Negli ultimi vent’anni, la città di Latina ha avuto diverse giunte comunali. Dal 2005 ad oggi si sono succeduti diversi sindaci e relative giunte. In particolare ricordiamo le giunte guidate da :
2006-2011 Vincenzo Zaccheo (centrodestra)
2011-2016 Giovanni Di Giorgi (centro destra)
2016-2021 Damiano Coletta (lista civica, centro sinistra)
2021-2022 un anno di commissario
2022-oggi. Matilde Celentano (centrodestra)
Ecco, credo che Latina e i suoi politici di maggioranza, prima di inveire sulla passata giunta Coletta, dovrebbero fare un po’ di mea culpa. Questa stessa maggioranza è la stessa che prima della giunta Coletta, con l’allora sindaco Di Giorgi non hanno neanche terminato la Consiliatura così come il sindaco Zaccheo. Latina 60 anni di governi DC (che purtroppo non siamo nemmeno riusciti a sfruttare in positivo la cassa del mezzogiorno per costruire una città moderna e all’avanguardia); 20 anni di sindaci di destra che hanno il coraggio di scaricare le loro inefficienze sulla giunta Coletta , che in 5 anni si e no ha governato tre anni …due di pandemia, poi elezioni e un anno di commissario che tra l’altro ha lasciato all’attuale giunta in carica la ex sub commissaria ( NASTI ) e attualmente assessora al bilancio per la giunta Celentano.
Una città, che comunque ( con Coletta ) stava cercando di risollevare la testa, sulla criminalità e la legalità, sul sociale sui servizi e sulla qualità della vita sulla cultura ecc... Ora purtroppo è tutto allo sbando, dove a furia di cercare di cancellare ciò che era stato fatto da Coletta (ma i tagli di nastri sui finanziamenti della giunta Coletta vengono fatti in pompa magna) per cercare di recuperare cose vecchie, dove è intervenuto il tribunale decretando il fallimento (vedi la Latina Ambiente per salvare qualche amico dalla banca rotta fraudolenta e dalla incompatibilità della nomina a presidente ABC di PALMERINI ci costa milioni e milioni di euro a discapito di ABC ). Per affossare ABC con il non decidere si sta contribuendo sempre più al degrado della città, sia in termini di decoro che sanitario (vedi i rifiuti e lo sfalcio dell’erba) sia per quanto riguarda lo stato delle strade, così come il sistema Latina oramai siamo alla desertificazione.
La sicurezza per questa maggioranza è di spostare qualche povero disgraziato senza tetto da una parte all’altra della città, per non parlare della qualità della vita che ogni anno la nostra città va sempre più giù nella classifica nazionale. Si cerca sempre più, di correre dietro il proprio consenso a prescindere, che più delle volte va contro qualsiasi logica, l’isola pedonale ne è la dimostrazione plastica; si privilegia la politica dell’auto e non si tiene conto del cittadino e dell’ambiente, nessun segnale che orienti l’opinione pubblica ad una economia circolare, così come il mare, si continua a perseverare per una non politica turistica della marina , che non è solo asfaltare una strada, ma bisogna costruire una cultura turistica e togliere gli abusi . Non si riesce a fare una politica di integrazione o di solidarietà che si voglia , però tutti cattolici per il diverso quando bisogna votare in consiglio, si sta sempre dalla parte del più forte (vedi la mozione pro Palestina bocciata con furbizia) con meccanismi io c’ero ma sono dovuto andare via…ma avrei voluto esserci.
Si vuole andare sempre più verso gli appalti o gare per de responsabilizzarsi anziché sporcarsi le mani in prima persona e non tenendo conto dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori e dei più deboli . Ora è vero che il popolo dimentica facilmente però è meglio ricordare la storia politica di questa città, perché non è vero che Latina è fascista , il primo sindaco di Latina è stato Fernando Bassoli, certamente non di destra. Ma la sinistra arranca nella città di Latina e provincia e in campo nazionale, troppi errori, troppe logiche di correnti e troppe logiche clientelari e se vogliamo anche qualcosa dí illegalità e moralità, che hanno allontanato sempre più il cittadino dal voto.
Ecco io credo che bisogna riportare la politica nei territori, per ricostruire un gruppo dirigente serio e qualificato e credo che a livello regionale vada fatta chiarezza , su che basi deve riposizionarsi il ruolo delle Regioni , le quali vanno riportate al ruolo di programmazione ( in quanto per questo sono nate) , è stato ampiamente dimostrato che i 21 centri di spesa regionali sono stati un fallimento, centri di clientele e sprechi e l’autonomia differenziata aumenterà ulteriormente i problemi tra Regioni e costi, servono essenzialmente per mantenere gli apparati politici dei partiti , allontanando ulteriormente il nord dal sud e aumenterà il conflitto tra regioni. Così come il livello nazionale la politica dei partiti deve ritornare protagonista partendo dai territori attraverso la costruzione dei suoi parlamentari proposti e eletti dai cittadini con la preferenza e non direttamente dai partiti se veramente si vuole riportare il cittadino alla partecipazione politica.
Riceviamo e pubblichiamo una riflessione socio-politica da parte di Andrea Santucci, insegnante, attore e formatore teatrale.
