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Roberta Filigenzi

Roberta Filigenzi

 

 

In occasione dell’8 marzo, giornata in cui si ricordano le lotte delle donne per il raggiungimento della parità dei diritti, il CIF ha promosso un incontro, presso la parrocchia di Santa Lucia, da un titolo dalle infinite declinazioni possibili: “Custodire l’Umano”. La presidente del CIF ha ceduto la parola per l’apertura dell’incontro a Laura, una donna Ucraina che da anni vive nel nostro paese, la sua emozione ha travolto tutti i presenti, l’appello per l'aiuto alla sua popolazione ha mozzato il fiato e bagnato lo sguardo di tutti. Ci ha portato diritti nell’aggressione che l’Ucraina sta patendo, a quel bisogno e a quella disperazione che non può lasciare indifferenti. Questa guerra è folle e disumana, sta distruggendo un popolo e lo sta rendendo profugo. A lei e a tutte le donne Ucraine è andato il nostro pensiero, a tutte le donne che lottano quotidianamente per non sentire calpestati i propri diritti e le propria dignità. Dignità è il termine che caratterizza le donne nei momenti di maggiore difficoltà, il nostro paese ha storie di donne forti che hanno superato drammi e periodi di grandi crisi. La donna setina è forte, decisa, che non teme mai il confronto, c’è una forza nelle donne ucraine in cui le donne setine facilmente si rispecchiano.

La seconda guerra mondiale e i suoi vissuti sono ancora un segno nel nostro paese e la follia della guerra è ancora scritta sui muri, le donne sono logiche e concrete e non potrebbero mai giustificare una guerra, MAI. Come si può conservare l’umano in un contesto come quello ucraino oggi? Era inevitabile che ci si soffermasse su quelle immagini che da giorni vediamo scorrere sin tv donne, madri, mogli in fuga nel tentativo di salvare i propri figli. Gli interventi che sono seguiti sembravano legati da un unico filo, si sono sfiorati e tenuti per mano. Si è parlato del custodire e coltivare, quello che nell’universo ci è stato donato, due termini semplici puliti, comprensibili, non so quanto consapevolmente, ma fortemente contemporanei e contestuali rispetto a ciò che si sta discutendo in questi giorni nel nostro paese, come conservare il nostro patrimonio naturale. Siamo in transito su questo mondo e dovrebbe essere nostro compito lasciarlo il più possibile sano, conservarlo e coltivarne le risorse senza deturparlo. Per poter custodire e conservare bisogna educare, educare alla pace, alla consapevolezza ed al rispetto dell’altro e dei contesti. Bisogna educare a non utilizzare l’aggressività come strumento di distruzione, educare a non abusare mai dei ruoli e delle funzioni che ricopriamo. Educare al rispetto delle differenze di opinioni e dell’ambiente. Educare alla pace prevede la capacità di accogliere il contraddittorio. La specie umana è tra le più distruttive dell’ecosistema, è la l’unica specie che riesce ad involvere pur avendo un sistema cognitivo in grado di far comprendere quanto la conservazione possa essere una risorsa. La specie che ha raggiunto la raffinatezza del linguaggio resta quella più pericolosa per i suoi simili e per l’ambiente.

Sono andata all’incontro con le donne del CIF per vicinanza ad alcune mie amiche ed ho scoperto una ricchezza ed una puntualità sulla contemporaneità dei temi trattati affascinante. Il CIF è presente sul territorio con consapevolezza e precisione. Ho molto apprezzato gli interventi, non che la mia valutazione valga qualcosa, ma riesco ancora a sorprendermi quando incontro il bello del mio paese nel mio paese, quando mi confronto con le donne, matrone nello spirito, forti nelle idee e sempre esecutive, pragmatiche. Le donne di Sezze sanno accogliere, gestire e guidare, questo ce lo raccontano le figure di spicco in ruoli strategicamente importanti che nel tempo sono riuscite a conquistare le donne setine. Conquistare perché se per un uomo la carriera è un iter fisiologico per le donne è una lotta tra mille ostacoli. Spero che le conosciate che non debba esser io a citarle. Il successo non si misura nel nostro paese con l’ostentazione, non ostentano né le donne, né gli uomini, si fa il proprio ed al meglio, è questo che ci ha reso eccellenze nel passato ed è questo che fa sì che i professionisti, usciti dal paese vengano riconosciuti, apprezzati e stimati tutti, uomini e donne. Ringrazio il CIF per il pomeriggio offerto tra stimoli e riflessioni. Ringrazio i relatori per la cura messa nei loro interventi. Spero che in futuro vi sia un maggior coinvolgimento della popolazione

 

“Questo paese, dove sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il  mondo".

