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Lunedì, 06 Maggio 2019 06:05

Il Grembiule a scuola

 

Il vicepremier Matteo Salvini vuole rendere obbligatorio per tutti gli studenti l'uso del grembiule a scuola. Si tratta di un vecchio cavallo di battaglia del leader della Lega per riportare ordine e disciplina: lo ha ribadito nei giorni scorsi in un comizio elettorale.  Il ministro della Pubblica Istruzione Marco Bussetti si è immediatamente sintonizzato sulla stessa lunghezza d'onda dichiarandosi favorevole perché, secondo lui, il grembiule annulla le differenze sociali. Simili affermazioni, espresse con superficialità e disinvoltura da due importanti esponenti del Governo, hanno il sapore di mera propaganda e di demagogia. Si tratta di scorciatoie e di frasi banali finalizzate soltanto a suscitare applausi nei comizi da parte di chi vuole cavalcare gli istinti temerari della gente. In realtà, il grembiule, pure col fiocco, esiste già nelle scuole materne ed elementari. Solo che non è obbligatorio ed è diffuso in modo disomogeneo nelle scuole, secondo le decisioni adottate   dai relativi Regolamenti di Istituto. Grembiuli di color rosa e bianco per le bambine, nero e azzurro per i maschietti. Purtroppo i due illustri Ministri ignorano o fanno finta di ignorare le norme scolastiche in vigore!  Si tratta di ignoranza o di pura demagogia? Fatto è che i Presidi si sono immediatamente ribellati invitando i due Ministri a prendere sul serio i problemi della Scuola, soprattutto in merito all'edilizia scolastica che versa in condizioni pietose e alle condizioni precarie degli insegnanti, per nulla ripagati per l'impegno e il duro lavoro che giornalmente affrontano con passione e dedizione. Chi non desidera che nelle scuole ci sia  più ordine e disciplina?  Il problema è individuare i mezzi e le soluzioni didattiche ed educative adatte e concordate con le famiglie e con i soggetti istituzionali presenti sul territorio. Molto più ingannevole e subdola è l'altra tesi del Ministro della Pubblica Istruzione, secondo la quale il grembiule abolisce le disparità tra ricchi e poveri garantendo l'uguaglianza. Incredibile! Magari fosse così semplice abolire le diseguaglianze! In verità sono le condizioni di partenza, l'ambiente familiare e sociale molto spesso a determinare i successi o gli insuccessi finali. Anzi, il grembiule è stato e può essere la coperta che nasconde le differenze esistenti e le lascia inalterate. Niente contro l'uso del grembiule, dunque, deciso dal Consiglio di Istituto, ma bisogna essere chiari e decisi nel ribadire che il futuro dei ragazzi e l'ordine non si ottengono indossando il grembiule. La scuola riflette le differenze sociali ed economiche ma ha il dovere e il compito, sancito dalla Costituzione, di essere obbligatoria e gratuita per tutti e di consentire ai meritevoli e capaci, anche se privi di mezzi, di raggiungere i gradi più alti degli studi. I bambini non sono uguali e bisogna partire dal loro status per garantire loro pieno sviluppo educativo e formativo. Altra questione invece, è pretendere un abbigliamento decente e rispettoso di sé e degli altri: un abbigliamento dignitoso e idoneo per un luogo pubblico, che non urti la sensibilità altrui e concorra a  creare  una serena atmosfera di convivenza civile.

Pubblicato in La Terza Pagina
Martedì, 19 Marzo 2019 09:49

Reddito di cittadinanza senza ressa

A Sezze, agli sportelli dei C.A.F. e degli Uffici Postali, come del resto in tutta Italia, non c'è stata la ressa. Si temevano lunghe file, invece si è trattato della solita affluenza. Sarà perché le dichiarazioni e le certificazioni richieste dal Decreto non sono ancora del tutto chiare e disponibili. Il problema è molto serio e , spesso, drammatico. Certo è che in paese si avverte fortemente il dramma della disoccupazione, soprattutto di ragazze e ragazzi diplomati e laureati che si stanno abituando ad emigrare. Qualche anno fa, molti di essi erano occupati in agricoltura o nell'edilizia. Poi, una volta acquisito un titolo di studio di livello superiore (diploma e/o laurea) hanno legittimamente aspirato a mansioni corrispondenti alle loro aspettative ma, a causa del mancato raccordo tra scuola e lavoro, sono rimasti delusi e fuori del mercato del lavoro. Oggi, i due settori trainanti dell'economia locale, agricoltura ed edilizia,  sono trainati da moderni macchinari agricoli, da un lato, e dalla manodopera di extracomunitari, dall'altro, spesso a costi molto bassi. Il Diritto di Cittadinanza può essere indubbiamente utile, e a volte necessario, per molte famiglie. Sostenere il contrario vorrebbe dire non rendersi conto della realtà e delle precarie condizioni in cui vivono parecchi cittadini. Anche il governo precedente di centro-sinistra aveva affrontato la questione attraverso il REI (reddito di inclusione). E proprio perché la questione riguarda tutte le forze politiche è imperdonabile far finta di non vedere il cumulo di errori e di improvvisazione che accompagna il Decreto del governo giallo-verde che rischia di far fallire tutta l'operazione e di buttare il bambino con l'acqua sporca. Esso, infatti, si presenta come un puro sussidio e una cambiale pagata per motivi elettorali. Con esso si potrebbe favorire non la ricerca del lavoro vero ma di incrementare il lavoro nero. Tanti furbetti, di cui il nostro Paese è pieno, potrebbero mettersi in azione per aggirare gli ostacoli. Falsi licenziamenti, contratti non registrati, cambi di residenza per coppie, dichiarazioni verosimili etc. Il reddito di cittadinanza è nato per favorire l'occupazione, e infatti verrà corrisposto solo per due anni, con il presupposto di riformare i Centri per l'Impiego. Tutto il sistema va ricostruito fin dalle fondamenta. Invece l'unico segnale dato in questa direzione è l'assunzione di 3000 (non più 6000) navigator (navigatori), del tutto impreparati. E allora, dopo i due anni di sussidio, cosa succederà? I soldi (tanti) spesi, si potevano investire più proficuamente? Anche i Vescovi italiani, a questo punto, parlano del rischio di una "cittadinanza parassitaria". Dicevo che fino ad oggi non c'è stato il ventilato affollamento davanti ai CAF e agli Uffici postali. Per fortuna! Vedere decine e centinaia di persone bisognose in fila avrebbe restituito una immagine angosciante di quel che accadeva con la tessera durante il ventennio fascista. Nessun assalto ai forni. Quasi ovunque una ordinata attesa di gente che spera in una svolta di vita. Con dignità e pudore. Ammettere di essere poveri e aver bisogno di un sussidio per sfamare i propri figli non è mai facile per nessuno. Quelle persone che hanno il coraggio di svelare la propria condizione di difficoltà meritano rispetto. Con la loro compostezza stanno dimostrando più maturità di certi politici che esultano sul balcone di Palazzo Chigi.  

Pubblicato in La Terza Pagina