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Sabato, 06 Gennaio 2024 22:33

Fratelli col botto

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Le persone normali trascorrono il capodanno tra amici ed in allegria, al ristorante o in casa, al teatro o ad un concerto. Allo scoccare della mezzanotte si stappa una bottiglia di spumante, si brinda al nuovo anno e ci si scambiano baci ed abbracci. Il capodanno dei Fratelli d'Italia invece è con il botto e non in senso metaforico…..
 
Il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, nei mesi scorsi protagonista insieme a Giovanni Donzelli del dossieraggio contro quattro deputati del PD, i quali erano andati a visitare nel carcere di Bancali Alfredo Cospito in sciopero della fame, aveva deciso di festeggiare capodanno nella sede della Pro Loco di Rosazza, un paesino in provincia di Biella, dove è sindaca la sorella, Francesca Delmastro. Essendo un quasi ministro famoso, lo accompagnavano gli agenti della scorta. Alla festa erano stati invitati diversi poliziotti della penitenziaria, ossia personale sottoposto alla sua direzione, ei loro familiari. E già questa è una bella anomalia.
 
Il deputato vercellese di Fratelli d'Italia, Emanuele Pozzolo, già segretario locale di Azione Giovani,  delmastriano della prima ora , dopo aver cenato in famiglia, in tarda serata si è unito alla festa nella sede della Pro Loco e nel corso dei festeggiamenti, preso dall'euforia, ha tirato fuori una pistola. Come un qualsiasi bullo da quattro soldi, uso a salutare il nuovo anno con botti e pistolettate, ha sparato ferendo il genero di un agente della scorta del sottosegretario. Luca Campana, l'uomo rimasto ferito, dopo qualche giorno ha presentato querela contro il deputato ed ha smentito la ricostruzione dell'accaduto data dal parlamentare: non è vero che ha raccolto da terra l'arma e si ferito da solo. Il colpo è partito mentre Pozzolo aveva l'arma in mano. La versione di Campana è stata confermata da un poliziotto presente alla festa, il quale ha precisato che Pozzolo è arrivato a fine serata, era allegro, ha tirato fuori la pistola senza che nessuno glielo avesse chiesto e all'improvviso è partito il colpo.
 
Spetterà alla magistratura ricostruire esattamente come sono andati i fatti ed accertare le responsabilità di Pozzolo e di alcuni agenti che avrebbero dovuto, a detta di alcune testimonianze, anche loro esploso dei colpi di pistola alla mezzanotte.
 
Pur volendo mettere in campo ogni sforzo di garantismo e prudenza sul percorso giudiziario, è evidente a tutti che la notte di San Silvestro, con il suo comportamento, Pozzolo ha dimostrato la propria inadeguatezza a ricoprire il ruolo di rappresentante dei cittadini, avendo agito in completo spregio dell'articolo 54 della Costituzione della Repubblica, secondo il quale: « I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore ».
 
Non può certo definirsi una scelta disciplinata ed onorevole portarsi dietro una  pistoletta da borsa  ad una festa cui partecipano famiglie e minori, oltre che un sottosegretario del governo sotto scorta e suo compagno di partito, Andrea Delmastro Delle Vedove, ancor più poi che dal  revolverino  è partito un colpo che ha ferito una persona, per fortuna in modo lieve. Se a ciò si aggiunge che Emanuele Pozzolo ha pensato bene di invocare per sé l'immunità parlamentare, istituto serio che nasce per proteggere la libertà politica degli eletti e non per evitare le conseguenze di comportamenti individuali tanto bizzarri quanto inqualificabili, e soltanto in un secondo Al momento si è reso disponibile a fornire i necessari chiarimenti ea sottoporsi agli accertamenti, il quadro che emerge è davvero desolante.
 
Peraltro con il passare dei giorni stanno emergendo sempre nuovi elementi che aiutano a chiarire questa pericolosa e grottesca vicenda e rendono indubbio che Pozzolo dovrebbe unicamente avvertire il dovere morale, in condivisione con la propria comunità politica, di dimettersi da parlamentare e non restare ad aspettare che il primo partito nazionale, cui appartiene, adotti i provvedimenti per ora solo evocati dalla Presidente del Consiglio nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno, tenutasi l’altro giorno.
 
