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Venerdì, 13 Novembre 2020 08:59

La vita di San Carlo da Sezze (ultima puntata)

LE OPERE

 Benché a scuola avesse imparato a leggere e a scrivere malamente, C. fu autore straordinariamente fecondo. Del primo periodo della sua produzione letteraria, rimangono inedite diverse ope­re minori nei due mss. J. 5.25 eJ. 5.14 di 5. Francesco a Ripa; ma, alcune di esse so­no raccolte desunte da altri autori: per es.: l'opuscolo Delli stati dell'anima per arrivare alla pe~ttione è desunto quasi completamente alla lettera dal Paradiso dei contempla­tivi di Bartolomeo da Saluùo. Tra le altre opere inedite ricordiamo: Il piccolo giardi no di rose (novena del Natale); La vita e conforto dell'anima (meditazioni sulla Passione); Inganni che possono causare all'anima alcune occulte tentationi; Il mesto hor­ticello delle meditationi della Passione, Breve compendio dell'oratione, Modo di recitare loffitio, cioè li Pater noster; ecc. Solo qualche breve scritto vide la luce recentemente in pubblicazioni periodiche: Lettera sopra la contemplatione e i suoi effetti, in Vita cri-stiana, VIII (1936), pp. 522-534; Quello che deve fare l'anima devota e desiderosa di ri­cevere il SS. Sacramento, in Santa Chiara, il (1960), pp. 14-27; ecc.

Le opere del secondo periodo, scritte per obbedienza, sono, in complesso, origi­nali e di grande interesse; elenchiamo le edite e le principali inedite: Trattato delle tre vie della meditazione e stati della santa contemplatione, Roma 1654 (1664, 1742); Canti spù~tuali, Roma 1654 (1664, Torino 1959; Camino interno dell'anima ~osa dell'buma­nato Verbo Christo Giesù, Roma 1664; Devoti discorsi della Passione di Giesù Christo, pubblicati da G. Cerafogli (5. Carlo da Sezze, La passione di Gesù Cristo, Roma 1960); Settenari sacr4 ovvero meditationipie per sollevare l'anima all'unione con Dio per li sette giorni della settimana, Roma 1666 (in appendice, le Novene del Signore e della Vergine); Le grandezze delle misericordie di Dio in un anima aiutata dalla Gratia divina, cioè l'autobiografia, pubblicata testualmente, nelle parti più essenziali, a cura di 5. Gori, in occasione della canonizzazione (5. Carlo da Sezze, Autobiografra, Roma 1959); Esemplare del cristiano, cioè la vita del Signore, l'opera più voluminosa, tuttora inedita. Secondo quanto risulta da numerose e documentate segnalazioni, alcune opere e molte lettere di C. sono andate perdute, oltre a molti autografi delle opere a noi giunte (c£ 5. Gori, 5. Carlo da Sezze scrittore mistico, in Studi Francescani, LVIII [19611, p. 220).

 

LA DOTTRINA. P. Girolamo da Montefortino, censore dell'Esemplare del cristia­no, si dichiarò sorpreso dei «pregi intrinseci» della dottrina contenuta in quell'opera e lo stesso giudizio può estendesi a tutta la dottrina spirituale di C., che è caratteriz­zata da tre doti: semplicità di eloqulo e di esposizione, l'autore rende accessibili a tut­ti anche i pensieri più elevati e sublimi. In virtù della sodezza, sintetizza e illustra efficacemente i principi fondamentali, e perciò immutabili dell'ascetica cattolica: la santità non consiste nell'abito esteriore o nell'atteggiamento devoto (Settenari, p. 36), non nel fervore sensibile (Esemplare, £ 46r), non nelle penitenze (Settenari, p.

128) e neppure nei doni mistici straordinari (Tre vie, p. 98), ma nell'amore di Dio, di­mostrato con l'adempimento della sua volontà (Camino mt., p. 55) e col prendere dalle sue mani ogni tribolazione (Autobiografia, £ 295v), sicché «più perfetti e più santi sono quelli che più amano il Signore e più patiscono per amor suo» (Tre vie, p. 99), e «tanta è in noi la misura della perfettione, quanta la misura dell'amore, quanta è la misura del distacco dal mondo e santa povertà di spirito» (ibid., p. 46).

Con la seraficità, che rese la sua vita «impastata d'amor di Dio». C. seppe far con­vergere tutta la sua attività interna ed esterna all'aumento della carità; come maestro di orazione, infine, esortò a chiedere principalmente le tre virtù teologali (Esemplare, £ 375v).

