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Ben vengano le polemiche “costruttive”, quelle osservazioni che hanno la capacità di accendere discussioni utili per la città e che dimostrano che non tutti sono pronti a buttare solo benzina sul fuoco. È accaduto pochi giorni fa sui social, la piazza virtuale dove spesso i leoni da tastiera si lasciano andare a voli pindarici ma poi nei fatti, quando si tratta di rimboccarsi le maniche, si dileguano. Al centro della polemica lo stato di pericolosità della bellissima chiesa Santa Paresceve di Sezze. Molti cittadini hanno giustamente postato foto per segnalare, ancora una volta, lo stato in cui versa una delle più antiche e belle chiese del centro storico. L’immobile ormai fatiscente e pericolante necessita di un urgente intervento di messa in sicurezza e di riqualificazione. Il tetto ormai divelto è pericoloso per i cittadini, cadono calcinacci per strada, così come le pareti della bellissima chiesetta sono danneggiate. E' una chiesa a cui la comunità è molto legata, dove fino agli anni ’60 il compianto don Titta Zarra celebrava messe e ogni sacramento. Anche il portone di ingresso è stato divelto e c’è il rischio che qualcuno possa entrare liberamente.  Nel botta e risposta esploso su facebook alla fine è intervenuto anche il sindaco Sergio Di Raimo. Il primo cittadino ha risposto che per la messa in sicurezza della chiesa sono stati intercettati 500 mila euro. Solo 15 giorni fa – ha ribadito il sindaco – c’è stato un sopralluogo da parte dei tecnici della sovrintendenza per dare inizio a tutti gli adempimenti propedeutici per l’inizio dei lavori. Sulla pericolosità della chiesa – sempre il sindaco – ha dichiarato che i tecnici comunali hanno già effettuato un sopralluogo e “non hanno ritenuto chiudere la strada” non escludendo però che possa esserci "un nuovo sopralluogo".  Si ricorda comunque che la proprietà è della curia e fa parte della parrocchia di Santa Lucia. Al Parroco - ricorda sempre il sindaco - è stata notificata l’ordinanza di messa in sicurezza. Polemiche e annunci a parte, speriamo che a breve venga riqualificato uno degli edifici di culto più importanti della città e che assieme al Guglietto rappresentano oggi uno dei posti più belli e affascinanti di Sezze: solo chi non vuole vedere non vede. Le polemiche, quelle sterili, lasciano il tempo che trovano.

