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Il caro benzina e le bugie del governo Meloni

Gen 15, 2023 Scritto da 

 

 

Washington non sapeva dire le bugie, Nixon non sapeva dire la verità, e Reagan non sapeva la differenza” (Arthur "Art" Buchwald - Giornalista e scrittore).
 
Una battuta fulminante, capace di mettere in luce tutta la tensione agonistica tra verità e menzogna che attraversa la politica, non solo quella americana.
 
Troppo spesso i professionisti della politica ricorrono alla bugia per farsi eleggere, a volte per farsi rieleggere, altre volte per superare l’avversario politico o recuperare voti e non essere scaricati, in un momento di grave crisi, dal proprio partito e assai spesso semplicemente per nascondere la verità e trarne vantaggio. Insomma la bugia è uno straordinario strumento di potere, un’arma e una contro-verità che arriva a destinazione e raggiunge il suo scopo quando la vittima è ingannata.
 
Nella scorsa campagna elettorale le bugie sono state propinate in gran quantità dai diversi partiti e schieramenti, anche se non da tutti in pari misura e indistintamente, ricorrendo a slogan accattivanti, cercando di accalappiare consensi a mani basse con parole ammaliatrici, avanzando proposte allettanti, solleticando istinti e confidando nella smemoratezza di un elettorato sempre pronto a cadere nella trappola populista delle soluzioni semplici ai problemi complessi.
 
Promettere l’impossibile avendo come verosimile prospettiva la confortevole collocazione all’opposizione è fin troppo semplice. La situazione invece cambia radicalmente quando occorre misurarsi con la responsabilità diretta della gestione della cosa pubblica e dar conto degli impegni elettorali, anche i più improbabili, assunti di fronte ai cittadini.
 
Giorgia Meloni, dopo aver tuonato per mesi contro le accise che appesantiscono in misura insopportabile il prezzo dei carburanti e aver promesso un cambio di rotta, l’eliminazione di tutti i balzelli o comunque una loro riduzione progressiva, se solo gli italiani le avessero consentito di andare a governare, ora che veste i panni di Presidente del Consiglio si è accorta quanto sbagliato sia raccontare balle.
 
Siamo pronti, recitava lo slogan della campagna elettorale di FdI, ma probabilmente non lo erano, anche perché governare e far quadrare i conti è alquanto complesso.
 
Dettaglio nient’affatto trascurabile è poi che nel profluvio quotidiano di comunicati dei vari uffici stampa delle forze politiche di maggioranza, dal 25 settembre 2022 in poi, della parola benzina non c’è quasi più traccia a riprova che era tutta una pantomima e comunque altri erano gli obiettivi prefissi.
 
La pacchia è finita, l’era delle cicale anche e soprattutto non siamo il paese dei balocchi. Per gli italiani il risveglio dal sonno della propaganda elettorale rischia di essere traumatico, costretti come sono a prendere atto della differenza tra il fantastico mondo delle promesse e la realtà rappresentata dai cartelli con i prezzi dei distributori di benzina.
 
La Presidente del Consiglio e i suoi ministri ci risparmino lo spettacolo indecoroso e triste di definire il prezzo della benzina fisiologicamente sopportabile. Il compito di un esecutivo serio, ancor più se insediatosi da poco, sarebbe quello di provare a non contraddire le promesse che hanno portato alla sua nascita. In un paese normale, con una classe politica seria e affidabile tale affermazione suonerebbe perfino un po’ naif.  Sicuramente fastidioso è vedere che quei politici che per anni si sono resi protagonisti di sparate in tutte le salse sulle accise, che hanno riempito pagine e pagine social, ora che hanno vestito il doppiopetto ministeriale e ricoprono responsabilità di governo negano persino di aver pronunciato certe parole. Un minimo di onestà intellettuale i cittadini italiani la meritano.
 
Se al pari di tutti gli altri esponenti politici che in precedenza hanno rivestito compiti di governo, nemmeno gli attuali hanno la più pallida idea di come agire in modo efficace sulle accise, di come cioè rimediare alla riduzione consistente del gettito erariale conseguente alla loro eliminazione o semplicemente diminuzione, sarebbe stato assai più onesto dirlo fin da subito.
 
Sul prezzo della benzina le accise pesano terribilmente, corrispondono quasi al 40% del prezzo totale per un litro. Il taglio, applicato per la prima volta a marzo 2022 con l’approvazione del decreto Ucraina bis, sia per la benzina che per il diesel aveva comportato una riduzione complessiva di 30,5 centesimi fino a dicembre 2022.
 
Il governo più a destra di sempre, tanto per iniziare, ha deciso di non rinnovare lo sconto introdotto dal vituperato esecutivo guidato da Mario Draghi, senza il quale il pieno di benzina oggi costa a noi cittadini 7 o 8 euro in più. Si è scelto di strizzare l’occhio ad evasori ed elusori fiscali e di dirottare altrove le poche risorse disponibili, di pagare qualche cambiale elettorale, di spenderle in mance e marchette varie, finanziando per esempio la flat tax per chi guadagna 3.000 euro netti al mese e lo sconto alle squadre di serie A, indebitate fino al collo, e non certamente di allocarle in altri capitoli di spesa per sostenere interventi a favore delle fasce sociali più deboli, come la maggioranza vorrebbe far credere.
 
Si badi bene, nessuno pretende di pagare la benzina nulla o pochi spiccioli come accade in Venezuela e in Kuwait, ma non si può nemmeno non notare che ci sono Paesi europei come la Slovenia, la Bulgaria, la Romania, l'Austria e l'Albania dove il costo è inferiore anche di 40-50 centesimi. In Francia e Spagna il prezzo al litro rispetto all'Italia è in moltissimi distributori inferiore di 20 centesimi circa.
 
Accortasi che la situazione stava divenendo politicamente esplosiva, di essere finita nell’occhio del ciclone e al centro di una polemica durissima con l’accusa di aver mentito, la Presidente del Consiglio ha cercato di giustificare la scelta compiuta negando di aver mai preso l’impegno con l’elettorato di tagliare IVA e accise e sostenendo che comunque il suo governo si trova a fare i conti con emergenze senza precedenti che lo rendono impossibile. Peccato che di nuovo Giorgia Meloni ha detto cose non vere, dal momento che il programma elettorale di FdI, proposto alle scorse elezioni, al punto 17 prevede espressamente la “sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise”.
 
Un detto popolare recita: le bugie hanno le gambe corte.
È proprio vero.
Pubblicato in Riflessioni

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