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Con gli occhi di Maddalena

Apr 12, 2020 Scritto da 

 

 

 

Cosa avvenne la mattina di Pasqua?

Il racconto di una testimone, Maria di Magdala.

I primi bagliori dell’alba iniziavano a rischiarare l’orizzonte, colorando di riverberi dorati i tetti di Gerusalemme. La città era ancora immersa nel sonno quando uscii dal Cenacolo, silenziosa come un’ombra. La porta si richiuse alle mie spalle con uno scatto secco che echeggiò nella strada deserta. Avvolta nel mantello e portando i vasi contenenti profumi e unguenti, con passo spedito mi avviai al sepolcro di Gesù. Quando Giuseppe d’Arimatea lo calò dalla croce era il tramonto ed iniziava la Parasceve, la solennità più importante del mio popolo. Perciò in tutta fretta lo deposero in una tomba nuova, vicina al luogo dove l’avevano crocefisso, scavata nella roccia e circondata da un giardino, situata appena fuori le mura della città, e con Maria, sua madre, e le altre donne non potemmo lavare il suo corpo, trattarlo con profumi e unguenti e dargli degna sepoltura. Erano trascorsi tre giorni da questi eventi, ma il tempo pareva essersi fermato..

Mentre solitaria e guardinga percorrevo quelle vie deserte e silenziose, un pensiero si affacciò in me improvviso. Il sepolcro era stato chiuso con una grossa pietra, da sola non avrei potuto rimuoverla o spostarla per entrarvi ed occuparmi del corpo di Gesù. Sentii mancarmi le forze, dovetti sedermi. Ero confusa, agitata. Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Risoluta però esclusi di tornare al Cenacolo. Desideravo stare con il Maestro e anche se non potevo rimuovere la pietra che lo chiudeva, poco importava, mi sarei seduta davanti al sepolcro e sarei rimasta lì, vicino a lui. Il mio cuore era oppresso da un dolore stordente e soffocante, lancinante e inesprimibile. Rassegnarmi alla sua perdita era impossibile. Era come se fossi morta anch’io sulla croce con lui. Senza Gesù, la sua voce, i suoi sguardi, le sue parole tutto mi appariva senza senso, inutile. Mi asciugai le lacrime, mi alzai e ripresi il cammino.

Parole e gesti appassionati, di una donna innamorata, che piange per il tragico destino che le ha strappato l’amato. È questo che state pensando. La cosa non mi stupisce. In tanti si sono cimentati con la mia vita, narrando di me storie che mi sono totalmente estranee. Hanno scritto che ero una prostituta, ricondotta dal Maestro sulla retta via, e perfino sua moglie. Vaneggiamenti di quanti inseguono scampoli di notorietà a buon mercato, di cui sorrido volentieri. Quando incontrai Gesù ero molto malata, ebbe compassione e mi guarì. I miei occhi si aprirono, riconobbi in lui il Messia, lasciai tutto e divenni sua discepola. Al suo seguito non c’erano solo uomini, ma anche donne. I tempi cambiano, ma i pregiudizi restano, soprattutto verso le donne. Si sa, se di mezzo c’è una donna…… Gesù non ne ha mai avuti.

Torniamo a quella mattina. I soldati di guardia alla porta della città si limitarono a lanciarmi un’occhiata assonnata e distratta. Giunta al giardino, mi avvicinai al sepolcro. Sorpresa e sgomento si impadronirono di me. La pietra che lo chiudeva era stata rimossa, fatta rotolare da una parte. Mi feci coraggio e mi avvicinai. Il sepolcro era vuoto, il corpo di Gesù era scomparso. Lasciati profumi e unguenti, corsi al Cenacolo ad avvertire Pietro e Giovanni, i quali senza chiedermi dettagli, spiegazioni o perdersi in congetture, uscirono dal Cenacolo, corsero al sepolcro ed io con loro. Giovanni giunse per primo, ma diede un’occhiata solo dall’esterno. Nella penombra vide i teli usati per avvolgere Gesù gettati per terra. Poco dopo con il fiato grosso arrivò anche Pietro, il quale entrò nel sepolcro e vide i teli e il sudario piegato da una parte. Giovanni si fece coraggio e lo seguì all’interno. Quindi uscirono e tornarono al Cenacolo, senza proferire parola. Mi lasciarono seduta davanti al sepolcro da sola e in pianto. Al dolore per la morte di Gesù, si aggiungeva ora l’angoscia per il suo corpo portato via. Rimasi così chiusa in me stessa, pietrificata, indifferente allo scorrere del tempo. Dopo un po’ alzai gli occhi e guardai all’interno del sepolcro. Dove era stato posto il corpo di Gesù, ora erano seduti due uomini in candide vesti. Tanto ero presa dal mio dolore, che nel vederli non provai sorpresa o spavento. Mi chiesero: - Donna, perché piangi?-. La domanda mi lasciò perplessa. Il motivo era evidente: come potevano non sapere e non capire? – Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto – mi limitai a replicare. Le mie parole non avevano senso, mancavo di lucidità. Se effettivamente qualcuno aveva trafugato il corpo di Gesù, perché avrebbe dovuto lasciare i teli che lo avvolgevano e il sudario piegato da una parte? Questi fatti avrebbero dovuto ingenerarmi il dubbio che fosse avvenuto altro. Mentre parlavo con loro, percepii una presenza alle mie spalle. Mi voltai prontamente e mi trovai davanti un uomo. Pensai che fosse il giardiniere. – Donna, perché piangi? Chi cerchi?- mi chiese. – Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo – replicai decisa e diretta, tornando a guardare il sepolcro perché capisse a cosa mi riferivo. - Maria!-. Il mio nome risuonò nel giardino. Quella voce, che mi aveva ridonato la vita, era troppo familiare per averla dimenticata. Tornai a voltarmi verso di lui e dissi in ebraico – Rabbonì!-, che significa Maestro. I miei occhi s’aprirono di nuovo e lo riconobbi: era Gesù. Mi gettai allora ai suoi piedi e lo abbracciai. I miei gesti erano ancora incrostati di umana debolezza e di egoismo. Il Maestro mi disse: - Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro -. Senza farmelo ripetere, raccolsi tutte le forze che possedevo e corsi a perdifiato. Tornai al Cenacolo, riferii ai discepoli di aver visto Gesù vivo, di averlo toccato e riferii quanto mi aveva detto. Il Maestro era risorto.

Ebbene potete non credermi, giudicarmi una bugiarda visionaria, ma vi ho raccontato quanto quella mattina ho visto con i miei occhi, ascoltato con i miei orecchi e toccato con le mie mani. Nulla più”.

Buona Pasqua!

Pubblicato in Riflessioni

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