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Il prossimo 25 novembre sarà la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. L’amministrazione comunale di Sezze, le donne del consiglio e della Giunta, per questo importante appuntamento, hanno promosso una serie di eventi che si terranno nell’arco di tutta la settimana. Il 25 Novembre alle ore 10.30 i rappresentanti istituzionali incontreranno presso piazza Ferro di Cavallo gli alunni di Sezze i quali per l’occasione leggeranno brani, pensieri e poesie. Seguirà la lettura di una prosa da parte di Maria Giuseppina Campagna. Alle ore 17 verrà proiettato il film “Fiore del Deserto” presso i locali della biblioteca comunale. Altri film sul genere femminile saranno proiettati il 27 novembre, sempre alle ore 17:  “The help” nella scuola di Ceriara di Sezze, il 28 Novembre “Le donne del 6 piano” presso il centro sociale Calabresi e il 29 “la donna elettrica” presso il centro sociale di Sezze Scalo. Con la proiezione di queste pellicole l’amministrazione comunale vuole sensibilizzare su tale tematica i cittadini residenti  in quartieri periferici dove spesso il contatto con le istituzioni viene meno. La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani e una conseguenza della discriminazione nei confronti delle donne, nella legge e anche nella pratica, nonché delle persistenti disuguaglianze tra uomini e donne.

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In un clima collaborativo e distensivo, l’incontro tenutosi ieri tra il sindaco di Sezze e i comitati cittadini “Murodellatéra” e “Cittadini per Sezze” ha indubbiamente aperto nuovi scenari difficilmente pensabili da quelle che erano state le ultime dichiarazioni di Sergio Di Raimo in aula consigliare. E’ stato infatti lo stesso sindaco a voler chiarire alcuni passaggi e affermazioni fatte proprio in merito ai lavori sul Belvedere di Santa Maria, scusandosi anche con i presenti per “una frase infelice” proprio perché “non c’era la volontà di denigrare nessuno”, in riferimento al fatto che non saranno Cinquanta cittadini a condizionare le scelte dell’Ente. Nel suo intervento il sindaco ha fatto una panoramica di quello che è stato l’iter che dal 2018 fino ad oggi ha portato prima all’approvazione dei lavori e poi alla sospensione degli stessi da parte dell’Ufficio Tecnico. Pur restando convito che il monumento dedicato a San Lidano “sia una bella opera e che non andrà a depauperare il belvedere”, il primo cittadino ha aperto ai comitati dicendo che da parte sua “vuole che questa opera sia il più possibile condivisa e che non divida la città”.  Il sindaco stesso ha proposto di mediare con il donatore e primo committente dei lavori, Don Massimiliano Di Pastina, per un incontro con una delegazione dei comitati per rivedere la collocazione del monumento, perché come è stato definitivamente chiarito, nessuno è mai stato contro la Statua o contro qualcuno, ma solo a favore della tutela di un luogo storico e unico della nostra città. Il sindaco di Sezze quindi, mostrando sensibilità e disponibilità anche a tornare indietro sulla statua, ha chiesto all’assemblea dei presenti di recepire anche altre idee in modo da poter aprire al confronto il più possibile. Fondamentale è stato il faccia a faccia con i cittadini, a dimostrazione che oltre i social bisogna parlarsi a quattrocchi per capire e capirsi veramente bene. Fondamentale è stato il sentimento nelle argomentazioni espresso dai presenti e in primo luogo dai due relatori delegati dei comitati, Franco Abbenda per il “Murodellatèra” e Francesco Petrianni per “Cittadini per Sezze”.  Franco Abbenda, intervenuto dopo il sindaco, lo ha coinvolto parlando dell’intero complesso di Santa Maria e dei suoi legami con la comunità. “La nostra volontà  - ha detto - è di proteggere un bene paesaggistico che ha un impatto sulla cittadinanza immenso. Il Murodellatera è un luogo particolare per tutti. Esistono dei beni che proprio perché non sono di qualcuno non devono essere di nessuno. Il concetto di bene pubblico deve essere tutelato dal sindaco, fosse anche per un solo cittadino”. Importante dal punto di vista dell’iter tecnico l’intervento di Francesco Petrianni. Tra i diversi passaggi importanti il dirigente in pensione del comune di Sezze ha ricordato, snocciolando la norma applicata sui lavori iniziati e poi sospesi, che il parere tecnico ha confuso il termine urbanistico con il termine edilizio. “Il Piano Regolatore del Comune di Sezze - ha detto Petrianni - parla di piano particolareggiato del centro storico, e senza questo strumento non si può toccare lo stato delle cose. Infatti lo stesso tecnico afferma che si possono fare solo opere di conservazione e risanamento. Se il Comune di Sezze vuole fare un’opera di riqualificazione deve approvare un piano di riqualificazione con tutto un percorso diverso rispetto a quello è stato fatto”. Insomma una cosa è un attività edilizia, altra è una attività di urbanizzazione. Diversi infine i contributi dati dai presenti. Uno tra tutti. Il professor Alberto Filigenzi ha letto una lettera firmata dall’onorevole Lelio Grassucci, nella quale l’ex deputato e dirigente di partito chiede di non stravolgere un luogo anche e soprattutto per la sua importanza architettonica e artistica gotico-cistercense, realizzata nella semplicità, umiltà e povertà del nuovo monachesimo del tempo.

