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Nell’ambito del progetto “Upgrade”, finanziato dalla Regione Lazio ed inserito nel Centro di Aggregazione Giovanile di Sezze, l’associazione sportiva dilettantistica “Iris Majorettes” ha avviato con entusiasmo l’attività “Movi-Menti”, un’iniziativa volta a valorizzare la diversità e promuovere l’inclusione sociale attraverso il potere della danza e delle majorettes. Sotto la direzione di Valentina Balestrieri, una trainer nazionale e internazionale nonché giudice majorettes ANBIMA-MWF, questo progetto si propone di offrire un'opportunità a ragazzi e ragazze, bambini e bambine, sia extracomunitari che comunitari, provenienti dal territorio setino e dai paesi limitrofi, per sviluppare le proprie capacità artistiche e relazionali. Le lezioni si svolgeranno ogni sabato dalle 16:00 alle 18:30, creando un ambiente accogliente e stimolante in cui i partecipanti potranno cimentarsi in attività che favoriscono non solo la crescita personale, ma anche il lavoro di squadra, la disciplina e la coordinazione. Attraverso il laboratorio, i giovani avranno l’occasione di integrare competenze tecniche nel campo della danza e delle majorettes, culminando in eventi ed esibizioni pubbliche che celebrano il frutto del loro impegno. Il gruppo delle Iris Majorettes, fondato nel 2018 e composto da circa 20 ragazze di età compresa tra i 5 e i 28 anni, ha già un curriculum ricco di successi e partecipazioni a eventi significativi. Le ragazze, guidate da Valentina Balestrieri e dall'insegnante di danza Aldo Pietrosanti, hanno partecipato a raduni di bande, manifestazioni di beneficenza e spettacoli, raccogliendo premi e riconoscimenti nei Campionati Italiani Majorettes.Negli ultimi anni, le Iris Majorettes hanno compiuto passi da gigante: dal successo al Concorso Majorette della Frustica di Faleria, dove si sono distinte con un meritatissimo quarto posto, fino alla partecipazione alla terza edizione del Samara Festival 2024, che ha avuto luogo a Trasacco in provincia de L’Aquila. La loro visibilità è ulteriormente aumentata grazie alla partecipazione al programma “Lo Spaesato” su RAI 2, dove hanno avuto l'opportunità di mostrare le loro abilità e rappresentare il Borgo Medievale di Sonnino.Grazie al progetto Movi-Menti, le Iris Majorettes non solo continueranno a coltivare il talento artistico delle giovani partecipanti, ma contribuiranno anche alla creazione di un tessuto sociale inclusivo, in cui ognuno possa sentirsi partecipe e valorizzato. Questo progetto rappresenta una vera e propria celebrazione della diversità e della passione per il movimento, mostrando come lo sport e l'arte possano unirci, superando ogni barriera. Per accedere alle informazioni sull’attività e per iscriversi basta compilare il form dedicato al progetto “Upgrade” sul sito del Comune di Sezze.

 

Il Circolo setino di Fratelli d'Italia interviene in merito a due questioni che stanno generando polemiche da parte della città: quella del centro sociale di via Puglie e l'idea del sindaco Lucidi di spostare il CPI presso le Clarisse. Ecco la nota firmata dal coordinatore di Fdi Mario Sagnelli.

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Come Fratelli d’Italia di Sezze, esprimiamo il nostro disappunto per le recenti decisioni dell’amministrazione comunale riguardanti la demolizione del Centro Anziani di Via Puglie e il trasferimento del Centro per l’Impiego dal Piazzale della Stazione ai locali del Monastero delle Clarisse. Tali provvedimenti non rispondono alle reali esigenze della comunità e sollevano molteplici dubbi e preoccupazioni. Appare evidente che l’amministrazione sia orientata a ridurre i servizi nella zona di Sezze Scalo, nonostante questa rappresenti un’area strategica, che dovrebbe invece essere il motore dello sviluppo locale e il fulcro di interventi significativi in termini di servizi e infrastrutture.

