Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalita' illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie, per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

 

 

Il sindaco di sezze, a seguito dello scandalo del cimitero, pur non essendo né indagato né arrestato, si è dimesso per ragioni di buon senso e di rispetto dei consiglieri comunali dimissionari. Un gesto di rispetto istituzionale e di opportunità politica. È arrivato il Commissario prefettizio che deve governare la città, per l'ordinaria amministrazione, fino alle prossime elezioni che quasi certamente si terranno nel prossimo autunno. Una brutta storia, una ferita che rimarrà aperta per tanto tempo. Non è la prima volta che questo accade, ma quando succede tutta la città ne soffre e resta stordita. Ai sensi della legge elettorale in vigore (l. 81/1993) con le dimissioni del sindaco viene sciolto automaticamente l’intero Consiglio Comunale. Allora, per non restare in balia della ingovernabilità e dell'assalto dei denigratori e dei disfattisti, bisogna voltare pagina, subito. Occorre una svolta morale e amministrativa e generazionale. È un dovere democratico dei partiti fare chiarezza su quanto è avvenuto e ravvivare e rianimare la partecipazione e il consenso dei cittadini elettori. Nella Sinistra, e principalmente nel PD, è prevista, per Statuto, la possibilità di ricorrere alle primarie, e cioè alla consultazione di tutti i cittadini elettori, per individuare e proporre il candidato sindaco. Sebbene io non sia particolarmente entusiasta, le primarie sono tuttora l’unico strumento democratico, ereditato dai paesi anglosassoni, per garantire le candidature delle persone più popolari e capaci di governare le città o gli Stati. L'alternativa sarebbe una scelta nelle stanze del potere, dettata da interessi eterogenei, di tipo economico o personale. Bisogna far presto, prima dell'estate, per evitare un ulteriore allontanamento e logoramento della popolazione, una palude melmosa nella quale sguazzerebbero a piacere i soliti sciacalli e avventurieri, capaci soltanto di gettare fango e fare di ogni erba un fascio. È ciò che sta accadendo, infatti, sotto sotto, in questo clima incerto e melmoso, da parte di coloro che non hanno altro interesse che la confusione e il caos. Ma gli sputi ricadono in faccia a chi sputa. Si deve ripartire dal programma e dalla coalizione di Centrosinistra. Ci sono in città, per nostra fortuna, molti movimenti e associazioni che si richiamano ai valori della democrazia e del riformismo. Un punto di riferimento importante, un patrimonio prezioso, considerato il lento declino della vita dei partiti, anche a causa del lockdown. Un confronto costruttivo con tutti loro, basato su alcuni valori inderogabili e irrinunciabili, quali la legalità, la riconversione ecologica e la solidarietà, ma soprattutto sui princìpi scritti nella nostra Costituzione democratica e sull'antifascismo.  Non tutte le associazioni e i movimenti politici e civici, in verità, sono uguali. La storia recente e passata parla chiaro e non ci possono essere spazi per azioni trasformistiche e populiste. Esiste sempre una Destra e una Sinistra! Sarebbe auspicabile che dalla nascente Coalizione democratica si individuasse un candidato sindaco unitario, rispondente alle esigenze di tutti i soggetti contraenti. Nel caso contrario, ciascuno seguirà la strada più coerente con la propria esperienze e aspettative. In ogni caso, a mio modesto parere, il PD si dovrà cimentare con le primarie, con l'augurio che chiunque lo desidera, e soprattutto le persone più autorevoli e stimate, partecipi alla consultazione. La spinta dal basso è sempre la più fedele interprete del cambiamento, della svolta tanto auspicata e improcrastinabile, dei bisogni della città e dei valori di un nuovo Centrosinistra rispondente ai bisogni della città al suo sviluppo sociale ed economico.