Nessuno vuole infierire sul deputato di FdI e tantomeno trasformarlo in una sorta di capro espiatorio funzionale a colpire Giorgia Meloni, il suo governo e la maggioranza che lo sostiene. In gioco c’è qualcosa di ben più importante e precisamente il prendere sul serio il dettato dell’articolo 54 della Costituzione. Tale norma è chiara nell’indicare cosa significa essere classe dirigente affidabile e responsabile di un paese democratico e tutti devono rispettarla nello spirito e nella lettera. Aggirare la questione e sfuggire ad una decisione da parte sia della camera di appartenenza sia del partito in cui Pozzolo è stato eletto, significa solo svilire il senso della rappresentanza e della funzione legislativa esercitata dai parlamentari.
 
Giorgia Meloni, prima presidente del Consiglio di destra destra, che ripetutamente ha rivendicato il possesso di tutti i titoli del suo mondo per guidare l’Italia, ha ora l’opportunità di spiegare proprio a questo suo mondo, in modo chiaro e senza equivoci, quali sono le responsabilità che derivano dall’esercizio del potere e quali sono i comportamenti inammissibili ed intollerabili, liberandosi non solo dei fantasmi del passato, ma anche delle contraddizioni del presente. Pozzolo politicamente le incarna tutte queste contraddizioni, dall’ideologia no-vax alla cultura delle armi, fino ad arrivare alla facilità con cui scade nelle provocazioni sui social. Finora la Presidente del Consiglio non ha avvertito il dovere di assumere decisioni forti di fronte a comportamenti inappropriati, sconvenienti e al limite del rispetto delle regole democratiche di diversi esponenti della sua maggioranza. Furbescamente si è limitata ad ammonimenti bonari, con l’intento di sfruttare le scorribande di questi suoi sodali fuori dal politicamente corretto per orientare gli umori degli elettori e non è stata sfiorata minimamente dall’idea di mettere mano al partito per ripulirlo da presenze ingombranti per timore di scoprirsi a destra.
 
Il tempo dell'attendismo e dei tatticismi però è finito e il senso della regressione costante, della faciloneria, dell'arroganza ostentata da tanti esponenti della maggioranza richiedono un segnale forte. Il caso Pozzolo potrebbe essere anzi l'occasione per segnare un cambio di passo indispensabile per tutta la politica, senza distinzione di colore e schieramenti, per iniziare, dopo una lunga fase di rincorsa verso il basso, una competizione al rialzo.
 
I dubbi che possano accadere sono molti, ma la speranza è l'ultima a morire.

Riceviamo e pubblichiamo.

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Buongiorno, vi scriviamo con la speranza di portare alla luce ciò che sta accadendo in questi mesi a migliaia di docenti precari in Italia. E’ una vera e propria richiesta di aiuto. Quasi nessuno ne parla, ma ciò che stiamo vivendo, ha dell’assurdo! NON DOVREBBE ESSERE ASSOLUTAMENTE ACCETTABILE nel 2024 e, a maggior ragione in un Paese civile, non dovrebbe MAI accadere. Vi raccontiamo… Molti di noi hanno preso servizio presso istituti statali a settembre/ottobre 2023 e da allora NON ABBIAMO MAI ricevuto lo stipendio. EBBENE SI, LAVORIAMO GRATIS DA QUASI 5 MESI.

Siamo stati lasciati allo sbaraglio a sostenere una marea di disagi, quali:

1)bollette inevase;

2) rate di varia natura;

3) canoni di affitto;

4) spesa per il vivere quotidiano;

5) abbonamenti vari per trasporto pubblico;

6) carburante per recarsi sul posto di lavoro laddove le località da raggiungere non sono collegate o sono mal collegate.

In queste settimane abbiamo letto decine e decine di post di colleghi i quali: 1) non sanno più come sfamare la famiglia; 2) sono costretti a chiedere prestiti alle loro famiglie o ai loro amici per pagare 2.1) mutui; 2.2) visite e spese sanitarie; 2.3) abbonamenti per il trasporto pubblico necessari per raggiungere il posto di lavoro; 2.4) il carburante necessario per raggiungere il posto di lavoro; 2.4.1) si tenga presente che molte località, come ad esempio Terracina, non sono facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici.

