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Lunedì, 28 Ottobre 2019 08:50

Italiani emigranti. Ieri come oggi

 

 

Negli ultimi 13 anni, dal 2006 al 2019, il numero degli italiani che se ne sono andati all'estero è aumentato del 70%: sono passati da poco più di 3 milioni a quasi 5 milioni e mezzo. In maggioranza giovani e laureati. Si tratta di un esodo che ha interessato tutte le Regioni ma in particolare il Meridione. Da sempre, statisticamente, gli italiani sono sempre stati al primo posto tra le popolazioni migranti dell'Europa. Chi non ricorda quanti giovani compaesani, negli anni Settanta, sono andati a lavorare in Germania? Questi dati sono forniti dalla Fondazione Europea Migrantes. Oggi la mèta più ambita è la Gran Bretagna. A breve, però, con la Brexit per chi si è trasferito e intende trasferirsi in Inghilterra le cose potrebbero cambiare in peggio. "Brutti, sporchi e cattivi", fino a qualche anno fa erano questi i pregiudizi e gli stereotipi che accompagnavano i nostri connazionali. Una avversione quasi connaturata nell'animo umano, a difesa della propria identità e del proprio suolo. Oggi, per fortuna, in seguito alla globalizzazione, le cose stanno cambiando. Generalmente l'emigrante gode del rispetto e degli stessi diritti degli altri cittadini. I motivi dell'emigrazione sono i più disparati e non è qui il caso di entrare nel merito della complessa vicenda, ma principalmente è la ricerca di un lavoro e di una sistemazione più certa e sicura che spinge i giovani ad andare via.. Purtuttavia, l'uomo, fin dalla comparsa sulla terra, è stato migrante. Eppure, nonostante ciò, oggi viviamo sotto la sindrome dell'assedio dello straniero. In Italia principalmente, si avverte paura e insicurezza, a fronte dei flussi migratori provenienti dall'Africa e dai Paesi del Medio Oriente. C'è voglia di legalità e di protezione. Bene. E' giusto e sacrosanto. Bisogna evitare di passare dai porti chiusi all'accoglienza indiscriminata di tutti. Occorre rigore, responsabilità e umanità: massima attenzione ai controlli e carcere duro per i trafficanti e gli scafisti della morte. Non si può più prescindere,poi,  da una equa ridistribuzione dei migranti tra tutti gli Stati membri dell'Europa. E' necessaria una politica modulata su più livelli, basata non più sull'emergenza ma che affronti la questione nel suo complesso, perseguendo la lotta al traffico illegale di persone e attraverso una lotta senza quartiere  contro l'immigrazione clandestina, rimpatriando in tempi celeri chi non ha diritto a restare. Affrontando, infine, in maniera efficace il tema dell'integrazione per coloro che hanno diritto a restare. Ben altra cosa sono i porti chiusi e la costruzione di muri e di barriere, che peraltro, in mare, sono impossibili. Mi domando: se anche verso i nostri connazionali  alzassero muri e fili spinati?

Pubblicato in La Terza Pagina