Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalita' illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie, per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

Venerdì, 18 Luglio 2025 18:29

Il ventennio della destra a Latina

Scritto da

 

 

Negli ultimi vent’anni, la città di Latina ha avuto diverse giunte comunali. Dal 2005 ad oggi si sono succeduti diversi sindaci e relative giunte. In particolare ricordiamo le giunte guidate da :

2006-2011 Vincenzo Zaccheo (centrodestra)

2011-2016 Giovanni Di Giorgi (centro destra)

2016-2021 Damiano Coletta (lista civica, centro sinistra)

2021-2022 un anno di commissario

2022-oggi. Matilde Celentano (centrodestra)

Ecco, credo che Latina e i suoi politici di maggioranza, prima di inveire sulla passata giunta Coletta, dovrebbero fare un po’ di mea culpa. Questa stessa maggioranza è la stessa che prima della giunta Coletta, con l’allora sindaco Di Giorgi non hanno neanche terminato la Consiliatura così come il sindaco Zaccheo. Latina 60 anni di governi DC (che purtroppo non siamo nemmeno riusciti a sfruttare in positivo la cassa del mezzogiorno per costruire una città moderna e all’avanguardia); 20 anni di sindaci di destra che hanno il coraggio di scaricare le loro inefficienze sulla giunta Coletta , che in 5 anni si e no ha governato tre anni …due di pandemia, poi elezioni e un anno di commissario che tra l’altro ha lasciato all’attuale giunta in carica la ex sub commissaria ( NASTI ) e attualmente assessora al bilancio per la giunta Celentano.

Una città, che comunque ( con Coletta ) stava cercando di risollevare la testa, sulla criminalità e la legalità, sul sociale sui servizi e sulla qualità della vita sulla cultura ecc... Ora purtroppo è tutto allo sbando, dove a furia di cercare di cancellare ciò che era stato fatto da Coletta (ma i tagli di nastri sui finanziamenti della giunta Coletta vengono fatti in pompa magna) per cercare di recuperare cose vecchie, dove è intervenuto il tribunale decretando il fallimento (vedi la Latina Ambiente per salvare qualche amico dalla banca rotta fraudolenta e dalla incompatibilità della nomina a presidente ABC di PALMERINI ci costa milioni e milioni di euro a discapito di ABC ). Per affossare ABC con il non decidere si sta contribuendo sempre più al degrado della città, sia in termini di decoro che sanitario (vedi i rifiuti e lo sfalcio dell’erba) sia per quanto riguarda lo stato delle strade, così come il sistema Latina oramai siamo alla desertificazione.

La sicurezza per questa maggioranza è di spostare qualche povero disgraziato senza tetto da una parte all’altra della città, per non parlare della qualità della vita che ogni anno la nostra città va sempre più giù nella classifica nazionale. Si cerca sempre più, di correre dietro il proprio consenso a prescindere, che più delle volte va contro qualsiasi logica, l’isola pedonale ne è la dimostrazione plastica; si privilegia la politica dell’auto e non si tiene conto del cittadino e dell’ambiente, nessun segnale che orienti l’opinione pubblica ad una economia circolare, così come il mare, si continua a perseverare per una non politica turistica della marina , che non è solo asfaltare una strada, ma bisogna costruire una cultura turistica e togliere gli abusi . Non si riesce a fare una politica di integrazione o di solidarietà che si voglia , però tutti cattolici per il diverso quando bisogna votare in consiglio, si sta sempre dalla parte del più forte (vedi la mozione pro Palestina bocciata con furbizia) con meccanismi io c’ero ma sono dovuto andare via…ma avrei voluto esserci.

Si vuole andare sempre più verso gli appalti o gare per de responsabilizzarsi anziché sporcarsi le mani in prima persona e non tenendo conto dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori e dei più deboli . Ora è vero che il popolo dimentica facilmente però è meglio ricordare la storia politica di questa città, perché non è vero che Latina è fascista , il primo sindaco di Latina è stato Fernando Bassoli, certamente non di destra. Ma la sinistra arranca nella città di Latina e provincia e in campo nazionale, troppi errori, troppe logiche di correnti e troppe logiche clientelari e se vogliamo anche qualcosa dí illegalità e moralità, che hanno allontanato sempre più il cittadino dal voto.