Nel frattempo, vengono finanziati progetti, Tutor e quant'altro anziché risolvere quest'annoso problema che da anni trafigge la categoria dei docenti precari. Abbiamo cercato di capire le varie fasi contattando i soggetti interessati: secondo le Ragionerie territoriali bisogna contattare NOIPA o le scuole, secondo i DSGA delle scuole e NOIPA non si possono autorizzare i pagamenti fino a quando risulta l'incapienza dei fondi nei capitoli di spesa. Pertanto, la sopravvivenza e la dignità di milioni di docenti precari dipende dal MIUR che prima li assume e poi non riesce a rispettare le condizioni contrattuali non essendo in grado di reintegrare nei termini di legge la disponibilità dei fondi nei rispettivi capitoli di bilancio Siamo lavoratori onesti e lo Stato non dovrebbe mai permettere di farci vivere in questo modo. Ogni mattina ci alziamo e andiamo a lavoro, come tutti gli altri (MA NOI GRATIS). Siamo professionisti, abbiamo pagato tasse universitarie salate per conseguire il titolo di studio, abbiamo investito i nostri soldi per l’ulteriore conseguimento di titoli e accesso ai concorsi.

E IL RISULTATO? SIAMO UMILIATI DA UNO STATO CHE CI LASCIA IL CONTO IN ROSSO, UNO STATO CHE CI COSTRINGE ALL’UMILIAZIONE DI CHIEDERE SOLDI IN PRESTITO, ALLA RABBIA DI NON POTER SOSTENERE ALCUN TIPO DI SPESA, ALLA PAURA DI NON POTERCI PERMETTERE UN CONTROLLO MEDICO, DI COMPRARCI UN FARMACO, AL FALLIMENTO DI DOVER NEGARE UN GIOCATTOLO AL PROPRIO FIGLIO. VENIAMO RIPAGATAI con una vita piena di umiliazioni morali che fiaccano lo spirito e il fisico. Ci sentiamo abbandonati, distrutti, umiliati. L’ 8 gennaio p.v. la maggioranza di noi, fiaccati nell’animo, non potrà raggiungere il posto di lavoro per motivi materiali. Le feste appena passate, per la maggioranza di noi, sono state un vero dramma. CON QUALE SPIRITO RITORNEREMO IN CLASSE L’8 GENNAIO? MI CORREGGO, OLTRE ALL’UMORE, CON QUALI SOLDI PER FAR BENZINA RITORNEREMO IN CLASSE L’8 GENNAIO? IMMAGINATE IL NATALE CHE ABBIAMO VISSUTO…IMMAGINATE LA RABBIA DI AVERE LE TASCHE VUOTE PUR FACENDO UN LAVORO ONESTO… E’ davvero una situazione INACCETTABILE! Vergognosa. Nessuno ne parla, nessuno ci tutela. Vi scriviamo con la speranza che qualcuno di voi ci tenda la mano e porti alla luce questa situazione e TUTTO CIÒ CHE STA ACCADENDO E TUTTO CIO’ CHE STIAMO AMARAMENTE VIVENDO.

A tal proposito io ed un collega abbiamo creato, da poco, un gruppo Facebook dove invitiamo tutti i colleghi italiani a scrivere ciò che stanno vivendo e hanno vissuto in questi terribili mesi. La pagina si chiama “Noi precari senza stipendio e diritti!” e sullastessa si puo’ iniziare a leggere qualche testimonianza al riguardo. I messaggi che ho letto sono strazianti e in essi traspare tutta la disperazione, l’umiliazione di chi ama il proprio lavoro espletato con dedizione e capacità. LEGGERE TALI POST FA MALE, SI STRINGE DAVVERO IL CUORE: TRA LE RIGHE SI LEGGE LA DISPERAZIONE, LA RASSEGNAZIONE, L’UMILIAZIONE DI CHI AMA IL PROPRIO LAVORO, LO PRATICA CON DEDIZIONE E AMORE MA HA LE TASCHE COMPLETAMENTE VUOTE ORMAI…DOPO 4 MESI SENZA RICEVERE RETRIBUZIONE. Siamo precari, ma ciò non è sinonimo di nullità. Anzi, noi sostituiamo colleghi garantendo continuità e stabilità agli studenti. Eseguiamo lo stesso lavoro degli altri e dovremmo avere gli stessi diritti degli altri. Siamo davvero al limite, vi chiediamo, per favore e con il cuore, di aiutarci. Dateci voce…voi che potete.