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Il consigliere comunale Mauro Calvano è riuscito, con tenacia ed impegno, a portare a casa un primo risultato. Dopo anni il disservizio per il grande bacino di utenza Enel di località Colli di Sezze sta per essere risolto. Ieri mattina, infatti, un nuovo ed importante sopralluogo del consigliere Calvano alla presenza dei responsabili Enel Maurizio Nobilia e Valerio Di Meo e di diversi residenti di località Colli di Suso. Un sopralluogo soprattutto utile per superare i disservizi causati dalla cabina elettrica presente e insufficiente perché sottodimensionata rispetto al carico che deve sostenere per il fabbisogno del popolare quartiere setino. La società si è impegnata ad installare su una area già individuata nel parco un nuovo micro box. “Con questa nuova cabina elettrica di dimensioni circa 2X2  – ha spiegato il consigliere Mauro Calvano - si risolverebbe definitivamente il problema dei distacchi nelle giornate normali dovute all’eccessivo assorbimento”. Il comitato che gestisce il parco dove verrà installata la nuova cabina ha dato massima disponibilità. L’Enel, invece, provvederà per sua competenza a realizzare il progetto e a richiedere la concessione di servitù dell’area. Calvano spiega però che resta sempre il problema dell’abbattimento dei cavi nel caso di eventi atmosferici violenti. "Un problema questo  - aggiunge l'avvocato Calvano - che si potrebbe purtroppo verificare ma che potrebbe essere superato solo da un investimento molto più grande e alla realizzazione di una “richiusura della linea” così da poter lasciare una parte attiva in caso di guasto mentre si interviene sull’altra".

 

Il consigliere comunale Avv. Mauro Calvano

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 Riportiamo integralmente la riflessione di Vittorio Accapezzato in merito alle dichiarazioni del sindaco di Sezze sul monumento di San Lidano che questa amministrazione comunale vuole edificare al centro dell'unico belvedere di Sezze.