Pubblicato in La Terza Pagina

 

Il 10 aprile 2021 alle 11:00 in videoconferenza si è tenuta la presentazione dell’Associazione ERGA. Il tutto è avvenuto alla presenza di giornalisti che hanno risposto all’invito e a una platea di oltre 40 persone, uomini e donne, interessati all'evento. Erga nasce sotto una buona stella giacché proprio il 10 Aprile 2021 cade il centenario della nascita di Nilde Iotti, che ha contribuito, insieme alle madri costituenti, a cambiare la storia dell’Italia. ERGA nasce dalla necessità di voler portare un contributo sul territorio in modo esplicito e concreto rispetto a bisogni sociali di cui siamo spesso soggetti ed oggetti. Un modo costruttivo per imprimere un'impronta femminile alla cura del territorio e della società, fuori dalle mura domestiche. La presentazione è stata moderata Michela Sagnelli, dirigente scolastica in una scuola di Nettuno e componente dell'associazione. Roberta Filigenzi, psicologa e psicoterapeuta, sensibile ed esperta di temi sociali, ha spiegato come “ERGA vuole proporre ai cittadini la riconquista di parola e responsabilità rispetto al territorio e alla sua gestione, responsabilizzando il senso civico del singolo per la costruzione di una coscienza civica collettiva” e in un passaggio conclusivo del suo intervento, ha spiegato come “il gruppo si presenta eterogeneo per competenze e idee, fondato da donne che non senza fatica ed ostracismi hanno comunque raggiunto gli obiettivi personali e professionali desiderati, mantenendo sempre uno sguardo attento alla collettività, ma proprio perché consapevoli delle difficoltà di riconoscimento delle competenze al femminile intendono impegnarsi in modo concreto a supporto delle altre donne e di qualunque altro genere, nel senso più ampio del termine.” La parola è passata poi a Isabella De Renzi, docente, che ha spiegato come non possiamo continuare a ritenere le donne semplicemente brave nell’esercitare l’arte della resilienza, ma dobbiamo procedere a un cambio di paradigma perché in Italia sono mancate politiche sistematiche sulla riduzione delle differenze di genere. Erga nasce per operare su base locale, che non vuol dire agire in maniera localistica e in quest'ottica ha richiamato a guardare il Manifesto “Donne per la Salvezza” e gli obiettivi virtuosi dell’ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) per trovare risposte alle tante domande che la realtà ci pone. Chiude il ciclo degli interventi Sofia Zonfrilli, la giovanissima ideatrice del logo, che spiega in modo articolato come il suo sia il frutto di un lavoro lungo e complesso, nato dalla necessità di rappresentare in un'immagine gli obiettivi e il carattere di ERGA. Presenti anche l'Onorevole Sesa Amici che, rispondendo alla domanda della moderatrice, ha colto l'occasione per sottolineare come sia importante agire con un'azione culturale nel nostro paese ed ERGA è un luogo deputato per farlo insieme a quanti e quante vorranno contribuire al progetto. Mentre, Rita Palombi, architetto e già Consigliera Comunale e Provinciale, ha sottolineato come questa associazione formata dalle tante risorse umane del paese, voglia lavorare per dare voce alle fasce più fragili che questa pandemia ha marginalizzato sempre più con il desiderio e la speranza di poter costruire con tutte le realtà associative del territorio un dialogo costante e un lavoro integrato per il raggiungimento di risultati stabili su progetti concreti.

Pubblicato in Attualità

 

Ai cittadini di Sezze

 

Le Associazioni e i singoli cittadini di Sezze firmatari di questo documento si sono riuniti per avviare un confronto sulla possibilità di portare un contributo alla rinascita civile della comunità setina, anche dopo le gravi vicende relative al cimitero di Sezze che hanno portato a provvedimenti giudiziari.

Dalla discussione, sentita e partecipata, sono emersi i seguenti punti che s’intendono offrire a tutti i cittadini, alle altre Associazioni presenti sul territorio setino, alle liste civiche e ai partiti politici che vorranno candidarsi all’amministrazione della città di Sezze.

Dinanzi a eventi di questo genere, dopo l’indignazione e la rabbia, occorre evitare la tentazione di restare alla finestra, di rimanere passivi spettatori o di esprimere soltanto giudizi sui social, spesso parziali che poco apportano al cambiamento.

Da qui l’intenzione di prendersi cura di questa nostra comunità e, soprattutto, di coloro che non hanno voce: i più fragili. Sapendo che, probabilmente, si tratta soltanto di continuare ad agire in questa direzione poiché ognuno, come singolo o come parte di un’Associazione, già se ne prende cura con ciò che ha fatto e continua a fare.

