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Era una festa organizzata dagli studenti universitari che con spirito goliardico e al motto “gaudeamus igitur” riusciva a coinvolgere l’intero paese e celebrava la presenza sempre più numerosa degli universitari. Con tale festa gli studenti accompagnavano alla necessità dello studio il gusto della trasgressione, la ricerca dell' ironia, il piacere della compagnia e dell'avventura. Ad ogni studente, al momento dell’iscrizione al primo anno, veniva attribuito un numero di matricola che l’accompagnava per tutto il corso. Nel 1973, con l’introduzione del codice fiscale, il numero di matricola pur restando in vigore ha perso molto della sua originaria importanza. Nelle librerie universitarie, insieme ai libri era possibile acquistare la felùca, una sorta di cappello alla Robin Hood che si usava personalizzare con spille, medaglie e gadget di ogni genere, da sfoggiare alla festa della matricola del proprio paese. Il colore della felùca variava secondo la facoltà frequentata. Nel corso di laurea in Scienze Naturali avevamo una feluca di colore verde, gli studenti di Medicina e Farmacia di colore rosso, Lettere e Filosofia bianco o beige, Giurisprudenza azzurro, Ingegneria nero e via discorrendo. La festa della matricola non aveva un giorno prestabilito, cadeva normalmente in autunno all’inizio dell’anno accademico o nella primavera successiva. Ci si preparava una quindicina di giorni prima con la “questua” per le vie del paese, bussando ad ogni porta e chiedendo un modesto contributo in denaro con cui pagare le spese e la cena collettiva degli studenti. Gli universitari veterani sceglievano la malcapitata (ma non tanto) matricola tra gli iscritti al primo anno e nel giorno della festa la “battezzavano” attribuendole un nome demenziale e vergognoso, sottoponendola a sberleffi e canzonature. Per tale motivo non tutte le matricole ambivano ad essere prescelte, anzi, c’era sempre qualcuno che al momento della scelta si rendeva irreperibile, mentre le studentesse ne erano ovviamente dispensate. La matricola veniva condotta come un trofeo su uno dei carri allegorici trainati dai trattori e si faceva più volte il giro del paese con un enorme fracasso di fischietti, trombette, chitarre, cuticù e quant’altro capace di produrre suoni, tra canzonacce cantate in coro a squarciagola, fiaschi di vino bevuti a garganella e coriandoli gettati sui passanti e sui compagni come in un carnevale di Rio. Alla festa venivano ammessi anche gli studenti del Liceo e delle altre scuole superiori. Più il numero dei partecipanti era alto, maggiore era il divertimento. Alla fine di questa vera e propria scorribanda per le strade del paese la matricola veniva condotta su un palco precedentemente allestito in piazza dei Leoni oppure a piazza De Magistris per il tradizionale “processo alla matricola”, davanti ad  una giuria di studenti veterani che quasi sempre erano anche i più “brilli” per il vino. La matricola sceglieva tra gli studenti uno o più avvocati di difesa che talvolta, anziché difenderla, si lasciavano andare a sproloqui più grandi dell’accusa, suscitando le risate ed il divertimento della nutrita folla di cittadini accorsi a godersi la serata. L’ultima festa della matricola a Sezze, se ben ricordo, si svolse alla fine degli anni Sessanta. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti, il 1968 e l’autunno caldo del 69 dirottarono altrove l’interesse degli studenti, esplosero le proteste studentesche con tutta una serie di occupazioni delle Università e di rivendicazioni di diritti, alcuni legittimi, altri meno (voto politico, esami di gruppo, ecc) che sfociarono in scontri con la polizia e nelle lotte sindacali al fianco dei lavoratori. Era l’inizio di una nuova era. Peccato però che una così bella tradizione sia stata interrotta!