La demolizione del Centro Anziani di Via Puglie, l’unica struttura del genere a servizio della popolazione di Sezze Scalo, rappresenta un grave danno per la socialità degli anziani. Spazi come questo sono essenziali per combattere l’isolamento sociale e promuovere il benessere psicofisico delle persone più fragili. Questa scelta poco lungimirante è stata oggetto, peraltro, di aspre critiche dai cittadini, emerse anche durante il recente “question time”, dove il Sindaco ha mostrato difficoltà a giustificare il progetto di demolizione in un’aula consiliare caratterizzata anche dall’assenza significativa dei consiglieri di maggioranza. La promessa di una futura ricostruzione non può essere, infine, considerata una soluzione adeguata, vista l’incertezza sui tempi e il previsto ridimensionamento della struttura.

Altrettanto criticabile è il trasferimento del Centro per l’Impiego dal Piazzale della Stazione, una posizione strategica e facilmente accessibile, al Monastero delle Clarisse, situato nel centro storico di Via Cavour. Questa decisione sembra ignorare sia le esigenze degli utenti del servizio sia le problematiche già esistenti del centro storico, afflitto da traffico e degrado. Tale spostamento appare, inoltre, più legato alla volontà di intercettare fondi regionali per la ristrutturazione del Monastero che a una reale pianificazione strategica, sacrificando così una destinazione d’uso più funzionale e adeguata.

Chiediamo, pertanto, all’amministrazione comunale di rivedere queste scelte, avviando un dialogo costruttivo con i residenti, gli utenti del Centro per l’Impiego e gli anziani di Sezze Scalo. Solo un confronto aperto potrà portare a soluzioni condivise, rispondere delle esigenze collettive, evitando una gestione amministrativa priva di visione e strategia per il futuro della città, in particolare per una frazione cruciale come Sezze Scalo.

Sabato, 30 Novembre 2024 16:38

Il grigiore straniante della politica setina

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La politica setina è avvolta in un grigiore straniante, in una piccolezza di prospettive demotivante, che genera i frutti amari della rassegnazione, del disinteresse e del disimpegno.
 
La passione ideale è venuta meno da tempo, l’aspettativa nei partiti e nei movimenti è scemata e la sfiducia nelle istituzioni rappresentative è ormai conclamata, tanto che l’astensionismo cresce ad ogni tornata elettorale.
 
Eppure come non mai tanti leader affollano il proscenio, si agitano e sgomitano per guadagnarsi un posto al sole, un titolo o una carica di cui fregiarsi, poco importa se priva di sostanza, solo formale e per conto terzi.
 
Prevale unicamente il desiderio di apparire, di appagare il proprio ego e il senso del limite e della misura sembrano essere stati smarriti nella selva oscura di ambizioni prive di idealità e della convinzione politicamente sciagurata “dell’uno vale uno” o meglio “dell’uno vale l’altro”, frutto avvelenato di un certo populismo deleterio. 
 
L’umiltà di riconoscere la propria inadeguatezza a ricoprire ruoli o svolgere funzioni , di non possedere capacità e competenze per tutto, di non essere uomini e donne buoni per qualunque stagione e che tutto nella vita ha il suo tempo è virtù piuttosto rara.
 
La nostra città ha attraversato stagioni entusiasmanti in termini di impegno e partecipazione popolare e altre di risacca. Nel passato idealità forti si sono scontrate, a volte con durezza, ma mai come in questo tempo è stato in discussione il senso del bene comune, il battersi per conquistare spazi sempre più ampi di democrazia, di diritti e libertà per tutti. Sia pur distanti per appartenenza ideale e politica, per quanto possibile l’obiettivo è stato quello di non far prevalere il particolare, l’interesse personale a scapito di quello generale. Errori sono stati commessi, ovviamente inevitabili, ma la politica si sforzava quantomeno di leggere gli eventi e di costruire proposte avanzate socialmente.
 
Oggi invece la politica sembra ridursi all’uso spregiudicato delle parole, al linguaggio greve e sprezzante, sui social e non solo, alla propaganda disinvolta e fine a se stessa, alle promesse tanto strabilianti quanto impossibili, che ben presto vengono lasciate cadere nel dimenticatoio e più di ogni altra cosa si caratterizza per l’incapacità di assumersi la responsabilità di scegliere l’utile e non il conveniente, di pensare non a fidelizzare il proprio pacchetto inossidabile, o presunto tale, di consensi ma di mettersi al servizio della comunità.        
 