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C'è qualcosa di profondamente turbato nell'aria che respiriamo quando parliamo di politica. Non è solo un fastidio passeggero, ma un disincanto palpabile, una stanchezza diffusa che si è infiltrata nel tessuto delle nostre comunità, da Sezze a ogni angolo d'Italia. Le urne spesso registrano astensionismi record, i dibattiti pubblici degenerano in sterili contrapposizioni, e la fiducia nelle istituzioni sembra erodersi giorno dopo giorno. La politica, quella che dovrebbe essere l'arte nobile di governare per il bene comune, si ritrova oggi intrappolata in un labirinto di tecnicismi, personalismi esasperati e populismi urlati.
Questo non è un mero problema italiano, ma un fenomeno globale. In ogni dove, assistiamo a un divario crescente tra i cittadini e coloro che li rappresentano. L'immagine del politico è sempre più associata a inefficienza, promesse mancate e, talvolta, scandali. Sembra che la bussola morale si sia smarrita, lasciando spazio a una gestione del potere che privilegia l'interesse di pochi, la visibilità effimera o la mera sopravvivenza nel consenso.
Ma è proprio in questo scenario di crisi che emerge, quasi come un sussurro insistente, una nostalgia profonda. Non è la nostalgia di un passato idealizzato, ma quella di un modo di fare politica che sembra perduto: un approccio radicato nei valori, nell'etica, nella virtù. Si avverte un bisogno impellente di riscoprire il senso autentico del servizio pubblico, quella vocazione al bene comune che dovrebbe animare ogni azione amministrativa.
Questo disincanto non deve essere una condanna, ma un potente catalizzatore per il cambiamento. È un segnale chiaro che il paradigma attuale non funziona più, che i meccanismi che hanno retto la politica finora non sono sufficienti per affrontare le complessità del nostro tempo. Abbiamo bisogno di un nuovo approccio, un "nuovo paradigma" che riporti al centro non il potere fine a sé stesso, ma la felicità collettiva come obiettivo primario.
È tempo di chiederci: può la politica tornare a essere la "scienza" che cura il benessere delle persone, che promuove la fioritura di una comunità come la nostra Sezze?
L'attuale disincanto non è la fine, ma forse l'inizio di una riscoperta, un'opportunità per ridare dignità e scopo a una delle più importanti attività umane: la gestione della polis, la cura della nostra casa comune
Pericolo al Parco dei Cappuccini per il crollo di un grande ramo di alto fusto secolare. La denuncia di un residente del luogo che stamattina, passeggiando all'interno della Macchia, ha notato il grosso tronco staccatosi e poi piombato a terra da una grande altezza. Molto probabilmente la causa è da attribuirsi al vento forte tirato nella notte e alla mancata manutenzione e potatura degli alberi presenti nel parco, e in questo caso di un Pino Marittimo. "C'è grande urgenza di mettere in sicurezza tutta l'area - ci ha detto il cittadino - bonificando la potatura degli alberi più grandi, per puro caso non è avvenuta una tragedia visto che il Parco è frequentato da tante persone, bambini e cani". Si spera quindi in un tempestivo intervento e di una urgente messa in sicurezza del parco pubblico.
Viaggiare è un diritto di tutti. Eppure, per milioni di persone con disabilità – e per le loro famiglie – l’esperienza del viaggio resta spesso una corsa a ostacoli. Barriere architettoniche, mancanza di informazioni chiare, trasporti non adeguati e strutture impreparate rendono il turismo una conquista da pianificare nei minimi dettagli, e talvolta persino da rinunciare.
Ma qualcosa sta cambiando. Lentamente, ma con forza. Il turismo accessibile non è più solo un tema di nicchia: è diventato una sfida concreta per costruire una società più equa, inclusiva e, soprattutto, accogliente per tutti.
Accessibilità e accoglienza: il nodo delle strutture ricettive
Soggiornare in hotel, agriturismi o campeggi non è sempre facile per una persona con disabilità. Rampe troppo ripide, ascensori stretti, bagni non attrezzati o personale non formato sono problematiche ancora molto diffuse.
Fortunatamente esistono strutture che scelgono consapevolmente di diventare “ospitali” nel senso più profondo del termine. Alcune realtà virtuose, spesso certificate da enti come Village for All, offrono servizi su misura: camere accessibili, menù in braille, personale formato alla comunicazione inclusiva, e assistenza durante le escursioni.
Un esempio? Il Trentino e l’Alto Adige, da anni impegnati in progetti di ospitalità inclusiva in montagna, o l’Emilia-Romagna, che ha investito su stabilimenti balneari accessibili con passerelle, carrozzine da mare e servizi personalizzati.
Il trasporto: primo ostacolo o prima opportunità?
Spostarsi è spesso il primo grande problema. Le barriere non stanno solo nei marciapiedi, ma anche nei vagoni dei treni, nei bus non attrezzati o nei taxi introvabili.
Trenitalia, Italo e alcune compagnie locali stanno facendo passi avanti con servizi come l’assistenza a bordo prenotabile, posti riservati e sollevatori mobili. Tuttavia, resta difficile l’intermodalità – ovvero il passaggio agevole da un mezzo all’altro – e, soprattutto, la fruibilità delle informazioni.
Anche il trasporto aereo presenta limiti: sebbene gli aeroporti italiani garantiscano l’assistenza PRM (per persone a mobilità ridotta), molte famiglie lamentano disagi, disservizi e scarsa empatia.
Occorre una formazione diffusa del personale e un coordinamento reale tra enti di trasporto, amministrazioni e strutture turistiche.
Proposte per un turismo davvero per tutti
- Mappe accessibili e aggiornate sui siti istituzionali (con indicazioni chiare su barriere architettoniche, servizi, parcheggi dedicati).