Oltre ciò che ognuno fa, dunque, l’idea è quella di costituire una vera e propria agorà, uno spazio duraturo e condiviso per contaminarsi, anche con un confronto aperto, acceso, critico ma costruttivo. Insomma una ricchezza che a Sezze va riscoperta nella consapevolezza che ascoltare le ragioni dell’altro è la condizione per interpretare la critica come stimolo al miglioramento. Tutto ciò è ancor più necessario proprio perché da tempo mancano nel nostro territorio i momenti e i luoghi di confronto; confronto che non può essere semplicemente finalizzato a redigere l’elenco dei problemi vissuti e sentiti nella nostra città, bensì indirizzato a individuare alcune priorità avvertite come le più importanti e urgenti.

A coloro che vorranno candidarsi al governo della città consigliamo vivamente di prediligere la progettualità politica anziché la ricerca del mero consenso elettorale, poiché un’eventuale maggioranza numerica non costituisce automaticamente la possibilità di un’attività amministrativa capace di affrontare le reali esigenze della comunità, soprattutto oggi, per ricostruire su basi nuove il tessuto sociale; esigiamo che il riscontro fra gli impegni assunti nel corso della campagna elettorale e la loro effettiva realizzazione possa essere consentito ai cittadini attraverso una reale trasparenza amministrativa; chiediamo che, in attuazione dello Statuto comunale, si predisponga l’organismo previsto per poter costantemente dialogare con tutte le Associazioni operanti sul territorio di Sezze.

Chiediamo infine un luogo fisico in cui incontrarsi, confrontarsi e permettere soprattutto ai giovani di farsi protagonisti e non soltanto destinatari delle iniziative, un luogo dove si possa non soltanto parlare delle nuove generazioni, ma farle parlare e partecipare concretamente ai processi decisionali della loro comunità. E riteniamo che questo luogo possa essere il Centro sociale “Calabresi”, del quale chiediamo la piena restituzione alla sua funzione primaria di spazio d’incontro di tutti e per tutti.

I singoli cittadini e le Associazioni che condivideranno questo documento possono anche loro sottoscriverlo per continuare insieme il percorso avviato. L’obiettivo è che tale percorso possa articolarsi in momenti di riflessione e proposta su problematiche specifiche della città, a partire proprio dai gravi effetti che l’emergenza pandemica ha prodotto in persone particolarmente esposte, come i giovani e gli anziani, per poi proseguire su altre tematiche condivise.

 

 

Ecco i firmatari del documento: 

ANPI Sezze, Circolo Arcobaleno Pontino Legambiente aps, Azione Cattolica Parrocchia di S. Maria, Compagnia Parsifal, Associazione Araba Fenice, Setia Plena Bonis, Lega Spi Cgil Monti Lepini-Terracina, Movimento Giovanile della Sinistra Sezze, Associazione Le Decarcie, Associazione culturale Le colonne, Annalisa Savelli, Franco Abbenda.

Pubblicato in Attualità
 
 
Grande attesa a Sezze e non solo per una edizione della Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo, che la sera del Venerdì Santo non sfilerà per le vie del centro storico ma sarà in edizione televisiva. La speranza, in realtà, è che già dal prossimo anno lo storico evento setino possa tornare nella sua tradizionale forma processionale lungo le vie di Sezze.  
 
Ma intanto l’attesa è tutta per il film documentario realizzato nei giorni scorsi e che andrà in onda la sera di venerdì santo 2 aprile, alle ore 21,15, su Lazio TV, canale 12 del digitale terrestre. Nei giorni successivi, poi, saranno messe in onda diverse repliche su varie emittenti locali e nazionali, con una trasmissione satellitare e in streaming che consentirà la visione da ogni parte del mondo.
 
Il film documentario, dal titolo: “Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo di Sezze. Valorizzazione di un patrimonio culturale della Regione Lazio”, è una produzione originale dell’Associazione della Passione di Cristo, in collaborazione con la Regione e il Comune di Sezze. Si tratta di un percorso storico e artistico che vede anche il contributo di varie testimonianze video, con il cuore costituito dalle 33 scene girate nelle scorse settimane in alcuni dei luoghi più suggestivi di Sezze, dal centro storico al Teatro Sacro Italiano. Anche in questo video, la Sacra Rappresentazione della Passione di Sezze si mostra come una scultura in movimento, una sorta di opera d’arte vivente. Lo si nota in molte delle scene rappresentate, dalla natività alla crocefissione fino all’imponente figura di Mosè, che nei suoi abiti e nelle movenze ricorda l’opera di Michelangelo.    
 