Ecco io credo che bisogna riportare la politica nei territori, per ricostruire un gruppo dirigente serio e qualificato e credo che a livello regionale vada fatta chiarezza , su che basi deve riposizionarsi il ruolo delle Regioni , le quali vanno riportate al ruolo di programmazione ( in quanto per questo sono nate) , è stato ampiamente dimostrato che i 21 centri di spesa regionali sono stati un fallimento, centri di clientele e sprechi e l’autonomia differenziata aumenterà ulteriormente i problemi tra Regioni e costi, servono essenzialmente per mantenere gli apparati politici dei partiti , allontanando ulteriormente il nord dal sud e aumenterà il conflitto tra regioni. Così come il livello nazionale la politica dei partiti deve ritornare protagonista partendo dai territori attraverso la costruzione dei suoi parlamentari proposti e eletti dai cittadini con la preferenza e non direttamente dai partiti se veramente si vuole riportare il cittadino alla partecipazione politica.

 

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione socio-politica da parte di Andrea Santucci, insegnante, attore e formatore teatrale. 

_______

 

C'è qualcosa di profondamente turbato nell'aria che respiriamo quando parliamo di politica. Non è solo un fastidio passeggero, ma un disincanto palpabile, una stanchezza diffusa che si è infiltrata nel tessuto delle nostre comunità, da Sezze a ogni angolo d'Italia. Le urne spesso registrano astensionismi record, i dibattiti pubblici degenerano in sterili contrapposizioni, e la fiducia nelle istituzioni sembra erodersi giorno dopo giorno. La politica, quella che dovrebbe essere l'arte nobile di governare per il bene comune, si ritrova oggi intrappolata in un labirinto di tecnicismi, personalismi esasperati e populismi urlati.
Questo non è un mero problema italiano, ma un fenomeno globale. In ogni dove, assistiamo a un divario crescente tra i cittadini e coloro che li rappresentano. L'immagine del politico è sempre più associata a inefficienza, promesse mancate e, talvolta, scandali. Sembra che la bussola morale si sia smarrita, lasciando spazio a una gestione del potere che privilegia l'interesse di pochi, la visibilità effimera o la mera sopravvivenza nel consenso.
Ma è proprio in questo scenario di crisi che emerge, quasi come un sussurro insistente, una nostalgia profonda. Non è la nostalgia di un passato idealizzato, ma quella di un modo di fare politica che sembra perduto: un approccio radicato nei valori, nell'etica, nella virtù. Si avverte un bisogno impellente di riscoprire il senso autentico del servizio pubblico, quella vocazione al bene comune che dovrebbe animare ogni azione amministrativa.
Questo disincanto non deve essere una condanna, ma un potente catalizzatore per il cambiamento. È un segnale chiaro che il paradigma attuale non funziona più, che i meccanismi che hanno retto la politica finora non sono sufficienti per affrontare le complessità del nostro tempo. Abbiamo bisogno di un nuovo approccio, un "nuovo paradigma" che riporti al centro non il potere fine a sé stesso, ma la felicità collettiva come obiettivo primario.
È tempo di chiederci: può la politica tornare a essere la "scienza" che cura il benessere delle persone, che promuove la fioritura di una comunità come la nostra Sezze? 
L'attuale disincanto non è la fine, ma forse l'inizio di una riscoperta, un'opportunità per ridare dignità e scopo a una delle più importanti attività umane: la gestione della polis, la cura della nostra casa comune

 

Pericolo al Parco dei Cappuccini per il crollo di un grande ramo di alto fusto secolare. La denuncia di un residente del luogo che stamattina, passeggiando all'interno della Macchia, ha notato il grosso tronco staccatosi e poi piombato a terra da una grande altezza. Molto probabilmente la causa è da attribuirsi al vento forte tirato nella notte e alla mancata manutenzione e potatura degli alberi presenti nel parco, e in questo caso di un Pino Marittimo.  "C'è grande urgenza di mettere in sicurezza tutta l'area  - ci ha detto il cittadino - bonificando la potatura degli alberi più grandi, per puro caso non è avvenuta una tragedia visto che il Parco è frequentato da tante persone, bambini e cani". Si spera quindi in un tempestivo intervento e di una urgente messa in sicurezza del parco pubblico. 