Venerdì, 16 Ottobre 2020 08:42

Il diavolo in Vaticano

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Non è una novità, ne è la prima volta. Il diavolo, simbolo della malvagità e della corruzione, è sempre dietro l’angolo e si nasconde dentro di noi, in una lotta irriducibile contro l’angelo del bene. La sua vittoria o la sua sconfitta dipendono sempre da noi uomini e mai dal caso o dal destino. In questi tempi il diavolo spadroneggia in Vaticano, nelle sacre stanze dove vive il Vicario di Cristo, il Papa. I giornali raccontano di milioni di euro investiti, da parte di alti prelati, per l’acquisto di immobili di lusso o depositati in paradisi fiscali, dove ingrassano cardinali, vescovi e faccendieri. I soldi raccolti e destinati alla beneficenza dei poveri e degli indigenti, l’8 per mille versato dai fedeli, finiscono nelle tasche dei mediatori, di finanzieri senza scrupoli e di astute segretarie. La Santa Sede è una struttura complessa con relativi costi per gli uffici, il personale, un corpo di polizia, persino un apparato militare. È uno Stato indipendente e sovrano che ha rapporti diplomatici con tutto il mondo. È evidente che il denaro serve, ma è altrettanto evidente che, per opera degli uomini e del diavolo, i soldi si possono utilizzare in maniera impropria e illegale. Il potere temporale della Chiesa risale alla Donazione di Costantino (315 d.C.), che forse non s’era mai sognato di dare al Papa il dominio di Roma che, successivamente, si è esteso in gran parte dell’Italia, fino al 1870 (Porta Pia). “Ahi Costantin, di quanto mal fu parte/non la tua conversion ma quella dote/che da te prese il primo ricco patre/.”esclama dolorosamente Dante Alighieri nell ’Inferno,(canto xix). Un grosso macigno, il potere temporale della Chiesa, che costrinse papa Celestino v (Pietro da Morrone) al” gran rifiuto”, papa Albino Luciani a morire di crepacuore, Joseph Ratzinger alla resa e, infine, papa Francesco a una indicibile sofferenza nell’intento di porre rimedio a questa situazione scandalosa e invertire la tendenza per ricondurre la Chiesa alla pratica del Vangelo. Lunga vita a Papa Francesco, affinché con la sua infinita bontà e misericordia, ma anche con la sua grande determinatezza e coraggio, possa riuscire a scacciare il diavolo dal Vaticano!

 

IL FONDATORE DI COMUNITA’ RELIGIOSE

 