Il film documentario è dedicato a tutti i cittadini di Sezze che dal 1933 hanno partecipato e contribuito alla crescita della Sacra Rappresentazione della Passione di Sezze. Questa edizione sotto forma di film documentario vede la partecipazione di circa 150 attori e figuranti. Per ovvi motivi legati alla pandemia, l’Associazione della Passione di Cristo non ha potuto coinvolgere e rendere protagoniste tutte le persone (circa 700) che ogni anno, fino al 2019, hanno reso possibile lo svolgimento della Sacra Rappresentazione nella sua forma storica e tradizionale. Le abbiamo sentite comunemente e moralmente partecipi, e a loro va il nostro sentito ringraziamento per il sostegno che hanno comunicato e per l’impegno dimostrato negli anni passati.
Pubblicato in Attualità
Sabato, 27 Marzo 2021 12:43

La ferita del cimitero di Sezze

 

 

Il duro colpo che si è abbattuto sulla città di Sezze, causato dalle dolorose e inaudite vicende del Cimitero, ha provocato sgomento e sdegno e ferito profondamente la memoria dei nostri cari defunti.  Il guscio della moralità che come sezzesi indossavamo come una corazza e che ci faceva orgogliosamente considerare inattaccabili e diversi dagli altri ha subìto una grave ferita.  Si sta diffondendo tra la gente un sentimento di scoramento e di delegittimazione. Un malessere e una sfiducia di cui da diverso tempo si avvertivano i sintomi. Adesso si parla apertamente di tradimento della tradizione e delle storie del paese.  In questo clima torbido si potrebbe logorare e spezzare ulteriormente il rapporto di fiducia e di stima reciproca tra le istituzioni e la cittadinanza. A vantaggio dei garantisti a fasi alterne e degli opportunisti disfattisti che finalmente possono sguazzare nel loro brodo, ovviamente completamente ignari della triste vicenda! La ferita, in verità, ancora sanguina e ci vorrà del tempo per rimarginarla. Bisogna, però, reagire! I cittadini democratici e perbene devono mobilitarsi. La prima cosa da fare, dopo una attenta riflessione sui fatti, è informare l’opinione pubblica, nella maniera più chiara, più esauriente e documentata su quanto è accaduto, senza fare come lo struzzo, individuando possibilmente (se ci sono) eventuali responsabilità politiche e morali. Sì, civili e morali, perché a quelle giudiziarie ci pensano i giudici!Tutto quello che si fa come Amministrazione pubblica appartiene anche agli altri. “Noi siamo inevitabilmente ed esistenzialmente esseri morali”, afferma Z. Bauman. L’etica pubblica tradizionale obbligava ad obbedire alle regole scritte; oggi, in più, si richiede ad ognuno di assumersi la responsabilità che deriva non solo dalle norme ma anche e soprattutto dal proprio comportamento e dalla propria coscienza. Si può anche sbagliare non ascoltando la propria coscienza, ma ciò non vuol dire necessariamente essere correi e complici. Con la drammatica vicenda del cimitero, si è toccato con mano l’insufficienza di una concezione minimalista di un vecchio modo di amministrare a fronte delle novità sconvolgenti nei comportamenti e nelle abitudini della gente. Occorre fare un passo in più, allora, e chiedersi se sono ancora sufficienti i comportamenti e i fondamenti etici sui quali si è retta fino ad ora la buona amministrazione. Occorre elaborare un nuovo codice di etica pubblica e di prassi amministrativa per poter continuare ad essere all’altezza della situazione. La parentesi del Commissariamento prefettizio ci deve spingere a fornire la massima collaborazione, a rielaborare il lutto e a fornire alla città un progetto, una nuova prospettiva di crescita e di sviluppo. Senza rinnegare il passato ma adeguandolo alla situazione presente. Nel merito ciò vuol dire che non serve più affidarsi alle buone intenzioni degli uni e degli altri; che non servono più le paccate confidenziali sulle spalle; che non si può più lasciar correre qualunque irregolarità, anche la più piccola; che si deve promuovere solo il merito e non la clientela; che occorre avere sempre gli occhi aperti. Oggi è difficile amministrare una comunità  perché occorre equilibrio, duttilità e saggezza. Ma la questione morale deve costituire un atto fondativo intorno al quale realizzare un’alleanza di forze e di movimenti democratici e di sinistra, ambientalisti e riformisti, affidando alle giovani generazioni il compito di governare la città.

