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Per amore di Israele non tacerò

Mag 10, 2025 Scritto da 

 

 

Benjamin Netanyahu sta assassinando Israele, ne sta smantellando in maniera sistematica le basi democratiche, i principi essenziali che intessono l’architettura dello Stato, a cominciare dal rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, che hanno ispirato i suoi padri fondatori e che lo hanno contraddistinto da sempre rispetto a tanti altri stati del Medio Oriente e non solo. Al termine di questo processo lo Stato di Israele, che tanti hanno amato ed amano, che personalmente ho amato ed amo, rischia di non esistere più, di essere sostituito da qualcosa di altro e di diverso, assai distante da una autentica e solida democrazia liberale.  
 
La reazione legittima al terribile progrom perpetrato il 7 ottobre dai terroristi di Hamas contro uomini, donne, anziani e bambini israeliani, con l’uccisione in modo barbaro di persone indifese e la presa di ostaggi, ha superato da tempo i limiti della legittima difesa e si è trasformata in una guerra totale contro la popolazione di Gaza, i civili inermi privati dei beni essenziali per la propria sopravvivenza, del cibo, dell’acqua e dell’assistenza sanitaria, costretti a fuggire da un capo all’altro di un territorio piccolissimo per trovare scampo dai miliziani di Hamas e dalle bombe israeliane che non risparmiano gli ospedali e i luoghi di culto, con la giustificazione che i terroristi si annidano proprio in queste strutture e se ne fanno scudo.
 
Migliaia di vite da una parte sono state distrutte in nome del fanatismo terrorista, della logica della guerra, della folle volontà di Hamas e dei suoi alleati internazionali, a cominciare dall’Iran, di perseguire la cancellazione dello Stato di Israele e dall’altra dall’abnorme rappresaglia israeliana, finalizzata a portare a termine il progetto folle di Benjamin Netanyahu e del suo governo, ispirato e condizionato da un manipolo di estremisti religiosi e da gruppi di destra fascistoide, di tornare ad occupare Gaza in maniera stabile e permanente, procedendo alla deportazione della popolazione palestinese e alla sua collocazione altrove, fuori dai territori su cui dovrebbe sorgere, secondo le risoluzioni dell’ONU, lo Stato di Palestina e ovviamente da quelli di Israele.
 
Il piano, annunciato a grandi linee e del quale manca soltanto la definizione dei dettagli operativi, mette rischio la vita dei numerosi ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas, ma evidentemente si tratta di un dettaglio irrilevante e le vite delle persone sono da ritenersi sacrificabili sull’altare degli interessi di alcuni. L’obiettivo, dopo averla spianata e aver sottoposto migliaia e migliaia di civili a prove inenarrabili, è di fare di Gaza un luogo libero dalla presenza ingombrante e sgradita dei palestinesi e di lasciare campo libero ai coloni, che rappresentano le colonne portanti della maggioranza di ultradestra del governo israeliano.
 
Benjamin Netanyahu sta garantendo in questo modo al suo Paese decenni di guerra. Soprattutto siamo di fronte alla negazione della possibilità di pensare ad una qualche forma di convivenza che prescinda dal controllo militare israeliano sulla popolazione palestinese, che continuerà ad accumulare frustrazione ed odio, brodo di coltura ideale per gli estremisti di oggi, per quelli che verranno nei prossimi anni e per quanti mirano a reclutare martiri da far immolare contro il popolo israeliano.       
 
A Gaza, in questi mesi, si è consumato un orrore senza fine e se ne prospetta uno ancora più grande, mentre le cancellerie dei paesi democratici, dell’Europa e dell’intero Occidente tacciono, si voltano dall’altra parte, fanno finta di non vedere e non sapere, e quanti hanno l’ardire e il coraggio di manifestare il proprio dissenso e di condannare quanto sta avvenendo in nome di un disegno folle e disumano si cerca in tutti i modi di metterli a tacere, lanciando contro di loro l’anatema dell’antisemitismo e del pregiudizio antiisraeliano.
 
Ha ragione Liliana Segre quando afferma di provare uno sconforto che rasenta la disperazione di fronte a quanto sta accadendo a Gaza. “Vedo due popoli, quello israeliano e quello palestinese, in trappola, incapaci di liberarsi di una sorta di condanna a odiarsi e a combattersi a vicenda……. Aggrava la situazione il fatto che entrambi siano guidati dalle componenti peggiori delle rispettive classi dirigenti, tanto che per lungo tempo hanno dato, molto cinicamente, l’impressione di avere bisogno l’uno dell’altra per restare in piedi…… Senza con questo confondere un esecutivo democraticamente eletto con un gruppo terroristico, sento una profonda repulsione verso il governo di Benjamin Netanyahu e verso la destra estremista, iper-nazionalista e con componenti fascistoidi e razziste al potere oggi in Israele…. È chiaro che, dopo un trauma come quello del 7 ottobre, qualunque governo israeliano avrebbe reagito con durezza. Ma la guerra a Gaza ha avuto connotati di ferocia inaccettabili e non è stata condotta secondo i principi umanitari e di rispetto del diritto internazionale che dovrebbero guidare Israele”.
 
Parole lucide e coraggiose da sottoscrivere senza se e senza ma.
Pubblicato in Riflessioni

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