La Facciata di Santa Paresceve

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Nella neonata provincia di Latina (già Littoria, istituita nel 1934 ) soltanto i comuni di GAETA e di FORMIA avevano messo in atto e diffuso le linee telefoniche fin dal 1914, essendo stati in quell’anno allacciati alla rete provinciale di Caserta. Nel 1939 dunque, nel territorio pontino, i centri che avevano in corso di lavoro l’ampliamento della locale rete telefonica e l’allaccio al capoluogo provinciale erano: SEZZE, PRIVERNO, SERMONETA, NORMA, BASSIANO. Nell’incontro del 25 gennaio 1939 (al quale parteciparono il Prefetto, il Preside della Provincia e tutti i Podestà dei comuni interessati) si decise che ogni comune si dovesse accollare sul bilancio un cospicuo onere finanziario (così come aveva già provveduto il Comune di Monte San Biagio, che fu uno dei primi a stanziare fondi sul proprio bilancio). Altri comuni, spinti da tale onda progressista, aderirono a questo progetto globale di diffusione telefonica e ne iniziarono le pratiche. Ricordiamo, tra questo secondo gruppo, i comuni di Castelforte, Itri, Sonnino e Sperlonga. Lo Stato Italiano peraltro, già con legge n° 431 del 5 aprile 1925, accordava a tutte le Province dei mutui rateizzati, “ordinari “ fino a 35 anni e “straordinari” fino a 50 anni, tutti a “interessi zero”. Per procedere a questi espletamenti burocratici occorreva il preventivo di spesa relativo all’impianto della futura rete telefonica ed a ciò si provvedeva mediante una perizia tecnica della Società che aveva avuto in concessione l’appalto. Tale perizia doveva contenere, tra l’altro, il tracciato effettivo della linea in questione, i lavori speciali da porre in atto per la natura del terreno e per la presenza “in sito” di linee elettriche e ferrotranviarie. A quei tempi venne purtroppo attuato il blocco della spesa pubblica (anni 1939-43) ma i menzionati comuni affrontarono ugualmente ed autonomamente la realizzazione di tale progetto di telefonia pubblica. La Provincia, che aveva concesso aiuti monetari, si sentì obbligata, stipulando la convenzione con la TE.TI. , a concedere gratuitamente ,e senza restrizioni di sorta, l’uso e lo sfruttamento di tutte le strade e delle proprietà provinciali, non lesinando una fattiva collaborazione con i comuni per ottenere gratuitamente, da ogni privato proprietario terriero, l’impianto dei pali delle linee telefoniche. Per collegare, con linea telefonica, Littoria con Sermoneta, Norma, Bassiano e Sezze, e per il prolungamento di linea fino a Priverno e Roccasecca dei Volsci il contributo spesa, da versare alla Te.Ti., ammontava a lire 45.000 e tale onere venne così ripartito: Amm.ne Provinciale (15.000 lire), Littoria (10.000), Sermoneta (5.000), Sezze-Priverno-Bassiano (lire 4.000 a testa), Norma (lire 3.000). Con la diffusione della rete telefonica cominciarono ad essere naturalmente divulgati i primi elenchi degli abbonati telefonici. A titolo di curiosità e di esempio riportiamo alcuni dati estratti dall’elenco anno 1942, mese di maggio, e veniamo a scoprire che appena 14 centri della neonata provincia di Littoria figuravano con propri abbonati negli elenchi telefonici delle reti minori del Lazio (tali centri erano: Aprilia, Cisterna, Cori - Giulianello, Fondi, Formia, Gaeta, Littoria e Littoria Scalo, Minturno, Pontinia, Priverno, Sabaudia, San Felice Circeo, Sezze e Terracina ). Gli abbonati privati erano già 445 utenti di apparecchiatura telefonica. A tali centri si dovevano aggiungere in elenco i paesi di Bassiano e di Sermoneta (oltre le frazioni di Roccasecca dei Volsci e di Scauri) per aver in funzione il solo posto telefonico pubblico. Nella provincia erano ancora esclusi dall’utenza telefonica altri 14 Comuni (Campodimele , Castelforte, Itri, Lenola, Monte San Biagio, Norma, Ponza, Prossedi, Roccagorga, Roccamassima, Sonnino, Sperlonga, Spigno Saturnia e Ventotene); essi non avevano ancora alcun collegamento telefonico. A questi ultimi si devono aggiungere anche le frazioni di Maenza e SS . Cosma e Damiano, ancora sprovviste di linee telefoniche perché lacerate da problemi politici di autonomia territoriale, in una lotta che le vedrà vincitrici soltanto nel 1947. 

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Mercoledì, 10 Febbraio 2021 16:23

Caro Sindaco ti scrivo...

 

 

