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Venerdì 26 maggio 2023, alle ore 18.00, presso la cavea del Centro sociale “Calabresi” di Sezze, a conclusione del Progetto “Educare con il teatro”, le alunne e gli alunni del Liceo Classico dell’ISISS “Pacifici e De Magistris” di Sezze, coordinati dal professor Giancarlo Loffarelli, porteranno in scena Le Baccanti di Euripide. La stessa opera verrà poi replicata nel prossimo settembre a Gießen, in Germania, all’interno dello scambio culturale con il locale Liceo, il Landgraf Ludwigs Gymnasium, che la scuola di Sezze svolge dal 2005 e che, interrotto durante il periodo pandemico, riprenderà proprio per l’occasione. Le Baccanti è una tragedia di Euripide, scritta tra il 407 e il 406 a. C. L’antefatto narra che Era, moglie di Zeus, per punire Semele, la quale ha avuto Dioniso da Zeus, assunte le sembianze di una nutrice, convince Semele a chiedere a Zeus di manifestarsi come Dio e quando Zeus acconsente, Semele muore fulminata. Zeus, per proteggere il piccolo Dioniso, lo nasconde nella propria coscia. All’origine della vicenda c’è un rifiuto: il rifiuto della commistione degli dèi con gli uomini; le sorelle di Semele, infatti, non credono che ella abbia partorito Dioniso da Zeus, ma da un uomo. È il segno del rifiuto del culto dionisiaco come culto di un dio. Per questo Dioniso fa impazzire le donne tebane e fra queste Agave, madre di Penteo sovrano di Tebe, che ucciderà il figlio. Composta da alcuni degli alunni è la colonna sonora dello spettacolo, mentre la realizzazione dei costumi è a cura della professoressa AnnaGrazia Benatti. La Dirigente scolastica del “Pacifici e De Magistris”, la professoressa Rossella Marra, invita tutte le studentesse e gli studenti dell’Istituto, le loro famiglie, l’intero personale scolastico e la cittadinanza allo spettacolo, che è con ingresso libero.

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Cercano di scrollarsi di dosso una eredità politica ingombrante, ma basta un palco ed un microfono che ci ricascano, hanno la sparata nostalgica facile. È più forte di loro. È capitato al Presidente del Senato, Ignazio La Russa, e qualche giorno fa al Ministro dell’Agricoltura ed anche dell’italica sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida. L’impressione è che ai capi di Fratelli d’Italia risulti difficile, se non impossibile, controllare certi riflessi automatici. 
 
Francesco Lollobrigida intervenendo al decimo Congresso confederale della Cisal, si fa prendere dalla foga oratoria e proclama: “Vanno incentivate le nascite. Va costruito un welfare per consentire a chiunque di lavorare e avere una famiglia”. Affermazioni da sottoscrivere senza esitazioni, buon senso allo stato puro, parole da politico illuminato. Il problema è che non si contiene, non riesce a trattenersi, esonda e si libera: “Non possiamo arrenderci all'idea della sostituzione etnica”.
 
Sostituzione etnica non sono due parole giustapposte lì casualmente, ma legate insieme hanno un significato ben preciso, vogliono dire che esiste un piano mondiale, magari guidato dalla lobby ebraica con a capo il solito Soros, che mira a sostituire i bianchi con i neri, organizzando migrazioni-invasioni di massa dal sud del mondo verso l’Europa e gli USA. Le spinte demografiche e i movimenti dei popoli determinati da equilibri-disequilibri del mondo sono scuse, pretesti, al massimo contorni di cui il piano approfitta e con cui inganna gli ingenui e gli ignari.
 
E così basta un attimo e il patatrac si materializza.
 