Con affetto e tanta speranza, Chiara De Nuccio, Campoli Dante Luca, Monica Vercelli Prof precari della scuola italiana

Giovedì, 04 Gennaio 2024 11:10

Qualcuno ha intravisto il Pd di Sezze?

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Anno nuovo vita nuova. La geografia politica setina ne dovrebbe tenere conto, soprattutto per quei partiti che oggi governano la nostra città, per chi sta all’opposizione e per chi dovrebbe lavorare per ricostruire. Tra questi il Partito Democratico di Sezze, da mesi e mesi diventato un fantasma, quasi immerso nella nebbia, sulle nuvole. Dopo l’ultimo tentativo di mettere su una segreteria eterodiretta, quello che per decenni è stato il più grande partito della città con un numero di iscritti e tessere che spaventava le direzioni provinciali, oggi è diventato una scatoletta vuota, senza contenuti, idee e progetti. Esiste un segretario? Esiste ancora una segreteria? Il direttivo si riunisce? Domande alle quali è meglio non avere risposte. La parabola del Pd degli ultimi anni è da archiviare, e a dirlo sono gli ultimi rappresentanti storici del partito. Chi ha voluto dare le carte nell’ultimo periodo si è ritrovato isolato: detto diversamente il re è nudo. L’unica speranza che si intravede è quella dei giovani democratici che con passione vorrebbero ripartire dalle ceneri di un partito dilaniato da correnti e da altezzose prese di posizioni. Lasciamo lavorare i giovani senza condizionamenti e veti. Spazio ai giovani!

 

 I consiglieri comunali di Bassiano Domenico Guidi, Costantino Cacciotti e Piero Avvisati hanno presentato il 28 dicembre scorso un ricorso al Presidente della Repubblica contro il Sindaco del Comune Giovanbattista Onori per l’annullamento (previa adozione delle più opportune misure cautelari) della deliberazione n. 21 del 9 agosto 2023 con cui il Comune di Bassiano ha approvato il rendiconto di gestione dell’esercizio 2022; della deliberazione n. 22 con cui il consiglio comunale ha disposto “ripiano quota disavanzo da rendiconto 2022 e conseguente variazione di bilancio di revisione” e deliberazione n. 23 con cui è stata disposta la “Salvaguardia equilibri del bilancio  - ricorso procedura riequilibrio di bilancio”.  I firmatari chiedono l’annullamento degli atti in quanto considerati “illegittimi” per “violazione dei principi di Bilancio” e perché “ i consiglieri comunali ricorrenti “hanno avuto conoscenza sostanziale e legale delle deliberazioni impugnate solo in esito al compimento delle formalità di affissione all’albo pretorio”. Per quanto concerne la deliberazione n.22 i ricorrenti scrivono che “non si è disposta l’applicazione del disavanzo all’esercizio in corso e si è dato corso alla procedura di riequilibrio senza applicare all’esercizio in corso il disavanzo di oltre 900 mila euro accertato”.  

 

 

È palese che su chi lavora, sia in proprio sia come dipendente, gravino imposte e balzelli di ogni genere, capaci di ridurre - se non addirittura di azzerare - quanto guadagnato con il lavoro. Un tale stato delle cose serve a mantenere le persone avvilite e sotto scacco, cosicché non abbiano modo di pensare e agire liberamente.