Caro Sindaco, ti scrivo …

perché sono un po' preoccupato per il futuro della nostra città di Sezze. Sento, in giro, un po' di sfiducia e di malessere. È certo il dramma del covid-19 ad abbattere gli animi, ma anche l’insoddisfazione verso l’operato della Giunta comunale che hai l’onore di guidare. So bene che, amministrando, non si può soddisfare tutti. Che i sezzesi non si accontentano mai e vogliono sempre di più. Però il clima che si respira è pesante e siccome l’anno prossimo si tornerà a votare per il rinnovo dell’Amministrazione, sarebbe un errore lasciare la città in mano ai rappresentanti del Centro Destra, brave persone, per carità, ma sicuramente ostaggio e allineate con Salvini e con la Meloni. Da te i cittadini non si aspettano miracoli né opere faraoniche che richiederebbero somme ingenti di denaro. In questo periodo le priorità sono ben altre: l’assistenza ai poveri e ai disoccupati, ai cassintegrati, alle ragazze e ai ragazzi in cerca di lavoro, alle famiglie colpite dai contagi del virus, a chi non riesce a sbarcare il lunario. Le grandi opere possono attendere ancora un po', fermo restando che bisogna avere sempre lo sguardo in alto e verso il futuro, se vogliamo far progredire questa nostra città. Mi riferisco, in particolare,  alla riapertura dell’Ospedale di prossimità, alla realizzazione di parcheggi, alla sistemazione dell’Anfiteatro, al riordino del Centro storico, alla riapertura del bosco dei Cappuccini, alla ristrutturazione e all’utilizzo dei Palazzi storici  del Centro, alla manutenzione straordinaria delle strade, alla cura del verde e delle cunette, alla raccolta dei rifiuti fatta in maniera  più accurata, al Tempo pieno nelle  scuole, all’asilo nido per tutti, al riordino delle zone di Suso e dello  Scalo, a una attenzione maggiore verso le ragazze e i ragazzi etc. In questo drammatico periodo di pandemia, ti dicevo, i cittadini si accontenterebbero di poco, consapevoli delle difficoltà che attraversano tutte le Amministrazioni pubbliche e dei pochi soldi disponibili nel Bilancio. Due cose, in particolare, che non costano niente, o costano pochissimo, apprezzerebbero moltissimo: l’Informazione e il confronto. I cittadini vogliono sapere, giorno per giorno, quello che fa la Giunta comunale, vogliono ascoltare ed essere ascoltati su cosa hai realizzato in questi quattro anni di legislatura, su cosa non hai potuto realizzare, perché, come e quando. Il confronto è il sale della democrazia, non bastano i numeri se sono soltanto cifre fredde e anonime, frutto di operazioni matematiche. I cittadini non sono numeri; vogliono incontrare gli assessori, porre questioni, e possibilmente avere risposte non solo a parole ma con i fatti. Molto spesso si tratta di piccole richieste di chiarimento o di piccoli interventi di manutenzione ordinaria che denoterebbero, da parte degli uffici preposti, attenzione, interesse, partecipazione e amore per la città. La seconda cosa che i cittadini ti chiedono, a costo zero, è un programma puntuale e realistico per il prossimo quinquennio. Le sfide della città di Sezze non sono affrontabili con una maggioranza risicata e raffazzonata all’ultimo momento. Ciò diventerebbe avvilente e riprodurrebbe i difetti del passato. C’è un grande vuoto da riempire: la politica. Intesa non solo come accordi e formule, ma promotrice di valori democratici e antifascisti, di idee e progetti riformisti che possano giustificare la prosecuzione della tua esperienza di governo. Occorre un quadro condiviso sulle linee principali, non buoni propositi e generiche dichiarazioni. Bisogna coinvolgere altri movimenti politici e associazioni presenti in città, saperli coinvolgere e organizzare affinché non si giri a vuoto e non manchi una visione del futuro. La città di Sezze non può progredire senza la prospettiva di dare risposte sui grandi temi da troppo tempo inevasi e rimossi per ignavia o per interessi personali. La capacità del leader non dipende solo dal numero di preferenze e di voti che riesce a raccogliere. I voti sono necessari ma non sufficienti per assicurare il buon governo della città. La mia lunga militanza nella Sinistra mi ha insegnato ad essere leale ma non conformista e ad esercitare la critica costruttiva.  In bocca al lupo!