 

 

 

Viaggiare è un diritto di tutti. Eppure, per milioni di persone con disabilità – e per le loro famiglie – l’esperienza del viaggio resta spesso una corsa a ostacoli. Barriere architettoniche, mancanza di informazioni chiare, trasporti non adeguati e strutture impreparate rendono il turismo una conquista da pianificare nei minimi dettagli, e talvolta persino da rinunciare.
Ma qualcosa sta cambiando. Lentamente, ma con forza. Il turismo accessibile non è più solo un tema di nicchia: è diventato una sfida concreta per costruire una società più equa, inclusiva e, soprattutto, accogliente per tutti.

 Accessibilità e accoglienza: il nodo delle strutture ricettive

Soggiornare in hotel, agriturismi o campeggi non è sempre facile per una persona con disabilità. Rampe troppo ripide, ascensori stretti, bagni non attrezzati o personale non formato sono problematiche ancora molto diffuse.
Fortunatamente esistono strutture che scelgono consapevolmente di diventare “ospitali” nel senso più profondo del termine. Alcune realtà virtuose, spesso certificate da enti come Village for All, offrono servizi su misura: camere accessibili, menù in braille, personale formato alla comunicazione inclusiva, e assistenza durante le escursioni.

Un esempio? Il Trentino e l’Alto Adige, da anni impegnati in progetti di ospitalità inclusiva in montagna, o l’Emilia-Romagna, che ha investito su stabilimenti balneari accessibili con passerelle, carrozzine da mare e servizi personalizzati.

 Il trasporto: primo ostacolo o prima opportunità?

Spostarsi è spesso il primo grande problema. Le barriere non stanno solo nei marciapiedi, ma anche nei vagoni dei treni, nei bus non attrezzati o nei taxi introvabili.
Trenitalia, Italo e alcune compagnie locali stanno facendo passi avanti con servizi come l’assistenza a bordo prenotabile, posti riservati e sollevatori mobili. Tuttavia, resta difficile l’intermodalità – ovvero il passaggio agevole da un mezzo all’altro – e, soprattutto, la fruibilità delle informazioni.

Anche il trasporto aereo presenta limiti: sebbene gli aeroporti italiani garantiscano l’assistenza PRM (per persone a mobilità ridotta), molte famiglie lamentano disagi, disservizi e scarsa empatia.
Occorre una formazione diffusa del personale e un coordinamento reale tra enti di trasporto, amministrazioni e strutture turistiche.

 Proposte per un turismo davvero per tutti

  • Mappe accessibili e aggiornate sui siti istituzionali (con indicazioni chiare su barriere architettoniche, servizi, parcheggi dedicati).
  • Formazione del personale turistico su disabilità visive, uditive, motorie e cognitive.
  • Promozione di “turismo esperienziale inclusivo”: percorsi multisensoriali, laboratori accessibili, visite guidate adattate.
  • Sostegno a iniziative di co-progettazione con le associazioni del territorio e le famiglie.
  • Finanziamenti per l’adeguamento delle strutture, anche piccole (B&B, ristoranti, rifugi montani).
  • Creazione di una “Carta dei diritti del turista con disabilità”, facilmente consultabile e disponibile in ogni punto informazione.

 

 

 Viaggiare con una disabilità invisibile

Non tutte le disabilità si vedono. Alcune si percepiscono solo nei gesti, nelle reazioni, nei silenzi. Viaggiare con un figlio con autismo o con una disabilità psichica può essere un’esperienza meravigliosa, ma anche carica di ostacoli invisibili: sguardi giudicanti, commenti inappropriati, mancanza di comprensione da parte di chi ci sta intorno.

Spesso non è la barriera architettonica a fermare una famiglia, ma la barriera dello sguardo: quel disagio che fa sentire “fuori posto”, come se il comportamento del proprio figlio fosse qualcosa da nascondere, o da giustificare.

Ma la dignità del viaggio non può dipendere dalla tolleranza altrui.

Ogni persona ha il diritto di esplorare il mondo secondo i propri tempi, le proprie emozioni, i propri bisogni. Alcune strutture iniziano a comprenderlo: offrono percorsi “low sensory”, spazi tranquilli, personale formato per accogliere senza giudicare.

Per i genitori, il primo passo è non arrendersi. Il mondo può imparare a essere più gentile, ma ha bisogno che qualcuno continui a camminare anche quando il sentiero è in salita.

