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Sabato, 03 Maggio 2025 18:25

La Costituzione calpestata

 

Il Parlamento si attarda a discutere, i tempi si allungano e il Governo, che mal sopporta i riti della democrazia, le critiche e l’opposizione, interviene a gamba tesa e traspone praticamente in modo integrale il Disegno di Legge sulla sicurezza in discussione alle Camere, espressione del peggiore populismo penale, incostituzionale nell’anima e nelle singole disposizioni, in un Decreto Legge, rendendosi responsabile di una forzatura e una distorsione senza precedenti nella storia repubblicana delle regole democratiche stabilite nella Carta Costituzionale. E così al contenuto incostituzionale delle nuove norme in discussione, si accompagna l’eversione dei rapporti tra Governo e Parlamento. L’accusa potrà sembrare eccessiva, ma il percorso di mutazione della democrazia in un regime autoritario non passa obbligatoriamente attraverso colpi di mano, violazioni macroscopiche dei principi democratici e tantomeno si propone solo con le modalità sperimentate in passato, quanto piuttosto attraverso la sua erosione sotto il profilo sostanziale, come sta accadendo da qualche anno a questa parte.

 
 
 
La Carta fondamentale della Repubblica pone precisi limiti alla possibilità del Governo di ricorrere allo strumento del Decreto Legge. La Corte Costituzionale ha ricordato in numerose pronunce, e da ultimo nella sentenza n. 146 del 2024, che il Decreto Legge è uno strumento eccezionale e non una regola ordinaria di governo, che presuppone la preesistenza di una situazione di fatto caratterizzata dalla necessità e dall’urgenza, requisiti indispensabili per la sua validità costituzionale. In gioco ci sono gli equilibri fondamentali e il rispetto delle attribuzioni dei diversi organi dello Stato. Squilibrando la forma di governo disegnata dai costituenti e concentrando in maniera eccessiva il potere a favore dell’uno o dell’altro organo, si finisce per mettere in discussione la natura dello Stato e quindi la stessa essenza della democrazia.
 
Giuridicamente l’abuso del Decreto Legge stravolge il sistema delle fonti normative e viola il principio della separazione dei poteri, fondamento di ogni democrazia costituzionale. Il fatto poi che la decretazione d’urgenza rappresenti una prassi consolidata nel nostro Paese, a prescindere dall’orientamento politico dei governi pro tempore, non può farci considerare irrilevante che siamo in presenza di un processo di annichilimento del ruolo e della funzione del Parlamento. Nel caso specifico per di più l’esautoramento del Parlamento dall’esercizio della funzione legislativa, su un tema così delicato come la sicurezza, è particolarmente pesante per i diritti su cui incide il provvedimento, per il suo essere al centro di una forte contesa politica e soprattutto per la palese insussistenza dei requisiti della necessità e dell’urgenza, ovviamente al netto del meschino teatrino e del deplorevole mercanteggiamento di interessi interni alle diverse forze che compongono gli schieramenti. Certamente il vulnus rappresenta un pericoloso precedente non sanabile in ragione della possibilità da parte del Parlamento, in sede di conversione, di modificare il Decreto Legge, poiché l’esautoramento resta e non è difficile prevedere che la conversione avverrà sotto il ricatto di porre la questione di fiducia.  
 
Passando ad analizzare il contenuto del Decreto Legge le violazioni riscontrabili dei principi costituzionali sono ripetute e grossolane. Evidentemente a poco sono serviti i rilievi del Presidente della Repubblica, recepiti dal governo al minimo possibile. Alcune norme, come quella relativa alla detenzione delle donne madri, definita Istituto a custodia attenuata, e quella che statuisce la necessità di possedere un documento di identità valido e non il permesso di soggiorno per acquistare le SIM per i telefoni cellulari, sono state un po' ammorbidite, altre invece sono state oggetto di interventi solo di facciata, come è avvenuto nelle ipotesi di punizione degli atti di resistenza anche passiva agli ordini diretti al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, mentre restano immutati il reato di blocco stradale, di occupazione di immobili e l’ampliamento del daspo urbano.
 
La cappa illiberale e repressiva che ha ispirato prima il disegno di legge e poi il Decreto Legge è indiscutibile e mira a criminalizzare e reprimere il dissenso, a stigmatizzare e punire il disagio sociale, a marginalizzare fino a cancellare ogni idea di solidarietà e a neutralizzare ogni forma di conflitto sociale, mentre vengono creati un diritto penale a tutela di categorie specifiche, viene punita la partecipazione in nome dell’ordine, al conflitto si cerca di sostituire la passiva obbedienza e vengono riconosciuti e garantiti i privilegi alle forze dell’ordine, in forza dell’idea preoccupante che lo Stato si identifica con quest’ultime. Verrebbe da chiedersi perché non accade altrettanto con altre categorie come gli insegnanti o i medici……..
 
L’impalcatura securitaria del Decreto Legge, e prima del disegno di legge in discussione in Parlamento, come degli altri interventi messi in campo dall’attuale governo dal suo giuramento ad oggi, è funzionale ad intercettare consensi elettorali e a distogliere l’attenzione dai problemi reali dei cittadini. La spettacolarizzazione della cronaca giudiziaria, il distorcimento della percezione del crimine, il continuo solleticare l’emotività sociale implementano il sentimento di paura e la domanda di sicurezza delle persone, che vengono appagati mediante un prodotto securitario privo di effettività. La sicurezza collettiva viene delegata alla scure di un panpenalismo inadeguato ed inefficace. La moltiplicazione degli illeciti penalmente rilevanti, l’aumento delle pene tradizionali e la ramificazione tentacolare dell’apparato punitivo si muovono esclusivamente secondo logiche simboliche ed irrazionali, che anziché produrre maggiore sicurezza, finiscono per mettere in crisi l’efficienza del sistema punitivo e determinano paradossalmente un’incertezza sanzionatoria.   
 
È tempo di mettere in campo una reazione forte e una presa di posizione chiara da parte di tutte le forze politiche e sociali democratiche per fermare la deriva illiberale che rischia travolgere moralmente, socialmente e politicamente e ridurre in macerie il nostro Paese.
Pubblicato in Riflessioni