- Formazione del personale turistico su disabilità visive, uditive, motorie e cognitive.
- Promozione di “turismo esperienziale inclusivo”: percorsi multisensoriali, laboratori accessibili, visite guidate adattate.
- Sostegno a iniziative di co-progettazione con le associazioni del territorio e le famiglie.
- Finanziamenti per l’adeguamento delle strutture, anche piccole (B&B, ristoranti, rifugi montani).
- Creazione di una “Carta dei diritti del turista con disabilità”, facilmente consultabile e disponibile in ogni punto informazione.
Viaggiare con una disabilità invisibile
Non tutte le disabilità si vedono. Alcune si percepiscono solo nei gesti, nelle reazioni, nei silenzi. Viaggiare con un figlio con autismo o con una disabilità psichica può essere un’esperienza meravigliosa, ma anche carica di ostacoli invisibili: sguardi giudicanti, commenti inappropriati, mancanza di comprensione da parte di chi ci sta intorno.
Spesso non è la barriera architettonica a fermare una famiglia, ma la barriera dello sguardo: quel disagio che fa sentire “fuori posto”, come se il comportamento del proprio figlio fosse qualcosa da nascondere, o da giustificare.
Ma la dignità del viaggio non può dipendere dalla tolleranza altrui.
Ogni persona ha il diritto di esplorare il mondo secondo i propri tempi, le proprie emozioni, i propri bisogni. Alcune strutture iniziano a comprenderlo: offrono percorsi “low sensory”, spazi tranquilli, personale formato per accogliere senza giudicare.
Per i genitori, il primo passo è non arrendersi. Il mondo può imparare a essere più gentile, ma ha bisogno che qualcuno continui a camminare anche quando il sentiero è in salita.
Risorse utili per viaggiare con bambini autistici
Viaggiare può essere un’esperienza arricchente anche per chi è nello spettro, se ben organizzata. Ecco alcune app, guide e reti di supporto pensate per ridurre stress, prevedere le situazioni e aumentare il comfort:
App consigliate
- AutiPlan (Android / iOS)
Aiuta a costruire una routine visuale della giornata di viaggio, utile per preparare i bambini ai cambiamenti. - Proloquo2Go (iOS)
App per la comunicazione aumentativa (CAA), indicata per bambini non verbali o con difficoltà espressive. - Mirabilia – Musei per tutti
Offre informazioni sui musei accessibili e le esperienze sensoriali disponibili in Italia. - Calm Counter (iOS / Android)
Uno strumento per aiutare a gestire l’ansia e le crisi, con timer visivi, suoni rilassanti e frasi rassicuranti.
Guide e portali dedicati
- Autismo e Vacanze – Fondazione Autismo Triveneto
Piccola guida gratuita con consigli pratici per le vacanze con bambini nello spettro. - “Ready, Set, Go!” – Autism Speaks (in inglese)
Guida internazionale per prepararsi al viaggio, molto utile anche con adattamenti in italiano. - Village for All – V4A
Portale italiano che segnala strutture ricettive accessibili anche per disabilità cognitive e relazionali. - Musei Accessibili – Museo Tattile Statale Omero
Propone esperienze multisensoriali, anche per ragazzi nello spettro.
E a Sezze?
Anche un Comune di media dimensione come Sezze che AMBISCE a diventare meta turistica potrebbe fare molto: segnaletica chiara, mappatura dell’accessibilità nei percorsi culturali, formazione del personale turistico e scolastico, progetti in collaborazione con le famiglie.
Viaggiare non è un privilegio. È un bisogno dell’anima. Ed è ora che ogni luogo, anche il più piccolo, si renda conto che inclusione è bellezza. L’accessibilità non è una “voce in più” da aggiungere alle offerte turistiche. È la base da cui partire. Non solo per chi ha disabilità, ma per tutti: anziani, bambini, famiglie, persone con bisogni temporanei.
Perché una città accessibile è una città che ha imparato a guardare il mondo oltre l’apparenza.
Lo sapevi che...?
Il turismo accessibile riguarda oltre il 15% della popolazione mondiale?
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), milioni di persone con disabilità viaggiano ogni anno, ma spesso devono rinunciare a mete, attività o strutture non adatte.
Le famiglie con un membro disabile rappresentano una fetta importante del mercato turistico?
Quando un luogo è accessibile, non viaggia solo la persona con disabilità: ma l’intero nucleo familiare, spesso con amici o caregiver. Un’opportunità economica anche per le piccole realtà.
In Italia esistono borghi accessibili?
Borghi come Civitella del Tronto (Abruzzo) e Finalborgo (Liguria) hanno investito in percorsi accessibili, audioguide per ciechi, segnaletica visiva e bagni attrezzati, con grande successo anche turistico.
Nel 2023 il Trentino ha ricevuto un premio europeo per il turismo accessibile?
Grazie al progetto “Open Trentino”, la regione è diventata un modello per l’accessibilità diffusa nei rifugi alpini, nei laghi e nei parchi naturali.
Anche i musei stanno diventando multisensoriali?
Sempre più musei offrono esperienze tattili, descrizioni audio, visite LIS (lingua dei segni) e laboratori inclusivi. A Roma, il Museo Tattile Omero è uno dei primi in Europa a “vedere con le mani”.
Esiste una guida europea dei “viaggi senza barriere”?
Sì! Si chiama “ENAT – European Network for Accessible Tourism”, ed elenca destinazioni, hotel e progetti in tutta Europa pensati per ogni tipo di disabilità.