Risorse utili per viaggiare con bambini autistici

Viaggiare può essere un’esperienza arricchente anche per chi è nello spettro, se ben organizzata. Ecco alcune app, guide e reti di supporto pensate per ridurre stress, prevedere le situazioni e aumentare il comfort:

 App consigliate

  • AutiPlan (Android / iOS)
    Aiuta a costruire una routine visuale della giornata di viaggio, utile per preparare i bambini ai cambiamenti.
  • Proloquo2Go (iOS)
    App per la comunicazione aumentativa (CAA), indicata per bambini non verbali o con difficoltà espressive.
  • Mirabilia – Musei per tutti
    Offre informazioni sui musei accessibili e le esperienze sensoriali disponibili in Italia.
  • Calm Counter (iOS / Android)
    Uno strumento per aiutare a gestire l’ansia e le crisi, con timer visivi, suoni rilassanti e frasi rassicuranti.

Guide e portali dedicati

  • Autismo e Vacanze – Fondazione Autismo Triveneto
    Piccola guida gratuita con consigli pratici per le vacanze con bambini nello spettro.
  • “Ready, Set, Go!” – Autism Speaks (in inglese)
    Guida internazionale per prepararsi al viaggio, molto utile anche con adattamenti in italiano.
  • Village for All – V4A
    Portale italiano che segnala strutture ricettive accessibili anche per disabilità cognitive e relazionali.
  • Musei Accessibili – Museo Tattile Statale Omero
    Propone esperienze multisensoriali, anche per ragazzi nello spettro.

 

 E a Sezze?

Anche un Comune di media dimensione come Sezze che AMBISCE a diventare meta turistica potrebbe fare molto: segnaletica chiara, mappatura dell’accessibilità nei percorsi culturali, formazione del personale turistico e scolastico, progetti in collaborazione con le famiglie.
Viaggiare non è un privilegio. È un bisogno dell’anima. Ed è ora che ogni luogo, anche il più piccolo, si renda conto che inclusione è bellezza. L’accessibilità non è una “voce in più” da aggiungere alle offerte turistiche. È la base da cui partire. Non solo per chi ha disabilità, ma per tutti: anziani, bambini, famiglie, persone con bisogni temporanei.
Perché una città accessibile è una città che ha imparato a guardare il mondo oltre l’apparenza.

Lo sapevi che...?

 Il turismo accessibile riguarda oltre il 15% della popolazione mondiale?
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), milioni di persone con disabilità viaggiano ogni anno, ma spesso devono rinunciare a mete, attività o strutture non adatte.

 Le famiglie con un membro disabile rappresentano una fetta importante del mercato turistico?
Quando un luogo è accessibile, non viaggia solo la persona con disabilità: ma l’intero nucleo familiare, spesso con amici o caregiver. Un’opportunità economica anche per le piccole realtà.

 In Italia esistono borghi accessibili?
Borghi come Civitella del Tronto (Abruzzo) e Finalborgo (Liguria) hanno investito in percorsi accessibili, audioguide per ciechi, segnaletica visiva e bagni attrezzati, con grande successo anche turistico.

 Nel 2023 il Trentino ha ricevuto un premio europeo per il turismo accessibile?
Grazie al progetto “Open Trentino”, la regione è diventata un modello per l’accessibilità diffusa nei rifugi alpini, nei laghi e nei parchi naturali.

 Anche i musei stanno diventando multisensoriali?
Sempre più musei offrono esperienze tattili, descrizioni audio, visite LIS (lingua dei segni) e laboratori inclusivi. A Roma, il Museo Tattile Omero è uno dei primi in Europa a “vedere con le mani”.

 Esiste una guida europea dei “viaggi senza barriere”?
Sì! Si chiama “ENAT – European Network for Accessible Tourism”, ed elenca destinazioni, hotel e progetti in tutta Europa pensati per ogni tipo di disabilità.

 Esistono carrozzine da trekking e da spiaggia?
Le “joëlette” (carrozzine da escursione) e le “job” (da mare) permettono a tante persone con disabilità motorie di vivere la montagna e il mare in piena libertà — basta che le strutture le prevedano!

Come scriveva Marcel Proust: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.”
E non c’è sguardo più prezioso di quello che sa accogliere ogni diversità.

A lunedi’ prossimo...