Francescanamente cristocentrica fu la spiritualità di C., persuaso che «la vita di Christo,le sue attioni e parole, sono via che ci guida, verità che ci illumina e vita che ci pasce... E via nell'esempio, verità nelle promesse, è vita nel premio» (Settenari, p. 240). C. volle contemplare il suo Dio nei misteri dell'infanzia, donde la sua partico­lare devozione al Presepe (Autobiografia, f£ 38fr-382v, 389rv); lo volle contemplare nei misteri dolorosi che lo condussero all'eroismo della pazienza (Autobiografia, ff. 181v-182v); volle contemplarlo nell'Eucaristia, per cui, in pieno sec. XVII, divenne apostolo della Comunione quotidiana, confessando che le grazie da essa ricevute so­no «imaccontabili» ibid., £ 264v). In particolare, C. deve all'Eucaristia, oltre che la ferita d'amore, le più alte forme della contemplazione infusa (Camino mt., p. 756).

Il santo insegna ad andare a Gesù per mezzo di Maria, non solo giovandosi della sua mediazione (Autobiografia, £ 334r) ed imitandone le virtù (Settenari, p. 358), ma anche perché per lei si ottiene la vittoria sui due principali ostacoli all'avanzamento nel bene, cioè la tiepidezza e la pusillanimità (ibid., p. 353). Inoltre, insegna a porre come condizioni irrinunciabili per l'ascesa dello spirito l'umiltà (ibid., pp. 307, 479)e l'obbedienza (ibid., pp. 230, 233; Autobiografia, f£ 127r, 176r), virtù indispensabili per l'efficacia della direzione spirituale (Autobiografia, f£ 418v-419r; Tre vie, p. 100). Infine, suggerisce di alimentare quotidianamente la divina carità nel nostro cuore:

con lo spirito di fede, che ci fa vedere Dio in tutte le cose e da tutte le cose risalire a lui, prima causa e primo amore (Settenari, pp. 54 sg., 520; Camino mt., p. 533); con una triplice purità, cioè purezza di anima, o delicatezza di coscienza (Autobiografia, f. 387v), di mente, o retta intenzione nell'opera (ibid., f£ 95rv, 284rv; Esemplare, £ 171v) e di cuore, o distacco perfetto (Tre vie, p. 46; Settenari, p. 180); con l'accettazio­ne della croce giornaliera, «scuola divina della croce santa» (Cammino mt., p. 76); col pane quotidiano della grazia, del quale l'anima ha bisogno in «ogni stato, in ogni ora e momento» (Settenari, p. 438); e ancora, con l'esercizio della confidenza in Dio, o infanzia dello spirito (Autobiografia, f£ 128v-129v), espresso nel motto programma­tico: «Lasciarsi portare da Dio» (ibid., f£ 176r, 219v, 355rv).

D'importanza veramente eccezionale è la dottrina mistica di C., da lui esposta in maniera dettagliata specialmente nell'Autobiografia, nel Trattato delle tre vie e nel Ca­mino interno opere che recano un valido contributo a questa nobilissima scienza sa­cra, poiché, fra l'altro, l'autore scrive di cose che egli stesso ha già sperimentato (Autobiografia, £ 305v). Ben a ragione C. fu paragonato a 5. Giovanni della Croce e a 5. Teresa d'Avila, che fu considerata dal mistico francescano nello scrivere sull'ora­zione quale la maestra datagli da Dio (ibid., f. 305r).

È da notare che questo «scrittore senza lettere» distingue accuratamente: le ope­razioni attive dalle mistiche o passive (Camino mt., p. 400), la contemplazione infusa da quella acquisita (ibid., pp. 453, 468), le vere visioni dalle false (ibid., p. 464), e premonnisce contro l'illusione che le grazie mistiche straordinarie abbiano a durare sempre (ibid., p. 54; Tre vie, p. 155) o che le tentazioni abbiano a cessare (Settenari, p. 62). Nel trattare dei gradi della contemplazione, non segue il criterio dei moderni teologi, ma usa generalmente le parole gradi e stati nel senso di elementi; fisi o effetti: egli è quindi molto originale nella classificazione, nella nomenclatura e nella descri­zione dei fenomeni mistici, sebbene il suo schema si possa facilmente ricondurre a quello di s. Teresa (c£ 5. Gori, art. ct., pp. 229 sgg., 235; I. Rotoli, op. cit. in bibli., pp. 31, 84, 120). C., per parte sua, ci fa conoscere alcune forme, o stati di orazione passiva non descritti, almeno esplicitamente, da 5. Teresa e da 5. Giovanni della Cro­ce, cioè quelli della «lotta spirituale delle potenze», della «presenza di Dio», della «allegrezza del cuore» e altri; inoltre, presenta nuovi elementi sulla natura stessa del matrimonio spirituale (cf. I. Rotoli, p. 138; 5. Gori, art. cit., p. 257). Sotto l'aspetto mistico, è anche interessante il fenomeno, più unico che raro, dello stigma prodigiosamente comparso sul costato di C. dopo la sua morte.SEVERINO GORI dall'Enciclopedia Bibliòtheca Sanctorum 48.