Esistono carrozzine da trekking e da spiaggia?
Le “joëlette” (carrozzine da escursione) e le “job” (da mare) permettono a tante persone con disabilità motorie di vivere la montagna e il mare in piena libertà — basta che le strutture le prevedano!
Come scriveva Marcel Proust: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.”
E non c’è sguardo più prezioso di quello che sa accogliere ogni diversità.
A lunedi’ prossimo...
Un evento dalla forte valenza religiosa e sociale quello che si è tenuto questo pomeriggio in località Casali. Grazie, all'interessamento della Pro Loco Sezze e del Comune di Sezze, è stata posta a dimora la nuova croce che domina le "sciularelle", ovvero il tratto finale di via Collemeso e che è ben visibile a tutti coloro che percorrono quella strada.
Si parla di una nuova croce perché la precedente, istallata a fine anni '90, e realizzata sempre in legno, era ormai logora e rappresentava anche un pericolo per i frequentatori della zona. È stata una promessa fatta durante le celebrazioni di settembre scorso per i 30 anni del “Verbo Incarnato” a Sezze, per testimoniare il fatto di come sia più complicato fare missione nelle periferie piuttosto che nel centro. È stato il parroco della concattedrale di Santa Marina, padre Marcello, a benedire il simbolo sacro, dopo aver celebrato la messa in via Quarto La Macchia.
"È stato un momento toccante e significativo - ha commentato il sindaco Lidano Lucidi - che ha restituito alla comunità della zona di Casali, ma direi a tutta Sezze, uno dei suoi simboli. A distanza di quasi 30 anni dalla vecchia istallazione ci siamo permessi di aggiungere anche un'illuminazione per fare in modo che, anche di notte, la nuova croce possa essere facilmente individuabile e simbolicamente porti un po' di luce a tutta la comunità.
Voglio ringraziare per la disponibilità padre Marcello, la Pro Loco di Sezze, la Protezione Civile e gli abitanti della zona che hanno voluto partecipare numerosi".
La croce dei Casali, così detta, fu istallata a fine anni novanta grazie al lavoro di un artigiano locale, Francesco Gonnella, che realizzò la croce partendo da un albero donato da un fedele di Bassiano. In quel luogo la comunità locale, con in testa il Comitato della festa della Gioventù, desiderava realizzare una chiesa, e la posa della croce avrebbe dovuto essere un primo passo.
La situazione europea dopo la rielezione di Trump
Scritto da Pierino Ricci
La rielezione di Trump alla casa bianca ha cambiato il quadro politico in modo radicale. Gli Usa si preparano ad una svolta profonda nella politica interna e in quella internazionale rispetto al passato anche recente. Per l’Europa lo scenario che si prospetta non è più quello di doversi confrontare con una amministrazione americana che persegue i propri interessi anche a discapito della comunità europea. Non è neanche più il fatto che gli USA spostino il baricentro del proprio interesse verso il Pacifico e cerchino di diminuire il proprio contributo per la sicurezza e la stabilità EUROPEA, chiedendo maggiore impegno agli Europei. Con Trump, che questa volta ha un potere enorme, si inaugura una nuova era che mette fine all’obiettivo (per quanto perseguitato in modo sempre meno efficace) di costruire un ordine mondiale fondato sulle regole e sul multilateralismo. Un quadro in cui gli Stati Uniti sono fautori di un nazionalismo aggressivo e del confronto di potenza pura, in cui il presidente si propone di indebolire la forza del governo federale, di deregolamentare al massimo l’economia e la Finanza, in cui anche l’autonomia della Federal Reserve si troverà minacciata e in cui si esaltano e si promuovono i peggiori istinti e comportamenti, fomentando odio, paura, razzismo, maschilismo.
In questo contesto la comunità europea è in forte pericolo. E’ difficile prevedere se e quando si troverà da sola a fronteggiare l’aggressione di Putin e in generale la questione della propria sicurezza, ma quello che è certo è che in questo momento rischia di arrivare nel modo peggiore, ossia con la Russia che minaccia o addirittura aggredisce un paese membro dell’ UE. Sappiamo bene che l ‘UE è del tutto impreparata, che recuperare il suo ritardo tecnologico, industriale, logistico richiede tempi incompatibili nel caso in cui si dovesse trovare da sola contro l’aggressione Russa, senza più il pieno sostegno americano della NATO. Allo stesso modo è praticamente certo che Trump accelererà sulla intelligenza artificiale e non lo farà con attenzione all’utilizzo etico delle nuove tecnologie; anche in questo ambito, pertanto, il ritardo è la dipendenza europea sono altrettanto pericolosi.
L’altra arma nelle mani di Trump, come già sappiamo, sono i dazi che andranno a colpire i settori maturi in cui l’ UE è forte e in cui esporta negli USA ; in generale, le misure di politica commerciale della nuova Amministrazione rischiano di mettere in ginocchio un’economia fortemente esportatrice come è quella europea. Tutto questo si inserisce in un nuovo corso americano in cui l’ Unione Europea proprio come Mercato unico viene vista come un ostacolo da eliminare sulla via di un’ egemonia che non vuole confrontarsi con un interlocutore capace di reagire. La coincidenza di interessi tra Trump e Putin, in questo è, ancora una volta, particolarmente pericolosa. Da parte statunitense, sicuramente, ci sarà il tentativo di usare il proprio enorme potere per trattare bilateralmente con i singoli Stati Europei e dividere il fronte europeo per indebolirlo: già vediamo i vari pellegrinaggi verso l’attuale politica americana di Trump. Ed è proprio sul versante della costruzione di una Europa federalista che gli europei debbono lavorare e accelerare i tempi al raggiungimento di una piena autonomia. Questo cambiamento profondo deve portare l’UE ad avere una natura statuale, pur nella sua specificità politica e istituzionale di Unione federale , dotandosi di un governo democratico e autonomo nelle sue competenze, e’ dunque il punto da tenere, per indirizzare le forze pro-europee sul terreno corretto.