Sabato, 12 Luglio 2025 16:34

La moralità disturba

Scritto da

 

 

“Mi piace definirmi moralista. Questa parola è sgradita, è usata in modo negativo e tuttavia mi pare che alluda a un modo di guardare le cose del mondo in maniera reattiva, non passiva. Soprattutto quando ci troviamo di fronte a illegalità, cinismo, abbandono dell’etica pubblica, che è quello che è avvenuto in questi anni, non soltanto in Italia, ma in Italia in modo tale da travolgere lo stesso senso delle istituzioni, il rispetto delle regole, il rispetto degli altri. E quindi è necessaria una reazione. Io lo chiamo moralismo attivo: quello che mettono in atto tante persone, che fanno tanti mestieri e che nella loro vita quotidiana non rinunciano a denunciare i comportamenti che contravvengono a quello che è scritto nella Costituzione, per cui soprattutto chi ha funzioni pubbliche deve adempierle con onore e disciplina. L’onore soprattutto è in parte perduto e un buon moralismo può aiutarci a riconquistarlo per tutti”. (Stefano Rodotà – Elogio del moralismo – 2011)
 
Moralista è una parola che mi piace.  
 
Nel sentire comune il termine possiede una connotazione dispregiativa, identifica quanti per carattere, educazione o cultura sono portati a valutare l’aspetto morale di qualsiasi questione, si ergono a difensori intransigenti della moralità, giudicano in base a principi astratti, dietro cui nascondono spesso l’abbandonarsi in privato ai vizi condannati in pubblico. Secondo Stefano Rodotà invece la parola moralista esprime non una rettitudine passiva, compiaciuta, autocontemplativa e consolatoria, ma una capacità critica, una tensione continua verso la realtà, un rifiuto dell’acquiescenza di fronte a condotte pubbliche e private riprovevoli e si concreta nella denuncia delle ingiustizie, dell’illegalità e della perdita dell’etica pubblica. Insomma non si tratta di una rivolta di anime belle, a buon mercato e fine a se stessa, o di esecrazioni stereotipate ma di una attenzione ai fatti che si fa azione e proposta politica.
 
A tutti i livelli e da ogni parte abbiamo bisogno di riscoprire la moralità, anzi un sano moralismo, inteso come denuncia e paragone, riflessione impietosa su quanto ci circonda e regola personale e sociale, con l’obiettivo di suscitare se non il rispetto almeno la riprovazione di coloro cui si rivolge, per vicende gravi ed eclatanti come la corruzione e l’illegalità, ma anche per il decadimento politico e civile del nostro Paese. Passare dall’indignazione occasionale e superficiale all’esercizio quotidiano della moralità rafforza gli anticorpi democratici e irrobustisce le fondamenta di una società libera e egualitaria.
 
In questi anni la politica ha perso le idealità forti, ha abbandonato le progettualità di ampio respiro, ha dato le dimissioni dal compito di guidare la comunità e si è ridotta al piccolo cabotaggio, mostrandosi incapace di calarsi nella realtà, di interpretare lo spirito dei tempi e palesa spesso indifferenza e insensibilità nei confronti della legge, della moralità e degli stessi principi che regolano la democrazia. Il livellamento verso il basso della qualità della rappresentanza, l’autoreferenzialità dei gruppi dirigenti, il ricorso alla cooptazione anziché alla scelta meritocratica hanno prodotto una politica scadente, impegnata a inseguire il consenso per la propria sopravvivenza ed ha mandato in crisi le istituzioni e la stessa democrazia. L’affermarsi del populismo non ne è la causa, ma l’effetto, conseguente alle condizioni strutturali di debolezza culturale e d’incapacità di partiti e movimenti tradizionali ad affrontare la complessità delle nostre società. L’accarezzare gli istinti, il linguaggio diretto, volgare e violento, la semplificazione dei problemi e il prospettare soluzioni approssimative, accompagnati dall’uso incalzante dei social, gonfiano nell’immediatezza le vele dei consensi e determinano all’interno delle istituzioni rappresentative un ricambio solo apparente e inadeguato, assai distante dall’idea di buon governo della cosa pubblica. Propagandistiche e fuorvianti sono poi la contrapposizione tra élite e popolo, vecchio e nuovo, giovani e vecchi, competenti e incompetenti. Il punto dirimente è la disintegrazione dei vincoli di rappresentanza, la disintermediazione della politica, il leaderismo senza statura e l’improvvisazione di quanti vanno a ricoprire incarichi amministrativi e di governo senza una formazione politica e la sensibilità al bene comune. L’abbandono della mediazione partitica, la disarticolazione di ogni forma di interazione politica comunitaria finiscono per amputare la forza stessa del consenso, lo trasformano in una delega in bianco, impossibile da controllare, per cui l’eletto si sente depositario, interprete ed incarnazione di una presunta volontà del popolo.  
 