 “Qui siamo 25mila abitanti e se 50 di questi sono contrari non possono pretendere di condizionare gli altri 24950”.  Parole dure e contrarie ai veri principi di democrazia popolare. È un linguaggio di retaggio di democrazia rappresentativa e non diretta. È da diverso tempo che la democrazia rappresentativa non funziona più.  Lo scollamento tra rappresentanti e rappresentati è aumentato notevolmente. L’epoca nella quale la democrazia rappresentativa riusciva a interpretare i bisogni della società è da tempo finita.  Oggi con i problemi non passano solo attraverso i rappresentanti eletti formalmente, ma attraverso una forma più democratica e partecipativa che vede il coinvolgimento diretto delle persone nelle decisioni che le riguardano.  In questi ultimi anni è cresciuta, in tante amministrazioni, l’attenzione nei confronti del coinvolgimento dei cittadini ai processi decisionali.  Infatti, lo scopo principale della democrazia partecipata è la capacità di ravvicinare l’atteggiamento delle istituzioni alle necessità dei cittadini, ma anche di migliorare l’efficienza della mansione pubblica rendendo il cittadino protagonista. La partecipazione diretta dei cittadini alle scelte di trasformazione non è solo una scelta politica o culturale, ma una componente importantissima nei processi di trasformazione urbana finalizzata alla coesione sociale, poiché la “città vera è quella degli abitanti che la vivono.  La democrazia partecipata è una risorsa per lo sviluppo e la coesione sociale. Con essa potranno essere prese in analisi le capacità, le professionalità dei cittadini e delle associazioni ottenendo un ruolo attivo e propositivo. Un’amministrazione comunale che si definisce democratica, deve promuovere la partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica del paese. Non deve mirare all’esercizio esclusivo del potere bensì alla collaborazione con la popolazione amministrata per una scelta condivisa.  Ci si resta delusi, sia dai modi utilizzati per scelte così importanti che hanno notevoli ricadute sul territorio di Sezze già martoriato da precedenti scelte dovute a vecchie e irrazionali logiche gestionali. La democrazia viene dal basso, non calata dall’alto. La forza motrice della vera democrazia è la partecipazione collettiva nel pieno rispetto delle regole.  Occorre attivare il processo partecipativo tra i cittadini e i governanti, affinché ci sia un rapporto diretto di confronto per una scelta partecipata e liberale in modo da raggiungere contributi importanti ai processi di decisioni e il riconoscimento del cittadino quale protagonista delle scelte relative alla sua comunità.

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Domenica, 17 Novembre 2019 06:47

Se si insegnasse la bellezza...

 

 

 

 

 

Una città non è solo un agglomerato di costruzioni, case affastellate e strade. La sua dimensione materiale ha valenza simbolica, identifica una appartenenza.

Una città è un corpo vivo, possiede il cuore di chi la abita, il respiro di chi la vive, è rete di relazioni, patrimonio di storie collettive ed esperienze personali, è cultura e saggezza sedimentate e in permanente divenire e crescita.

Una città è comunità, convivialità delle diversità da comporre in un comune sentire che esalta la pluralità e non l’annulla, come i tasselli di un mosaico che hanno ognuno la propria originalità, non sono meramente giustapposti ma ordinati in delicata armonica mescolanza: solo così acquistano significato e possono costruire l’insieme.

Nel nostro tempo la parola identità è assai di moda, è uno slogan abusato e per questo fuorviante, è declinata secondo schematismi che la contraddicono nell’essenza. L’identità è coscienza di sé, della propria storia, dei propri punti di forza, delle proprie qualità e potenzialità e anche dei propri limiti e debolezze, ma è al contempo un magma incandescente, in continua trasformazione che non teme di farsi relazione, di aprirsi e accogliere. Solo includendo cresce, si irrobustisce, si rinnova e ha futuro.

Sezze, noi siamo una comunità millenaria e portiamo la responsabilità di questa nostra storia. Possediamo ricchezze architettoniche, artistiche, culturali, lingua e tradizioni il cui valore sta innanzitutto nella loro originalità. Possiamo contare su una miniera inesauribile di intelligenze, autentiche eccellenze in diversi campi, cui attingere per costruire insieme la città del futuro. È una fortuna non potenziale ma in atto, che ci fa essere ciò che siamo e che potrebbe renderci migliori, se solo fossimo curatori avveduti e appassionati di quanto abbiamo ricevuto in prestito dai nostri figli.