Sempre in questo periodo, tenendo presente l’animo pastorale del cardinale, ricordiamo che il nostro Corradini , su proposta di padre Pietro Francesco Valle, da suor Angela Rossi e da Bartolomeo Rota, e facendosi co-promotore della causa, sollecitò il breve papale “Ad Apostolicam Dignitatis” ( che papa Clemente XI emise in data 11.06.1717) con il quale si approvava la fondazione e l’erezione del Conservatorio della Sacra Famiglia di Sezze.  Tale istituzione traeva la sua origine da una congregazione femminile che colà alimentava la vocazione di religiose votate al sostegno materiale e spirituale d’umili fanciulle.  Il collegio, diretto da due monache, era, in effetti, una casa di formazione per le giovani che si avviavano al matrimonio o alla vocazione religiosa.  Con questa fondazione, e con l’apertura delle “Scuole delle fanciulle d’ogni età e condizione” (Sezze, 17.08.1717) il Corradini portò a compimento un caritatevole ma lungimirante progetto a lungo meditato dalla propria madrina Caterina Savelli.  La pia istituzione era da considerarsi un’emanazione di due congregazioni religiose : da una parte essa ereditò le norme del “SS. Bambino Gesù di Roma” e dall’altra mise a profitto l’ordinamento disciplinare delle cosiddette “Scuole Pie della città di Viterbo”. Paterna è l'attenzione del Corradini che segue la comunità nei suoi bisogni: cenacolo che presto si moltiplica in molti luoghi. Nel 1741, allorché Benedetto XIV invia alle suore e alle ragazze della congregazione una “lettera apostolica”, i collegi corradiniani si sono diffusi grandemente in varie parti d’Italia, soprattutto in Sicilia. In Palermo, nel 1721, fu eretto il primo dei collegi siciliani (detto dell’Olivella): a questo si affiancarono quelli di Torretta, Palma di Montechiaro, Biancavilla, Racalmuto, Marineo, Centuripe, Santo Stefano di Camastra, Caltanissetta, Sortino, Castelvetrano…, tutti benedetti dai vescovi dell’isola e tutti in rapporto con la casa di Sezze, Naturalmente i collegi risentono in modo sostanziale del “carisma” del proprio fondatore. La Sicilia deve molto a questo cardinale, che a Palermo e nelle diverse province avvia un'opera la quale penetra la struttura sociale, diffondendosi in città e campagne, coinvolgendo donne e uomini nella donazione di sé agli altri, divenendo punto di riferimento, da oltre due secoli e mezzo, delle famiglie protese alla ricerca del sacro e del senso dell'esistere.  La Congregazione della Sacra Famiglia varca i confini dell’Italia e d’Europa approdando perfino in alcuni paesi dell’Africa, sempre convogliando energie locali per la creazione di scuole, oratori e centri culturali: citiamo a proposito le missioni delle collegine di Enfield-Londra, della polacca Kielce, e di quelle sparse in Africa a Migoli,Iringa e Morogoro ( tutte e tre in Tanzania ).     Nel 1718 il nostro prelato è designato “Prefetto della Sacra Congregazione” del Concilio di Trento, per l'applicazione delle norme dogmatico-disciplinari decretate in quella sessione dei vescovi. Corradini, in questo pregevole incarico è affiancato, nel lavoro di segreteria, dal promettente giovane Prospero Lambertini, futuro papa Benedetto XlV.  L’attività del nostro cardinale si svolge per lunghi anni sempre alle dipendenze della Curia Vaticana, in diretto contatto con i pontefici romani, sotto i quali egli riveste incarichi sempre più complessi.  A questo periodo (1718-1734) risalgono i procedimenti processuali verso gli abusi nella diocesi di Benevento e la soluzione delle pendenze giuridiche con i  “Savoia” e i Sovrani di Spagna. Nel 1734 è nominato Vescovo di Frascati, dove dirime subito le controversie fra il capitolo della cattedrale e l'amministrazione cittadina con spirito evangelico, dando inizio ad una forte azione pastorale.Visita monasteri, parrocchie, chiese, oratori invitando il clero e i laici allo studio del concilio e alla sua attuazione, consapevole che il rinnovamento “degli animi” passa attraverso l'ascolto della parola.  Resasi vacante la sede apostolica per la morte di Benedetto XIII, il Corradini entra nel conclave del 1730: molti porporati, nel corso delle votazioni per l’elezione del nuovo papa, si esprimono favorevolmente per eleggerlo “Pontifex Maximus”.  Le eminenze Bentivoglio e Cianfuegos si oppongono, rendendo manifesto il veto di Carlo VI d'Austria.  La serenità con cui il cardinale accetta l’esclusione dal papato rivela lo spessore della sua nobile vita cristiana.  Dieci anni dopo, scomparso Clemente XII, Pietro Marcellino Corradini è ancora in conclave ed è indicato nuovamente, dai cardinali “zelanti”, quale “Pastore” della chiesa universale.  Adesso appare sicura la sua elevazione alla cattedra di Pietro poiché non sussiste più il veto dell'imperatore. Il quasi ottuagenario cardinale però, preoccupato solo del bene della chiesa, ringrazia i padri che lo designano a tanto ruolo e subito rifiuta, sostenendo la necessità di un pontefice fresco d’energie.  Al suo posto è chiamato il Lambertini che assume il nome di Benedetto XIV, il quale affida all'antico maestro l’incarico di avviare il Concordato con il Regno di Napoli, che sarà portato a compimento nel breve giro di qualche mese.  Questo è l’ultimo atto del Corradini giureconsulto, la cui vera vocazione è il ministero della carità, che egli esercita negli stessi decenni dell'impegno diplomatico. 

 

 

 

Nuovi sviluppi nella vicenda del cantiere al Belvedere di Sezze. Il committente dei lavori, Don Massimiliano Di Pastina, ha depositato presso il Tar la richiesta di ricorso per l’annullamento, previa sospensione cautelare, degli atti impugnati e in modo particolare della delibera n° 81 del 4 settembre scorso relativa alla richiesta di demolizione delle opere in cantiere da parte del Comune di Sezze. In sostanza il Don chiede al Tribunale Amministrativo Regionale di fissare una udienza in camera di consiglio al fine di emettere un provvedimento cautelativo urgente di sospensione dell’atto comunale. Nell’atto firmato dal responsabile dell’Ufficio Tecnico Vincenzo Borrelli si chiedeva al committente la demolizione delle opere, il ripristino dello stato dei luoghi e la restituzione dell’area del demanio civico alla pubblica fruizione. L’ordinanza ripercorreva tutta la vicenda amministrativa della Statua e seguiva la diffida allo stesso risalente al 24 luglio scorso che invitava il sacerdote a smantellare il cantiere. Proprio ieri era avvenuto il sopralluogo della Polizia Locale per verificare l’inottemperanza dell’ultima ordinanza e adesso arriva il ricorso al Tar. Insomma la vicenda già tormentata si ingarbuglia ancora di più. Da oltre 17 mesi l’area del belvedere di Santa Maria di Sezze è occupata da un cantiere abbandonato che adesso rischia di diventare come la fabbrica di San Pietro e soprattutto priva di un bene pubblico unico e straordinario una intera città e non si sa per quanto tempo ancora.

