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Il tema dell’immigrazione è sempre più centrale in Italia. La popolazione straniera residente è circa del 8,7% ad oggi, un dato sostanzialmente fermo da anni. L’immigrazione va governata e non basta contrastarla, perché l’immigrazione è un vantaggio e non un danno per il nostro paese. L’ ostilità verso l’immigrazione soffia dagli Stati Uniti di Trump all’ Ungheria di Orban fino all’ Italia di Salvini e la Meloni. Gli immigrati sono spesso visti come responsabili della disoccupazione, della stagnazione economica, delle carenze del servizio pubblico. Le difficoltà dovute al declino industriale o alla crisi finanziaria sono attribuite agli immigrati. Mentre l’apertura ai nuovi arrivati , oltre a essere moralmente giusta, è anzi economicamente vantaggiosa e culturalmente arricchente. Ecco perché l’immigrazione non è un danno bensì un guadagno per il paese che la accoglie. Oltre che un dovere etico. La libertà di movimento è un diritto fondamentale. Non è il talento personale o il duro lavoro il più grande fattore determinante delle possibilità di vita di qualcuno, “ma è dove si nasce”. Per questo è importante permettere la libertà di movimento, che consente a chi nasce in un luogo “svantaggiato” di fuggire da persecuzioni e povertà, di cercare condizioni di vita migliori, di raggiungere chi ama o semplicemente di allargare i propri orizzonti. Per questo è fondamentale permettere a un africano di trasferirsi in America o in Europa. A differenza da quanto sostenuto dal credo comune, l’economia trae vantaggio dalla immigrazione. Permette alle persone di spostarsi dai paesi più poveri a quelli più ricchi, aumenta la loro produttività e quella dell’economia globale. Anche se i maggiori benefici dello spostamento vanno ai migranti e ai loro figli, anche i Paesi che li accolgono ne guadagnano. Visto che i migranti sono diversi dai cittadini del posto, le loro differenze tendono a integrare e colmare le esigenze locali. Alcuni migranti disposti a fare lavori che i locali non vogliono fare, come raccogliere la frutta , lavorare nei campi o prendersi cura degli anziani. Altri migranti hanno abilità che i locali non hanno, come la formazione medica o la capacità di parlare mandarino . Inoltre, il loro sguardo diverso stimola nuove idee. Più di tre quarti dei brevetti ideati nelle migliori università americane coinvolgono un inventore migrante. Circa la metà delle nuove invenzioni della Silicon Valley, tra cui Google, LinkedIn, Tesla e Stripe , sono state co- fondate da immigrati. Secondo approfondimenti dell’OCSE , un aumento dell’ 1% della quota di immigrati fa aumentare il reddito pro capite del 2% e di solito contribuiscono alle finanze pubbliche.

Anche i paesi di origine dei migranti ne hanno beneficio: i migranti spediscono denaro a casa (circa 466 miliardi di dollari), che vanno direttamente nelle tasche dei cittadini, che li usano per una migliore istruzione, per la propria salute o per avviare nuove imprese. La migrazione è anche sinonimo di arricchimento culturale. Oltre a generare un pullulare di ristoranti Etnici, con conseguente espirazione gastronomica, induce a una maggiore creatività nell’arte e nella musica, a squadre di calcio più interessanti, ad allargare la propria gamma di amici e partner. I migranti non tolgono posti di lavoro, molte delle persone spaventate dagli immigrati non sono per forza xenofobe, ma semplicemente sono mosse da convinzioni errate. Secondo queste persone, può sembrare che gli immigrati tolgono posti di lavoro, ma in verità non c’è un numero fisso di posti di lavoro e, anzi, i migranti creano posti di lavoro quando spendono i loro stipendi e il contributo degli immigrati alla sostenibilità del sistema previdenziale viene calcolato , dall’ Inps, ogni anno versano oltre 8 miliardi di contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni o altre prestazioni sociali , un saldo netto di circa 5 miliardi .I loro bambini salvano le nostre scuole, i giovani, inoltre sono vantaggiosi per i paesi con bassi tassi di natalità e soggetti all’invecchiamento della popolazione. Tutto ciò svela che i flussi migratori non sono un fenomeno contro, ma bisogna perciò, che la politica anziché far leva sull’ emotività delle reazioni dell’opinione pubblica, contribuisca a diffondere una lettura del fenomeno basata sulla realtà più che sulla percezione. Più che la propaganda sui temi della sicurezza, dell’emergenza dei rifugiati e dei costi dell’accoglienza, servirebbe alimentare la consapevolezza della rilevanza dei benefici immediati e soprattutto di medio termine associati ai flussi migratori. Servirebbero politiche di integrazione capaci di mettere a frutto le complementarità tra” noi” e “loro”, anziché chiudere i porti al loro e al nostro futuro, anche il referendum dell’8-9 Giugno, sulla cittadinanza potrebbe essere un primo passo.

Pubblicato in L'Approfondimento