Carlo si distingue da tutti gli altri santi stigmatizzati perché è il solo tra essi ad essere stato trafitto direttamente dall’Ostia Consacrata ( La Santa Eucarestia ) durante lo svolgimento della Santa Messa. Per celebrare degnamente tale ricorrenza la parrocchia della Cattedrale di  S. Maria  di Sezze ha richiesto le spoglie mortali di S. Carlo al Convento di S. Francesco a Ripa di Roma per esporre l’urna del santo alla venerazione dei fedeli nel periodo di tempo che và dal 27 settembre al 1° novembre del 1998. La “trasverberazione” o “stigmatizzazione” del cuore di S.Carlo è stato l’evento più prodigioso e soprannaturale avvenuto nella vita di S. Carlo da Sezze che così racconta l’episodio nella sua autobiografia (  “Le Grandezze della Misericordia di Dio “, Libro VII,  6° cap.” ): “…Et quando andava per Roma accattanno elimosina, che m’incontrava a passare avanti a qualche chiesa…m’inginocchiava avanti alla porta, e , rivolto al Santissimo Sacramento,  pregava nostro Signore che mi dasse il suo amore…Un dì, frà gli altri, si cercava in quelle bande in Cape le Case, et, gionto alla chiesa del glorioso S. Giuseppe...mi posi in ginocchio nel scalino della porta a far orazione, essendo uscita la santa messa nell’altare maggiore…Et, nell’alzare il sacerdote l’ostia consegrata, viddi da quella, con gli occhi dell’anima, uscire come un raggio di luce, e venire a ferirme nel cuore; et fu con tanta prestezza, che non gli saprei assegniar tempo. L’affetto poi che mi fece nel cuore fu come una cosa sensibile fatta da un ferro materiale, et fece quel moto appunto che si vede fare ad un ferro quando che, postosi nella fucina, che si è convertito tutto in foco, et che così arrosito si pone in un vaso d’acqua et fa quella sorte di mormurio…Et quando nostro Signore si degniò, per sua liberalità, di farme questo favore de così spiritovalmente ferirmi nel cuore, penso…che fusse per il mese di ottobre nel 1648…”. Secondo le testimonianze di alcune religiose del monastero di S. Giuseppe, fra Carlo rimase privo di sensi per vario tempo, tanto che dovettero mandar “fuori aceti e cose confortative per farlo rinvenire”, sebbene alcune dicessero che non si trattava di “svenimento naturale ma di cosa soprannaturale”. Secondo altre testimonianze fra Carlo, per timore di peccare di vanagloria, pregò il Signore perché si chiudesse la medesima ferita, che “fece per qualche tempo sangue”. Si testimonia anche che il santo, nonostante che la ferita fosse chiusa, ne sentì il dolore fino alla morte. Il 6 gennaio 1670 infine, cioè alla morte di S. Carlo, comparve definitivamente sul suo petto un singolare “stigma” che venne riconosciuto di origine soprannaturale da un’apposita commissione medica e fu adottato come uno dei due miracoli richiesti per la beatificazione.

 

 

Pubblicato in Storia e Tradizioni

Una lettera per te oggi la scrivo io, mio caro amico Bruce.

È già da qualche settimana che ascolto e riascolto il video musicale di Letter to you, il brano portante del tuo ultimo album che uscirà oggi 22 ottobre 2020, con lo stesso titolo, in tutto il mondo. Lo acquisterò e lo ascolterò tutto attentamente, te lo prometto, intanto ti racconto qualche mia impressione su questo ennesimo piccolo gioiello.