Basta Usa con Trump! L’Europa deve decidere! Anche perché l’Europa è il mercato più ricco con i suoi 500 milioni di cittadini e per il consumismo più alto a livello mondiale.
Comunicato stampa SPL Sezze
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Nel mese di giugno 2025 la raccolta differenziata ha raggiunto la quota del 63,3%, un risultato di rilievo che testimonia il buon funzionamento delle strategie messe in campo dalla Servizi Pubblici Locali Sezze, in sinergia con l’amministrazione comunale e con il contributo attivo della cittadinanza. “Il 63,3% di raccolta differenziata - afferma l'AU Antonio Ottaviani - rappresenta molto più di un dato numerico: è la conferma che il lavoro svolto quotidianamente sul territorio da operatori e tecnici, la revisione dei processi gestionali e le campagne informative stanno generando risultati concreti. Questo successo è il frutto dell’impegno condiviso tra l’azienda e la comunità setina. Siamo consapevoli che la strada da percorrere è ancora lunga – prosegue Ottaviani – e sappiamo che ci sono margini di miglioramento e alcune criticità da superare. Ma proprio questi risultati ci danno la forza e la motivazione per continuare ad alzare l’asticella, migliorando costantemente i servizi, aumentando la qualità delle prestazioni e rafforzando il dialogo con i cittadini”.
Riceviamo e pubblichiamo un documento politico elaborato dai Giovani Democratici di Sezze, in riferimento alla polemica nata in seno al Pd nei giorni scorsi.
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Siamo stanchi di una politica che si giustifica da sola. Siamo stanchi di comunicati che, invece di aprire spazi di confronto, chiudono ogni voce critica, liquidandola come polemica o tradimento. Noi Giovani Democratici di Sezze stiamo lavorando da mesi a un progetto politico vero. Un progetto che parla di città, di persone, di futuro. Non di pacchetti di voti. Non di bilanci personali. Ci sorprende e ci dispiace leggere che questo lavoro venga strumentalizzato in un comunicato che pretende di dettare la linea, senza riconoscere chi quel progetto lo sta già costruendo, NOI.
La politica che immaginiamo è basata su un progetto per i cittadini, non sulle persone che portano voti al partito. Per questo non ci interessa la guerra tra “chi è rimasto” e “chi se n’è andato”. Non è questa la nostra battaglia. La nostra sfida è ricostruire un campo progressista ampio, aperto, credibile. E per farlo serve rispetto, non retorica. Coraggio, non accuse. Non accettiamo che la lealtà al Partito venga confusa con il silenzio. Non accettiamo che il passato venga usato come arma per delegittimare il presente. Il nostro impegno è chiaro: portare avanti un progetto politico nuovo, radicale, generazionale. Per Sezze. Per tutte e tutti! Non torniamo indietro e non ci facciamo zittire. Chi vuole esserci, ci sia ma sappia che si parte da qui: Dalle idee. Dai cittadini. Dai contenuti.
"In questo paese c'è chi ogni giorno si rimbocca le maniche per tenere pulite le strade, svuotare cestini, togliere bottiglie dai parchi, raccogliere i rifiuti che altri, senza scrupolo alcuno, lasciano. Sono gli operai della SPL di Sezze, troppo spesso trattati come invisibili. Molti di loro lavorano in condizioni precarie, con contratti a termine, part-time, che, va da sé, inducono i lavoratori al silenzio, accettando supinamente tutte le condizioni. Non è raro che manchino perfino gli strumenti di base. Nonostante questo, i lavoratori, continuano a fare il loro dovere ogni giorno, spesso coprendo anche i vuoti lasciati da altri settori del servizio pubblico". Così Luigi Gioacchini del movimento di Iniziativa sociale di Sezze relativamente al ruolo svolto dagli operatori della SPL. "Altrettanto spesso - aggiunge - sono da soli sui mezzi, costretti a scendere e risalire decine di volte per raccogliere i rifiuti. Una condizione, questa, logorante sia fisicamente che mentalmente. Nel contempo nessuno controlla chi differenzia male o chi abbandona bottiglie e sacchi nei parchi. Tutto viene lasciato sulle spalle di chi, pagato poco e senza tutele, cerca comunque di garantire un certo decoro. E lo scrivo senza tema di smentita: senza il prodigarsi all'inverosimile di questi lavoratori, Sezze sarebbe peggio di una discarica a cielo aperto". Per Gioacchini è doveroso "riconoscere il valore di questo personale, non certo continuando a ignorare, serve un cambio di passo immediato: contratti stabili, strumenti adeguati, assunzioni mirate e una gestione che faccia la sua parte".