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Martedì, 09 Febbraio 2021 06:29

L'Accademia setina degli "Addormentati"

 

 

Dalla scuola superiore guidata dai padri gesuiti a Sezze nasce l’Accademia degli Addormentati. La sua fondazione tende a definirsi nei primi anni del 600 e da recenti studi, sembra essere stata tra le prime che fiorirono in Europa e che raccolse uomini illustri nel suo seno. Con la peste del 1656 ci fu un periodo di stasi nel la feconda attività dell’accademia che venne chiusa a causa dell’epidemia che dimezzò gran parte della popolazione. Nell’anno 1690 l’accademia con il nome degli Addormentati, riprese vita come dimostra un opuscolo stampato dal minore conventuale Filippo Ciammarucone, e dedicato al papa Alessandro VIII° della famiglia Ottoboni. L’Accademia cominciò un nuovo cammino che la portò a mutare il suo nome in "Abbozzati" per volere del cardinale Pietro Marcellino Corradini, membro dell’Arcadia romana, e ad essa fu affiancato il motto: INFORMIA FORMO. Nel 1747 risalgono le prime pubblicazioni: una sintassi latina, e un accurato commento, in italiano, ai primi libri dell’Eneide di Virgilio. L’Arcadia di Roma non rimase indifferente a queste opere e nell’anno1747 la setina accademia era unita all’Arcadia con parità di diritti e mantenendo una sua autonomia culturale. Vi s’inscrissero studiosi come Zurla, Lambruschini e Vizzardelli, e nei vari elenchi del periodo successivo al 1800 è possibile trovare come soci accademici Manzon i, Murat e De Sanctis. A capo dell’Accademia stava un console, un Segretario, l’Archivista e il Bibliotecario, con quattro censori perpetui. Dopo questo periodo ci fu una lunga interruzione causata dall’invasione francese. L’adunanza rivisse poi nel 1818 sotto il consolato di Giuseppe Capitan Cerroni. Importante è la relazione che l ‘arcadia ebbe con le terre pontine e in particolare con Sezze, che in quel periodo guidava il movimento culturale e artistico per opera del Collegio setino Dei Padri Gesuiti. In fatti, quando il Gravina e il Crescimbeni crearono all’Accademia romana tra i fondatori troviamo l’allora giovanissimo Corradini che divenne poi cardinale. Ma il Corradini aveva anche incrementato la locale accademia setina degli Addormentati e mantenne sempre nel cuore il desiderio di vederla, un giorno, affiliata all’Arcadia come sua colonia. Ciò avvenne però solo dopo la sua morte avvenuta nel 1743 quando l’Accademia setina cominciò a fregiarsi di interessanti pubblicazioni filologiche di cui già si è parlato. Fu così che nell’anno1747 l’Accademia setina fu chiamata all’onore di Colonia Setina dell’Arcadia.