Non si tratta di essere nostalgici del passato, di avere la testa rivolta all’indietro o di coltivare l’illusione di un ritorno ad mondo ideale ormai venuto meno, poiché questo significherebbe condannarci a essere irrimediabilmente perdenti e concretamente inutili.
 
Serve una politica nuova al passo con i tempi, capace di entrare nelle vite delle persone e di sporcarsi le mani con realtà spesso nascoste nelle pieghe delle esistenze, con situazioni anche drammatiche e dolorose, di ascoltare e capire, di stupirsi dinanzi all’inaspettato e di misurarsi con problemi  in apparenza piccoli e spiccioli ma che rappresentano montagne insormontabili per chi deve portare il peso dell’abbandono, della solitudine, della mancanza di risorse minime per tirare avanti dignitosamente.
 
L’avversario più duro da battere è il nanismo politico di gran parte della classe politica, in particolare di quanti confondono l’autostima con il narcisismo, si nutrono di rancore per i rovesci subiti e coltivano improbabili sogni di rivalsa, credono di essere i migliori, i più bravi, i detentori esclusivi delle soluzioni giuste e per questo si relazionano in modo sprezzante e astioso verso chi dissente.
 
Politica seria e buona amministrazione non possono far rima con partecipazione e condivisione delle scelte giusto il tempo della campagna elettorale, terminata la quale le belle promesse cadono nel dimenticatoio. Elezione poi non significa divenire padroni delle istituzioni, i voti non sono una prodigiosa sacra unzione che rende intoccabili e infallibili, al punto che quanti osano spingersi versi i lidi eretici della critica devono sapere che il loro destino è la condanna, la messa all’indice e la gogna mediatica.          
 
Segnali interessanti si levano in questo grigiore che tutto ricopre, provenienti non dalla politica politicante, concentrata a baloccarsi in una autoreferenzialità sorda e cieca, ma da tanti cittadini i quali si uniscono per dare voce al proprio disagio, al proprio dissenso per scelte non condivise e valutate sbagliate, per la mancanza di servizi e per un tessuto cittadino sfilacciato.
 
C’è vita nella società civile setina e questo è un bene, ma servirebbe il coraggio di ravvivare il sacro fuoco della partecipazione democratica, abbandonando il senso di rigetto e facendosi protagonisti del cambiamento.   

 