Gioacchini parla anche di alcune scelte che considera sbagliate da parte dei vertici della municipalizzata. "Mentre gli operai continuano a lavorare in condizioni difficili - chiude la nota - l’amministrazione ha scelto di assumere figure di dubbia utilità, negli uffici o in ruoli di rappresentanza, anziché potenziare i servizi essenziali con più operatori sul territorio, dove ce n'è davvero bisogno. Non scelte infelici che la dicono molto lunga sulle priorità di chi governa, che peggiorano la vita di chi è già in trincea. Le decisioni come la rimozione delle buste per la raccolta del vetro - materiale già pesante e difficile da maneggiare - sono scelte scellerate che ricadono interamente sugli operatori costretti ad uno sforzo fisico non indifferente, senza alcuna tutela o compensazione. Chi lavora per mantenere il paese pulito merita, come minimo, rispetto, tutele e dignità. Non è più accettabile che tutto questo venga ignorato".
Altro...
Anche il patrimonio familiare può (e deve) diventare uno strumento di tutela concreta. È possibile pianificare oggi – con strumenti giuridici precisi – cosa accadrà ai beni di famiglia, a tutela della persona con disabilità, quando i genitori non ci saranno più.
Alla morte di una persona, i beni vengono trasmessi secondo le regole della successione:
- Successione legittima: si applica se non c’è testamento. I beni vanno automaticamente a coniuge, figli e altri parenti secondo l’ordine previsto dal Codice Civile.
- Successione testamentaria: si può scrivere un testamento pubblico o olografoper indicare come e a chi destinare i beni, entro i limiti imposti dalla “quota di legittima” (una parte che spetta comunque a coniuge, figli o genitori).
✏️ Un testamento ben fatto è il primo passo per tutelare un figlio con disabilità e indirizzare con chiarezza i propri desideri.
"Quando si ha un figlio con disabilità, una delle domande che fanno più paura è: ‘Cosa ne sarà di lui quando non ci sarò più?’.
Fortunatamente esistono strumenti legali, concreti e personalizzabili, per rispondere a questa domanda con fiducia: il più efficace tra questi è il “Trust."
Il bisogno di protezione, di continuità, di dignità per il futuro di un figlio fragile non è solo emotivo, è anche concreto.
Che cos’è un Trust?
Il Trust è un istituto di origine anglosassone, riconosciuto anche in Italia, grazie alla Convenzione dell’Aja del 1985.
È uno strumento legale attraverso cui una persona (detta Disponente) affida beni, denaro, immobili o investimenti a un Gestore (Trustee), affinché li amministri per uno scopo preciso, nell’interesse di uno o più Beneficiari.
Nel caso delle famiglie con persone con disabilità, il Trust può diventare un modo per garantire al proprio figlio un futuro protetto, anche dopo la scomparsa dei genitori.
Come funziona, in pratica?
- Disponente: chi istituisce il Trust (es. il genitore).
- Trustee: chi gestisce i beni secondo le regole stabilite (può essere una persona di fiducia o un ente).
- Beneficiario: la persona con disabilità, che riceverà supporto economico, abitativo, assistenziale, secondo i termini stabiliti.
- Guardiano (opzionale): una figura che vigila sul buon operato del Trustee.
Il Trust non è solo un contenitore di beni: è una forma di protezione giuridica, personalizzabile e flessibile, che consente ai genitori di stabilire come dovranno essere usati i beni lasciati per garantire una qualità di vita stabile, rispettosa e duratura al proprio figlio.
Trust e legge “Dopo di noi”
Il Trust è uno degli strumenti previsti dalla Legge 112/2016, meglio conosciuta come “Legge sul Dopo di Noi”.
Questa legge promuove misure per l’assistenza, la cura e la protezione delle persone con disabilità grave, prive del sostegno familiare.
Nell’ambito della legge, il Trust può:
- usufruire di agevolazioni fiscali(esenzione da imposta di successione e donazione);
- essere supportato da contributi regionali o locali, se previsto nel progetto individuale della persona con disabilità.
Cosa si può mettere in un Trust?
- Immobili (una casa destinata al figlio, ad esempio)
- Risparmi o rendite vitalizie
- Quote societarie
- Beni mobili di valore
- Donazioni da terzi
Perché un genitore dovrebbe valutare un Trust?
✔ Per garantire continuità di vita a un figlio fragile
✔ Per tutelare la gestione dei beni, anche in caso di famigliari lontani o impreparati
✔ Per lasciare indicazioni chiare su cure, residenzialità, progetti di vita
✔ Per evitare conflitti familiari o decisioni affrettate dopo il lutto
✔ Per avere la serenità di aver fatto tutto il possibile
Cosa serve per creare un Trust?
- Una consulenza notarile o legaleesperta in diritto patrimoniale e disabilità
- La definizione precisa degli obiettivi e delle necessità del beneficiario
- Un progetto di vita (in collaborazione, se possibile, con i servizi sociali)
- La scelta di un Trustee competente e affidabile
A chi rivolgersi?
- Notai specializzati in Trust familiari
- Associazioni come ANFFAS, Fondazione Dopo di Noi, AIPD, Fondazione Trust in Life
- Avvocati esperti di diritto delle persone con disabilità
- Sportelli comunali dedicati al "Dopo di noi" (se attivi)
Un Trust non è una formula fredda. È un abbraccio giuridico che dura oltre il tempo.
Per una madre, per un padre, sapere che il proprio figlio sarà accompagnato da una struttura solida, costruita con amore e intelligenza, è forse la forma più alta di cura.
Se ne parla ancora poco, ma è uno strumento potente. E ogni famiglia che affronta la disabilità dovrebbe almeno conoscerlo.
Tra gli altri strumenti troviamo:
- Vincolo di destinazione (art. 2645-ter c.c.)
