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Giorgia alla crociata

Ott 01, 2023 Scritto da 

 

 

La notizia è rassicurante: Dio veglia su di noi, ma su di Lui veglia Giorgia Meloni!
 
La nostra Presidente del Consiglio, in visita a quel grande galantuomo e sincero democratico di Viktor Orbàn, Primo Ministro dell’Ungheria, ha proclamato di essersi assunto il gravoso compito di difendere Dio e la famiglia, di combattere l’imperante disfacimento dei costumi, opponendosi alle insidie portate alla mascolinità e alla femminilità dal malefico fenomeno dell’omosessualità, che rischia di condannare al decadimento irreversibile il popolo italiano e l’intero continente europeo, di sostenere i valori imperituri di un cristianesimo stile crociata, dove Dio e Patria sono tutto e la Patria è fatta di uomini e donne. Nulla di più o di diverso.
 
Giorgia Meloni non è il primo personaggio politico a proclamarsi difensore di Dio, a ergersi a paladino di una religiosità militante, che di cristiano invero ha ben poco e si caratterizza per essere solo ateismo devoto, ad appellarsi costantemente ai valori della tradizione, troppo spesso trascurati ed anzi calpestati.
 
La storia conosce da sempre politici ed esponenti religiosi che in nome della religione hanno perseguito obiettivi ad essa totalmente estranei, mediante un’indigesta e pericolosa commistione tra trono ed altare, un’alleanza finalizzata unicamente alla perpetuazione di ruoli e posizioni di potere personali a scapito del bene materiale e spirituale delle persone, destinate a subire inaccettabili condizionamenti della propria sfera di libertà e di esplicazione dei diritti.    
 
Le parole di Giorgia Meloni, nette e perentorie, suscitano parecchie perplessità e fanno insorgere interrogativi nient’affatto trascurabili. Qual è il Dio che intende difendere dal suo alto scranno di potere? Chi o cosa, a suo inoppugnabile avviso, minaccia l’Onnipotente al punto di dover assumere l’onere di divenirne difensora? Quali argomenti o strumenti intende usare in questa battaglia e quali fini perseguire?
 
L’intento propagandistico, il solleticare reazioni istintive della parte più retrograda e reazionaria della popolazione per raccogliere consensi elettorali spiegano in parte il ricorso a simili argomenti e piuttosto raccontano una idea precisa della politica e della funzione del governo della comunità, il perseguimento di un identitarismo che mira a scardinare, in maniera subdola ma inequivocabile, i capisaldi valoriali che permeano la nostra stessa Carta Costituzionale, la laicità delle istituzioni, il pluralismo etico, la tutela e la promozione dei diritti fondamentali e delle libertà personali. Insomma l’obiettivo vero della Presidente del Consiglio, campionessa del sovranismo in salsa italica, non è tanto difendere Dio, quanto piuttosto tentare di occupare spazi sociali e conquistare un’egemonia culturale, ricorrendo ad un’equazione che più netta non potrebbe essere: Dio = identità; difesa di Dio = difesa della nostra identità. Difendere Dio è difendere noi stessi, la patria, l’intera civiltà occidentale: Dio e Patria stanno e cadono insieme e ciò che consente loro di sussistere è la famiglia e la sua natalità. 
 
Il Dio che Giorgia Meloni associa a Patria e Famiglia, è capo degli eserciti, signore della storia, re dell’universo, reggitore del destino dei popoli, proiezione del pater familias e del suo potere, giustiziere implacabile, incarnazione dello stereotipo maschile occidentale e bianco, pietra angolare della civiltà cristiano / cattolica, la sola degna di considerazione. Poco importa ovviamente che un Dio siffatto non abbia nulla di cristiano, anzi sia pericoloso e detestabile in quanto reitera uno spaventoso tribalismo religioso che ha prodotto nella storia solo distruzione, persecuzione, terrore, guerra, morte e nefandezze di ogni sorta, il tutto giustificato dalla affermazione: “Dio lo vuole”. Invocare Dio in nome della salvaguardia dell’identità etnica e religiosa, pretendere crocifissi appesi ovunque come manifesti pubblicitari della propria atea devozione, stravolgendone volgarmente il significato, organizzare preghiere di riparazione per placare l’ira divina provocata dalla depravazione dell’omosessualità, evocare le fiamme dell’inferno per i peccati, in primis quelli attinenti alla sfera sessuale, rigorosamente degli altri ovviamente, alzare lamenti per il contagio e l’invasione islamica, inorridire di fronte al multiculturalismo, considerato un inquinamento della razza, non può che condurre di nuovo l’umanità al fallimento, alla violenza e allo spargimento di sangue innocente.
 
Gesù Cristo ha assunto la nostra umanità, ci ha rivelato il volto di un Dio che è padre e in lui noi siamo tutti fratelli, ha fatto del superamento di tutte le barriere etnico-religiose, sociali e culturali la sua missione, ci ha donato la speranza che la nostra vita ha un senso e un fine, che parole come giustizia, verità, bellezza, armonia non sono un’illusione ma la nostra dimensione più autentica, ha operato sempre a difesa dell’uomo, di tutti gli uomini, ci ricorda continuamente che saremo giudicati sull’amore verso i più piccoli, i disprezzati, gli ultimi, i reietti e i crocefissi, non sull’arrogante rivendicazione della nostra superiorità. Difendere una simile prospettiva è fondamentale particolarmente in questo nostro tempo dominato dal nichilismo, in cui assistiamo alle nefande conseguenze del crescere della gran parte delle persone lontane da qualsiasi relazione educativa con la fede e in generale con una prospettiva etica, che sta provocando uno sfaldamento progressivo della società, non più insieme di uomini e donne incamminate verso un futuro comune, ma sempre più massa amorfa e rissosa di rivali.
 
La fede è cosa ben diversa dalla bigotta adesione a rigide regole moralistiche, non è devozionismo e ritualismo fuori dal tempo, ma apertura, riconoscimento dell’altro, è fecondazione del mondo attraverso la Parola da portare all’interno di ogni rapporto e opera umana, affinché li trasformi profondamente, impedisca le abominevoli derive dell’auto-distruzione e si faccia propugnatrice di una liberazione integrale. 
 
L’affermazione della Presidente del Consiglio rappresenta un’enorme stupidaggine poi sotto il profilo teologico. Dio si è consegnato agli uomini ed ha scelto di essere trattato da malfattore per redimerci, ha svuotato la distanza abissale tra noi e Lui, siamo stati salvati dal suo annientamento e ora Giorgia Meloni assume il compito di ristabilire la sua immagine presso gli uomini?
 
Dio non ha bisogno di essere difeso, né placato, ma di essere ascoltato e amato!
 
Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello” (1 Gv 4, 20 – 21).
 
Pubblicato in Riflessioni

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