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La globalizzazione, e cioè l'interdipendenza delle economie nazionali, dei loro scambi commerciali e produttivi, sta rapidamente svuotando le coscienze delle persone. Il lavoro viene considerato sempre più come merce che si compra e si vende. Stiamo diventando un insieme di individui senza più riferimenti condivisi, senza una bussola comune. Ognuno tende a rinchiudersi, a pensare solo a sé. E' in atto la quarta rivoluzione industriale. L'automazione sta cambiando radicalmente il mondo del lavoro. In Italia, secondo l'OCSE (Organizzazione mondiale per la cooperazione e lo sviluppo economico) il 15% dei posti di lavoro potrebbe scomparire. La storia insegna che le rivoluzioni e le profonde trasformazioni hanno esiti imprevedibili e che, mentre si consumano, lasciano sul lastrico un gran numero di vittime. E' vero che con l'automazione si creeranno nuovi posti di lavoro, ma la transizione sarà lunga e dolorosa. Che fare allora, per onorare degnamente la Festa del lavoro? Leggendo alcuni articoli di economia e finanza sul quotidiano "La Repubblica", mi è tornato in mente un vecchio slogan degli anni '70 che, in verità, non ha avuto fortuna in Francia, dove è stato sperimentato: "Lavorare meno, lavorare tutti". Stanno cambiando i tempi e tale proposta, almeno per un certo periodo, potrebbe diventare utile e fattibile, in relazione soprattutto all'introduzione in Italia del Reddito di Cittadinanza. I 780 euro, mi son detto, anziché essere destinati per scopi meramente assistenziali ai disoccupati, potrebbero venire utilizzati per ridurre le tasse dei lavoratori e dei dipendenti che vogliono lavorare una giornata in meno alla settimana: quattro giorni lavorativi, anziché cinque, senza perderci un euro. Ogni quattro lavoratori-dipendenti, disposti a scendere da cinque a quattro giorni lavorativi alla settimana, potrebbero far assumere un giovane disoccupato. Aziende e sindacati si dovrebbero mettere d'accordo per ridurre l'orario di lavoro in modo da consentire l'assunzione di un buon numero di disoccupati. Si lavorerebbe di meno e si avrebbe più tempo da dedicare alla famiglia, all'educazione dei figli, allo sport. Il reddito di cittadinanza verrebbe in tal modo valorizzato e non avrebbe più il solo fine assistenzialistico. Voglio celebrare così, in maniera un pò irrituale e forse provocatoria, la festa più importante dell'anno. Scusatemi. Non sono un economista. Ho approfittato di questo spazio per parlare di lavoro (che non c'è). Buon 1 Maggio!

Pubblicato in La Terza Pagina