Se tale coscienza la tramutassimo in campanilismo sciocco, in un nostalgico sguardo rivolto all’indietro o peggio in un identitarismo settario, ne facessimo un mero strumento di contrapposizione, rifiuto dell’alterità, negazione del diverso e al contempo esaltazione della nostra autoreferenzialità, faremmo un cattivo servizio alla nostra città poiché tali atteggiamenti portano solo ed inevitabilmente disgregazione. Tuttavia parimenti deleterie sono l’indifferenza e la noncuranza verso le nostre radici, la nostra cultura comunitaria, i suoi simboli visibili, i suoi significati e contenuti in relazione al nostro vivere quotidiano, atteggiamenti questi sempre più frequenti trasversalmente a tutte le generazioni, che rischiano di condurci allo smarrimento e alla fagocitazione in un indistinto senza valori e riferimenti.

Fa male al cuore leggere di deturpazioni compiute ai danni di alcuni tratti delle mura poligonali che cingono la nostra città, testimoni e simboli della nostra antica civiltà. Si sono alzate grida indignate, si è invocato un maggior controllo del territorio e la giusta punizione per i responsabili. Prese di posizione condivisibili. Tuttavia sarebbe ipocrita limitarsi a considerare questo singolo gesto, peraltro di sicuro una bravata di ragazzi colpevoli innanzitutto di essere diseducati al bello e al rispetto dei beni comuni, e non vedere nell’insistente e reiterata vandalizzazione del nostro territorio, nell’incuria e nella progressiva dissipazione del nostro patrimonio materiale e immateriale la causa prima e scatenante di quanto accaduto. A meno di voler ritenere i responsabili di questo atto degli  alieni, avulsi totalmente dalla realtà in cui viviamo, quanto accaduto è il risultato immediato e diretto del nostro fallimento educativo. 

Indiscutibilmente le istituzioni pubbliche hanno una responsabilità primaria nel salvaguardare, conservare e rendere fruibili le nostre bellezze ed occorre che mettano in campo un’azione coordinata e continuata nel tempo a tale fine. Dissuadere mediante i controlli e sanzionare sono un aspetto non secondario, ma è impensabile e impossibile militarizzare un intero territorio. Bisogna ripartire dalle nostre scelte personali. Biasimare e condannare gli autori delle scritte su quei sassi millenari non ha senso se poi ci autoassolviamo ogni qualvolta con gesti e scelte eclatanti o piccole e irrilevanti ci uniamo alla sistematica deturpazione di Sezze: una finestra allargata, uno scarico abusivo, l’abbandono sistematico dei rifiuti, il pensare che una strada sia stata riqualificata e ripavimentata non per restituire qualità del vivere alle persone la abitano, ma per renderci più agevole il parcheggio della nostra auto fin sotto casa. E l’elenco potrebbe essere infinito, lo sappiamo bene.

Sezze ha bisogno non di bravi predicatori, ma di testimoni, capaci di tradurre l’amore per il bello e per la nostra storia, declamato con la bocca, in azioni e scelte quotidiane coerenti e conseguenti.

Ragionando e riflettendo sono riaffiorate nella mia memoria le parole di un grande italiano poco conosciuto, Peppino Impastato, giornalista, scrittore, poeta, attivista, ucciso dalla mafia a Cinisi (Palermo) in un finto incidente il 09 maggio 1978. “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. E’ per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.

Lo strumento educativo più efficace è l’esempio.

Il Guglietto (foto Walter Salvatori)