Bisogna ritornare alla politica, sollecitare le coscienze al dialogo e al confronto tra eguali e liberi, riservare un’attenzione vigile agli accadimenti e farsi promotori di un rifiuto comune delle deformazioni della rappresentanza. L’obiettivo è recuperare l’equilibrio smarrito fra azione ed etica pubblica, ripristinare la prevalenza del diritto sulla forza, del rispetto reciproco sulla sopraffazione, della responsabilità sull’impunità. Serve una diffusa e costante intransigenza morale, un’azione convinta e continuativa dei cittadini che non temano di sentirsi definire moralisti, i quali con i comportamenti, prima ancora che con le parole, riaffermino che la vita pubblica esige rigore e correttezza.
 
L’intransigenza può non piacere, ma la sua ripulsa rischia di spianare la strada alla caduta dell’etica pubblica. Tra una politica che affonda nel discredito per via delle promesse facili e menzognere e un populismo che si serve della democrazia con l’obiettivo di svuotarla e infine di liberarsene, dobbiamo riaffermare la moralità delle regole, che è cosa lontanissima da ogni possibile suggestione di Stato etico e ha il suo fondamento nei principi che ispirano la Costituzione della Repubblica.
 
Ripartiamo dalle città, dalla nostra in particolare. C’è bisogno di tutti per rimettere al centro del dibattito politico gli interessi della collettività, la progettazione di uno sviluppo sostenibile del territorio, la promozione dei diritti delle persone, marginalizzando quanti perseguono soltanto l’appagamento del proprio narcisismo, l’occupazione di posizioni di potere per mero spirito di rivalsa e per consumare vendette personali, il servirsi delle istituzioni anziché servirle. 

 

 

Un evento dalla forte valenza religiosa e sociale quello che si è tenuto questo pomeriggio in località Casali. Grazie, all'interessamento della Pro Loco Sezze e del Comune di Sezze, è stata posta a dimora la nuova croce che domina le "sciularelle", ovvero il tratto finale di via Collemeso e che è ben visibile a tutti coloro che percorrono quella strada.
Si parla di una nuova croce perché la precedente, istallata a fine anni '90, e realizzata sempre in legno, era ormai logora e rappresentava anche un pericolo per i frequentatori della zona. È stata una promessa fatta durante le celebrazioni di settembre scorso per i 30 anni del “Verbo Incarnato” a Sezze, per testimoniare il fatto di come sia più complicato fare missione nelle periferie piuttosto che nel centro. È stato il parroco della concattedrale di Santa Marina, padre Marcello, a benedire il simbolo sacro, dopo aver celebrato la messa in via Quarto La Macchia.
"È stato un momento toccante e significativo - ha commentato il sindaco Lidano Lucidi - che ha restituito alla comunità della zona di Casali, ma direi a tutta Sezze, uno dei suoi simboli. A distanza di quasi 30 anni dalla vecchia istallazione ci siamo permessi di aggiungere anche un'illuminazione per fare in modo che, anche di notte, la nuova croce possa essere facilmente individuabile e simbolicamente porti un po' di luce a tutta la comunità.
Voglio ringraziare per la disponibilità padre Marcello, la Pro Loco di Sezze, la Protezione Civile e gli abitanti della zona che hanno voluto partecipare numerosi".
La croce dei Casali, così detta, fu istallata a fine anni novanta grazie al lavoro di un artigiano locale, Francesco Gonnella, che realizzò la croce partendo da un albero donato da un fedele di Bassiano. In quel luogo la comunità locale, con in testa il Comitato della festa della Gioventù, desiderava realizzare una chiesa, e la posa della croce avrebbe dovuto essere un primo passo.