Mercoledì 27 e Giovedì 28 novembre l’istituto “Pacifici e De Magistris” di Sezze ha ospitato l’evento conclusivo del ciclo di incontri “Round Table Risto Stud”, un’iniziativa promossa dall’assessorato allo Sviluppo Locale e Politiche del Lavoro del Comune di Sezze in collaborazione con la Camera di Commercio Frosinone-Latina, Confcommercio Lazio Sud e Asip Imprese e Persone di Latina. Il progetto mirava a creare un legame tra istituzioni, imprese e scuola, con l’obiettivo di avvicinare i giovani alle competenze e alle esperienze dei ristoratori locali. Dopo gli appuntamenti dedicati al carciofo di Sezze e alla visciola, il terzo e ultimo incontro ha avuto come tema "Il cibo nella terra del Mito: i piatti della Tradizione", una due giorni all'insegna delle tipicità del territorio, che ha coinvolto oltre 15 studenti dell'alberghiero e 4 Chef/imprenditori Locali: Maria Nasso (Lady Chef), Emanuela Proia (I Gricilli), Nonna Assunta (Antica Pasticceria Setina), Andrea e Pamela Gizzi (Lumache di Qualità). La dirigente scolastica, Prof.ssa Rossella Marra, ha sottolineato l’importanza di trasmettere il patrimonio culturale del territorio alle nuove generazioni, elogiando l’impegno delle classi e dei docenti che hanno collaborato al progetto. L’assessore Lola Fernandez, che ha curato l’intero percorso, ha evidenziato il valore della sinergia tra scuola e istituzioni: “Crediamo fortemente in una progettualità che coinvolga i giovani per prepararli al mondo del lavoro. Un esempio è il progetto finanziato da ANCI "Talenti da Coltivare", dove Sezze ha ottenuto 15 posti per giovani imprenditori grazie all’istituto. Il nostro metodo parte dai fabbisogni del territorio, creando una rete di realtà interconnesse”. Tra i prossimi obiettivi l’assessore ha anche citato il Comitato Locale per l’Occupazione, finanziato dalla Regione Lazio, che prevede nuove assunzioni nei prossimi due anni, e il progetto Setia Factory, che mira a realizzare a Sezze una fattoria sociale entro il 2029 per valorizzare prodotti locali e tradizioni attraverso un modello di agriturismo multifunzionale. Dal canto suo, il sindaco di Sezze Lidano Lucidi ha ribadito l’importanza del cibo come veicolo di cultura e identità: “Non è solo alimento, ma anche storia e tradizione. Presentare i cibi locali in modo adeguato significa raccontare e promuovere il territorio. Per farlo è essenziale il coinvolgimento della scuola, delle associazioni di categoria e della Camera di Commercio. I nostri imprenditori sono un patrimonio da sostenere”. Anche Anna Rita Fantozzi, presidente di Confcommercio Priverno, ha posto l’accento sull’importanza del lavoro di squadra: “Progetti così ambiziosi richiedono collaborazione. L’enogastronomia e le tradizioni possono diventare un motore di crescita per il territorio”. Paolo Galante, presidente provinciale di Federalberghi, ha invece sottolineato la necessità di sfruttare il web e le nuove tecnologie per attrarre l’interesse dei giovani e promuovere la ricettività locale, lamentando al contempo una lentezza nello sviluppo turistico rispetto ad altre realtà nazionali. Un punto di vista condiviso da Sandra Verduci, Camera di Commercio, che ha evidenziato l’urgenza di costruire un dialogo tra scuole, associazioni e imprenditori per accompagnare i giovani nel loro percorso formativo. A tal proposito, la ristoratrice Francesca Giuliani e Piera La Portella, in rappresentanza della Fipe, hanno raccontato le loro esperienze, mentre la chef Maria Nasso ha parlato del laboratorio culinario svolto con i ragazzi: “Abbiamo voluto trasmettere passione, contribuendo alla loro crescita educativa e professionale”. Il presidente dell’associazione Tutti Angeli, Emilio Perroni, ha ricordato il ruolo chiave della collaborazione: “Abbiamo creduto nel progetto perché è fondamentale lavorare insieme per ottenere risultati concreti. Il nostro obiettivo è valorizzare il territorio a tutto tondo, dal mare all’entroterra”. A chiudere l’evento è stato il coordinatore del progetto, il Professor Gianfranco Azzola, che ha elogiato i ragazzi: “Sono stati i veri protagonisti, dimostrando talento e passione. Questo percorso è solo l’inizio di qualcosa che darà frutti duraturi”. L’iniziativa ha confermato come la tradizione, unita all’innovazione e alla formazione, possa rappresentare una leva strategica per il futuro del territorio e dei suoi giovani.

 

 

Mamma, non piangere le mie ceneri.
Se domani tocca a me, mamma,
Se domani non torno, distruggi tutto,
se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”.
(Cristina Torres Caceres)
 