Di fronte al gran polverone di polemiche che si solleva per quelle parole a dir poco grevi e alle pressioni della stessa Presidente del Consiglio, il ministro recita la parte dello sprovveduto, proclama di non conoscere il significato dell’espressione sostituzione etnica, del fatto che si tratta di una teoria complottista sostenuta dai movimenti dell’estrema destra xenofoba e razzista, gioca a fare il Cappuccetto Rosso nel bosco della politica italiana. Insomma per rimediare alla situazione si cerca di far passare l’idea che per ignoranza o per superficialità a Lollobrigida è un po’ scappata la frizione. È effettivamente così? Francamente è difficile crederlo. Piuttosto quelle parole raccontano un pensiero profondamente radicato nel cuore e nella testa di uno degli esponenti di punta di Fratelli d’Italia. D’altra parte la conferma che il “cognato d’Italia” è tutt’altro che ignaro di quel che dice, che non si è trattato affatto di un errore o di un abbaglio sta nel fatto che dopo pochissimi giorni ci ricasca. Nel suo intervento agli Stati Generali della Natalità tiene a sottolineare che “non esiste una razza italiana. È un falso problema immaginare un concetto di questa natura”. Tuttavia, volendo dimostrare che stavolta ha fatto i compitini a casa e si è documentato a dovere afferma: “esiste una cultura, un’etnia italiana, quella che la Treccani definisce raggruppamento linguistico culturale, che immagino che in questo convegno si tenda a tutelare. Perché sennò non avrebbe senso”. E prosegue: “La popolazione del mondo cresce e tanti di quelli che nascono nel mondo vorrebbero venire a vivere in Italia. E allora perché preoccuparsi delle nascite in Italia? Se la risposta è incrementare la natalità, è probabilmente per ragioni legate alla difesa di quell’appartenenza, a cui molti sono legati, io in particolare con orgoglio, a quella che è la cultura italiana, al nostro ceppo linguistico, al nostro modo di vivere”.
 
Quale sarebbe questo modo di vivere? Per tantissimi cittadini italiani il proprio modo di vivere è totalmente altro rispetto a quello immaginato dal ministro e dai suoi amici di partito, certamente non è quello dei retrogradi, degli omofobi, dei nazionalisti e non è inquadrabile nel motto Dio, Patria e Famiglia.
 
Ad ogni buon conto basta leggere con la dovuta attenzione il secondo intervento di Lollobrigida per scoprire gli evidenti riferimenti, sicuramente stavolta più velati che espliciti, proprio al rischio della sostituzione etnica, presentata sotto la veste edulcorata della necessità di preservare un’identità culturale che, a giudizio suo e della galassia cui appartiene, sarebbe in pericolo di scomparsa. La teoria di estrema destra di cui è imbevuto il pensiero del ministro e a cui fa riferimento è il “differenzialismo”. Concretamente non viene impiegato il termine “razza” e si ricorre al più neutro “etnia”, ma si tratta di uno stratagemma linguistico, che non cancella i principi fondamentali di questa concezione, il cui cardine è l’idea che le varie etnie, in quanto culturalmente diverse, non possano convivere. La soluzione è rimanere distinti e separati, condizioni indispensabili, a giudizio del Ministro dell’Agricoltura, per tutelare e preservare l’etnia italiana.
 
Le esternazioni di Lollobrigida riecheggiano il contenuto del Manifesto della razza del 1938, pilastro dell’ideologia fascista, nella parte in cui si parla di purezza e della natura completamente autoctona della cultura italiana, priva di apporti esterni. Si badi bene qui non si tratta di avere l’ossessione per il fascismo, ma di combatterne i germi patogeni che ancora si annidano in una certa parte della cultura del nostro Paese. Da secoli il nostro territorio, da prima che l’Italia si costituisse come stato, è crocevia di culture diverse, così come diverse sono le lingue che si parlano e si sono parlate. Geograficamente l’Italia è una lingua di terra in mezzo al mare, un ponte lanciato verso gli altri popoli vicini e questo ha fatto della contaminazione e della convivenza di genti e culture diverse il tratto caratteristico e costante della nostra storia, una peculiarità che ancora oggi sussiste ed anzi si è ulteriormente accresciuta. Non esiste alcuna etnia italiana, anzi se c’è un territorio dove non esiste un’etnia specifica è proprio l’Italia. Lo dice a chiare note la scienza. Peraltro etnia e territorio sono due concetti che non coincidono e di questo se ne parlava già nell’antica Grecia.
 
Speriamo Lollobrigida prenda appunti o comunque che se ne faccia una ragione.
 
Se il governo vuole davvero incentivare le nascite, sostenere le famiglie  e i cittadini italiani, anche quelli che hanno una pelle diversa, intervenga su salari e precarietà, tuteli le fasce più deboli invece di fare solo propaganda.
 
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