 

Don Massimiliano

 

 

 

“La discussione e il confronto politico sono principi che riteniamo fondanti per una sana e trasparente dialettica. Con questo spirito abbiamo accettato di buon grado l'invito ad un confronto con una delegazione della segreteria del Partito Democratico. Apprendiamo da una nota stampa del segretario comunale del PD di Sezze pubblicata su diversi Quotidiani online il giorno 13.10.2020 di un ipotetico asse d’intenti tra PD ed SBC. Aver accettato l'invito del segretario del Partito Democratico a sederci intorno ad un tavolo per uno scambio di opinioni non significa che sia nato un asse tra il nostro movimento ed il PD. Le differenze che ci hanno portato a concorrere nella tornata amministrativa del 2017 con un programma ben definito, oggi si sono ulteriormente ampliate e possiamo affermare con chiarezza che l'azione amministrativa messa in atto dall'attuale maggioranza ha aumentato le distanze tra il Partito Democratico ed SBC”. Taglia corto il movimento civico SBC chiarendo inoltre che “se i contenuti della discussione possono aver soddisfatto il Partito Democratico a tal punto da ipotizzare un possibile percorso insieme, lo stesso non è stato da parte nostra: non abbiamo condiviso i tempi e le modalità. In prossimità della scadenza elettorale ci è sembrato più una rincorsa al rincalzo, forse sollecitata dall’abbandono di due consiglieri passati dai banchi della maggioranza a quelli dell’opposizione”. Il Presidente Fabrizio Bonne-Année chiarisce inoltre che  “nella disamina è stato ritenuto opportuno trattare temi di ordine strettamente politico e non discutere dell’azione amministrativa che ha caratterizzato questi tre anni, tanto che abbiamo avuto l'immediata conferma che dietro ai roboanti enunciati di principio ci fosse solo il nulla”. SBC ci tiene poi a sottolineare delle vicende attuali. “Per il Partito Democratico setino il ripristino del Belvedere, la gestione del verde e dell’arbitrario taglio degli alberi, la gestione del cimitero, la raccolta dei rifiuti solidi urbani il metodo di nomina degli scrutatori, tanto per citarne qualcuno, sono problemi irrilevanti e temi che non riguardano "affinità e sensibilità politiche".  Per dovere di cortesia siamo rimasti ad ascoltare cosa avesse ancora da esprimere il PD locale. Abbiamo appreso che Il candidato Sindaco alle prossime amministrative sarà quello uscente, ovvero Sergio Di Raimo, perché è regola che il secondo mandato non viene negato al sindaco uscente ma, di contro, l'attuale maggioranza si avvia ad una conclusione aprendo nuove e future prospettive. Non è stato chiarito  - si aggiunge nella nota -il motivo per cui la regola del secondo mandato non vale per il comune di Latina, o per quello di Roma, ma sia imperativa solamente dove il sindaco uscente è del Partito Democratico. Inoltre, non è dato sapere per quale motivo si debba pensare ad una maggioranza diversa da quella attuale considerando che l'attuale maggioranza ha sempre sostenuto e ratificato tutte le decisioni del Sindaco e della sua Giunta”. La nota del movimento rappresentato in aula consiliare da Rita Palombi ed Eleonora Contento chiude con una domanda: “Perché ipotizzare percorsi insieme a Sezze Bene Comune che, diversamente, ha sempre votato contro? Abbiamo ribadito al Partito Democratico che richieste di collaborazione mascherate esclusivamente da volontà di campagna acquisti dovevano essere rivolte altrove. Possiamo confermare, nella massima trasparenza e chiarezza, che il nostro percorso politico sarà alternativo all’amministrazione attuale”.  

