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Vivere è essere partigiani

Apr 23, 2023 Scritto da 

 

“Un fatto passato, per essere storia e non semplice segno grafico, documento materiale, strumento mnemonico, deve essere ripensato e in questo ripensamento si contemporaneizza, poiché la valutazione, l’ordine che si dà ai suoi elementi costitutivi dipendono necessariamente dalla coscienza «contemporanea» di chi fa la storia anche passata, di chi ripensa il fatto passato. (A. Gramsci, La barba di Croce, in,  Avanti!  Torinese, 5 febbraio 1918, in Id., Sotto la mole, Einaudi, Torino 1960, p. 365).
 
Il 25 aprile è un’emozione forte, è la memoria dell’orrore, è la festa della rinascita, è il parto della democrazia, è la gioia di respirare la libertà e archiviare definitivamente l’oppressione, il fascismo, la dittatura, l’odio, il razzismo, la discriminazione, la persecuzione, è la celebrazione della lotta partigiana in montagna con le armi, ma anche quella delle donne disarmate che mantenevano le famiglie dei partigiani, delle staffette partigiane, della resistenza civile degli intellettuali, di chi nascondeva gli ebrei, di chi aiutava i disertori della Repubblica di Salò, dei sacerdoti cattolici che sostenevano gli antifascisti perseguitati, dei partigiani nonviolenti che non hanno mai voluto imbracciare i fucili ma partecipavano agli atti di sabotaggio.
 
Celebrare il 25 aprile è prendere il testimone di chi è passato per le tragedie di questa nostra storia e ci ha affidato la Carta Costituzionale dove possiamo trovare le risposte per mantenere e rafforzare la democrazia e la pace.
 
Nel corso degli anni fiumi di parole sono state scritte e pronunciate per alimentare il ricordo di questo momento fondativo dell’Italia democratica, delle vicende di quanti combatterono e morirono per una causa non di pochi ma comune, per costruire una società in cui donne e uomini potessero guardarsi negli occhi con la certezza di avere dato tutto, anche per quanti quel tutto non se lo meritarono allora e continuano a non meritarselo oggi, per dare un senso diverso, più umano al futuro con l’impegno a non ripetere più gli errori del passato.
 
Tanti piccoli uomini, ancora oggi, animati solo dal gusto per le menzogne e paladini di idee vuote, osano denigrare il 25 aprile e la lotta partigiana, cercando di ridurla ad un derby tra fascisti e comunisti, dimostrando non solo di non conoscere la storia ma soprattutto di non essere degni delle libertà di cui godono, frutto del sacrificio di quanti, lasciati gli affetti, il lavoro e il caldo tepore delle proprie case, presero in mano le armi per combattere i fascisti e cacciare l’invasore nazista. I partigiani, gli unici che scelsero la parte giusta, consapevoli che vivere è essere partigiani, altrimenti è non vivere, appartenevano ad orientamenti politici, culturali e spirituali diversi. Socialisti, liberali, comunisti, cattolici, anarchici, monarchici e di tante altre convinzioni si opposero al fascismo, alla sua pochezza etica e culturale. Si scontrarono anche tra loro proprio in nome della pluralità delle idee, ma morirono tutti insieme per la libertà e la democrazia. Proprio in questa diversità risiede il valore della loro forza e la sostanziale differenza con i fascisti e il loro pensiero unico.
 
Il 25 aprile non è solo una ricorrenza, un giorno in cui far risuonare discorsi retorici e di circostanza, ma è la pietra angolare sulla quale è eretta la Repubblica. La libertà di cui tutti godiamo e che tutti invochiamo è germogliata dalla lotta di liberazione partigiana che qualcuno vorrebbe cancellare perché “divisiva” o comunque ridurla a fenomeno marginale. In effetti si tratta di una celebrazione divisiva e il punto di discrimine rimane intatto e passa tra quanti credono nella democrazia, nella giustizia, nella libertà di dissentire senza timore di essere perseguitati e uccisi dagli sgherri del regime, di difendere i più deboli e di promuovere i diritti e la dignità di ogni persona e quanti invece tutto questo lo hanno negato e continuano a negarlo, ricorrendo alla violenza, alla denigrazione e alla discriminazione, si proclamano nostalgici di 20 anni di nefandezze autoritarie fasciste e continuano a seminare falsità e distorcere la storia.
 
Il 25 aprile non è la festa di una fazione, non è questione di simpatie politiche o di ideali astratti, ma è il riscatto del nostro Paese dopo 20 anni di olio di ricino e di appiattimento culturale, nel quale si è dato finalmente voce alle donne che il fascismo voleva matriarche sforna figli e che i democratici volevano parte attiva della società, si è eliminata l’odiosa censura che sopprimeva ogni forma di legittimo dissenso.
 
Dobbiamo far rivivere in ogni istante i sentimenti, le lotte e le storie dei partigiani, dar loro un posto nella nostra memoria come faremmo se fossero nostri fratelli, nostre sorelle e nostri amici. Soltanto facendo diventare il ricordo nostro modo di essere e di pensare nell’oggi che viviamo, c’è la speranza di rendere giustizia a chi ebbe il coraggio di schierarsi quando fu necessario farlo. La gran parte di noi non ha vissuto la guerra e la Resistenza, ma non è necessario provare ogni cosa sulla propria pelle per comprenderne la gravità e l’importanza e dobbiamo acquistare sempre maggiore consapevolezza del nostro posto e dei propri doveri, ispirandoci a chi ebbe il coraggio di parteggiare per opporsi all’ingiustizia e si fece carico delle conseguenze che questa scelta avrebbe comportato. Quanti morirono davanti al plotone di esecuzione, negli scontri sulle montagne o in una stanza d’interrogatorio lo fecero per costruire il futuro e questo rimarca il profondo solco che divide antifascisti e fascisti.
 
La lotta di liberazione non può e non deve essere solo retaggio degli ultimi vecchi partigiani ma di ognuno di noi, dei giovani che scendono in piazza per l’ambiente, per il futuro loro e dei loro figli, dei lavoratori che lottano per il pieno riconoscimento dei propri diritti e per un salario dignitoso, delle donne che ancora oggi sono vittime di discriminazioni e violenze, di quanto sono emarginati e perseguitati a causa del proprio orientamento di genere, del proprio credo religioso e delle proprie convinzioni culturali.
 
Ogni volta che ci assale lo sconforto e crediamo che i pesi che portiamo sulle spalle siano insopportabili, dobbiamo pensare che nel 25 aprile risiedono tante risposte alle domande che oggi ci tormentano e dall’esperienza della lotta partigiana possiamo trarre la forza per sconfiggere i fascismi vecchi e nuovi.
Pubblicato in Riflessioni

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