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Con una nota istituzionale il presidente del consiglio comunale di Sezze, Enzo Eramo, ed il sindaco, Sergio Di Raimo, intervengono in merito alle dichiarazioni di questi giorni da parte di rappresentati delle istituzioni scolastiche nei confronti del consigliere comunale Serafino Di Palma dopo l'ultimo consiglio comunale. Riportiamo integralmente la nota inviata da via Diaz. "E' nostro dovere evidenziare alcune riflessioni - affermano - Non esiste una gerarchia delle istituzioni e in particolare tra la rappresentanza della comunità comunale, il consiglio, e dirigenti scolastici. Ciascuna, nel proprio ambito, è sovrana. Esiste, questo sì, il bene comune che ci vede tutti nello stesso vincolo. Intendiamo con vincolo l'obiettivo di fare il meglio che possiamo per la nostra gente, ed in particolare quando parliamo di ragazzi e di sicurezza pubblica. Scuola, Comune, societa' civile non debbono cercare protagonismi esclusivi, non debbono rivendicare primogeniture,  ma contribuire alle soluzioni. Il male non polemizza mai al suo interno, se lo fa il bene perdiamo tutti. Rappresentiamo una assemblea sovrana e garantiamo il diritto di ciascuno dei suoi membri di dare la propria opinione anche ardita. Non è consentito ad alcuno di censurare questa libertà e/o quella di poter votare liberamente qualsiasi atto senza pressione alcuna. Ciò non di meno, noi rappresentati del popolo sovrano dobbiamo rispettare l'autonomia degli altri attori istituzionali, rigorosamente. Oggi, come sempre, questa istituzione comunale e le strutture scolastiche, con tutti i suoi operatori, sono coesi nel far crescere la gioventù setina e con l'obiettivo di far vivere in sicurezza tutti i suoi cittadini".

Serafino Di Palma

 

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Una cerimonia sobria, molto sentita, profonda, accompagnata delle dolci melodie di un violino si è tenuta ieri mattina presso l'Aula Magna dell'Istituto Pacifici e De Magistris di Sezze. La dirigente scolastica Anna Giorgi ha consegnato ai genitori di Francesca Venditti il diploma di maturità che la giovane ragazza di Sezze non ha potuto conseguire per l’improvvisa morte avvenuta la mattina del 9 aprile scorso presso la sua abitazione a causa di un malore. La studentessa di scienze umane aveva solo 18 anni e quella mattina la sua vita si è spenta tra le braccia della mamma. Ieri la cerimonia di consegna del diploma alla presenza dei genitori, dei professori, dei compagni di classe e del sindaco di Sezze. Un diploma alla memoria di una ragazza molto amata, ricordata con affetto per la sua voglia di vivere, per la sua bontà e sensibilità.

 

Francesca Venditti

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Nuove discariche in periferia. Il coordinatore della Lega di Sezze, Roberto Reginaldi, attacca il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo sui social pubblicando foto di rifiuti abbandonati in via Cerreta, località Crocemoschitto a Sezze e foto di eternit in località Quarto La Macchia sempre a Sezze. Sarcasticamente Reginaldi riporta una citazione del primo cittadino: “Sezze è un paese abbastanza pulito”.  Il leghista rincara la dose poco dopo condividendo sempre sui social un video dove si vede un topo di grandi dimensioni fermo su via Roma in pieno centro storico, apostrofando il filmato con il seguente post : “ Sezze paese della Sacra Passione di Cristo, della Sagra del Carciofo, delle Baby Gang fantasme, del cimitero a luci rosse e delle “zoccole” nei vicoli”.  Insomma i social sempre più veicolo di denuncia senza freni, strumento sicuramente utile ma spesso cassa di risonanza di malcontento e di polemiche inutili se non accompagnate da proposte e soluzioni concrete. In tal caso però i disagi e i fenomeni denunciati sono reali e in molti casi vengono totalmente trascurati e sottovalutati.

 

 

 

 

Roberto Reginaldi

 