 

 

Tra poco meno di un anno e mezzo Sezze torna al voto e gli schieramenti iniziano a scaldare i motori con incontri e accordi. Il Pd di Sezze in merito fa alcune precisazioni su un incontro avuto con Sezze Bene Comune. "L’incontro tra le delegazioni delle segreterie del PD di Sezze e SBC - così nella nota Pd - non ha avuto lo scopo di  trovare nuove alleanze per poi ragionare sui nomi e non è stata messa in discussione la candidatura dell’attuale sindaco Sergio Di Raimo per le prossime elezioni amministrative. Il confronto si è svolto su un piano strettamente politico cercando di evidenziare i valori, le sensibilità e le idee che accomunano le due forze. La nostra intenzione è quella di avviare la costruzione di un campo largo che includa tutte le forze politiche, civiche progressiste ed europeiste. Per il PD occorre costruire una prospettiva unitaria dove le differenze non siano ostacoli da rimuovere ma ricchezze da valorizzare. Per costruire alleanze non solo “elettorali” c’è bisogno di aprire un confronto sulle idee e coinvolgere tutta la Comunità". Il democratici setini, per bocca del segretario locale Daniele Marchetti annuncia che la sezione ha già pensato di organizzare una conferenza programmatica “il laboratorio delle idee” e nei prossimi giorni, nel rispetto delle norme anticovid, inizieranno incontri per mettere in circolo idee ed elaborare proposte utili per la nostra città.

Martedì, 13 Ottobre 2020 06:10

Mancano molti insegnanti di sostegno

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Giungono ancora, in questi giorni, molte segnalazioni sulla mancanza di insegnanti di sostegno nelle scuole. La ripresa delle lezioni ha mostrato ritardi e lacune. C’era da aspettarselo, considerata la situazione eccezionale che si è venuta a creare a causa del covid-19. La pandemia ha costretto le Istituzioni e i Presidi a un tour de force defatigante, stravolgendo vecchie abitudini e norme consolidate negli anni. Aule da ristrutturare, banchi monoposto da recuperare, mascherine, distanziamenti: era tutto prevedibile ma incerto e da reperire in tempi veloci. Alla fine, in qualche modo, la scuola è ripartita. Ma la lacuna a cui è sembrato impossibile rimediare è stata la cronica assenza di insegnanti, il balletto e il girotondo a cui sono sottoposti, il disagio di lasciare gli alunni e i colleghi dell'anno precedente e ricominciare a ristrutturare il proprio lavoro, in assenza di una continuità didattica. Ma anche questa "consuetudine" era in qualche modo prevedibile, c’è sempre stata. Ciò che invece è imperdonabile è tuttora l’assenza di moltissimi insegnanti di sostegno. Gli studenti disabili, quelli più bisognosi, che hanno lo stesso diritto di frequenza scolastica degli altri, sono a casa per mancanza dell’insegnante di sostegno. Sembra che la tutela di questi ragazzi /e  non sia una priorità per il Ministero e per i sindacati. Ritardi enormi nelle nomine, difficoltà ancora maggiori nel reperirne di qualificati. Eppure, fin dagli anni '70, in molte scuole d'Italia si provvide alla eliminazione delle classi speciali e all'inserimento dei disabili nelle cosiddette scuole "normali" di ogni ordine e grado. Ancora oggi dobbiamo andare fieri e orgogliosi per l'attività svolta a loro favore dalla Amministrazione Comunale di Sezze che fu all'avanguardia! L'emanazione, poi, della legge 1o4/1992 rese il modello di inclusione scolastica italiana  modello ed esempio  per tutto l'Occidente. Quindi le leggi e i princìpi  ci sono, e sono buoni, anzi ottimi: ciò che manca è la pratica. Vige l'abitudine radicata a delegare al solo insegnante di sostegno (quando c'è!) la responsabilità dell'alunno quasi che il suo solo e vero compito sia di togliere un impaccio alla famiglia e ai colleghi delle altre materie. E' frequente e triste vedere i docenti di sostegno uscire fuori dalla classe con il proprio allievo! Le famiglie si sono assuefatte all'idea che il sostegno così fatto sia l'unica ciambella a cui aggrapparsi. Ma ormai questo meccanismo si è inceppato. Le certificazioni delle disabilità sono cresciute: sono aumentati i posti di sostegno. Si è arrivati a quota 170 mila, circa un quinto dell'intero corpo docente. La crescita del numero, a lungo andare, può diventare insostenibile e non produrre qualità. Occorrono alcuni rimedi, a parer mio: una specifica formazione degli insegnanti di sostegno e il completo coinvolgimento di tutti i docenti della classe. Potrebbe bastare così, anche con lo stesso numero di docenti attuali ma tutti altamente qualificati, che sappiano guidare e coinvolgere in pratiche inclusive i colleghi curricolari, a loro volta adeguatamente formati e incentivati, per ottenere buoni risultati ! E' obbligatorio avere  l'insegnante di sostegno, ma , quando c'è, da solo non basta più.