-La luna e i falò- Cesare Pavese

 

Da giorni si discute sui social, sulla stampa e nelle stanze dell’amministrazione comunale di un evento, più che dell’idea in sé “di un fatto”. Il fatto riguarda la delibera pubblicata sull’albo pretorio del Comune, precisamente delibera n.33 in data 11/02/2022 che recita: “approvazione studio di fattibilità tecnica ed economica realizzazione impianto Compostaggio, immediata fattibilità - si, soggetta a ratifica - no.”. Il tutto senza nessun passaggio in consiglio comunale.

Uno studio di fattibilità per collocare sul territorio agricolo del nostro paese un bel impianto di compostaggio dei rifiuti urbani, per capirci quello che nella raccolta chiamiamo l’umido. La discussione potrebbe apparire pretestuosa, considerando l’argomento e stando a quanto ci lamentiamo dell’immondizia. I rifiuti però, in Italia, sono un affare tanto grande, quanto delicato, che supera di gran lunga le nostre lamentele e la nostra raffinata raccolta differenziata. La semplicità e la faciloneria con cui si è affrontato la risoluzione del problema nel nostro paese dimostra quanta ingenua buonafede ci attraversi e quanto la corsa ai finanziamenti può divenire un fattore di rischio per la sicurezza. Una decisione così importante in grado di modificare l’area dove potrebbe, dovrebbe, esser posto un impianto del genere non può non esser discussa in consiglio comunale prima dell’invio al ministero. Questo mancato passaggio mina le fondamenta dei principi democratici della nostra costituzione, non è una cosina da nulla, è una questione serissima, soprattutto alla luce del fatto che la maggioranza non teme mai di non veder approvata una sua proposta, avendo in consiglio l’assoluta maggioranza numerica. L’unica cosa che potrebbe accadere in un confronto con l’opposizione è che ci sia la possibilità per i cittadini, che vogliono farsi una loro idea, di seguire in tempo reale i processi decisionali. Un confronto dovuto al paese ed ai principi democratici, perché evitarlo? O meglio farlo a giochi fatti, perché era prevedibile che l’opposizione ne chiedesse lumi. Così accade e l’opposizione ne chiede, in consiglio comunale, l’immediato ritiro adducendo motivazioni ed osservazioni sul sito individuato, l’impatto ambientale sulle colture e sulla popolazione, ma la discussione prende percorsi scissi e in fine la maggioranza vota compatta il NO al ritiro della delibera.

Ora dei fatti ne avete letto quasi tutti, occupazione delle stanze del comune da parte dell’opposizione e visite di supporto alla protesta, tra cui la mia, di molti cittadini e gruppi politici e associazioni ed è a questo punto che si cerca di minare un altro principio che è la libertà di espressione. Tutte le persone che si sono espresse a sfavore di questa scelta si sono ritrovate appellate in mille modi e nessuno garbato, ma anche questo ci può stare in un contraddittorio, se non supera il limite, è parte della libertà d’espressione. La questione ora non riguarda solo l’amministrazione in sé, ma il poco interesse dimostrato da molti cittadini circa quel che sta accadendo alla gestione del nostro territorio. Il voto è un’espressione di preferenza, una scelta libera e civile, che va rispettata, ma credo vi sia un errore di fondo, la nostra storia recente e passata ci ha regalato delle dure lezioni a tal proposito, fidarsi ad occhi bendati ci ha portato al declino totale. Abbiamo raggiunto il picco e forse ci siamo destati per qualche secondo, dopo l’intervento della magistratura e le rivelazioni da cui siamo stati travolti e che hanno fortemente contribuito, correttamente, al cambio politico del governo del paese. Votare non è l’unico atto a cui il cittadino è chiamato, ma sua è anche la responsabilità, oltre la libertà, di esprimersi circa le scelte che le amministrazioni mettono in campo, dobbiamo come cittadini esser presenti, vigili e partecipi, per non lamentarci solo a “mostri” già realizzati, per tutti ricordo l’anfiteatro, così come ricordo una diversa risoluzione per il muro della terra a Santa Maria. Ci sono metamorfosi che non possono avvenire se non si è parte attiva del cambiamento.