Pubblicato in In Evidenza

 

 

Nuovo comunicato stampa di Sezze Bene Comune che si aspetta le dimissioni del sindaco e della maggioranza consiliare. Ecco la nota diramata poco fa.

___________

 

Sono trascorsi quattro giorni dall'evento che ha inferto una profonda ferita all'intera comunità setina e che tale rimarrà per un lungo periodo. Le dimissioni tardive del Vice Sindaco non sono sufficienti a restituire una dignità violata e ricucire la frattura tra le istituzioni, la politica e la società civile. Ci aspettavamo un passo indietro da parte del Sindaco e dell'attuale maggioranza che, ad oggi manifestano intenzioni completamente diverse, con giustificazioni incomprensibili e semplicistiche.  I fatti narrati, evidenziano un inedito spaccato del paese estremamente sconcertante e non si comprende come sia possibile continuare a lavorare con serenità nelle sedi istituzionali deputate. Riteniamo necessaria una profonda riflessione utile a riavviare un sano confronto politico che possa aiutare a ricucire il rapporto infranto e calpestato dai tragici eventi, tra cittadini e istituzioni.
La nostra posizione rimane quella di porre fine a questa consiliatura con l'auspicio di un commissariamento per ripristinare un sano principio di legalità e trasparenza.

Pubblicato in Politica
Domenica, 21 Marzo 2021 06:49

Una città ferita nel profondo

 

È difficile trovare le parole per esprimere il disagio, la sofferenza e il dolore che ferisce nel profondo la nostra comunità. Un colpo al cuore che toglie il respiro ci è stato inferto, una umiliazione, un oltraggio alla nostra storia, alla nostra civiltà millenaria, alla dignità di tutti e di ciascuno. I sentimenti prevalenti sono sconcerto e rabbia per una vicenda il cui clamore ha superato i ristretti ambiti della nostra città, ma i cui contorni restano ancora da essere definiti con certezza, così come le responsabilità individuali.

Tutti avremmo preferito che ad attirare l’attenzione di media e informazione nazionale e locale sulla nostra città fossero state le grandi ricchezze storiche, culturali e gastronomiche che possediamo, ma dobbiamo fare i conti con una realtà diversa, che non ci piace e soprattutto non ci rappresenta.

La giustizia deve fare il suo corso e lo farà, seguendo le sue regole, le sue procedure e solo alla fine emetterà il verdetto, completamente spoglio dalle emozionalità del momento e fondato su dati obiettivi, accertati processualmente. In questo momento ogni giudizio, soprattutto se ultimativo, sarebbe sbagliato, ingiustificato ed inopportuno. Nessuno può e deve ergersi a giudice ed emettere sentenze, condannare alla gogna ed esporre al pubblico ludibrio. Il principio della presunzione di innocenza, uno dei cardini della Costituzione della Repubblica, rappresenta una conquista irrinunciabile della civiltà giuridica e di ogni stato democratico: nessuno può essere considerato colpevole fino alla sentenza definitiva di condanna, non più appellabile e riformabile. Questa è la giustizia ed è sacrosanto che sia così, perché i diritti dei cittadini non sono suscettibili di mercimonio, di contrattazione, di negazione, di sottrazione o di rinuncia da parte di alcuno e per nessuna ragione.

A tempo debito verranno celebrati i processi, ci sarà un’accusa e ci saranno le difese. Ogni parte processuale porterà le sue prove e farà valere le sue ragioni davanti ad un giudice terzo, il quale giudicherà con cognizione, coscienza ed equità i fatti che verranno accertati e provati. Insomma a tutti sarà concessa la possibilità di dimostrare la propria estraneità rispetto ai fatti e la propria innocenza.