Gli “Stati” intanto drenano risorse, mettendo in atto sceneggiate tipo “scandalizzarsi per gli scandali”, far finta di discutere di paradisi fiscali dove i miliardari globali pagano aliquote marginali che oscillano tra lo 0 e lo 0,5%.
Da come tutto ciò viene condotto, sembra quasi essere cosa irrilevante chiamare per nome quello che non è altro che un furto.
Ai cittadini, già saccheggiati delle risorse materiali, vengono sottoposte immagini di persone dilaniate dalle guerre, portate a morire di fame da una politica planetaria che non contempla il concetto di rispetto per la vita e per l’essere umano.
Perché quegli spot pubblicitari che contengono richiesta di aiuti, non vengono prodotti per ammonire in modo esplicito principalmente coloro che promuovono guerre e/o nascondono i capitali nei paradisi fiscali? Sarà per spostare altrove l’attenzione? Queste grandi piattaforme dell’industria dell’informazione, non sono forse tra quelle società che si rifugiano nei paradisi e quindi meglio evitare? Me lo chiedo.
Concentrare la ricchezza in poche mani continua a causare disastrosi squilibri sociali. Si sta costruendo un pianeta dove la quasi totalità degli esseri umani sarà ridotta non a schiavi ma a strumenti a intelligenza controllabile. Umanità ridotta a utensile per il piacere di pochi. Utensili umani, appunto, destinati a diventare replicanti o macchinari da cui estrarre pezzi di ricambio in caso di bisogno di Lor Signori!
Il resto sarà spazzatura. Totale.
E per raggiungere totalmente questo obiettivo e mantenerlo, Lor Signori non si fanno scrupolo alcuno. Con la loro industria dell’informazione e dello spettacolo continuano pianificare il degrado delle coscienze e aizzano gli (ancora) esseri umani l’uno contro l’altro e poi … via! All’incasso! Del resto gli accadimenti di questi ultimi anni sono orribilmente eloquenti.
In compenso, sia all’utensile matrice che ai replicanti, su qualunque pianeta questi agiscano, qualche giro di giostra gli verrà concesso. Con buona pace loro.
Di tanto in tanto, mi viene da pensare alla vita che hanno condotto i nostri padri e le nostre madri, a quel loro modo  di vivere in cui, anche in tempi più recenti, le difficoltà economiche erano diventate meno difficili e venivano vissute e gestite in modo responsabile, austero. A quel loro essere coscienti dell’avanzare dell’età e il loro adeguarsi ad essa, accettandola senza infingimenti e dando la giusta considerazione ad ogni fase del tempo. Noi come viviamo oggi?

Ci hanno raccontato che il progresso della tecnica e della scienza ci avrebbe condotti alla libertà, al rispetto reciproco, alla pace esteriore e interiore, ma il fetore dell’inganno si avverte a migliaia di chilometri di distanza.
Ci ripetiamo spesso che in fondo abbiamo tutto, per scoprire che, in realtà, non abbiamo niente. Stiamo perdendo definitivamente anche il rispetto verso noi stessi e verso la Vita. Verso l’Amore che la Vita ha dimostrato avere per noi.
Siamo diventati semplicemente degli eterni adolescenti! Viziati.
Da dove deriva questo cambiamento così radicale e, soprattutto, dove ci sta conducendo? Dove desideriamo andare veramente? O non sappiamo neanche noi in quale direzione stiamo andando ma siamo semplicemente trasportati dal bramoso ed effimero desiderio del godere dei sensi? E questo ci basta o iniziamo a renderci conto di essere eternamente insoddisfatti?
Se si, cosa si può fare?
E noi cosa possiamo fare direttamente?
Penso che ogni volta che ci viene chiesto di agire o che stiamo per agire per nostra volontà, potremmo chiederci se l’atto, il gesto, il lavoro, la parola che stiamo per agire sia strumento atto alla cura, alla custodia e all’espandere la Vita o se, invece, è veleno e strumento di distruzione e morte. Se ascoltando la nostra coscienza dovessimo scoprire che l’azione che stiamo per compiere ci conduce alla seconda risposta, allora dovremmo essere capaci di astenerci dall’agirla.
Eviteremmo così di servire i nostri carnefici, i carnefici dell’Amore, ma, soprattutto, aiuteremmo la Vita a continuare ad essere.
Questo, intanto, lo possiamo fare.
Buon Anno!