In una nota diramata qualche minuto fa il Comune di Sezze conferma un caso di positività Covid19 di un dipendente dell'ufficio anagrafe. L'ente comunale comunica che si è proceduto al tampone antigenico rapido per tutto il personale dell'ufficio e vista la negatività riscontrata domani l'ufficio riaprirà regolarmente secondo il normale orario. Sempre nella giornata di oggi tutti i dipendenti comunali presenti si sono sottoposti al sierologico. Intanto in Provincia di Latina salgono i casi: sono 42 i nuovi positivi.

 

Domenica, 11 Ottobre 2020 05:11

Il fascino indiscreto dell'autoritarismo

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La democrazia è relativistica, non assolutistica. Essa, come istituzione di insieme e come potere che da essa promana, non ha fedi o valori assoluti da difendere, ad eccezione di quelli sui quali essa stessa si basa: nei confronti dei principi democratici, la pratica democratica non può essere relativistica. La democrazia deve cioè credere in se stessa e non lasciar correre sulle questioni di principio, quelle che riguardano il rispetto dell’eguale dignità di tutti gli esseri umani e dei diritti che ne conseguono e il rispetto dell’eguale partecipazione alla vita politica e delle procedure relative” (Gustavo Zagrebelsky)

I principi di libertà, uguaglianza e solidarietà costituiscono il substrato sostanziale di ogni autentico ordinamento democratico e dovrebbero ispirare l’agire politico, essere sottratti all’opportunismo e alle convenienze, alle logiche di schieramento e alla partigianeria, costituire un elemento unificante e di condivisione, pur nel rispetto del pluralismo di idee e posizioni, da difendere senza retro pensieri e distinguo e da attuare progressivamente da quanti sono investiti di compiti e responsabilità amministrative e di governo della cosa pubblica.

Il rifarsi ai principi democratici, se non è un mero esercizio retorico, una ipocrita perorazione astratta e un formalismo senz’anima, definisce e caratterizza l’identità di quanti ad essi si richiamano e richiede di essere declinato concretamente nelle scelte individuali e nell’agire collettivo. Contrariamente è solo un insieme di parole vuote e suoni inutili, destinati a dissolversi senza lasciare traccia e ricordo di sé.

I principi che definiscono e modellano la nostra democrazia sono racchiusi nella Costituzione della Repubblica, la quale non è semplicemente un documento scritto e proclamato solennemente che disciplina l’organizzazione e il funzionamento degli organi supremi dello Stato e riconosce una serie di diritti e di doveri ai cittadini, ma un corpo vivo, un programma da tradurre in scelte capaci di generare cambiamenti, il progresso sociale, culturale ed economico, non solo all’interno della nostra comunità ma anche nell’ambito delle relazioni internazionali. È questo un punto ineludibile, un passaggio fondamentale, decisivo e qualificante l’agire dei partiti e movimenti che si presentano ai cittadini, affermando appunto di riconoscersi nella Costituzione e, perlomeno a parole, di perseguire il bene comune.