Questi due eventi e la loro risoluzione dimostrano l’effetto dell’assenza e della presenza civile dei cittadini sulle scelte amministrative. Vero che vi è un’opposizione che dovrebbe assolvere a questo compito, ma questo è anche un compito che non può esser totalmente delegato, come la nostra storia ci ricorda. Il mio intento è quello di coinvolgervi nella decisone da prendere per ciò che desideriamo nel nostro futuro, che da cittadini si desidera, di incuriosirvi e spingervi ad informarvi su cos’è un impianto di compostaggio come funziona, su quanto e quando può essere una soluzione per il territorio. Un impianto di compostaggio è l’ultima fase di un processo virtuoso di una gestione amministrativa che ha risanato ambiente e vivibilità del territorio, sicurezza, viabilità, servizi alla persona e alle fasce fragili, non il primo, capovolgere la filiera è un grosso rischio, non solo ambientale. Voglio però esservi di aiuto vi allego alcuni link dove potrete leggere le esperienze di altri paesi e i loro studi di fattibilità, i rischi per la salute e l’ambiente. Sono documentazioni ed articoli di cui non ho fatto cernita di orientamento politico, sono solo frutto della mia ricerca per comprenderci qualcosa e se inizialmente la mia posizione era: “non sono contraria, ma non alle porte del paese e non in pieno centro abitato”, ora la mia posizione è un no senza repliche.

Abbiamo altre possibilità di smaltimento, perché dobbiamo avere un impianto solo per Sezze che ha una raccolta differenziata al 30%? Abbiamo siti che potrebbero raccogliere il nostro umido a pochi km e senza danneggiare il nostro patrimonio agricolo e naturalistico, nonché archeologico mai completamente esplorato? Se poi questo è far demagogia va bene la faccio, ma da cittadina. Vi dico qual è il pregresso su questa mia nota. Su un social mi si accusava di demagogia avendo esposto le mie opinioni contrarie all’impianto come cittadina, ma essendo stata candidata alle ultime elezioni la mia opinione era demagogica, quindi se ne evince che nel pensiero politico del nostro paese se ci si candida si perde lo status di cittadino. Questo è in perfetta armonia con quanto accaduto negli ultimi decenni nella nostra storia politica e amministrativa, lo scollamento tra l’esser politico e l’esser cittadino.

Guardare ai finanziamenti come salvadanai, seguire ciò che ci chiede l’Europa o chi per essa, ma senza tener conto del dove siamo e come stiamo, fare senza troppo pensare e poi si vedrà. E’ così che oggi noi dobbiamo restituire soldi presi per opere incompiute, noi cittadini dobbiamo ora tirar fuori quei soldi sia chiaro! Nelle casse di quei finanziamenti non è rimasto nulla. Il mio tornare ad esser stanziale con la pandemia mi ha destata in modo traumatico circa le condizioni reali in cui versa il nostro territorio e la politica amministrativa degli ultimi anni, demolendo l’immagine romantica che ne conservavo. Mentre esploravo il mondo ho continuato a credere che a Sezze ci si candidasse esattamente perché si era cittadini al servizio del proprio paese e non che il paese fosse oggetto del candidato. Leggere Pavese a 14 anni deve avermi forviato.

Roberta Filigenzi
Sezze Bene Comune

“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo”.
CESARE PAVESE

 

Link correlati:

 

https://www.napolitan.it/2017/01/30/59631/impianto-di-compostaggio/#:~:text=Gli%20%E2%80%9Ceffetti%20collaterali%E2%80%9D%20che%20all,rischi%20idrogeologici%2C%20traffico%20e%20inquinamento.

https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/22_gennaio_04/impianto-compostaggio-rifiuti-napoli-est-rischio-la-salute-34c95166-6d2b-11ec-b0ee-7fb6948c8e9e.shtml

https://www.consiglio.provincia.tn.it/news/giornale-online/articoli/Documents/20110826144820.pdf

Giovedì, 25 Novembre 2021 06:49

Abbiamo ancora qualcosa da dire

 

 

 

 

A tutte le donne

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso

sei un granello di colpa

anche agli occhi di Dio

malgrado le tue sante guerre

per l’emancipazione.

Spaccarono la tua bellezza

e rimane uno scheletro d’amore

che però grida ancora vendetta

e soltanto tu riesci

ancora a piangere,

poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,

poi ti volti e non sai ancora dire

e taci meravigliata

e allora diventi grande come la terra

e innalzi il tuo canto d’amore.