Violenza sulle donne e femminicidi rappresentano una delle maggiori piaghe sociali del nostro tempo e sono in continua espansione. Ogni tre giorni una donna viene uccisa da un uomo a causa di matrimoni falliti, abbandoni, tradimenti e divorzi.
Il vaso di lacrime e dolore è colmo e non c’è più spazio per silenzi e rassegnazione.
Occorre fare un grande esercizio di verità, verità scomode ma necessarie per rendere giustizia a tutte le vittime e porre le basi per un cambiamento vero, per combattere alla radice un crimine assurdo e intollerabile.
Il riconoscimento unanime della violenza di determinati comportamenti e la loro condanna è sicuramente un punto di partenza importante. Tuttavia è sbagliato pensare che brutalità e femminicidi siano appannaggio dei mostri, degli anormali e non considerare invece che originano da perduranti conflitti materiali, strutturali, sociali, culturali, simbolici ed economici. Nascondere o comunque non affrontare le cause che le generano significa rendersi complici di una falsificazione della realtà e non porre le condizioni per la loro concreta rimozione, per la tutela dei diritti e della dignità delle donne e per la loro autodeterminazione.
La violenza di genere è sempre conseguente a conflitti causati dalla volontà maschile di dominare, possedere e controllare. È questa una verità inoppugnabile.
Combattere questa modalità distorta di concepire la relazione uomo / donna richiede innanzitutto un percorso di educazione all’affettività, in grado di aiutare le persone, i giovani soprattutto, a costruire rapporti sani, improntati alla reciproca accoglienza e rispetto di cui deve farsi carico certamente la scuola, ma che per essere efficace deve investire ogni ambito della società a partire dalle famiglie.
L’educazione affettiva non è mai neutra e circoscrivibile, ma è il portato di modi di intendere le relazioni, la propria identità, di assegnare significati differenti alla propria sessualità e così via. Se quanti hanno ruoli e responsabilità di governo, a vari livelli, si fanno promotori di visioni culturalmente arretrate e anzi rivendicano l’idea che la scuola serva unicamente a formare lavoratori e il posto delle donne è la famiglia, se gli insegnanti compiono uno sforzo inane per spiegare al mattino che l’amore non è sempre e solo ferita narcisistica e il pomeriggio le nostre televisioni ci propinano incessantemente un unico modello di incontro tra uomini e donne rappresentato dalla predazione assoluta e dal narcisismo come orizzonte ultimo di senso dentro cui collocare ogni contatto, parlare di educazione affettiva è solo un’illusione, in quanto concretamente il modello relazionale proposto e imposto è eterosessuale e patriarcale. Le donne poverine non dobbiamo ucciderle, ma possiamo molestarle, sottometterle, dominarle, decidere per loro, scoparle quando sono ubriache o vestite male, sessualizzare tutti i discorsi a loro riferiti.
Il riduzionismo antropologico secondo il quale la tentazione della violenza maschile ha genesi naturale e il maschio non deve cedere alla tentazione che alberga dentro se stesso da sempre e al di là delle circostanze culturali, sociali, economiche, politiche è un  modo pericolosissimo per inquadrare e affrontare il problema, in quanto si finisce per attribuire la responsabilità al singolo, assolvendo il tribalismo patriarcale e risolvendo il tutto con la necessità che ogni maschio lavori in autonomia per frenare la propria natura.
La cultura del patriarcato non è affatto morta, come qualcuno improvvidamente ha sostenuto anche di recente. Dietro la spirale violenta che investe le donne c’è l’idea di una dominazione strutturale che non dipende dalle circostanze sociali o dal momento presente, ma esprime una concezione patriarcale transtorica. Nei fatti è cambiata solo la sensibilità verso il fenomeno, non l’intensità del suo manifestarsi che avviene con modalità differenti e nella sostanza è rimasta sempre uguale a se stessa.
A tutto ciò si aggiunge un ulteriore elemento non meno rimarchevole, rappresentato dagli effetti sociali e culturali del neoliberismo, un sistema economico e politico che ha preteso di funzionalizzare le relazioni, di oggettivare ogni soggetto, di mercificare ogni sentimento trasformandolo in pretesa di possesso e di consumo, nel quale la dominazione si presenta con il carattere semantico della competizione, per cui la relazione si identifica con la prestazione, il misconoscimento è considerato una minaccia all’identità, l’altro è un potenziale nemico e la fragilità un fallimento. L’aver ridotto tutto alla proprietà ha finito così per trasformare le relazioni intersoggetive in narcisismo possessivo.
L’unanime rifiuto e l’aggravamento delle sanzioni penali da soli sono improduttivi ed inutili se non si ha la forza e il coraggio di affrontare culturalmente, politicamente e socialmente questi nodi strutturali che stanno alla base della violenza di genere nelle sue diverse declinazioni.