Mercoledì, 09 Luglio 2025 07:43

La situazione europea dopo la rielezione di Trump

Scritto da

 

 

La rielezione di Trump alla casa bianca ha cambiato il quadro politico in modo radicale. Gli Usa si preparano ad una svolta profonda nella politica interna e in quella internazionale rispetto al passato anche recente. Per l’Europa lo scenario che si prospetta non è più quello di doversi confrontare con una amministrazione americana che persegue i propri interessi anche a discapito della comunità europea. Non è neanche più il fatto che gli USA spostino il baricentro del proprio interesse verso il Pacifico e cerchino di diminuire il proprio contributo per la sicurezza e la stabilità EUROPEA, chiedendo maggiore impegno agli Europei. Con Trump, che questa volta ha un potere enorme, si inaugura una nuova era che mette fine all’obiettivo (per quanto perseguitato in modo sempre meno efficace) di costruire un ordine mondiale fondato sulle regole e sul multilateralismo. Un quadro in cui gli Stati Uniti sono fautori di un nazionalismo aggressivo e del confronto di potenza pura, in cui il presidente si propone di indebolire la forza del governo federale, di deregolamentare al massimo l’economia e la Finanza, in cui anche l’autonomia della Federal Reserve si troverà minacciata e in cui si esaltano e si promuovono i peggiori istinti e comportamenti, fomentando odio, paura, razzismo, maschilismo.

In questo contesto la comunità europea è in forte pericolo. E’ difficile prevedere se e quando si troverà da sola a fronteggiare l’aggressione di Putin e in generale la questione della propria sicurezza, ma quello che è certo è che in questo momento rischia di arrivare nel modo peggiore, ossia con la Russia che minaccia o addirittura aggredisce un paese membro dell’ UE. Sappiamo bene che l ‘UE è del tutto impreparata, che recuperare il suo ritardo tecnologico, industriale, logistico richiede tempi incompatibili nel caso in cui si dovesse trovare da sola contro l’aggressione Russa, senza più il pieno sostegno americano della NATO. Allo stesso modo è praticamente certo che Trump accelererà sulla intelligenza artificiale e non lo farà con attenzione all’utilizzo etico delle nuove tecnologie; anche in questo ambito, pertanto, il ritardo è la dipendenza europea sono altrettanto pericolosi.


L’altra arma nelle mani di Trump, come già sappiamo, sono i dazi che andranno a colpire i settori maturi in cui l’ UE è forte e in cui esporta negli USA ; in generale, le misure di politica commerciale della nuova Amministrazione rischiano di mettere in ginocchio un’economia fortemente esportatrice come è quella europea. Tutto questo si inserisce in un nuovo corso americano in cui l’ Unione Europea proprio come Mercato unico viene vista come un ostacolo da eliminare sulla via di un’ egemonia che non vuole confrontarsi con un interlocutore capace di reagire. La coincidenza di interessi tra Trump e Putin, in questo è, ancora una volta, particolarmente pericolosa. Da parte statunitense, sicuramente, ci sarà il tentativo di usare il proprio enorme potere per trattare bilateralmente con i singoli Stati Europei e dividere il fronte europeo per indebolirlo: già vediamo i vari pellegrinaggi verso l’attuale politica americana di Trump. Ed è proprio sul versante della costruzione di una Europa federalista che gli europei debbono lavorare e accelerare i tempi al raggiungimento di una piena autonomia. Questo cambiamento profondo deve portare l’UE ad avere una natura statuale, pur nella sua specificità politica e istituzionale di Unione federale , dotandosi di un governo democratico e autonomo nelle sue competenze, e’ dunque il punto da tenere, per indirizzare le forze pro-europee sul terreno corretto.

Basta Usa con Trump! L’Europa deve decidere! Anche perché l’Europa è il mercato più ricco con i suoi 500 milioni di cittadini e per il consumismo più alto a livello mondiale.

 

 

Comunicato stampa SPL Sezze

________

Nel mese di giugno 2025 la raccolta differenziata ha raggiunto la quota del 63,3%, un risultato di rilievo che testimonia il buon funzionamento delle strategie messe in campo dalla Servizi Pubblici Locali Sezze, in sinergia con l’amministrazione comunale e con il contributo attivo della cittadinanza. “Il 63,3% di raccolta differenziata  - afferma l'AU Antonio Ottaviani - rappresenta molto più di un dato numerico: è la conferma che il lavoro svolto quotidianamente sul territorio da operatori e tecnici, la revisione dei processi gestionali e le campagne informative stanno generando risultati concreti. Questo successo è il frutto dell’impegno condiviso tra l’azienda e la comunità setina. Siamo consapevoli che la strada da percorrere è ancora lunga – prosegue Ottaviani – e sappiamo che ci sono margini di miglioramento e alcune criticità da superare. Ma proprio questi risultati ci danno la forza e la motivazione per continuare ad alzare l’asticella, migliorando costantemente i servizi, aumentando la qualità delle prestazioni e rafforzando il dialogo con i cittadini”.

