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Antonio Stano, "il pazzo", viveva a Manduria, un paese di 30 mila abitanti, in Puglia. In una catapecchia, nel degrado e nella solitudine. Nessuno si occupava di lui. Solo una banda di 14 ragazzini che lo picchiavano, lo seviziavano e, forse, gli hanno procurato la morte. Nessuno aveva visto mai niente, anche se tutti lo conoscevano. Indifferenza e omertà, da parte degli adulti; vigliaccheria e violenza da parte della gang. L'unico modo, questo, per non annoiarsi, per passare il tempo, per mettersi in evidenza. Tanto l'unica cosa che conta, oggi, è trovare in qualche modo il plauso degli altri. Tutto si tollera, tutto si giustifica. Non importa più a nessuno la morte di una persona malata mentalmente. Prenderlo a calci è un gioco divertente e "innocente". "Pietà l'è morta", dice lo scrittore Nuto Revelli. Occorre una forte mobilitazione delle coscienze. Occorre punire severamente i piccoli delinquenti, occorre (ri)educarli al rispetto e alla "pietà" per gli altri, soprattutto se disabili e malati. Tutti ci dobbiamo sentire responsabili: tutti ci dobbiamo sentire impegnati.

Pubblicato in La Terza Pagina