime, quei voti che gli permettono di essere eletto non ci sono più. Infatti, a giochi e alleanze fatte per le nuove elezioni provinciali, il giorno dopo, e cioè il 30 marzo, in aula consigliare Bernasconi chiede l’azzeramento della Giunta e la nomina di due nuove dirigenze in Comune. Sarà solo una coincidenza ma le date combaciano: venerdì 29 marzo le candidature vengono decise in Provincia e il 30 marzo Bernasconi cambia posizione a Sezze. Da questa data in poi il suo atteggiamento verso il sindaco e verso l’amministrazione comunale cambia.

Il divorzio politico con Di Raimo

 

IN GIUNTA NO IN GIUNTA SI’

 

Giovanni Bernasconi nel 2017 è uno dei più votati nel Pd. Il sindaco gli propone subito di entrare in Giunta come suo braccio destro ma lui non accetta perché avrebbe perso il posto da consigliere provinciale. Scelta giusta e favorita dalle dimissioni di Eleonora Della Penna. Il 13 dicembre del 2017, sei mesi dopo la vittoria Di Di Raimo, il presidente della Provincia di Latina prima di rassegnare le dimissioni dalla carica di sindaco di Cisterna a seguito dell’inchiesta Touch Down, lo nomina infatti vice presidente revocando l’incarico a Gerardo Stefanelli, sindaco di Minturno.  Fino al 26 aprile, quindi per un anno e mezzo, Giovanni guida l’Ente provinciale con brillanti risultati, ottiene finanziamenti e lavora di lena per tutto il territorio. Tutto bene e in linea con il Pd di Sezze e con quello provinciale fino a quando capisce che la sua riconferma in provincia non è certa. Inizia quindi il suo pensiero di entrare in Giunta, sfruttando strategicamente il momento propizio. Inizia quindi il suo percorso politico alla luce del sole, contro gli assessori operai (prima tanto apprezzati) e contro gli assenteisti tecnici (ora serve una squadra politica), contro una maggioranza politicamente eterogenea, dimenticando però che in Provincia la sua di maggioranza non era così diversa. Il suo cruccio ormai è quello di entrare in Giunta: chiede l’azzeramento, dà la sua disponibilità, vuole prima dentro Enzo Eramo e Ernesto Di Pastina, poi Mauro Calvano e Francesca Barbati. Quando tutto sembrava sistemato e in ordine, il Bernasconi tira fuori dal cilindro il suo vero obiettivo, e cioè fare il vice sindaco con delega ai lavori pubblici.

 

Il passaggio di consegne in Provincia di Latina

 

BERNASCONI FUTURO LEADER DI UNA NUOVA COALIZIONE?

La politica è fatta di ambizioni, chi non è ambizioso non può fare il politico. E alla fine Bernasconi ha fatto bene a fare quello che ha fatto. In politica cambiano anche le idee e le posizioni e i passaggi di Giovanni anche per questo non vanno criticati. Anzi va ammirata la sua voglia di cambiare passo con o senza il suo ex partito. E’ stato manovrato da qualcuno per destabilizzare la maggioranza? Non è dato sapere ma la faccia Bernasconi ce l’ha messa e questo gli va riconosciuto senza se e senza ma. Sarà il futuro leader di una coalizione civica per le prossime elezioni? Vedremo, oggi è tra i banchi dell’opposizione, potrebbe portare con sé altri consiglieri comunali e mandare a casa Di Raimo. Avrà la forza per fare questo? Gli altri avranno il suo stesso coraggio di passare la barricata? Dai fatti non sembra proprio. Non è nemmeno escluso che possa tornare a canossa. Ma questa storia deve essere ancora scritta.

 

 

Pubblicato in In Evidenza
Mercoledì, 24 Luglio 2019 07:14

Il divorzio, il bla bla bla e le contraddizioni

 