 

 

E' stato pubblicato nei giorni scorsi il dossier di Legambiente relativo ai cosiddetti “Comuni Ricicloni e Ciclo dei Rifiuti nel Lazio 2023”. Per quanto ci riguarda in Provincia di Latina, tra i 33 Comuni, la migliore è Fondi che tocca l'83% mentre la peggiore è Ponza con meno del 13%. Purtroppo il Comune di Sezze nel 2023 è ferma ad un 37%, terz'ultima dopo Ponza e Ventotene. Tra i Comuni migliori nella provincia di Latina invece ci sono Aprilia (69,81 % di differenziata); Campodimele (67,75%); Castelforte (70,20%); Cori (75,79%); Fondi (82,87%); Formia (67,41%); Itri (76,28%), Lenola (67,78%); Maenza (74,01); Minturno (65,79%); Norma (82,17%); Priverno (68,18%); Procedi (78,71%); Rocca Massima (67,88%); Roccagorga (66,44%); Sabaudia (73,52%); San Felice Circeo (77,61%); Santi Cosa e Damiano (74,99%); Sermoneta (72,01%); Sonnino (66,64%); Sperlonga (72,53%); Spigno Saturnia (81,98%); Terracina (72,46). Nel rapporto presentato durante l'ottava edizione dell'Ecoforum Lazio, la raccolta differenziata dei rifiuti urbani cresce, seppur di poco, nel Lazio, migliorando di 0,8 punti percentuali e raggiungendo il 54,23%: siamo ancora lontani dal medio nazionale del 64% e che pone la regione al terzo posto in Italia. 

 