Eternit a Quarto La Macchia

Topi in via Roma

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Un campo di calcio di periferia. Un gruppo di ragazzi rincorre un pallone. Un allenatore insegna loro i valori dello sport, il rispetto dell’avversario, la lealtà, le regole e i movimenti. I ragazzi guardano ai grandi idoli del calcio e sperano un giorno di poterne imitare prodezze e traguardi. Sogni di ragazzi. Allenamento dopo allenamento il mister li vede crescere: è fiero dei loro progressi. Il suo obiettivo è creare un gruppo e valorizzare talenti e capacità. La partita settimanale è un appuntamento importante. L’allenatore la prepara con cura, sceglie gli undici titolari, mentre gli altri staranno in panchina. È calcio dilettantistico, amatoriale. Una apparente noiosa normalità. Un papà e una mamma accompagnano regolarmente all’allenamento il figlio. Forse nutrono grandi aspettative o forse semplicemente vorrebbero vederlo sgambettare in campo tra i titolari della squadra almeno una volta. L’allenatore il loro ragazzo però sembra proprio non vederlo: non sarà Pelè, Maradona o Ronaldo (decidete voi liberamente quale) o magari Messi ma una maglia da titolare la merita. È da qualche tempo perciò che covano una rabbia cieca contro l’allenatore. È inverno, è sera. La coppia aspetta la fine dell’allenamento per riportare a casa il ragazzo. La rabbia a lungo covata esplode. Vandalizzano la macchina dell’allenatore. Così impara a trascurare loro figlio. Le telecamere di una banca riprendono la scena e inchiodano la coppia, che si ritrova a dover fare i conti con la giustizia per quella stupida bravata. Un fatto vero.

Fermiamoci un momento e riflettiamo.

Baby gang, bullismo, ribellismo adolescenziale estremizzato, devianza minorile e giovanile, uso di stupefacenti e alcool richiedono risposte e progettualità efficaci dalle istituzioni. Reprimere e sanzionare è necessario, ma da sole sono soluzioni insufficienti e soprattutto inefficaci. Occorrono cultura e servizi. I centri di aggregazione sul territorio in grado di integrare e coinvolgere, di aiutare lo sviluppo e la realizzazione dei progetti personali, di valorizzare doti e intelligenze sono la risposta giusta. Associazioni culturali, gruppi musicali e teatrali, parrocchie, ludoteca, società sportive, servizi sociali hanno un ruolo importantissimo e vanno sostenuti. La scuola è poi centrale e insostituibile non solo per trasmettere il sapere, ma anche per la lotta alla dispersione scolastica e l’integrazione. Tutto giusto, tutto vero, tutto indispensabile e urgente. Tuttavia la vicenda del giovane calciatore e dei suoi genitori, pur non raccontandoci una ordinarietà, certo palesa un sintomo, rivela una fragilità e ci sollecita a ragionare su ruolo ed esercizio della genitorialità. La famiglia è insostituibile nel processo di costruzione della personalità dei ragazzi, ma assistiamo ad un suo progressivo indebolimento non derivante solo dal superamento in atto della concezione naturale dei legami familiari. La penetrazione al suo interno del mito del successo e del profitto ad ogni costo, del soddisfacimento d’ogni desiderio senza limiti ne stanno minando il ruolo educativo, facendo passare la convinzione che tutto è accessibile senza sforzo: l’amore, il sesso, il desiderio, il denaro. Le figure genitoriali sono sempre più evanescenti, liquide, assenti. Nella cultura dominante che vede e propone la felicità in oggetti effimeri che vanno di continuo sostituiti con oggetti nuovi, hanno difficoltà a dire dei no, a far vivere ai figli l’esperienza del limite quando tutto intorno ci sono solo dei sì e tutto si consuma velocemente. Il compito educativo viene aggirato nel nome della felicità dei figli che solitamente corrisponde a fargli fare tutto quello che vogliono e la presenza, la vicinanza, l’amore si riducono alla soddisfazione materiale. La solitudine e i comportamenti dei ragazzi derivano dalla difficoltà educativa dei genitori, i quali o si perdono nello stesso mare dei figli in una regressione ad una immaturità spensierata e in una fuga dalla propria responsabilità, oppure sono pronti a difendere sempre e comunque le ragioni inconsistenti dei figli di fronte agli altri o alle prime difficoltà che la vita impone. Prova di ciò è il sospetto con il quale molti genitori osservano gli insegnanti che si permettono di giudicare negativamente i loro figli o di sottoporli a provvedimenti disciplinari, arrivando persino all’aggressione verbale e fisica.

Il confronto e il dialogo con i ragazzi e i giovani è indispensabile, a patto che questo non significhi dettare loro la nostra verità. Essi hanno bisogno di maestri testimoni, di qualcuno cioè che mostra, attraverso la propria vita. Il miglior modo per trasmettere l’amore è amare. Il miglior modo per trasmettere un sapere vivo è la vitalità di chi lo insegna. Il miglior modo di trasmettere valori, idee e progettualità è l’incarnazione, non nascondendo le difficoltà e i limiti inevitabili.

