Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalita' illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie, per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

Domenica, 03 Marzo 2024 08:04

Facce di adolescenti e manganelli

 

Facce di adolescenti, zainetti sulle spalle e negli occhi l’entusiasmo di chi scende in piazza per ritrovarsi in un noi, per sentirsi parte di un’idea condivisa, per chiedere pace per una terra martoriata da un conflitto antico e non si intende e neppure è interessato a sottigliezze e distinguo, all’equilibrismo del politicamente corretto.
 
Pensano il mondo in bianco e in nero, diviso tra giusto e sbagliato, senza sfumature.
 
Facce di adolescenti, nulla più.
 
Non pericolosi estremisti o facinorosi, terroristi o violenti, ma ragazzi e giovani che non si sono lasciati risucchiare dal vortice dell’indifferenza e rinchiudere nel piccolo recinto del proprio egoismo.
 
Mani alzate, unica sfida pacifica a caschi, manganelli e scudi di quanti sono chiamati a tutelare ordine e sicurezza nelle strade e nelle piazze, ma anche il diritto sacrosanto e irrinunciabile di quanti in quelle strade e piazze vogliono scendere per dire di esserci con le proprie idee e la propria visione del mondo.
 
È la democrazia.       
 
Nessuna violenza e intemperanza dagli adolescenti in piazza.
 
Lo raccontano le immagini, le uniche a non mentire.
 
Risuonano ordini secchi. Partono le cariche di alleggerimento.
 
Parole che suonano grottesche.
 
E sono botte, sangue e lacrime.
 
I feriti vengono ricoverati per lo più nei reparti di pediatria.
 
Pediatria….. Un dettaglio che racconta la palese assurdità e insensatezza di una scelta totalmente sbagliata, l’ottundimento della ragione di chi dovrebbe tutelare i cittadini, i loro diritti e le loro libertà, compresa quella di dissentire dalla vulgata propinata dall’opinione dominante, e si ritrova a malmenare dei ragazzini.
 
Matteo Piantedosi, elegante funzionario d’apparato, che fa sempre il baciamano a Giorgia Meloni, mostrando la gentilezza esagerata del sottoposto che si inchina per zelo d’obbedienza, appena sale sulla plancia di comando del Ministero dell’Interno, raddrizza la schiena e assume le vesti dell’inflessibile custode di “Legge e Ordine”, dell’ossessione securitaria della destra al governo, che moltiplica i reati per i poveracci e rende immuni i collettivi bianchi, restringe la sfera delle opportunità per i poveri e scatena la guerra contro le navi di soccorso nel Mediterraneo, chiama gli immigrati scampati ai naufragi carichi residuali e arresta i minori, circonda e disperde i rave party, definendoli fattispecie penali, e carica gli adolescenti in piazza, identifica un loggionista che alla Scala di Milano grida “Viva l’Italia antifascista” e chi depone un fiore per Aleksej Naval'nyj, muove drappelli in assetto di guerra contro i blocchi stradali degli ambientalisti e lascia campo libero alle marce dei trattori che minacciano di cospargere le strade di letame, abolisce il reato di abuso d’ufficio e tollera le braccia tese dei camerati che inneggiano al fascismo.      
 
Le manganellate sono la via più breve per trasformare l’ordine pubblico nel suo esatto contrario, ma evidentemente è proprio questo che il governo vuole: un disordine che si autoalimenta da affrontare con la repressione, nella convinzione che il dialogo sia sinonimo di debolezza se non di connivenza. Siamo di fronte non a una deriva e neppure ad errori di valutazione di incompetenti, ma alla strategia precisa di una destra identitaria con poca pratica dei valori fondanti della democrazia e assai incline invece all’intolleranza verso il dissenso.
 
Il sistema di sicurezza pubblica, essenziale per la nostra vita quotidiana, richiede altissima competenza, chiarezza di indirizzi e soprattutto di non essere strumentalizzato dalla politica. È ridicolo ridurre una simile questione al semplice schierarsi a favore o contro le forze di polizia, all’espressione di una solidarietà aprioristica, incondizionata e finanche pelosa che finisce per giustificare errori e devianze. Quanti lo fanno sono in cattiva fede e fanno il male di coloro che svolgono seriamente il proprio compito di tutela delle istituzioni nel rispetto dei valori fondanti la Costituzione della Repubblica.  
 
Nell’oscura notte dell’intolleranza strisciante che sembra avvolgere la nostra povera Italia, brillano le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, estremo baluardo della democrazia e riferimento sempre più insostituibile per i cittadini.
 
Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.
 
Pubblicato in Riflessioni