( Alda Merini)

 

 

Avremmo qualcosa da dire a tutti quegli uomini e quelle donne che arricciano il naso quando si parla di disparità di diritti e di vittime di violenza di genere.

Juana Cecilia Hazana Loayza 20 novembre, Elisa Mulas 17 novembre, Simonetta Fontana 17 novembre.

A chi crede che usare il termine femminicidio sia una moda e che si stia esagerando.

Elena Casanova 20 ottobre, Cristine Florida Cicio15 ottobre, Giuseppa Loredana Dinoi 12 ottobre, Carmen De Giorgi 5 ottobre.

Vorremmo dire che siamo solo ora diventate visibili, che solo ora ci tocca il palcoscenico, prima eravamo quelle esagerate.

Anna Cupelloni 25 settembre, Dorjana Cerqueni 17 settembre, Alessandra Zorzin 15 settembre, Giuseppina Di Luca 13 settembre,
Sonia Lattari 13 settembre, Rita Amenze 10 settembre, Angelica Salis 9 settembre, Ada Rotini 8 settembre, Chiara Ugolini 5 settembre.

Vorremmo dire che a noi è stato dato il compito di parlare per tutte quelle donne a cui la bocca viene chiusa con uno sguardo, con un’allusione, con una squalifica.

Vanessa Zappalà 23 agosto, Catherine Panis
22 agosto, Stefania Chiarisse Panis 22 agosto,
Silvia Manetti 12 agosto, Shegushe Paeshti
12 agosto, Marylin Pera 11 agosto.

Sappiamo bene di cosa si tratta, è quello che prima è toccato anche a noi.

Lorenza Monica Vallejo Mejia 29 luglio, Vincenza Tortora 16 luglio, Ginetta Giolli
3 luglio.

Dobbiamo farlo, nostro malgrado, perchè  sappiamo che ora saremo ascoltate più di quando in passato abbiamo gridato. Dobbiamo farlo ora che voce non abbiamo.

Chiara Gualzetti 28 giugno, Silvia Susana Villegas Guzman 19 giugno, Sharon Micheletti
13 giugno, Alessandra Piga12 giugno, Bruna Mariotto 2 giugno.

Noi oggi possiamo far molto per quelle donne sfruttate, sul lavoro, per quelle violate, non riconosciute, usate. Tutto quello che per noi non è stato possibile fare.

Perera Priyadarshawie Donashantini Liyanage Badda 29 maggio, Maria Carmina Fontana
28 maggio, Khrystyna Novak 20 maggio, Tunde Blessing 12 maggio, Angela Dargenio 7 maggio, Ylenia Lombardo 5 maggio,
Emma Elsie Michelle Pezemo 2 maggio, Saman Abbas 1 maggio, Silvia Del Signore
1 maggio.

Possiamo raccontare le richieste d’aiuto non ascoltate o sminuite.


Annamaria Ascolese 21 aprile, Tina Boero
19 aprile, Dorina Alla 18 aprile, Elena Raluca Serban 18 aprile.


Possiamo parlare a quelle istituzioni che hanno avviato procedure di segnalazione e di tutela, ma che si sono incagliate.

Lorenza Addolorata Carano 15 marzo, Carolina Bruno 15 marzo, Ornella Pinto13 marzo, Edith
8 marzo.

Vorremmo parlare a quegli uomini che nel violare una donna dovrebbero pensare che stanno violando la madre che li partoriti.

Deborah Saltori 22 febbraio, Rossella Placati
22 febbraio, Clara Ceccarelli 19 febbraio,
Lidia Peschechera 17 febbraio, Piera Napoli
7 febbraio, Luljeta Heshta 7 febbraio, Ilenia Fabbri 6 febbraio, Sonia Di Maggio 1 febbraio.

Vorremmo parlare a quelle madri e quei padri che hanno il compito di crescere dei figli e dire loro di non sottovalutare mai i loro comportamenti come una questione di carattere.


Teodora Casasanta 29 gennaio, Tiziana Gentile
26 gennaio, Roberta Siragusa 24 gennaio, Victoria Osagie 16 gennaio, Sharon Sapia Barni
11 gennaio, Laura Perselli 4 gennaio.