Domenica, 24 Dicembre 2023 10:47

Il Natale ritorna, come ogni anno

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Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
Due millenni fa la nascita di un bambino in una sconosciuta città della Palestina, remota provincia dell’Impero Romano, ha diviso la storia tra un “prima” e un “dopo”. Tanto atteso fin dai secoli antichi dal popolo ebraico, questo evento si ripropone oggi a noi avvolto in una suggestiva atmosfera, fatta di luci, suoni, regali, emozioni, riti arcani e affascinanti, anche se il più delle volte interamente svuotati di significato. Infatti il contorno effimero ha finito per prendere il sopravvento sull’essenziale, ha distolto l’attenzione dal senso profondo di quella venuta e produce in molti un estraniamento dalla concretezza della storia, in cui ancora oggi, nonostante tutto, Dio torna ad incarnarsi e ad incontrare l’umanità.
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
Tuttavia per accogliere questo suo ritorno è indispensabile fermarci, liberarci dalla morsa del clima natalizio che rischia di strangolarci, abbandonare la parvenza di una religiosità senz’anima, non lasciarci assorbire e irretire dallo stordimento consumistico in cui troviamo rifugio e conforto per distrarci dalla durezza del presente che siamo chiamati a vivere. 
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
La convinzione che per vivere intensamente il Natale basta partecipare alla Messa di mezzanotte, lasciarci intenerire alla vista di Gesù Bambino, preparare un bel presepe, se artisticamente apprezzabile ancora meglio, stare in famiglia, fare regali in particolare ai più piccoli, andare a trovare amici, parenti e conoscenti per far loro gli auguri purtroppo ci appartiene. È una scelta di comodità e di convenienza. In questo modo escludiamo che Dio possa entrare in relazione con noi, essere parte della nostra vita e delle nostre scelte, mettere in discussione i nostri desideri e scalfire i nostri progetti, quanto abbiamo pensato per noi. È un Natale insomma che non disturba.
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
Preferiamo la confusione delle strade affollate, lo scintillio delle luminarie, il chiacchiericcio inconcludente al fare silenzio, a lasciare che la Parola risuoni dentro di noi e ci solleciti a ricercare, fare nostre e incarnare le ragioni di un vivere in un ordine altro, lontano dalla legge dell’apparire e dell’effimero. Dio ci chiama a seguire la strada della liberazione autentica e a condividerla con quanti incontriamo, assolvendo a questo nostro compito non con il blaterare vuoto e con il sermoneggiare altisonante, ma con la concretezza delle nostre scelte. Solo così il Natale diventerà dimensione essenziale del nostro vivere e non si dissolverà rapidamente insieme allo sfavillio luccicante degli addobbi e al bombardamento pubblicitario.
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
Dobbiamo uscire da noi stessi, dal recinto rassicurante del nostro egoismo per riuscire a scorgere la presenza del Dio Bambino nel volto di chi ci sta accanto, di chi soffre, è solo, povero e immigrato, impegnarci ad essere costruttori di una comunità capace di accogliere l’altro e integrarlo in un contesto di convivialità delle differenze, superare l’insulsaggine della frase “a Natale si è più buoni” con un serio impegno a vivere intensamente i valori e le virtù della bontà, della mitezza, della misericordia, della dolcezza, della mansuetudine, del rispetto reciproco non un solo giorno l’anno. Si tratta di una grande sfida da raccogliere e da vincere. È un discorso utopico o anacronistico? No, è semplicemente frutto della certezza che Dio continua a seminare nel terreno della nostra vita.
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
Nella storia si alternano da sempre luci ed ombre, momenti traboccanti gioia e momenti in cui invece prevalgono dolore e sofferenza. Il tempo dell’ottundimento della ragione, del dominio dell’insensatezza, della gratuità del male, dello smarrimento del senso di umanità lo avvertiamo in tutta la sua pesantezza, come una morsa tremenda ci costringe in spazi angusti e ci riempie di angoscia, sottraendoci ogni speranza per il futuro. La crudezza di tante realtà in noi e intorno a noi non può e non deve indurci ad essere catastroficamente pessimisti, ad unirci superficialmente al coro dei tanti cantori della distruzione dei valori della società e a non rimboccarci le maniche per ricercare e ritrovare l’autentico significato del Natale.
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
In questo nostro tempo in cui si sta consumando una guerra mondiale a pezzi e ci sentiamo impotenti, sovrastati da logiche incontrollabili di potere e violenza il Natale rischia di scivolare via senza toccare i cuori di quanti giocano con il destino dell’umanità, senza estirpare il germe dell’intolleranza e della prepotenza che dal di dentro corrode, frantuma e distrugge le nostre esistenze. Possiamo scegliere la strada della rassegnazione, della passività frustrante, dell’adesione entusiastica alla mentalità bellicistica imperante, dello schierarci da parte contro l’altra, dell’armarci di tutti gli strumenti di offesa possibili, comprese le parole brutali ed intolleranti, oppure incamminarci lungo il sentiero tortuoso dei costruttori di pace. Non si tratta di abbandonarci ad una visione irenica e irrealistica della realtà, ma di farci guidare dal realismo utopico che un altro mondo è possibile e dipende da ognuno di noi.
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
E noi siamo pronti ad accoglierlo?

 

 