 

Riceviamo e pubblichiamo un documento politico elaborato dai Giovani Democratici di Sezze, in riferimento alla polemica nata in seno al Pd nei giorni scorsi.

_____________

 

Siamo stanchi di una politica che si giustifica da sola. Siamo stanchi di comunicati che, invece di aprire spazi di confronto, chiudono ogni voce critica, liquidandola come polemica o tradimento. Noi Giovani Democratici di Sezze stiamo lavorando da mesi a un progetto politico vero. Un progetto che parla di città, di persone, di futuro. Non di pacchetti di voti. Non di bilanci personali. Ci sorprende e ci dispiace leggere che questo lavoro venga strumentalizzato in un comunicato che pretende di dettare la linea, senza riconoscere chi quel progetto lo sta già costruendo, NOI.
La politica che immaginiamo è basata su un progetto per i cittadini, non sulle persone che portano voti al partito. Per questo non ci interessa la guerra tra “chi è rimasto” e “chi se n’è andato”. Non è questa la nostra battaglia. La nostra sfida è ricostruire un campo progressista ampio, aperto, credibile. E per farlo serve rispetto, non retorica. Coraggio, non accuse. Non accettiamo che la lealtà al Partito venga confusa con il silenzio. Non accettiamo che il passato venga usato come arma per delegittimare il presente. Il nostro impegno è chiaro: portare avanti un progetto politico nuovo, radicale, generazionale. Per Sezze. Per tutte e tutti! Non torniamo indietro e non ci facciamo zittire. Chi vuole esserci, ci sia ma sappia che si parte da qui: Dalle idee. Dai cittadini. Dai contenuti.

 

"In questo paese c'è chi ogni giorno si rimbocca le maniche per tenere pulite le strade, svuotare cestini, togliere bottiglie dai parchi, raccogliere i rifiuti che altri, senza scrupolo alcuno, lasciano. Sono gli operai della SPL di Sezze, troppo spesso trattati come invisibili. Molti di loro lavorano in condizioni precarie, con contratti a termine, part-time, che, va da sé, inducono i lavoratori al silenzio, accettando supinamente tutte le condizioni. Non è raro che manchino perfino gli strumenti di base. Nonostante questo, i lavoratori, continuano a fare il loro dovere ogni giorno, spesso coprendo anche i vuoti lasciati da altri settori del servizio pubblico". Così Luigi Gioacchini del movimento di Iniziativa sociale di Sezze relativamente al ruolo svolto dagli operatori della SPL. "Altrettanto spesso - aggiunge - sono da soli sui mezzi, costretti a scendere e risalire decine di volte per raccogliere i rifiuti.  Una condizione, questa, logorante sia fisicamente che mentalmente. Nel contempo nessuno controlla chi differenzia male o chi abbandona bottiglie e sacchi nei parchi. Tutto viene lasciato sulle spalle di chi, pagato poco e senza tutele, cerca comunque di garantire un certo decoro. E lo scrivo senza tema di smentita: senza il prodigarsi all'inverosimile  di questi lavoratori, Sezze sarebbe peggio di una discarica a cielo aperto".  Per Gioacchini è doveroso "riconoscere il valore di questo personale, non certo continuando a ignorare, serve un cambio di passo immediato: contratti stabili, strumenti adeguati, assunzioni mirate e una gestione che faccia la sua parte".


Gioacchini parla anche di alcune scelte che considera sbagliate da parte dei vertici della municipalizzata. "Mentre gli operai continuano a lavorare in condizioni difficili - chiude la nota -  l’amministrazione ha scelto di assumere figure di dubbia utilità, negli uffici o in ruoli di rappresentanza, anziché potenziare i servizi essenziali con più operatori sul territorio, dove ce n'è davvero bisogno. Non scelte infelici che la dicono molto lunga sulle priorità di chi governa, che peggiorano la vita di chi è già in trincea. Le decisioni come la rimozione delle buste per la raccolta del vetro - materiale già pesante e difficile da maneggiare - sono scelte scellerate che ricadono interamente sugli operatori costretti ad uno sforzo fisico non indifferente, senza alcuna tutela o compensazione. Chi lavora per mantenere il paese pulito merita, come minimo, rispetto, tutele e dignità. Non è più accettabile che tutto questo venga ignorato".

Pagina 1 di 154