Alessandro Mattei
Sul futuro dell'Anfiteatro occorre condivisione, serve un'Agorà
E’ notizia di pochi giorni fa dell’approvazione da parte della Regione Lazio di un finanziamento di 2 milioni di euro per il completamento del Teatro Sacro di Sezze, meglio conosciuto come Anfiteatro. Il progetto è stato inserito tra le opere finanziate dal Fondo Sviluppo e Coesione 2021-2027. La notizia ha fatto discutere e acceso riflessioni sul futuro di una struttura tanto cara alla città e rimasta sepolta tra le erbacce per troppi anni. Tra le riflessioni, quella del prof. Alberto Filigenzi punta a non escludere ancora una volta il confronto con la comunità, con i cittadini come già avvenuto in passato e recentemente. Il professore in pensione invita dunque gli amministratori locali a non trincerarsi dentro le segrete stanze ma ad aprirsi ad un confronto con le associazioni e con la comunità per capire quale ruolo dovrà avere questa struttura in futuro. E' già accaduto che la mancata partecipazione della città abbia generato polemiche e malcontenti, fino ad arrivare a spaccature profonde e divisioni che una maggiore sensibilità avrebbe sicuramente evitato. “A tempi tecnici lunghi di ultimazione (si parla del 2031) non possono corrispondere altrettanti di partecipazione . Quel che è fondamentale - afferma Filigenzi -non è ormai quando sarà finito (sono passati ben 22 anni dal 2003) ma cosa si intende fare: un doppione un po’ più grande del Mario Costa? Oppure un' area scoperta per spettacoli all'aperto con le necessarie strutture di servizio, ripristinando, per quanto possibile, le storiche scalinate di Piacentini? Il 2031 è lontano ma il momento delle decisioni (progetto esecutivo) è vicino. Non stiamo a guardare – sottolinea Filigenzi - occorre un' Agorà cui partecipino associazioni, gruppi spontanei di interesse per riscattare 23 anni di abbandono. Anche il nobile passato dell'Associazione della Passione lo chiede”.
I bimbi de "Lo Scarabocchio" decorano l'albero dei Carabinieri di Sezze
Una nuova e significativa esperienza per gli alunni dell’asilo nido “Lo Scarabocchio” di Sezze. Ieri i piccoli alunni della classe d'infanzia hanno preso parte alla bella iniziativa organizzata dalla cooperativa sociale setina sotto la guida delle maestre Cristina Iudicone e Noemi Marchetti. Gli alunni infatti sono stati accolti come ospiti speciali dalla caserma dei Carabinieri di Sezze per addobbare l'albero di Natale e vivere una esperienza formativa con i militari dell’Arma.
L’evento denominato “Decoriamo il Natale” è stato il risultato di un lavoro iniziato in classe e concluso in caserma dove gli alunni hanno decorato l’albero con tante palline di Natale realizzate con le loro manine operose attraverso la tecnica dell'incollo e del decoro d'ispirazione Montessori.
“Ogni pallina è diversa ed unica perché' ogni alunno dal vassoio preparato con cura dalle maestre ha scelto autonomamente la forma natalizia preferita - ci ha spiegato l’educatrice Cristina Iudicone - e su ogni pallina è stata scritta la frase scelta dal bambino per descrivere il significato del Natale. Poi con l'aiuto dei carabinieri le palline sono state appese al grande albero all'ingresso in un clima festoso e allegro. Abbiamo poi consumato insieme una piacevole merenda natalizia. Lavorare sulla manualità, sulla libera scelta del bambino, sull'autonomia e sulla relazione con importanti realtà presenti sul territorio facendo sperimentare ai nostri bimbi il mondo esterno in tutte le sue caratteristiche sono alcuni dei principi cardini della nostra scuola”.
Come spiegano gli psicologi la rappresentazione simbolica del Natale per i bambini è un passaggio fondamentale di crescita in quanto ogni bambino ha il diritto di credere in un mondo magico che rappresenti proprio molti aspetti legati ai ricordi dell’infanzia, in un ambiente familiare unico e di desiderio.
E allora grazie a “Lo Scarabocchio” di Sezze anche per esperienza e grazie ai militari dell’Arma di Sezze guidati dal comandante di Stazione Gaetano Borrelli per aver fatto vivere questo momento ai piccoli alunni.
Alcune foto dell'evento di ieri.
