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Una volta a Sezze c’erano sei “decarcie”, ossia i famosi quartieri la cui origine risale all’età medievale. A Sezze, infatti, la ripartizione amministrativa era divisa in sei decarcie denominate a partire da toponimi preesistenti (Codarda, Cisternis, Gulletto), oppure da un gruppo familiare solidamente insediato (Strumilo), o ancora da chiese che costituivano il riferimento essenziale del quartiere stesso (S. Pietro e S. Angelo). La Prof.ssa Simonetta Contento, durante la stesura della sua tesi di laurea che ha riguardato l’evoluzione urbanistica della città di Sezze, è stata la prima ad effettuare delle ricerche sull’origine del termine “decarcia” che risalirebbe all’amministrazione bizantina. “Inizialmente- spiega la Contento- la parola si riferiva ad un reparto militare ed in seguito probabilmente è stata usata per indicare quella parte della città che doveva dare un certo numero di soldati, dimostrando che le istituzioni militari avevano un’importanza notevole nel periodo antecedente alla comparsa del Comune fino alla sua istituzione”. All’inizio del XIII secolo i quartieri e le contrade di molti comuni, infatti, assunsero la configurazione e le competenze amministrative. Con la suddivisione amministrativa le decarcie, e quindi i connestabili che ne erano i responsabili, venivano investiti di alcune funzioni di carattere amministrativo e controllavano l’organizzazione militare. “Ogni rione, nello specifico- continua la professoressa- doveva dare uno stesso numero di soldati all’amministrazione”. Tuttavia a Sezze la popolazione era cresciuta in modo poco uniforme ed esisteva una forte disparità tra un rione e l’altro nel rapporto tra popolazione rionale e numero di soldati da fornire. Nel 1279, pertanto, il Comune adottò un provvedimento riorganizzando le decarcie esistenti in modo che ciascuna comprendesse otto gruppi di venti case, a cui andavano aggiunte le 19 dei forestieri che avevano giurato la cittadinanza e gli esuberi, pari a 17, dei rioni di San Pietro e Gulletto che lo sviluppo demografico aveva comportato soprattutto nella seconda metà del XIII secolo. Successivamente vennero scelte delle terre suburbane e, una volta divise in lotti, vennero assegnate a ciascun rione. “In pratica- spiega la Contento- così come era stato diviso in decarcie il centro abitato, allo stesso modo furono individuati dei lotti in pianura che riportavano lo stesso nome dei rioni del centro abitato e che si ricongiungevano ad essi attraverso delle strade maestre”. E’ stato possibile risalire quindi al numero di abitanti presenti nel territorio setino nel 1279, pari a circa 3.984 abitanti. Durante la metà del XIV secolo, in seguito al dominio della chiesa in questo territorio, si attuò un cambiamento nella denominazione delle decarcie sostituendo il nome di chiese e parrocchie a quei toponimi precedentemente citati di carattere non ecclesiastico. Così la decarcia Codarda si è trasformata in Santa Maria, Gulletto in Santa Parasceve, Cisternis in San Paolo, chiesa del Vescovado, Strumilo in Sant’Andrea, mentre San Pietro e Sant’Angelo sono rimasti inalterati. …E così fino ai nostri giorni!

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