La Sagra del Carciofo di Sezze, le due fiere (quella di San Luca e quella della Croce) e ben 5 attività commerciali sono state inserite all’interno dell’elenco regionale delle botteghe e attività storiche della Regione Lazio annualità 2023, articolato secondo le attività “Botteghe e attività storiche”, “Mercati storici”, “Fiere storiche”, “Attività di commercio su aree pubbliche di valenza storica”. A darne notizia dopo la pubblicazione del bollettino ufficiale della stessa Regione Lazio è stata l’assessore alle Attività Produttive, Lola Fernandez, che in una nota ha spiegato i dettagli di un lungo processo che finalmente ha ottenuto i riconoscimenti sperati: “Siamo davvero soddisfatti perché 3 momenti molto importanti per la nostra città e ben 5 attività commerciali che hanno fatto la storia del nostro territorio hanno ottenuto un riconoscimento prestigioso. La nostra Sagra del Carciofo, evento che porta in città migliaia di persone ogni anno e sul quale questa amministrazione ha sempre puntato sotto il profilo produttivo ma anche culturale, insieme alle due storiche fiere che si svolgono a Sezze, quella del 18 ottobre, giorno di San Luca, e quella del 3 maggio, la fiera della Croce, altri due momenti storici e importanti per l’economia della città”. Oltre alla Sagra e alle due fiere che si svolgono in città durante l’anno, però, la proposta avanzata dal Comune di Sezze è stata accolta positivamente anche sul fronte delle attività commerciali ritenute botteghe storiche. Sono ben 5, infatti, quelle che entrano nell’elenco regionale: “Si tratta di due storici bar – spiega ancora Lola Fernandez – che hanno fatto la storia della città, il bar Buzzichetto in porta S.Andrea e il Bar Bistrot, lo storico bar “Cingolotto” di piazza De Magistris, entrambe nella categoria di “somministrazione al pubblico di alimenti e bevande”, oltre ad altre 3 attività commerciali, il panificio Monescalchi di Sezze scalo nella categoria “commercio prodotti da forno- produzione pane e dolci locali”, l’oreficeria Vincenzo Di Lenola nella categoria “commercio gioielleria e laboratorio orafo”, e l’azienda di Anna Lombardi nella categoria di “commercio al dettaglio di biancheria, maglieria e abbigliamento”. Un risultato eccellente per il nostro territorio che grazie a questo riconoscimento da avvio a una stagione unica di valorizzazione storica, culturale e delle tradizioni setine in ambito commerciale. Vanno ringraziate le attività che hanno partecipato al bando – ha concluso l’assessore Fernandez – ma anche Vittorio del Duca che ha offerto un grande contributo alle relazioni tecniche delle fiere e mercati che hanno ottenuto la qualifica di “storici” nell’elenco regionale, la Confcommercio Lazio Sud che, nel quadro della collaborazione avviata con il programma di azione della Rete di Imprese Seti@, ha supportato e animato le aziende del centro storico a presentare la loro domanda all’avviso pubblico del Comune. Per ultimi, ma non per importanza, gli uffici comunali, in particolare il SUAP, che ha svolto un egregio lavoro di istruttoria e verifica del possesso dei requisiti previsti dall’avviso pubblico regionale”. Ora il lavoro del Comune di Sezze continua supportando i commercianti che hanno ottenuto il riconoscimento nella loro partecipazione al prossimo avviso regionale che finanzierà le botteghe, attività, fiere e mercati storici inseriti nell’elenco regionale “annualità 2023”.

 

La SPl Sezze ha avviato le procedute mirate al riaffidamento di numerosi servizi urbani (Igiene Urbana, Centro Diurno, Manutenzione pubblica illuminazione, Trasporto scolastico, servici cimiteriali, Verde pubblico, Ufficio Tributi e Finanziari ecc) giunti a scadenza naturale. A causa della mancata iscrizione della società nell’elenco delle stazioni appaltanti qualificate la stessa ha sottoscritto un accordo con la società ABC Latina la quale, in veste di stazione appaltante, eseguirà la procedura di gara per l’affidamento di gara in nome e per conto della SPL. Il nuovo contratto di somministrazione avrà durata di 48 mesi con eventuale rinnovo per 12 mesi per importo complessivo stimato del contratto da affidare di 3 milioni di euro con ulteriori 750 mila euro più iva.   

 

 

 Sotto uno stralcio della determina sottoscritta

Riceviamo e pubblichiamo quanto segue, per repliche o smentite scrivere al direttore de La Notizia Condivisa.

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Stamattina durante una camminata sulle migliare, avendo letto il progetto Setia Factory, decido di imboccare il viale che porta alla Ex Colonia Agricola. Avevo letto su qualche post che si trovava in stato di abbandono e degrado, ma quello che è sfuggito è un'altra cosa: anche in questo luogo è evidente il fallimento del Progetto ossigeno, con decine di "Liquidambar" stecchiti e arsi. Lo stabile è completamente circondato da erba e rovi e quello che mi ha stupito è una bicicletta appoggiata al portone d'entrata della struttura. Mi sono chiesta: "ci vive qualcuno? E' stata occupata?. La bicicletta è stata abbandonata da qualcuno?". Uscendo dal Viale della colonia e dalla migliara 45 andado verso il centro abitato dello Scalo si possono notare gli addobbi natalizi che sono presenti su questa strada: buste lanciate e rimaste appese agli alberi. A coronare tutto, sotto il ponte della SS 156, una bella discarica che mi conferma : "tutto come prima piu' di prima".

Lettera di una residente della pianura di Sezze Scalo.

 

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