Come era stato annunciato e come era prevedibile ieri in aula consigliare ci sono stati dei passaggi politici inevitabili. Il rimpasto di Giunta aveva prodotto maldipancia e ieri ha decretato lo stato di inutile e passeggera agitazione di altri. Un mostrare i muscoli che muscoli non sono, un atto di coraggio quando il coraggio non c’è, un essere autonomi nelle scelte quando si nasce gregari e tali si rimane per natura. Fatto sta però che il consigliere comunale Giovanni Bernasconi è passato all’opposizione, portando a compimento il suo piano politico. Armando Uscimenti ha motivato la sua scelta di dimissioni da capogruppo per delusione sul mancato ingresso in Giunta e la consigliere comunale Francesca Barbati ha mostrato i denti e il muso duro solo per mezzo secondo. E ancora il consigliere Ernesto Di Pastina non ha proferito parola e insieme a Senibaldo Roscioli e Giovanni Bernasconi sono andati via non votando i punti all’ordine del giorno. Per Ernestino non è certamente una novità esimersi dal voto, mentre per il buon Senibaldo la sua sarà stata un’altra nuvola passeggera di rottura provvisoria con Enzo Polidoro ma ha già assicurato di restare in maggioranza. In tutto questo marasma di contraddizioni fatte in persona, la posizione del sindaco è stata lineare. Sergio Di Raimo, per scoraggiare il bla bla bla, ha voluto solo ricordare la processione dei consiglieri di maggioranza subito dopo le sue dimissioni, tutti proni e disperati per il rischio di tornare a casa. Nelle parole del primo cittadino è stata chiara anche la delusione verso chi in aula non ha motivato la sua posizione parlando di programmi disattesi o di esigenze tradite della collettività, ma solo e ancora una volta di interessi personali, di posizioni politiche egoistiche basate su questa o quella ambizione da raggiungere, questo o quel nome da proporre in giunta. Un concetto questo ripreso dal presidente del consiglio comunale per il quale il gioco con le istituzioni deve finire. Eramo ha detto chiaramente che se qualcuno pensa di scaricare le responsabilità su altri, sarà lui stesso a raccogliere le firme per tornare alle urne. È stato insomma una seduta simile a quelle processioni a cui faceva riferimento Di Raimo e che hanno preceduto la fine delle crisi, con posizioni di chi continua a demonizzare qualche gruppo, non ricordando però di essere stato l’artefice dello stesso, o di chi critica le scelte politiche di altri dimenticando le maggioranze allargate oltre i confini comunali.  

 

Il sindaco e gli assessori Siddera e Campoli

Pubblicato in In Evidenza

 

Solo contro tutti. E nonostante ciò ha tenuto in “scacco” il Pd e la maggioranza consiliare per 45 giorni fino alla fine. Ad un certo punto l’asticella dei risultati che aveva raggiunto era arrivata al 90 %, ma lui voleva arrivare al 100%. Ed ecco allora che le cose si sono complicate ulteriormente e quella percentuale si è ribaltata a suo sfavore. In sostanza è rimasto con il 10% in tasca ed il restante 90% se lo è ripreso il Sindaco ed il Pd. Ha tenuto banco però, mantenendo fede ad una sua linea politica di completo rinnovamento all’interno della Giunta comunale. Coerente e duro. Per questo aveva chiesto l’azzeramento dell'esecutivo non in una riunione di partito ma in aula, davanti ai cittadini e all’intero consiglio comunale. Il tira e mola e le varie richieste avevano preso una strada irta e complicata sin dall’inizio, poi il sentiero si era addolcito ma alla fine si è interrotto bruscamente. Perché il consigliere comunale Giovanni Bernasconi voleva e vuole fuori dalla Giunta il vice sindaco Antonio Di Prospero in quota al consigliere Enzo Polidoro. Perché il consigliere Giovanni Bernasconi aveva aperto la crisi soprattutto per questo settore che nel corso dei primi due anni, secondo lui, aveva dato “pensieri” e "gratta capi" all’amministrazione comunale. Perché il consigliere comunale Giovanni Bernasconi non voleva che questa maggioranza si assoggettasse ad accordi personali e pre-elettorali. E perché il consigliere comunale Giovanni Bernasconi chiedeva una fase politico/amministrativa diversa, nuova. Alla fine cosa resta della sua battaglia? Niente! 45 giorni bianchi e quelle stesse deleghe assegnate a Di Prospero, con Enzo Polidoro politicamente più forte di prima, lì a dettare la linea del suo gruppo. Bernasconi al prossimo consiglio comunale che si terrà il 23 di luglio dovrebbe dichiararsi indipendente, come atto finale della sua battaglia politica. Non è detto che passi all’opposizione e non è dato sapere se uscirà dal Partito Democratico: una cosa è certa però, non partecipa più alle riunioni.  C’è chi lo vede come futuro candidato di un gruppo civico che sta prendendo forma negli ambienti di Sezze Scalo. In aula, dalla sua parte, ha certamente più di un consigliere che gli strizza l’occhio, sia tra i banchi dell’opposizione che della maggioranza. Ad oggi però resta un leader solitario in cerca di alleati. Chissà…

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