Pensare allora ad una progettualità diretta a recuperare il senso perduto in tanti del proprio essere madri e padri forse non sarebbe una cattiva idea.

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Vittorio Accapezzato ha scritto e inviato una lettera al presidente del consiglio comunale di Sezze Enzo Eramo in merito ai fatti di vandalismo avvenuti nel nostro centro da parte, probabilmente, di alcuni ragazzi. Proprio per oggi è stato convocato un consiglio comunale alle ore 18, richiesto delle consigliere comunali per affrontare la vicenda. Nella lettera l'ex amministratore della città scrive: " Al di là delle legittime posizioni politiche e delle opinioni dei singoli cittadini, è innegabile che sia necessaria un’azione che avverta alle proprie responsabilità, ogni istituzione e ogni singolo cittadino. Da queste peculiarità scaturisce la mia costante attenzione verso le istituzioni pubbliche ed in particolare verso il Comune ed i suoi amministratori, che mi auguro diano sempre più concretezza e spessore al principio di sussidiarietà e di effettiva valorizzazione delle esigenze dei cittadini e del territorio in cui vivono. L’episodio che si è verificato il 2 ottobre ad opera di un gruppo di ragazzi adolescenti, mi lascia un forte dispiacere perché la violenza e la microcriminalità non fanno parte della nostra Sezze e del nostro vivere civile. La vicenda rivela di comportamenti e gesti che, condanno fortemente e che non si possono in alcun modo sostenere o trascurare. Non siamo di fronte a baby gang, non utilizziamo parole forti e improprie come ‘baby gang che evocano disprezzo e spingono all’emulazione. Facciamo attenzione a non creare falsi allarmi perché quando si parla di ‘baby gang’ si intende un fenomeno strutturato e organizzato, non esistente nel nostro territorio. I problemi delle baby gang non nascono all’improvviso, hanno alle spalle un lungo periodo di gestazione. Qui a Sezze non è così per fortuna. Non si tratta di microcriminalità, quanto piuttosto di ragazzini senza limiti, incapaci di capire ciò che è bene e ciò che è male. Le gangs, presentano caratteristiche esistenziali diverse e criminose. Gli avvenimenti accaduti al nostro centro sono le cosiddette bravate giovanili. A mio parere - si legge ancora nella lettera - si tratta in prevalenza di gruppi di giovani annoiati che cercano di impegnare il tempo per potersi divertire. Credo che non dobbiamo premiarli per queste azioni inconsapevoli. Nemmeno però serve colpevolizzarli se prima non abbiamo insegnato loro cosa sono le regole e come si rispettano. Ai miei tempi i genitori le chiamavano brutte compagnie. Oggi, epoca moderna abbiamo sostituito cattive compagnie con un termine forte inglese baby gang che da noi non corrisponde al significato americano. In effetti, qui a Sezze, non sono baby gang ma solo gruppi d i giovanissimi che non provengono da realtà degradate e marginate, né da famiglie problematiche". Per Accapezzato occorre porsi della domande. Cosa manca a questi ragazzi? "La realtà è che questi giovani, non hanno stimoli, ideali, ideologie, amicizie, rapporti di vicinato, valori o qualcosa in cui credere. La mancanza di punti di riferimento stabili, dal vuoto dei valori sociali in braccetto con la noia, madre dei vizi. portano l’adolescente giorno dopo giorno alla devianza". Secondo Accapezzato l’amministrazione comunale deve attivare un progetto di “Sezze Sicura”, con l’intento di "prendere iniziative preventive e protettive nei confronti della popolazione minorile, con la creazione di uno “sportello di aiuto giovanile”, affiancato da operatori sociali, che miri al miglioramento delle varie realtà sociali che circondano i giovani e ad una maggiore qualificazione di quest’ultimi".

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