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È tempo di programmare la rete scolastica provinciale e regionale, per adeguare l’offerta educativa e formativa alle nuove tendenze del mercato del lavoro e alle nuove aspettative dei giovani. Nonostante la pandemia e la campagna di vaccinazione in corso, che ci costringe all’immobilismo e alla attesa di una ritrovata e sospirata normalità, non bisogna fermarsi ma guardare avanti e pensare al futuro dei nostri giovani. A tal fine, il Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Corradini di Sezze intende svolgere la sua parte, presentando alla Regione Lazio, tramite la Provincia di Latina, la richiesta di un Corso permanente di sartoria, cucito, ricamo e design per ragazze e ragazzi. Fin dalla sua fondazione, il Cardinale Corradini, nel lontano 1717, poneva come finalità dell’Istituto l’educazione e la formazione delle ragazze, che, negli anni, si è tramandata, dando lustro e prestigio all’artigianato femminile di Sezze e del Comprensorio lepino. Si vuole, così, rinnovare e valorizzare una tradizione secolare attraverso un necessario aggiornamento teorico e pratico delle discipline e utilizzando i nuovi strumenti offerti dalla tecnologia. L’idea del progetto è stata condivisa dalla Dirigente dell’Istituto Superiore di Sezze, Anna Giorgi, dall’Amministrazione Comunale ed è stata caldamente sponsorizzata dal consigliere regionale on. Salvatore la Penna. Un’occasione importante da non perdere e da non sottovalutare. La Regione Lazio, infatti, ha da qualche tempo intrapreso la strada di offrire opportunità lavorative ai giovani, finanziando la formazione artigianale, turistica e artistica. Recentemente ha deciso di aprire 9 ostelli e 8 spazi di animazione, gestiti da giovani under 35, restituendo così nuova vita a luoghi incantevoli ma alquanto trascurati, adattandoli all’accoglienza di turisti e all’ organizzazione re al loro interno di attività culturali e non solo. Si tratta di Scuole, caserme, conventi, luoghi di culto non più utilizzati (o sottoutilizzati) per il cui rifacimento la Pisana ha stanziato 6 milioni circa di euro. Ospitalità, cultura, artigianato, turismo. Sono queste le linee guida della Regione. A Sezze, una Scuola di formazione professionale per sartoria, artigianato e design, all’interno del Palazzo monumentale del Conservatorio Corradini, sarebbe una soluzione interessante e intelligente che restituirebbe dignità al vecchio convento in via Matteotti e potrebbe rilanciare un settore che in passato ha coinvolto tante giovani e che offre prospettive di lavoro. Una soluzione concordata con le Suore Collegine, perfettamente compatibile con l’offerta scolastica da loro egregiamente svolta, mettendo in debito conto e salvaguardando la loro autonomia sia negli orari che negli spazi. Entrambe le istituzioni (scuola materna e primaria -Corso di formazione) avrebbero garantita la massima autonomia e indipendenza di gestione e di sicurezza, attraverso ingressi separati. La Regione Lazio, in caso di approvazione del progetto, si farebbe carico della manutenzione ordinaria e straordinaria dei locali e del loro   adeguamento alle leggi vigenti. Si tratta di un impegno e di una sfida per tutti. Un modo serio e non effimero per restituire  vivibilità al Centro Storico della città  e a uno dei mestieri più belli e più antichi del mondo.

 

 

 

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Mentre il Tar del Lazio ed il Consiglio di Stato hanno respinto il ricorso di Don Massimiliano e detto chiaramente che sul Belvedere di Santa Maria di Sezze “non risulta sussistere un titolo che legittimi il predetto intervento edilizio su suolo pubblico”, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Sergio Di Raimo fa l’attendista e sul ripristino del Belvedere, nonostante anche il parere favorevole degli uffici comunali, ancora non muove una paglia. Una cosa è certa: il cantiere va rimosso e a deciderlo non è stata la politica ma la giustizia amministrativa. Perché allora il Belvedere non viene ancora liberato dal cantiere diventato una discarica? Una bella domanda, che sembrerebbe condizionata - a torto - da un nuovo accordo dalle parti per trovare una nuova collocazione della Statua di San Lidano in Piazza del Duomo. Ovviamente le due cose sono nettamente distinte e tali devono restare ma è probabile che nel gioco delle parti e negli equilibri politici si stia cercando una mediazione che possa salvare capra e cavoli pur essendo quelle due questioni differenti di cui la prima, quella del ripristino, ormai irrevocabile. Si vocifera che il Don voglia donare la statua e che il consiglio comunale dovrà votare la donazione e poi verificare dove posizionarla. Una nuova storia quindi che però non ha nulla a che vedere con il rispristino del belvedere che dovrebbe essere fatto in tempi brevissimi. Ad oggi però sembra essere stato congelato.

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Domenica, 31 Gennaio 2021 07:14

Il disastro lombardo ci riguarda

Atti e parole posseggono un potenziale misterioso e innegabile, tendono a riprodursi, a moltiplicarsi, a creare nel proprio ambito di diffusione un circolo virtuoso se esercitati in modo positivo, una dinamica contraria se invece si qualificano in senso negativo. Prudenza, scrupolosità e sensibilità dovrebbero essere perciò guidarci nell’esercizio dei nostri compiti e di tale dovere dovrebbero sentirsi investiti soprattutto quanti ricoprono funzioni di rappresentanza politica e di governo, i quali dovrebbero possedere una moralità cristallina, un rigoroso senso delle istituzioni democratiche, la coscienza che proprio compito è perseguire il bene comune e le loro parole e azioni possono essere esemplari o devastanti per i cittadini che hanno loro accordato fiducia e guardano.

