Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalita' illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie, per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento del circolo Sinistra Italiana di Sezze.

___________________

 

Sinistra Italiana Sezze, esprime solidarietà ai cittadini del Sud Pontino che hanno subito danni a causa del maltempo.
È ormai chiaro a tutti, che è arrivato il momento di agire per difendere le nostre case, le nostre attività produttive, le nostre attività commerciali dagli effetti catastrofici che i cambiamenti climatici stanno provocando in provincia di Latina.
Se è vero che il contrasto al cambiamento climatico deve essere affrontato in maniera globale, gli effetti degli eventi atmosferici locali devono essere mitigati dalle azioni di prevenzione e manutenzione dei territori frutto di un’adeguata programmazione politica dello sviluppo territoriale.
L’area più interessata dagli eventi climatici che si stanno susseguendo in maniera allarmante sul territorio è compresa tra l’area dei consorzi di bonifica di Latina e della Piana di Fondi.
Il territorio del Centro - Sud pontino è artificiale, frutto delle bonifiche degli anni trenta del Novecento. Terre strappate alle acque. Un’area, proprio perché artificiale estremamente fragile che necessita di una manutenzione quotidiana e una visione d’insieme estremamente complessa.
Ciò che avviene sui Monti Volsci (Lepini, Ausoni, Aurinci) provoca effetti immediati fino alle coste pontine e viceversa.
Le crisi economiche che negli ultimi decenni si sono susseguite a causa della globalizzazione sfrenata hanno modificato il tessuto produttivo del territorio pontino.
Lo slancio delle multinazionali chimico farmaceutiche degli anni 70-80 si è esaurito e le industrie presenti sul nostro territorio si sono ridimensionate ed adeguate al cambiamento. Ciò ha prodotto la perdita di migliaia di posti di lavoro.
I cittadini del territorio hanno dovuto adattarsi al cambiamento andando via o guardandosi indietro.
Per tornare alle radici agricole di quest’area.
In gran parte della zona pedemontana i vigneti sono stati sostituiti da impianti di produzioni di kiwi la cui coltivazione copre assieme alla Nuova Zelanda gran parte del mercato mondiale di questo frutto.
Mentre nella parte costiera, soprattutto sui terreni sabbiosi, la coltivazione in serra degli ortaggi ha monopolizzato gran parte della superficie coltivabile dell’Agro Pontino e della Piana di Fondi.
Le produzioni di quest’area per la maggior parte vengono esportate in Italia e all’estero.
Il MOF (centro agroalimentare all’ingrosso di fondi) é il più grande e moderno centro italiano di concentrazione, condizionamento e smistamento di prodotti ortofrutticoli freschi.
Quello che è venuto a mancare è stata la visione politica del territorio da parte delle amministrazioni pubbliche, che non hanno saputo guidare questi radicali cambiamenti del sistema produttivo, lasciando che lo sviluppo spontaneo di quest’ultimo si evolvesse da solo senza un’adeguata guida politico economica.
Questo approccio politico, tipico del consumismo più sfrenato, ha impoverito il suolo ed indebolito l’equilibrio uomo - natura
La coltivazione di kiwi necessita di grandi quantità di acqua, che in un a zona paludosa non manca di certo, ma il continuo e costante prelievo non permette alla falda acquifera di mantenere un livello costante. E’ tornato il fenomeno della subsidenza. Il terreno si è abbassato ed alcuni canali, soprattutto nella zona di Mazzocchio, non scorrono più naturalmente verso la costa, causando grossi problemi nello smaltimento delle acque meteoriche.
Allo stesso tempo l’enorme superficie coperta da serre, nella zona costiera, impedisce al terreno di assorbire le piogge che scorrono veloci verso il mare mentre l’acqua salata ha contaminato molti pozzi di costieri, rendendoli non più utilizzabili per scopi agricoli.
I continui incendi estivi sulle aree montane hanno indebolito i fianchi delle colline che non riescono più a trattenere il terreno e limitare l’impeto dei corsi d’acqua.
Il consumo di suolo e l’antropizzazione selvaggia ha modificato l’assetto degli insediamenti urbani. Generando innumerevoli problematiche nei centri urbani che non avendo più confini ben definiti hanno difficoltà a gestire i servizi essenziale (principalmente rifiuti e depurazione delle acque).
La soluzione è la decrescita. Limitare il consumo delle risorse migliorando il tenore e la qualità di vita delle comunità umane che abitano i territori.
Il contratto agli effetti dei cambiamenti deve scaturire da una riprogettazione del territorio.
Adeguare e gestire le opere idrauliche delle aree collinari, favorire le coltivazioni che contribuiscono alla manutenzione delle aree e prevengono gli incendi boschivi.
Ammodernare i sistemi di irrigazione delle superfici agricole che garantiscano le coltivazioni senza stravolgere gli equilibri idraulici.
Limitare il consumo di suolo e programmare uno sviluppo antropico che tenga conto degli effetti negativi sul territorio.
Adeguare le aree coperte da serre affinché garantiscano il corretto deflusso delle acque, per limitare l’impeto dei fenomeni idraulici estremi.
Questi interventi sono essenziali affinché il territorio possa continuare a produrre ricchezza mantenendo un ambiente sano e sicuro in grado di garantire alle persone una buona qualità di vita.

Pubblicato in Politica