Mi presento: in questi ultimi 40 anni, nonostante io sia nato e cresciuto dall’altra parte del tuo mondo, non troppo lontano da quel Vico Equense da cui partirono i tuoi avi Zerilli e Sorrentino nel secolo scorso, non ci crederai ma tu sei stato una presenza costante nella mia vita. Ho atteso l’uscita dei tuoi album come si aspetta il ritorno di un amico, il proprio compleanno o la nascita di un neonato in famiglia. Sono stato anche spettatore di 6 tuoi concerti live in Italia, ho visto molte tue performance in DVD, ho apprezzato la tenerezza di Springsteen and I, mi sono gustato le numerose interviste e i più recenti live trasmessi in tv, anche la serie Springsteen on Broadway su Netflix, ed ho letto una ventina di libri a te dedicati, oltre alla tua autobiografia Born to run, uscita nel 2016.

Una volta, solo una volta, ho osato cantare in pubblico la tua Dead man waling durante un evento pubblico organizzato a sostegno di un condannato a morte negli USA.

Le tue canzoni hanno accompagnato tutta la mia crescita, fin da adolescente le ho sempre ascoltate avidamente, cercando di tuffarmi nel tuo personalissimo sound e capire bene il significato dei tuoi testi. E poi riprendere ancora le canzoni, anche quelle più vecchie, quasi da studioso, per cogliere tutte le tessiture musicali dei tuoi amici della E Street Band e a scovare altre chiavi di lettura e tutti i riferimenti dei tuoi versi, anche i più nascosti fino a farli sedimentare dentro di me. Anche adesso, a 58 anni compiuti, ti ascolto sempre, non posso fare a meno delle tue vecchie canzoni e aspetto con ansia ogni tua nuova mossa, anche quelle scritte con profondo senso civico durante le vigilie elettorali da Hard times negli States. Non è successo solo con te, sia chiaro, ho altri “amici” autori musicali, soprattutto italiani, che non ho perso mai di vista e che sono stati - e lo sono ancora – i punti di riferimento costanti, i fari da non perdere nella navigazione della vita. Conosci Fabrizio De André?

Mi hai emozionato anche stavolta con Letter to you, hai colto nel segno col tuo sguardo sempre affilato e attento alle cose semplici ed importanti della vita. Dopo anni di dischi e di esibizioni in millanta concerti in giro per il mondo in cui hai invitato i giovani a guardare senza paura il buio della notte e incoraggiandoli affinché inseguissero i propri sogni, qualunque tipo di sogno, perché siamo tutti nati per correre in un altrove più roseo, dopo averci presentato i tuoi normalissimi ed umanissimi eroi just for one day alle prese col vortice della difficile quotidianità ma senza abbandonare mai la speranza, dopo averci invitati a salire a bordo del treno che ci porta verso un luogo migliore in cui aspettare fiduciosi altre serene ed assolate giornate, da un po’ di tempo hai iniziato a cambiare prospettiva e volgere lo sguardo anche altrove, sarà il tempo che passa...

Anche tu sei cambiato in questi anni, si vede anche dai tuoi capelli sempre più radi, stai invecchiando, càpita (non a tutti) nella vita caro vecchio amico fragile, così ti sei raccontato con molta onestà e franchezza nella tua autobiografia. Ti volti indietro sempre più spesso e prendi atto drammaticamente che molti dei tuoi amici di gioventù, tra cui alcuni dei tuoi cari e fraterni musicisti, non sono più lì con te a condividere musica e vita negli studi di registrazione e durante le tournée in giro per il mondo.

E allora scrivi lettere, lettere musicali che hanno il colore dolce/amaro di un’intimità fraterna ormai perduta, lo fai con un calore che arriva a riscaldare anche i nostri cuori di blood brothers.

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“Neath a crowd of mongrel trees, I pulled that bothersome thread got down on my knees, grabbed my pen and bowed my head, tried to summon all that my heart finds true. And send it in my letter to you”

(Sotto un folto intreccio di alberi ho tirato via quel filo fastidioso e mi sono inginocchiato, ho preso la penna e ho chinato la testa, ho cercato di evocare tutto ciò che il mio cuore trova vero. E inviarlo nella mia lettera per te).

Sei da solo anche tu in questi momenti, non c’è più Clarance a sorreggerti come nella foto copertina più famosa di sempre, sei faccia a faccia con le assenze che non avresti mai voluto percepire. Anche Danny è volato via a suonare le sue tastiere altrove…due pietre miliari della prima E Street band. Una lettera per molti.

 

“Things I found out through hard times and good I wrote 'em all out in ink and blood, dug deep in my soul. And signed my name true. And sent it in my letter to you”

(Cose che ho trovato attraverso i tempi difficili e i buoni, le ho scritte tutte con inchiostro e sangue, ho scavato nel profondo della mia anima. E ho firmato col mio nome vero. E l’ho inviato nella mia lettera per te).