 

 

Nel corso della mattinata di ieri, all’esito di mirati accertamenti, i Carabinieri della Stazione di Sezze hanno deferito, in stato di libertà, un cittadino indiano di 25 anni, per il reato di simulazione di reato. I fatti risalgono all’ottobre scorso, allorquando, su specifica richiesta pervenuta al 112 N.U.E., i Carabinieri della Stazione di Sezze intervennero in quel centro, a seguito di una riferita tentata rapina. Nella circostanza, il predetto indagato riferì ai militari dell’Arma dei Carabinieri intervenuti di essere stato avvicinato da 3 soggetti i quali, al suo rifiuto di consegnargli 10 euro, lo avevano colpito alla testa. Nel corso delle indagini avviate dalla suddetta Stazione Carabinieri è emerso che, l’uomo non era stato aggredito, come da lui dichiarato, ma senza essere stato avvicinato da alcuno, in evidente stato di alterazione, si era semplicemente adagiato a terra, al centro della carreggiata, dove era stato poi soccorso e trasportato all’ospedale di Terracina dal personale medico intervenuto.Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale il principio di  non colpevolezza sino alla sentenza definitiva, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione.

 

 

Tanta gioia, colori, musica, animazione, condivisione e valori. La Festa dell’Albero, tenutasi oggi presso l’Asilo nido e scuola d’Infanzia “Lo Scarabocchio” di Sezze, è stata questo e molto altro. I bambini hanno vissuto momenti indimenticabili e di crescita, grazie ad un evento organizzato proprio per loro e anticipato da una programmazione fatta di laboratori creativi e ludici. La Festa dell’Albero quest’anno si è svolta in collaborazione con Fabrizio Paladinelli di Legambiente, il quale ha messo a dimora, nel giardino della scuola di via Roccagorga, un albero di ulivo insieme ai piccoli alunni, nell’ottica di una didattica volta a far sviluppare ai bambini nuove forme di conoscenze. I bambini sono arrivati preparati all’appuntamento grazie ad altre attività che si sono svolte durante la settimana, attività quali canti, racconti, disegno e mani abili, “per far capire al bambino– spiega la psicologa Cristina Iudicone, coordinatrice dell'infanzia –  l’importanza dell’albero come essere vivente che dona salute al nostro pianeta”. Un laboratorio a tema è stato svolto da Sara Mele Lopez hobbista del luogo e pittrice di ciottoli e all'organizzazione generale hanno preso parte anche Sara Celani, Noemi Marchetti e Naomi Ladelfa.

Insomma una grande festa che dà valore all’ambiente, al rispetto e alla collaborazione tra bambini e adulti. “Lo Scarabocchio” è una scuola di ispirazione Montessori in cui viene favorita la liberà del bambino ed è stata fondata da Cristina Iudicone e Daria Marchionne. In pieno Covid le educatrici hanno preso in gestione la struttura realizzando il loro sogno. “Nella nostra scuola – aggiunge la Iudicone – le educatrici e le maestre seguono il bambino nella loro crescita in maniera naturale e lo supportano nell’apprendimento in modo spontaneo, il bambino ha tutto il materiale a disposizione e lavora in maniera autonoma e indipendente”.

Crescere in un ambiente didattico ed educativo valido è fondamentale per il futuro di una persona che si fa comunità, soprattutto quando gli ambienti diventano anche un’appendice della famiglia. 

 

 

 