Lo scadimento morale e culturale della classe politica italiana è cosa nota e sempre più se spesso dalla folla dei politicanti emergono personaggi “fenomenali”, punte di diamante inverosimili. Nella speciale classifica dei politici peggiori primeggiano quasi senza rivali Angelo Ciocca, deputato al Parlamento Europeo della Lega e la neovicepresidente della Regione Lombardia ed assessore alla sanità Letizia Moratti, già sindaco di Milano e Ministra dell’Istruzione.

Qualche settimana fa l’eurodeputato pavese, intervistato nella trasmissione televisiva “Lombardia nera” su Antenna 3 ha denunciato la scelta di mettere a disposizione della Lombardia, un numero di vaccini non commisurato alla popolazione rispetto al Lazio: “E’ possibile se qualcuno vuole fare politica sulla salute della gente, se qualcuno pensa di fare clientelismo territoriale. Si premia una Regione rispetto a un’altra perché una a livello democratico ha un colore rispetto a un altro. I fattori che devono portare alla distribuzione del vaccino devono essere il numero di abitanti, una proporzione fra quanti abitanti ho e quanti vaccini. Non è pensabile che la Lombardia che ha il doppio degli abitanti del Lazio possa ricevere meno vaccini. Poi bisogna valutare quanto l’importanza economica del territorio. La Lombardia, è un dato di fatto, è il motore di tutto il Paese. Quindi se si ammala un lombardo vale di più che se si ammala una persona di un’altra parte d’Italia”. “Addirittura?” ha esclamato sbigottito il conduttore Marco Oliva. Il deputato ha proseguito: “Sì, è un dato di fatto. Se si ammala un lombardo, economicamente, da imprenditori, vale di più rispetto a un laziale. Sulla salute non si può fare politica, ma bisogna fare anche un ragionamento economico per il Paese perché purtroppo, è un dato di fatto, un cittadino lombardo paga più tasse rispetto un cittadino laziale”. Il Lazio avrebbe il doppio dei vaccini rispetto alla Lombardia perché “qualcuno ha detto che vogliono proteggere i ministeriali. Per me invece vale di più un lavoratore, un magazziniere, un commesso, un imprenditore lombardo rispetto a un ministeriale romano. Non perché ce l’ho con lui ma solo che per uscire da questa pandemia dobbiamo investire in debito pubblico e allora dobbiamo mettere in condizione chi produce nel mondo privato di farci affrontare il debito pubblico. Bisogna prima proteggere i lavoratori del privato poi i ministeriali, questo è il concetto, molto semplice. È una riflessione di buon senso, pare strano non investire dove c’è l’incendio maggiore. I dipendenti privati della Lombardia tengono in piedi il paese e allora mi chiedo perché venga prima l’apparato dello Stato, con l’amministrativo del ministero che pure è in smart working. Roma non ruba nulla, semmai prende, la colpa è di chi li distribuisce che fa un torto alla Lombardia e all’intero paese perché si corre il rischio che ci siano tempi più lunghi rispetto a una distribuzione intelligente”.