Vorremmo dire alle donne tutte, ma soprattutto alle più giovani, che non è amore se ti controlla, non è amore se ti da uno schiaffo, non è amore se ti impedisce di esprimerti, non è amore se limita la tua libertà in un modo qualunque.
Vorremmo dire alle donne, quelle adulte e mature di non sentirsi meno in diritto di essere se stesse, non è mai troppo tardi per riconoscersi degne di equità di diritti.
A queste donne  affidiamo il compito di tenere alta l’attenzione sulla tutela delle altre donne. Di fare squadra e cercare di non lasciare mai nessuna sola, mai nessuna indietro.
Insieme si può molto più che da sole



Le Vittime del 2021

 

Ci sono notti che pensiamo tranquille al caldo delle mura di sasso della nostra casa, sono quelle notti che riservano sorprese che non scarti fino al mattino. Questa mattina una nostra concittadina ha avuto un brutto risveglio, la sicurezza di quelle mura è stata violata. Violata la libertà e la serenità di una casa pensata propria e sicura. Una donna sola in casa, una donna spaventata, ma fortunata, se consideriamo che l’evento non ha avuto esiti violenti. Soffermandoci a pensare solo alla violenza fisica possiamo parlare di fortuna. Sfortunata, spaventata e traumatizzata per la violenza psicologica ed il rischio corso di cui non poteva aver misura. L’emergenza sicurezza nel nostro paese non è una novità, l’emergenza del centro storico è novità degli ultimi anni, furti in appartamenti, pestaggi in casa sono cronaca a cui stiamo facendo una brutta abitudine, soprattutto stiamo facendo l’abitudine a non denunciare. Nulla di tutto ciò oggi, oggi lei, come poteva accadere ad una qualunque di noi, si è confrontata con lo stupore dello spazio violato da uno sconosciuto, straniero in questo caso, ma questo è elemento indicativo solo per la difficoltà aggiuntiva di comunicazione. Svegliarsi e trovarsi in casa uno sconosciuto denudato, disorientato, confuso, probabilmente sulla scia degli esiti di una notte brava, inquieta e parecchio. Lo stato di confusione, di cui era intriso, è un’aggravante, apre all’incognita sull’evoluzione della situazione. Chi si chiama in questi casi? Chi si pensa possa corre in soccorso? Prima di tutti un’amica. Pensare che nel nostro paese d’istinto non si cerchino le istituzioni, ma gli amici, regala la misura di quanto ci si senta smarriti ed insicuri della prontezza dello stato. Questa donna ha fatto da se ed ha fatto il meglio possibile, lo ha spinto a rivestirsi gli ha ceduto un giubbino del figlio, lo ha fatto uscire di casa con fatica, si rifiutava. Le amiche sono donne benedette, fortuna che ci sono. La sua è corsa in aiuto hanno fotografato e postato sui social lo smarrimento e le lacrime di paura. Ora bisogna avere il coraggio di confrontarsi con le forze dell’ordine e denunciare, non basta segnalare. Va denunciata la violazione di domicilio, va denunciata la messa a rischio della sicurezza, va segnala l’assenza di controlli, verificato lo stato di soggiorno di questa persona, vanno controllate le strade di notte. NON VA SMINUITO IL RISCHIO CORSO, NON VA SMINUITO IL GRIDO D’AIUTO DI UNA DONNA. NO! NON SI FA! Non si fa se pensiamo di dover far crescere in cultura di genere il nostro paese, se pensiamo ai processi di integrazione consapevoli come fattibili, se riteniamo che un cambiamento sia possibile deve essere un cambiamento che coinvolge tutti. Occorre consapevolezza e vigilanza per favorire la libertà che deve avere in sé confini che non sono limiti, ma civiltà. Non si tace perché oggi è andata bene, ma non sempre va così. A dieci giorni dal 25 novembre questo evento vuole forse farci notare la differenza sostanziale tra le parole, gli slogan e la realtà. Ascoltare è lavoro difficile, ascoltare comporta assumersi la responsabilità del bisogno, questa dovrebbe essere la prima tra le regole di chi si occupa di sicurezza e di chi risponde della sicurezza di un paese. Questa vicenda apre ad un altro grande problema, un fenomeno in crescita sul nostro territorio, l’abuso di alcol ed il degrado che ne consegue. Il 25 Novembre va celebrato come giornata di prevenzione, di denuncia e di solidarietà.  Io ti abbraccio perché la tua paura è la paura di tutte noi, perché non ti senta sola e che non ti senta costretta a tacere. No, non si fa! Credo che le donne di questo paese non possano far altro che condividere il tuo smarrimento.

Sezze 15 Novembre 2021 in attesa che la storia cambi.