Secondo il Capol (Centro assaggiatori produzioni olivicole di Latina), quest’anno, la raccolta delle olive, farà registrare un calo del 60% rispetto alla media annuale (250 mila quintali). In pratica, come accadde due anni fa, si raccoglieranno poco più di 100 mila quintali, di cui 30 mila verranno destinati alla produzione di olive da tavola (Gaeta Dop e Itrana bianca) e il resto verrà molito. Ma gli oli (13 mila e 300 quintali) che verranno ricavati raggiungeranno una qualità superiore a quella dell’anno passato: saranno ricchi di polifenoli, antiossidanti naturali,  e così l’equilibrio  tra l’amaro e il piccante sarà perfetto.  “A provocare questo ennesimo calo - spiega l’agronomo Alberto Bono, vicepresidente del Capol – sono stati i cambiamenti climatici degli ultimi anni.  L’olivicoltura locale, grazie alle condizioni di clima asciutto e soleggiato dei mesi da febbraio ad aprile, nonché da una generalizzata e abbondante fioritura - ha precisato l -   faceva presagire una buona annata. Purtroppo però le allegagioni non sono state buone a causa di fattori ambientali e fitopatologici, da indagare con attenzione. È stata riscontrata una maggiore incidenza dell’occhio di pavone che in alcuni casi ha provocato il disseccamento delle mignole e della cercosporiosi che ha provocato l'ingiallimento delle foglie con la conseguente caduta delle stesse. Tali cause hanno compromesso la produzione in particolar modo per la nostra varietà Itrana più suscettibile a tali patologie”. “A fine giugno poi - ha ricordato Centauri, presidente del Capol  -  il caldo eccessivo ha provocato una cascola delle piccole olive dove c’è stata la fioritura tardiva. Il forte caldo estivo, al di sopra delle medie stagionali, anche se ha ridotto notevolmente l’attacco della mosca olearia, ha causato un raggrinzimento delle olive con la conseguente cascola specie nelle aree più siccitose della provincia. La nostra varietà Itrana, inoltre, sta risentendo notevolmente dell’aumento delle temperature medie annuali che non consentono di raggiungere un adeguato fabbisogno in freddo necessario per la differenziazione delle gemme a fiore e per la fertilità del polline e degli ovari”. Circa il calo della raccolta, Centauri  chiede di fare attenzione  alle sue conseguenze: “Le mancate produzioni di questi ultimi anni stanno provocando in alcune zone delle nostre colline la presenza di oliveti abbandonati e trascurati. Il recupero di queste zone deve diventare una delle priorità, sia per la valorizzazione idrogeologica e paesaggistica del territorio sia per la richiesta in continuo aumento da parte dei consumatori di olio extra vergine d’oliva di qualità. Occorre adottare soluzioni adeguate poiché l’abbandono potrebbe interessare numerosi oliveti (in dieci anni nel Lazio il numero delle aziende olivicole è sceso del 39%, censimento 2020) con conseguenze negative non solo sotto l’aspetto economico e occupazionale, ma anche sotto l’aspetto idrogeologico e ambientale. Circa l’aspetto economico, da ricordare che nell’Agro Pontino il settore è caratterizzato da due prodotti di alta qualità: l’olio Dop Coline Pontine e l’oliva da mensa Gaeta Dop”.

 

 