Ovviamente quanto sostenuto da Angelo Ciocca è totalmente falso. La ripartizione dei vaccini, pur con le difficoltà legate alle ridotte forniture delle case farmaceutiche, sta avvenendo in proporzione agli abitanti delle regioni. Il fatto grave è che non si tratta di semplici dichiarazioni scriteriate di un politico in cerca di visibilità, il quale ha rispolverato le pulsioni padaniste della Lega vecchia maniera. Dopo qualche giorno infatti identica richiesta è stata avanzata, solo in modo meno volgare, da Letizia Moratti, chiamata a sostituire l’assessore alla sanità Giulio Gallera, distintosi per la pessima gestione della pandemia, le memorabili gaffe e il rinvio dell’inizio della campagna vaccinale a dopo le feste natalizie per garantire le ferie al personale mentre la sua regione era travolta dai contagi ed ha il record mondiale di morti per Covid-19 in proporzione alla popolazione. Letizia Moratti ha inviato una lettera al commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, in cui sostiene l’opportunità che i vaccini vengano distribuiti più in fretta alle regioni con maggiore densità abitativa e mobilità, più colpite dal virus e che contribuiscono in modo significativo al Pil nazionale: insomma la Lombardia. La proposta presentata ai capogruppo regionali di maggioranza e opposizione e definita in “in fase di invio” a Roma per essere discussa nella conferenza Stato-Regioni, ha ricevuto il plauso del presidente Fontana, il quale l’ha giudicata “coerente e appropriata”. Dinanzi alle unanimi condanne levatisi, sono arrivate le imbarazzate precisazioni, una tiritera di sciocchezze e giustificazioni penose e senza senso. Secondo la giunta lombarda il vaccino non è un diritto di tutti i cittadini a prescindere dalla ricchezza del territorio in cui vivono e la salute non è un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione, ma un privilegio di quanti hanno di più: idee agghiaccianti, palesemente razziste e indegne di persone che ricoprono incarichi nelle istituzioni.

Come se questo non bastasse il presidente Fontana e l’assessore Moratti hanno fatto finire la Lombardia in zona rossa perché si sono dimenticati di sottrarre dai contagiati i guariti e hanno cercato di far ricadere le colpe sull’Istituto Superiore di Sanità che per ben 54 volte li aveva sollecitati a rivedere i dati inviati. Un errore gravissimo, costato centinaia di milioni di euro alle imprese, ai lavoratori, alle famiglie e alla scuola. Dopo che gli uffici della regione Lombardia hanno corretto i dati e chiesto per e-mail il riconteggio, Letizia Moratti ha dichiarato che non hanno rettificato le cifre sbagliate ma le hanno rivalorizzate (sic!). Ciliegina sulla torta: in seguito alle verifiche effettuate finora il 51% dei vaccinati in Lombardia non è costituito da operatori sanitari, medici ed infermieri in trincea contro il Covid-19, ma persone che in molti casi non ne avevano diritto in questa fase.   

Veramente la Lombardia, uno dei motori economici dell’Italia, merita una classe politica così inqualificabile e sconveniente? Quanto accade a Milano, come anche in qualsiasi altra regione, ci tocca e ci riguarda perché ha ripercussioni sullo sviluppo dell’intero paese ed è uno scempio insopportabile.

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Martedì, 26 Gennaio 2021 19:18

Sezze, alta tensione tra Ufficio Tecnico e SPL

 

Un’interrogazione posta da Serafino di Palma del gruppo di minoranza Biancoleone nel question time del consiglio comunale del 26 gennaio, apre uno scenario imprevisto (non imprevedibile) che  potrebbe avere risvolti decisamente seri per quanto riguarda il rapporto Comune-SPL.
Da quanto si è potuto apprendere, anche a causa di un audio disturbato, esisterebbe un atto di diffida  scritto dal responsabile dell’Ufficio Tecnico, indirizzato alla SPL  che viene diffidata in quanto inadempiente circa alcune procedure che riguardano il servizio di igiene urbana e smaltimento rifiuti.
L’Ufficio tecnico, in pratica, avrebbe ripetutamente richiesto alla SPL, il tracciamento dei flussi di rifiuti raccolti tramite comunicazione dei quantitativi di rifiuti conferiti e i corrispettivi percepiti in base agli stessi conferimenti al Consorzio di Filiera.
La SPL finora non ha ottemperato all’obbligo previsto da contratto e ciò potrebbe far scattare delle sanzioni e la revoca delle deleghe.
Questi i fatti; cosa significano?
1) La mancata comunicazione delle somme percepite per il conferimento delle frazioni riciclabili, non permette il conteggio delle stesse a bilancio e tanto meno la possibilità di ridistribuire le stesse somme per abbassare la tariffa pagata dai cittadini sotto forma di Tari.
2) Le percentuali di raccolta differenziata fatte registrare dal Comune di Sezze che figura stabilmente negli ultimi posti dei Comuni della provincia di Latina potrebbero essere non veritiere. Il mancato conteggio delle frazioni differenziate, potrebbe alterare pesantemente le stime dei rifiuti prodotti facendo conteggiare tutto indifferenziato.