Pertanto al di là delle simpatie per l’uno o l’altro raggruppamento politico, delle legittime diversità di opinioni e sensibilità culturali, il credere nei fondamentali principi che ispirano la nostra carta costituzionale mi porta a stigmatizzare fermamente la scelta compiuta da due forze politiche del nostro paese nel Parlamento Europeo. Qualche settimana fa gli eurodeputati hanno approvato a larga maggioranza una risoluzione di condanna della Russia per l’avvelenamento di Alezei Navalny, oppositore del presidente Vladimir Putin, non nuovo a ricorrere alla persecuzione e alla eliminazione fisica degli avversari politici, con cui si chiedeva anche l’applicazione di sanzioni, in cui spicca il voto contrario della Lega, opposizione palesata peraltro anche con la decisione di non approvare nemmeno la risoluzione di condanna del presidente bielorusso, assai vicino a Mosca, accusato di ricorrere alle intimidazioni e all’uso della forza nei confronti dei propri concittadini che manifestano pacificamente da settimane per la libertà e la democrazia e contro i brogli perpetrati nelle recenti elezioni presidenziali, nella quale si affermava di non riconoscere il risultato dello scrutinio e Alexander Lukashenko come presidente rieletto, chiedendo di conseguenza nuove elezioni, la fine del blocco di internet e dei social e schierandosi dalla parte dei cittadini bielorussi. A pensarla come i deputati della Lega sono stati i francesi di Rassemblement National, i tedeschi di Alterantive fur Deutschland, gli austriaci dell’FPO, insomma l’estrema destra e gli euroscettici europei. Il Movimento 5 Stelle ha votato a favore della risoluzione contro il dittatore bielorusso e si è astenuto invece su quella di condanna di Mosca. Peraltro i grillini non sono nuovi a certe simpatie. Basta ricordare la mancata condanna del regime di Maduro in Venezuela, responsabile di gravi violazioni delle libertà e della democrazia, oltre ad aver ridotto il popolo alla fame e averlo privato persino dei medicinali. 

Va precisato che le deliberazioni del Parlamento europeo non producono effetti immediati e per essere operanti necessitano del via libera dei governi dell’Unione, nel caso specifico del Consiglio Europeo dei Ministri degli Esteri, e che i rappresentati della Lega hanno motivato la loro scelta affermando che le eventuali sanzioni avrebbero danneggiato le aziende italiane. Si tratta di motivazioni che, seppur in parte fondate, non cancellano la gravità della scelta compiuta da questi due movimenti politici, i cui esponenti ricoprono importanti responsabilità di governo o aspirano a dirigere l’Italia. È giusto tener conto degli interessi economici, ma è inaccettabile voltarsi dall’altra parte e fingere di non vedere le sistematiche violazioni dei diritti e delle libertà delle persone perpetrate da questi regimi antidemocratici, i cui leader, autoritari e senza scrupoli, ricorrono ad ogni genere di abuso, alla carcerazione illegale, alla repressione violenta del dissenso e all’assassinio politico.

Sarebbe un errore gravissimo sottovalutare quanto accaduto nel Parlamento europeo, minimizzare la portata delle scelte della Lega e del Movimento 5 Stelle, relegarle nell’ambito dei normali tatticismi politici che caratterizzano i rapporti tra i gruppi parlamentari europei o addirittura considerarle prezzi inevitabili da pagare nella gestione delle complesse relazioni internazionali. Quando non si condanna il ricorso alla violenza nella politica, si entra in una visione autoritaria della società. Il fascismo nasce quando si accetta il ricorso alla violenza fisica contro il diverso e l’avversario politico, quando si arrestano, perseguitano e uccidono gli oppositori per eliminare il dissenso. È la storia dell’inizio di tutte le dittature e non è affatto una esagerazione.

È impossibile dirsi a parole democratici ed essere amici dei dittatori, o quantomeno più o meno velatamente simpatizzare per loro.

 

 

La Ditta Enrico Baratta si è aggiudicata la gara di appalto per il trasporto pubblico locale del Comune di Sezze. Ieri la commissione di gara, presieduta dal Dott. Lidano Caldarozzi, ha deliberato l’aggiudicazione alla ditta locale che gestisce il servizio da oltre 30 anni. Escluse la Cialone Tour e la Schiaffini Travel, per motivazioni diverse. “Abbiamo confermato l’esclusione della Ciaolone Tour mentre alla Schiaffini Travel, avevamo chiesto giustificazioni in merito alla sua offerta anomala. Seppur prodotte – afferma Caldarozzi - la commissione non le ha ritenute congrue per il Comune di Sezze e abbiamo proceduto alla sua esclusione. Sulla base dei risultati della gara  - conclude il presidente di gara - abbiamo quindi aggiudicato alla ditta Baratta Enrico  la gara e trasmesso le carte al Rup”. Le ditte escluse potranno fare ricorso, in caso diverso o se eventualmente respinto, fino al 31 dicembre 2021 il servizio resta alla ditta Baratta.

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