Comunicato stampa sindaco di Sezze Lidano Lucidi

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Con una lettera inviata ad Acqualatina, il Sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, ha annunciato la sua decisione di non partecipare all’assemblea che dovrà essere convocata per l’approvazione del Bilancio 2024, a meno che la società non avvii un confronto approfondito con i sindaci dei Comuni soci. Una posizione netta, che nasce dall’esigenza di tutelare gli interessi della comunità di Sezze e di oltre 600.000 utenti del servizio idrico integrato. “Non posso accettare che il ruolo degli azionisti pubblici, che rappresentano la maggioranza delle azioni e le istanze dei cittadini, venga svilito in questo modo – ha dichiarato il sindaco Lucidi – e se saremo chiamati a ratificare un bilancio senza aver avuto la possibilità di discutere il delicato stato economico-finanziario della società, si tratta di un esercizio di democrazia inutile. E io non vi prenderò parte”. Le preoccupazioni di Lucidi trovano fondamento in una serie di comunicazioni inviate da Acqualatina negli ultimi mesi. Nelle lettere ricevute, la società ha evidenziato criticità finanziarie che potrebbero compromettere la gestione del servizio e gli investimenti futuri: “La società – ha spiegato il primo cittadino di Sezze – ci parla di necessità di aumentare le tariffe per garantire l’equilibrio economico-finanziario, con incrementi del 9,5%. Ci viene anche prospettato un ammanco di cassa tra i 15 e i 30 milioni di euro entro il 2025, che potrebbe rendere indispensabile una ricapitalizzazione da parte degli azionisti. Di fronte a queste affermazioni, come possiamo accettare di essere esclusi dal confronto?”. Lucidi ha sottolineato che il futuro della gestione idrica non può essere ridotto a una mera questione contabile: “È troppo semplicistico dire che per risolvere i problemi si aumentano le tariffe. Gli equilibri finanziari della società coinvolgono non solo i cittadini, ma anche i lavoratori di Acqualatina, i fornitori e la qualità stessa del servizio. Serve una visione complessiva e condivisa, soprattutto in vista della scadenza della convenzione tra Acqualatina e gli enti locali nel 2032”. Oltre agli aspetti finanziari, il sindaco ha richiamato l’attenzione sui disservizi che hanno colpito il territorio di Sezze, aggravati dai cambiamenti climatici e dalla siccità: “Ad agosto, un intero quartiere della mia città è rimasto senz’acqua per più di cinque giorni. È solo uno dei tanti episodi che dimostrano quanto sia urgente investire nella riduzione delle perdite di rete e nel miglioramento delle infrastrutture idriche”, ha evidenziato. Critiche anche sull’assenza di un dialogo strutturato con i sindaci, spesso lasciati soli a gestire il malcontento dei cittadini: “Noi Sindaci siamo il primo punto di riferimento per i cittadini, che giustamente si lamentano per i disservizi. È inaccettabile che ci troviamo a subire passivamente le decisioni della società, senza poter incidere realmente sulle strategie”. Il Sindaco di Sezze ha ribadito la necessità di una convocazione urgente degli azionisti per discutere lo stato economico-finanziario della società e i piani futuri. “La continuità della gestione non si garantisce solo con un aumento delle tariffe. È necessario un confronto ampio, che coinvolga tutti i soci e tenga conto delle reali necessità dei territori e dei cittadini”, ha dichiarato. Lucidi ha confermato che, pur garantendo la sua partecipazione alle conferenze dei sindaci, non prenderà parte all’assemblea di approvazione del bilancio 2024 senza un incontro preliminare: “Il dialogo e la trasparenza sono fondamentali per affrontare le sfide che abbiamo di fronte. Se Acqualatina vuole continuare a essere un punto di riferimento per il servizio idrico integrato, deve dimostrare di essere all’altezza, non solo dal punto di vista delle opere idrauliche, ma anche sotto il profilo economico e gestionale".

 

 

 

Nuove soddisfazioni e riconoscimenti per il team del Maestro Tosto, della Palestra Gokuhi Okuden Karate Do Carlo Tosto di Sezze Scalo. La prestigiosa competizione World Open Karate Championships WKA svoltasi presso il Palacasoria di Napoli nei giorni scorsi si è conclusa con risultati brillanti per gli atleti guidati nella crescita dal maestro Carlo Tosto. Per loro  4 medaglie oro e 3 Argento nelle rispettive categorie. Protagonisti di questo grande risultato sono stati Manuel Tosto, Paolo Del Pace ed Enrico Malandruccolo, e lo stesso Maestro Carlo Tosto. Il team ci tiene a ringraziare il presidente della WKA David Soyer ed il coordinatore dell’organizzazione, il Maestro Aldo Garofalo, per il loro lavoro straordinario nell’organizzare un evento che non solo celebra il karate.

E’ importante per i giovanissimi vivere esperienze simili, a prescindere dai risultati e dalle medaglie che si conquistano. E’ bello sapere che esistano realtà così vicine ai ragazzi al punto di diventare negli anni un complemento delle famiglie. Complimenti a tutti ragazzi.

 

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Paolo Del Pace
1° class. Kata Cadetti
2° class. Kumite Cadetti

Manuel Tosto
2° class. Kata Speranze

Enrico Malandruccolo
1° class. Kata Speranze

M° Carlo Tosto
1° class Kata Master

Enrico Malandruccolo, Paolo Del Pace, Manuel Tosto
1° class Kata a Squadre
(Categoria 15-17 anni)