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Per chi come me ha avuto la straordinaria fortuna di vivere l’esperienza della ludoteca, la notizia di intitolare finalmente il museo del giocattolo a Rosolino Trabona non può che riaccendere quelle emozioni vissute da piccolo e riscattare, almeno un poco, la memoria di una stagione di crescita di una intera generazione di bambini e bambine di Sezze grazie a due educatori formidabili come Rosolino e Farza De Angelis. Ancora oggi, molti di quei ragazzi, sono legati indissolubilmente da quei ricordi, da quei pomeriggi trascorsi a lavorare di fantasia e di mani abili presso i locali della ex Ludoteca Orso Rosso in via Del Castello, oppure al Monumento o nei quartieri durante la mitica Estate Setina. E poi chi potrà mai dimenticare il gemellaggio ed il viaggio a Montmorency in Francia nell’estate del 1990, la Torre Eiffel, l’incontro con l’allora sindaco di Parigi e la memorabile partita di calcio tra Sezze e Montmorency, mille e mille altri ricordi. Siamo stati dei bambini fortunati, lo siamo stati veramente grazie ad una coppia affiatata di educatori che hanno saputo crescere intere generazioni giocando, due amici che hanno saputo plasmare in noi la passione per il gioco, per la nostra città, per le nostre tradizioni e per la nostra storia. Poi con i primi anni del nuovo millennio, le amministrazioni comunali che si sono succedute, hanno iniziato a dare per scontato alcuni percorsi formativi e man mano l’indifferenza unita alla scarsa visione di una città che cambiava hanno dato il colpo di grazia ad un modello di sviluppo formativo unico in tutta Italia. Chi ha avuto il privilegio di frequentare la ludoteca comunale Orso Rosso, a distanza di 30 anni, porta ancora nel sangue quei valori unici che non dobbiamo disperdere e riesce a tradurre automaticamente nella sua memoria di bambino dei ricordi che si sono fatti esperienza di vita, praticità e ragionamento utile per ogni circostanza. Accogliamo allora con favore e con emozione l’avvio dei lavori della commissione capigruppo convocata dal presidente del consiglio comunale Enzo Eramo. La proposta, discussa venerdì scorso, ha visto tutti i consiglieri comunali di Sezze essere favorevoli e di portare a compimento questo atto di ricucitura storica con un periodo indimenticabile per Sezze. L’intitolazione del Museo del Giocattolo a Rosolino Trabona ripaga sicuramente in parte il vuoto ed il disinteresse degli anni passati e chi, in questi anni, e parlo dall’amico Farza, non ha smesso di studiare, non ha mai smesso di pubblicare libri e promuovere convegni in tutta Italia, e non ha smesso soprattutto di chiedere l’intitolazione del Museo al suo amico Rosolino.

 

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“I Docenti, gli alunni e le famiglie del Plesso scolastico di Melogrosso, uniti alla Preside Carolina Gargiulo, e al personale dell’Istituto Valerio Flacco, partecipano al dolore della famiglia di Sara Peloso. Inviano un messaggio di vicinanza in un momento così difficile, ricordando con simpatia e affetto il caro Giampiero”. Una breve nota, ma particolarmente sentita, diramata alla stampa per esprimere cordoglio e vicinanza alla studentessa e alla sua famiglia per la prematura morte di Giampiero Peloso, il 54 di Sezze trovato morto sulla collina dell’Arnalo dei Bufali nei pressi di Ceriara di Sezze lo scorso 15 gennaio. Giampiero, ricordato da tutti come una persona buona e generosa, ha lasciato un vuoto in chi lo ha conosciuto, tutti lo ricordano con affetto e stima, i colleghi dello Scuolabus, gli amici di sempre.

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