Sezze è una, non ci sono Guelfi e Ghibellini. L'invito al confronto
In questi giorni la comunità sta assistendo ad una nuova guerra tra partiti e fazioni opposte, tra cittadini e amministratori. Al centro del dibattito, questa volta, il centro sociale dello Scalo e il Centro per l’Impiego. In atto un aspro conflitto a colpi di comunicati stampa e insulti vari sui social, divenuti ormai piazze virtuali di sfogo e vomitorium generale. Una rivalità tra due comunità, quella di Sezze e Sezze Scalo, per qualcuno Sezze Alto e Sezze Basso, che si vuole o si sta cercando di acuire ed esacerbare ad arte, facendo sconfinare così le rivalità oltre i confini della politica. Sembra di assistere alla lotta intestina tra le casate dei Guelfi e Ghibellini della Firenze del XIV secolo, quando i bollori e le tensioni politiche sfociarono in divergenze di fedeltà, di identità e quindi di influenze dirette sulla comunità, sulle arti e sulla cultura.
Niente di più deleterio e dannoso per tutti e per Sezze che resta unica e inseparabile. Niente di più sbagliato per una comunità già seriamente in difficoltà per i tanti problemi che ci sono. Niente di più ingiusto per chi è costretto a subire tutto ciò.
L’invito che mi permetto di fare è quello di trovare un terreno di confronto, di sforzarsi per il bene di tutti; è quello di fare un passo indietro per farne poi due in avanti, ma nella stessa direzione. Restare fermi sulle barricate non giova a nessuno, brandire il bastone dell'orgoglio non serve e non è servito come la storia di questa città ci ha già insegnato. La politica deve ascoltare i cittadini, deve evitare categoricamente di mettersi su un piedistallo, non deve rincorrerli, mentre i cittadini devono fare la loro parte collaborando e diventando strumenti attivi di partecipazione. L'ascolto reciproco è sempre stato un atto di generosità che non possiamo non permetterci. Coltivare il confronto è oggi un atto necessario, imprescindibile e doveroso. Spero che queste poche parole non restino vane.
La festa dell'albero a "Lo Scarabocchio" di Sezze
Tanta gioia, colori, musica, animazione, condivisione e valori. La Festa dell’Albero, tenutasi oggi presso l’Asilo nido e scuola d’Infanzia “Lo Scarabocchio” di Sezze, è stata questo e molto altro. I bambini hanno vissuto momenti indimenticabili e di crescita, grazie ad un evento organizzato proprio per loro e anticipato da una programmazione fatta di laboratori creativi e ludici. La Festa dell’Albero quest’anno si è svolta in collaborazione con Fabrizio Paladinelli di Legambiente, il quale ha messo a dimora, nel giardino della scuola di via Roccagorga, un albero di ulivo insieme ai piccoli alunni, nell’ottica di una didattica volta a far sviluppare ai bambini nuove forme di conoscenze. I bambini sono arrivati preparati all’appuntamento grazie ad altre attività che si sono svolte durante la settimana, attività quali canti, racconti, disegno e mani abili, “per far capire al bambino– spiega la psicologa Cristina Iudicone, coordinatrice dell'infanzia – l’importanza dell’albero come essere vivente che dona salute al nostro pianeta”. Un laboratorio a tema è stato svolto da Sara Mele Lopez hobbista del luogo e pittrice di ciottoli e all'organizzazione generale hanno preso parte anche Sara Celani, Noemi Marchetti e Naomi Ladelfa.
Insomma una grande festa che dà valore all’ambiente, al rispetto e alla collaborazione tra bambini e adulti. “Lo Scarabocchio” è una scuola di ispirazione Montessori in cui viene favorita la liberà del bambino ed è stata fondata da Cristina Iudicone e Daria Marchionne. In pieno Covid le educatrici hanno preso in gestione la struttura realizzando il loro sogno. “Nella nostra scuola – aggiunge la Iudicone – le educatrici e le maestre seguono il bambino nella loro crescita in maniera naturale e lo supportano nell’apprendimento in modo spontaneo, il bambino ha tutto il materiale a disposizione e lavora in maniera autonoma e indipendente”.
Crescere in un ambiente didattico ed educativo valido è fondamentale per il futuro di una persona che si fa comunità, soprattutto quando gli ambienti diventano anche un’appendice della famiglia.