Tempi difficili e buoni, come càpitano a tutti noi, ti capiamo Bruce. E quando le persone che vorremmo avere accanto ci mancano da toglierci l’aria, allora scriviamo lettere, per lo più immaginarie. Tu Bruce le scrivi poeticamente in musica, con sangue e inchiostro, e le firmi col nome vero, quello da uomo in carne ed ossa più che da personaggio di copertina.

 

“I took all the sunshine and rain, all my happiness and all my pain, the dark evening stars and the morning sky of blue And I sent it in my letter to you”.

(Ho preso tutto il sole e la pioggia, tutta la mia felicità e tutto il mio dolore, le stelle della sera oscura e il cielo blu del mattino. E le ho inviate nella mia lettera per te).

 

“In my letter to you I took all my fears and doubts, in my letter to you all the hard things I found out. In my letter to you all that I found true and I sent it in my letter to you”.

(Nella mia lettera per te ho preso tutte le mie paure e dubbi, nella mia lettera per te tutte le cose difficili che ho trovato. Nella mia lettera per te tutto quello che ho scoperto di vero e l’ho inviato nella mia lettera per te).

 

Chi di noi non ha un amico ormai andato a cui scriverebbe volentieri una lettera affettuosa?

Tutti capiamo intimamente di cosa ci vuoi parlare con Letter to you, lo abbiamo provato sulla nostra pelle il tuo stesso sentimento, l’affetto verso qualcuno che non vedremo più camminare al nostro fianco.

 

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Adesso ti sei messo davvero a nudo, Bruce. Tutte le esperienze di vita terrena, buone o meno buone, quelle che alcuni dei tuoi cari non possono più provare sulla loro pelle, quelle che adesso sei costretto a vivere nonostante la loro mancanza, padre, amico, fratello o altro, tu le raccogli in una splendida lettera-canzone e la invii a loro come segno di empatia e di affetto eterno. Come a dire: “Carissimo amico, qui il mondo va come sempre: alti e bassi, mari agitati e voli spettacolari…manchi solo tu”.

 

Qualcuno potrebbe storcere il naso e dire di non amare particolarmente questa tua vena malinconica del 2019 (l’album è stato inciso a novembre 2019), questo indulgere in sentimenti da autunno della vita, ma basterebbe guardare bene nei tuoi dischi, mettere da parte (solo per un attimo, per carità) i tuoi grandi successi festosi e ottimistici ed ecco affiorare un po’ ovunque germogli seminati qua e là diretti all’anima, dritti al cuore più intimo di ognuno di noi ascoltatori. Se provassimo a riascoltare attentamente Jungleland, Racing in the street, The ghost of Tom Joad, You’re missing, New York city serenade, I’m going down, solo per fare qualche titolo, scopriremmo che oltre alla versione “spritz” in cui canti, salti, balli e scherzi gioiosamente per 4 ore nei tuoi concerti, potremmo immaginarti da solo con la chitarra, nel chiuso delle tue stanze, quando ti abbandoni a ricordare, a ripensare nostalgicamente a persone e avvenimenti ormai passati. È così che ti viene la voglia di scrivere lettere e nuove canzoni che completano le gemme della tua corona dorata, fatta di canzoni che rimarranno per tutti sempreverdi sempre pronti a regalare colore alle nostre giornate, con qualunque sentimento ci apprestiamo a viverle? Io ti vedo così, ti immagino debole e forte allo stesso tempo, imbracciare la chitarra e dare parole al tuo cuore, alla tua testa.

 

Con questo nuovo album spero davvero che tu possa riproporci di nuovo anche le sonorità più sanguigne, quelle da cantare a squarciagola tutto insieme, che in tutta sincerità erano mancate nelle ultime tue produzioni, ci faresti davvero un bel regalo, uno squarcio di luce in questo duro 2020.  Dall’alto dei tuoi 71 anni festeggiati il mese scorso - proprio in quel giorno ci siamo sposati io ed Alessandra, 25 anni fa e nella partecipazione per gli invitati c’era una frase di una tua canzone, pensa un po’… - e portati splendidamente, nonostante qualche ritocchino ringiovanente, sai ancora far centro nei cuori di noi innamorati tuoi fans.

 

Lunga vita my oldfriend Bruce, prenditi cura di te e stammi bene, ti ringrazio ancora per tutto quello che hai scritto e cantato, lo dico anche a nome dei mille e mille tuoi fedeli amici italiani: Our love is real.

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