Permette di vincolare specifici beni immobili o mobili registrati (es. casa, auto) a uno scopo di assistenza o cura, per un tempo massimo di 90 anni o per tutta la vita della persona beneficiaria. È utile per garantire:
- Che la casa resti a disposizione del figlio con disabilità,
- Che nessun altro possa venderla o distrarne l’uso.
È un’opzione interessante per chi vuole assicurare la stabilità abitativa dopo la propria scomparsa.
- Contratto di affidamento fiduciario
Introdotto dalla legge 112/2016, consente a una persona (affidante) di affidare beni o risorse a un altro soggetto (affidatario), con l’obbligo di gestirli nell’interesse della persona con disabilità secondo un progetto di vita:Ha forma scritta e pubblica, può essere personalizzato nei dettagli (durata, modalità di gestione, controlli), è meno rigido di un testamento e più snello del trust.
- Assicurazioni sulla vita: polizze dedicate al “Dopo di noi” con beneficiari predeterminati.
- Fondi patrimoniali: per vincolare i beni della famiglia alle esigenze di assistenza.
- Fondazioni di partecipazione o associazioni familiari: strutture più complesse, ma utili per progettare in modo collettivo il futuro.
Lo sapevi che...?
Lo sapevi che il Trust nasce nel Medioevo?
Fu creato dai cavalieri inglesi che partivano per le Crociate: affidavano i loro beni a una persona di fiducia per gestirli in assenza e garantirli alla famiglia in caso di morte.
Lo sapevi che il Trust può “parlare” anche dopo la morte del disponente?
Chi crea un Trust può lasciare istruzioni precise e personalizzate su come prendersi cura della persona con disabilità per tutta la vita, come un messaggio d’amore che continua nel tempo.
Lo sapevi che puoi scegliere chi sarà il “guardiano” del Trust?
È una figura di controllo che veglia sul Trustee. Molti genitori scelgono un parente, un fratello, o persino un amico fidato della persona con disabilità.
Lo sapevi che il Trust non è solo per i “ricchi”?
Spesso si pensa che serva un grande patrimonio per istituirlo, ma anche beni semplici – una casa, un libretto, una pensione – possono essere inseriti. L’importante è la volontà di proteggere.
Lo sapevi che il Trust può vivere anche mentre sei in vita?
Non è solo “post mortem”: molti genitori lo attivano già da subito, per vedere come funziona e correggere eventuali problemi, mantenendo il controllo.
Lo sapevi che può aiutare ad evitare conflitti in famiglia?
Con regole chiare e responsabilità ben definite, il Trust evita litigi tra fratelli, eredi o parenti, e protegge gli interessi del beneficiario più fragile.
Lo sapevi che puoi usufruire della tassazione agevolata: imposta su successioni e donazioni
Grazie alla legge 112/2016, i beni destinati alla tutela di persone con disabilità grave possono beneficiare di agevolazioni fiscali:
- Esenzione dalle imposte di successione e donazioneper i beni conferiti a trust, vincoli di destinazione o affidamenti fiduciari,
- purché i beni siano utilizzati esclusivamente per finalità assistenziali, a favore della persona disabile,
- e siano rispettati i requisiti indicati dalla legge (art. 3, comma 3, legge 104/1992).
“Se sei un genitore, informati. Se sei un’amministrazione, sostieni. Se sei un professionista, ascolta. Perché il futuro si costruisce anche così.”
A lunedì prossimo......
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa da parte di Marco Cherchi, portavoce dell'Area Schlein di Sezze. Si tratta di un gruppo di ex amministratori, ex dirigenti del Pd e semplici tesserati provenienti sia dai DS, sia dalla Margherita di Sezze e che hanno, in tempi non sospetti, sostenuto con convinzione e trasparenza la mozione del segretario nazionale del Pd Elly Schlein. Per chi volesse avere contatti con l'Area Schlein può contattare liberamente il portavoce.
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Siamo iscritti del PD di Sezze e osserviamo come spettatori l'azione politica del partito, limitandoci ad esprimere il nostro punto di vista. Cosa che in passato i moralisti di oggi hanno fatto pubblicamente e reiteratamente in contrasto con la propria maggioranza consiliare non votando atti fondamentali come il BILANCIO, i quali a fronte di tutto ciò si scandalizzano dell'articolo di un semplice iscritto che ha una rubrica settimanale su una rivista online sulla quale esprime autonomamente le proprie opinioni su tante cose. Se il PD si preoccupa di un libero pensatore significa che ha seri problemi di tenuta politica e di presa sull'elettorato. A ciò è da aggiungere che la vera stranezza sta nel fatto di essere impossibilitati a farlo all'interno del partito per essere stati tenuti fuori o comunque messi in condizione di non starci.
Alle critiche politiche bisognerebbe rispondere nel merito e non con la trita tiritera recriminatoria, addossando ad altri responsabilità proprie. Ad infliggere una sconfitta pesantissima al PD e al nostro candidato sindaco alle ultime elezioni comunali sono stati i cittadini e con una proporzione eclatante. Altro che complotti e presunti giochini.