La giustizia umana non è una ordalia, un giudizio di Dio, come praticata dai popoli germanici nell’Alto Medioevo e avente la forma ora del duello giudiziario, ora della prova del fuoco, dell’acqua e della croce. Sicuramente i processi sono demandati a persone erranti come tutti, le quali giungono a volte anche a conclusioni e assumono decisioni sbagliate, frutto di convincimenti personali e interpretazioni degli accadimenti fuorviati. Menar scandalo e strapparsi le vesti per questo è esercizio ipocrita. Siamo uomini e donne, non dobbiamo dimenticarlo, la perfezione non ci appartiene in nessun modo, è solo di Dio. Tuttavia nelle aule di giustizia, lo sa bene chi le frequenta, non è certo l’errore a prevalere. Il sistema giudiziario possiede meccanismi e strumenti di garanzia valevoli per tutti, nessuno escluso, perfino per il colpevole certificato e più incallito. La forza del diritto e della legge sta nella sua capacità di cercare la giustizia e non la vendetta, di garantire l’equità e non il sopruso. È questo l’insegnamento che ho ricevuto da un grandissimo maestro del diritto, uno dei padri del nostro codice di procedura penale e uomo di cultura illimitata e straordinaria, il Prof. Franco Cordero, che ho avuto l’onore di incontrare, di averlo come insegnante e soprattutto come correlatore della mia tesi di laurea in giurisprudenza e al quale cerco di ispirarmi quotidianamente nell’esercizio della mia professione di avvocato.               

Il doveroso rispetto per gli operatori della giustizia e l’obbligo morale, mi sia consentito affermarlo con nettezza, di astenersi da giudizi sommari e ultimativi verso quanti direttamente o indirettamente sono coinvolti nella vicenda del cimitero, non può e non deve però esimerci dall’esprimere fortemente la nostra costernazione, farci dimenticare che la nostra città è ferita profondamente e attonita, soprattutto perché ad essere coinvolto e colpito è un luogo simbolo della nostra storia e della memoria collettiva degli affetti. Prescindendo totalmente dal fatto di essere o meno credenti, la sacralità del cimitero sta nel suo essere il luogo dell’accoglienza ultima e definitiva dei resti mortali di quanti abbiamo amato, con i quali abbiamo camminato fianco a fianco, costruito percorsi essenziali e indimenticabili delle nostre vite. Anche semplicemente dubitare che i loro resti possano essere stati oltraggiati, vilipesi e profanati ci avvilisce profondamente, suscita in noi rabbia e indignazione.

La scelta di celebrare l’Eucaristia nella cappella del cimitero da parte di tutti i parroci della nostra città costituisce un gesto simbolico importante, che siamo credenti o non, perché restituisce sacralità al nostro cimitero, ce lo fa riappropriare integralmente.    

Senza dimenticare quanto accaduto e soprattutto senza fare sconti sulle eventuali colpe, che pretendiamo vengano accertate in ogni ambito e ad ogni livello, dobbiamo avere la forza di reagire a tutto questo, trasformare il sentimento prevalente di abbattimento e frustrazione in energia positiva per restituire vitalità al tessuto sociale della nostra città, superare il trauma e farlo diventare uno stimolo importante per ricostruire una identità comune fin qui dispersa in mille rivoli di individualismo, di interessi personalistici e di egoismi e trasformare il tutto in un’occasione di rinnovata partecipazione. Troppo spesso abbiamo scrollato le spalle, ci siamo voltati dall’altra parte per non vedere e non sapere, ci siamo accodati acriticamente all’andazzo generale, anestetizzando la nostra coscienza e il nostro senso civico.

È il tempo dell’assunzione delle responsabilità da parte di tutti, ad ogni livello. La mia, sia ben chiaro, non è una chiamata di correità generalizzata per cui tutti sono colpevoli e pertanto alla fine non lo è nessuno, ma il prendere atto che correggere gli errori per ripartire è la grande sfida che abbiamo davanti. Dobbiamo dimostrare di esserne all’altezza, di saperla affrontare e vincere per noi e per i nostri figli.