Estromettere e marginalizzare non è mai una buona soluzione, soprattutto se fatto a scapito di quanti hanno sempre lavorato per il partito, sostenendone lealmente posizioni e candidature e anche di fronte alla sconfitta si sono rimboccati le maniche partecipando a riunioni portando il proprio contributo. Solo di fronte al benservito, fuori da direttivo e segreteria, ci siamo tirati fuori. E dopo tutto ciò qualche epuratore ha il coraggio di parlare anche di fughe!! Siamo al paradosso!! Ci si alterna tra vittimismo e una caccia alle streghe a seconda del momento: sono gli stessi personaggi che hanno occupato il partito grazie al pacchetto di tessere
Dopo quattro anni di amministrazione Lucidi è evidente che l'opposizione del partito è stata inesistente e senza una linea politica. Nè carne nè pesce semplicemente perché condizionata da qualche autorevole esponente che dall'interno vuole da tempo fare l'accordo con Lucidi e sostenerlo alle prossime amministrative. Le quinte colonne degli avversari politici il partito le ha all'interno dell'attuale gruppo dirigente....
A proposito dei piedistalli, come iscritti chiediamo il rispetto dello statuto del partito relativamente ai limiti di mandato nelle cariche elettive e del codice etico.
Dopo qualche decennio ininterrotto non sarebbe il caso di lasciare spazio al rinnovamento?
Per quanto ci riguarda riteniamo di dover chiudere qui la questione e ribadiamo la nostra disponibilità al confronto come è avvenuto nel recente passato quando ci è stato chiesto di incontrarci da parte di autorevoli esponenti del partito senza particolare seguito.
Quali conseguenze potrebbero avere i dazi di Trump?
Scritto da Pierino Ricci
Dai dazi USA è colpita, come sappiamo, anche l’Italia; quali sono le cose da sapere per non trovarsi impreparati? Dopo 100 anni gli Stati Uniti scelgono di nuovo la via del protezionismo commerciale. Donald Trump ha deciso unilateralmente di mettere dazi commerciali a 60 paesi tra cui l’Europa. Le barriere doganali variano dal’ 11 al 50%, tranne la Cina verso la quale è stata scelta un aliquota del 104%. Come funzionano i dazi? I dazi sono un’imposta che deve essere pagata oltre al normale costo della merce acquistata dall’estero. Quindi ogni volta che una azienda vuole comprare qualcosa prodotta in un paese diverso dove ha sede deve pagare il normale costo della merce più un’imposta calcolata in percentuale sul valore del prodotto acquistato. Nel caso dei dazi USA imposti da Trump questi vanno articolati su due livelli distinti. Il primo è una tariffa base del 10% su tutte le importazioni negli USA provenienti da qualsiasi paese. Il secondo livello è costituito daicosiddetti <dazi reciproci > che si applicano solo ai 60 paesi. Per l’unione europea è del 20%. Trump innanzitutto punta a fare cassa con l’imposizione dei dazi. Gli Stati Uniti potrebbero così rilanciare gli investimenti , creare più posti di lavoro, migliorare i servizi pubblici offerti e così via. Per di più con l’imposizione dei dazi i consumatori americani dovrebbero essere spinti ad acquistare prodotti americani che finirebbero per costare meno rispetto ai concorrenti stranieri.
Tutto questo che impatto hanno i dazi sull’economia europea e sull’Italia? Le aziende europee per vendere gli Stati Uniti dovranno alzare i prezzi rischiando di vendere meno o scegliere di ridurre i propri guadagni. Le tariffe colpiranno oltre 389 miliardi di euro di prodotti fabbricati nell’ UE. In particolare, l’introduzione di dazi del 20% su tutte le esportazioni e del 25% su acciaio, alluminio e veicoli porterebbe ad un incremento dei costi doganali di 104,4 miliardi di euro per l’ Unione Europea. Per di più ha stimato la Bce circa il 2% del PIL della Ue dipende dalla domanda statunitense. Con tariffe del 20% , i volumi verso gli USA dovrebbero diminuire di circa il 15% . Si stima un effetto diretto del - 0,3 sul Pil nel breve periodo. Germania e Italia sono i paesi più colpiti rispettivamente per 34 e 14 miliardi di euro . In questo scenario , i settori più penalizzati sarebbero i macchinari (3,43 miliardi), L’automotive (2,5 miliardi) e la farmaceutica (2,58 miliardi). Seguiti da agroalimentare (1,34 miliardi) e moda ( 1,16 miliardi). L’Italia rischia tra i 4 e i 7 miliardi di euro e la perdita di oltre 60.000 posti di lavoro ogni anno. Che fare ? L’Europa deve avere una voce unica e deve avere una controproposta se la trattativa dovesse fallire (il punto forte è sui servizi, il digitale) , può intervenire sui costi dei prodotti, scendere con i costi per aprire al mercato interno può intervenire con piccole svalutazioni dell’euro, può con cautela per qualche anno aprire a mercati anche extraeuropei, anche perché l’America con Trump, pur portando a casa quello che si è prefissato… il suo debito era di 18.000 miliardi di dollari che tra due anni il deficit pubblico sarà di 28.000 Miliardi di dollari non riuscirà mai a recuperarlo si e no se ne recupera uno a 14.000 miliardi come dicono gli esperti e non si può sapere quale sarà l’impatto dei prezzi sui beni dei cittadini americani.
Ma allora a chi giova tutta questa guerra commerciale con l’Europa? Speriamo che questi giorni di pausa siano propedeutici per un accordo equo e onorevole per il bene dei mercati e dei cittadini e si fermi questa scellerata politica di Trump che crede di essere il padrone del mondo. L’Europa deve assolutamente contrastare questo modello politico basato essenzialmente sull’arroganza e sulla supposizione di essere il più forte e mi rifiuto di pensare che il popolo Americano condivida questa politica di Trump anche se, la maggioranza inizialmente lo ha votato.