Pubblicato in Riflessioni

 

 

Questa mattina, alle ore 9, tutti i parroci di Sezze si recheranno presso il cimitero di Sezze per pregare e per benedire il camposanto. Padre Damiano, Don Raffaele, Padre Gregorio, Don Pierluigi e Don Giammarco, il vicario foraneo, hanno preso questa iniziativa dopo i fatti di cronaca accaduti all’interno del camposanto setino e balzati nelle cronache nazionali. La comunità religiosa setina è scossa per quanto avvenuto, dopo aver letto delle profanazioni di tombe e di quel “mischiare le ossa” per fare soldi. I parroci invitano la comunità a pregare per tutti i defunti in un momento così doloroso per tutta la nostra città.

Pubblicato in Attualità

 

 

 

La pandemia quest’anno non fermerà la macchina organizzativa della Passione di Cristo di Sezze. Una delle più antiche ed importanti associazioni della città, considerato che non sarà possibile svolgere la Processione  nella sua forma tradizionale per le vie del paese per l’emergenza sanitaria, per dare continuità alla tradizione storica della “Sacra Rappresentazione “, ha presentato al Comune di Sezze un progetto riguardante una interessante iniziativa mediante la realizzazione di un documento-film sulle varie scene che compongono la Sacra Rappresentazione. Il documento-film coinvolgerà più di duecento persone che saranno impegnate in piccoli gruppi, in diversi giorni della settimana, per diverse riprese cinematografiche, a cura di una società specializzata sotto le direttive artistiche dell’Associazione della Passione di Cristo. Le riprese dei quadri sono già iniziate. Diverse e suggestive le location scelte dall’associazione: vicoli della città, interni e soprattutto luoghi all’aperto. Grande novità, infatti, saranno i quadri della passione rappresentati presso l’Anfiteatro di Sezze nella collina setina del Golgota, dove per l’occasione sono state ristrutturate le tre croci. Anche qui sono iniziate le riprese molto suggestive rese dalla straordinaria bellezza del luogo. Il documento filmico sarà proiettato e messo in onda attraverso i canali di emittenti regionali, nazionali ed in eurovisione, il giorno del venerdì santo, fino alla Pasqua, ed eventualmente su richiesta anche in altre giornate. Per gli organizzatori “Il docu-film che l’associazione della Passione di Cristo sta realizzando, valorizzerà, oltre l’aspetto artistico della Sacra Rappresentazione, già riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, anche gli elementi architettonici del territorio comunale, gli angoli caratteristici, i siti archeologici e le strutture naturali aventi significato per la realizzazione di un siffatto documento”. Complimenti a tutti.

 

 

Foto Franco Abbenda

Pubblicato in In Evidenza

 

 

Quasi due anni e mezzo senza canonica e senza i locali parrocchiali. I lavori a Santa Maria a Sezze ancora non vedono la conclusione, ed è dal lontano nubifragio del 29 ottobre del 2018 che il parroco e il suo vice sono ospitati presso una abitazione privata. Sono più di due anni quindi che Padre Damiano è costretto ad arrangiarsi per fare catechismo e per ricevere i fedeli. La ricostruzione della canonica e dei locali parrocchiali sono diventati una vera e propria fabbrica di San Pietro, e tutto questo sembra che sia dovuto alla lungaggine della burocrazia. La richiesta di finanziamento per ricostruire la canonica e tutto ciò che venne distrutto dal maltempo sono partiti nel 2018, subito dopo i danni alla struttura. Il decreto della Cei però arriva solo nell’aprile del 2020. Si tratta di un finanziamento di circa il 70 per cento dell’importo totale dei lavori che si aggira sui 300 mila euro, mentre il restante 30 per cento sono somme stanziate dalla parrocchia. Il problema però sembra essere stata l’erogazione delle somme. Sembra che la burocrazia preveda subito una somma per inizio lavori e poi un saldo a conclusione degli stessi. Da qui i ritardi nel cronoprogramma dei lavori e di conseguenza i ritardi nella consegna della canonica e dei locali al parroco e ai fedeli. L’appartamento ad oggi è praticamente concluso, manca solo il mobilio. I locali della parrocchia sono in fase finale. Manca solo il nuovo pavimento dell’oratorio in fase di realizzazione. Si spera che adesso si arrivi a dama. Gli addetti ai lavori sono fiduciosi che la canonica sarà consegnata entro Giugno. Speriamo. 

Pubblicato in Attualità
Pagina 3 di 36