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Il futuro sarà nei centri storici. Ridiamo vita a Sezze

Ago 12, 2020 Scritto da 

Ogni centro storico rappresenta l'anima e i valori di un paese. La salvaguardia e la conservazione dei suoi aspetti urbanistici, architettonici e monumentali vanno perciò protetti e curati. Non si tratta di una semplice operazione "conservativa". Si tratta invece di salvaguardare le abitudini, la cultura e il modus vivendi di intere generazioni, delle loro esigenze materiali e delle loro tradizioni. Ogni paese non è un museo ma un habitat vivo e se mancano i protagonisti, cioè i cittadini, i residenti, manca la parte viva ed essenziale. Il Centro storico, perciò, deve essere vissuto e abitato. Piazze, vicoli, strade, scuole, chiese: hanno senso e valore solo se sono luoghi di vita reale e partecipata. Per farli esistere, allora, occorre consentire ai cittadini di viverci e di viverci bene, con i confort che la società moderna offre, riuscendo a realizzare un connubio tra i connotati architettonici e morfologici che li caratterizzano e le esigenze e le comodità della vita quotidiana. Vanno perciò rispettate tutte le particolarità che lo rendono unico e identificabile. Nessun grattacielo, ad esempio, può avere cittadinanza in un paese medievale che si affaccia sulla pianura pontina e che fa la vocazione di essere un punto di unione tra   collina e pianura tra collina e mare. Ogni intervento edilizio sarà ammissibile solo al patto di non stravolgere o "escludere" il panorama unico e straordinario che si gode dalle terrazze, dai balconi, dalle finestre del paese.  Scorci panoramici mozzafiato soprattutto quando tramonta il sole. Bisognerà "blindare" il paese e ogni nuova costruzione o modifica dell'aspetto urbano d'ora in poi non dovrà avere spazio. Non si ripeta più quanto accaduto anni fa a Porta Pascibella o a Porta Paolina con la costruzione di edifici che ostruiscono la veduta della pianura e del mare.

foto Walter Salvatori

 

Passeggiando per la città si avverte il mutamento profondo in corso. Il centro storico appare svuotato e desolato. L'apertura dei supermercati in periferia hanno spinto i cittadini a riversarsi quotidianamente in aridi capannoni pieni di ogni merce: una trasformazione epocale delle abitudini della gente. Il commercio si sostituisce alle relazioni umane trasformando ogni persona in consumatore. Tra chi compra e chi vende c'è il più freddo e impersonale rapporto. Amazon facilita gli acquisti, li rende più economici, fa le consegne immediate, crea distanze enormi e sviluppa un esercito di facchini e di corrieri costretti a ritmi di lavoro impressionanti. Occorre saper cogliere la portata di questa evoluzione (involuzione) e agire di conseguenza. La nostra città, come tante altre, si sta socialmente sgretolando e impoverendo in maniera senza precedenti. Se perdiamo il Centro storico tutto diventa periferia. Le botteghe artigianali, i negozi rionali sono un patrimonio che non ci possiamo permetter di perdere. Occorre un nuovo modo di affrontare il commercio perché sia rispettoso delle persone. La bottega, il bar guardano al futuro e non al passato e devono ritornare ad essere luoghi di incontri conviviali attraverso gli strumenti che la tecnologia ci offre. La vera modernità risiede nella capacità di adattare la tecnologia all'uomo e n per asservire l'uomo alla tecnologia. Non bisogna costringere il cittadino a diventare merce e abdicare alla sua persona. i cittadini hanno un volto e un nome.

 

In tale contesto assume rilievo l'immagine dell'insieme della città. I caratteri architettonici degli edifici, le gerarchie dei volumi e delle altezze degli edifici, la diversità tra edifici civili, religiosi e quelli delle abitazioni comuni, l'assetto viario: elementi che costituiscono l'essenza della nostra civiltà medievale e contadina. Perciò occorre recuperare spazi fisici per restituire alla città il suo profilo morfologico e architettonico.  Purtroppo oggi il Centro storico è diventato la vera periferia della città con l'emorragia progressiva e costante dei suoi residenti verso Suso e lo Scalo e la chiusura progressiva degli uffici e dei negozi. Dopo un lungo periodo di costruzioni fuori dalle mura del paese, avvenute per consentire ai cittadini di abitare in case dignitose, occorre invertire drasticamente il senso di marcia attraverso strumenti urbanistici, agevolazioni fiscali e finanziamenti agevolati. Fatto salvo l'impianto urbanistico medievale a chiocciola, la rete dei vicoli e delle stradine, le piazzette e i grandi edifici storici e le chiese, tutto il resto (realizzato nel dopoguerra senza regole e senza vincoli), va rimesso in discussione e ricostruito secondo le tecniche, i materiali e gli impianti di un arredo moderno, antisismico, con risparmio energetico. Vanno realizzati comparti edilizi di una certa dimensione per consentire abitazioni di almeno 60/70 mq sufficienti ad ospitare giovani coppie e anziani. Le grandi abitazioni non sono più economicamente sostenibili. Le scalelle, le cimase, i vicoli, le viuzze vanno conservate e arredate con i sanpietrini. In via Corradini va ripristinata la vecchia pavimentazione. Va resa obbligatoria la manutenzione delle facciate delle abitazioni nel rispetto del colore e l'occultamento dei fili telefonici ed elettrici. Laddove c'è il sasso esso va riportato alla luce. Laddove c'è l'intonaco va obbligato il colore. Il centro storico deve ritornare ad essere il cuore pulsante della nostra Comunità. La raccolta porta a porta dei rifiuti va fatta ogni giorno e nelle primissime ore del mattino. 

Il coronavirus spingerà i cittadini a ritornare a vivere nei centri abitati attualmente disabitati e deserti: una inversione di tendenza. Il centro offre più sicurezza, più protezione, più servizi: diventa più economico viverci e più socializzante. L'edilizia deve fare i conti con questa nuova realtà e deve proporre nuove soluzioni per l'uso degli spazi. La ristrutturazione degli edifici esistenti e non la costruzione di nuovi edifici: la parola d'ordine per i prossimi anni deve essere: ristrutturare. Ristrutturare un immobile significa conservare la conformazione dell'edificio, non stravolgerlo ma donargli una nuova vita attraverso il rispetto delle sue linee caratteristiche. Si tratta, ovviamente, di un'operazione complessa che richiede studio e competenze servendosi di tecnici del luogo che conoscono bene l'ambiente su cui intervenire. non è semplice trovare un equilibrio tra il vecchio e il nuovo. Basti pensare alla presenza di edifici e palazzi di antica fabbricazione che devono convivere con manufatti in cemento recenti. le piccole case, spesso prive di servizi igienici, vanno accorpate in comparti edilizi di almeno 60/70 mq sufficienti ad ospitare degnamente unna famiglia. Questi vanno ripensati e ammodernati mantenendo la conformazione originaria. Al loro interno devono essere muniti di dispositivi tecnologici e servizi igienici e sanitari confortevoli. Per gli edifici fatiscenti, le cui caratteristiche sono difficilmente recuperabili, va invece previsto un'opera di demolizione e di ricostruzione. In questi casi si ricostruiscono immobili simili a quelli demoliti restando il più possibile aderenti e fedeli alle realtà preesistenti. Per porre in essere tale mole di lavoro occorre preliminarmente un censimento degli edifici di tutto il centro storico da ristrutturare, da ricostruire e da demolire. Se da tale operazione risultassero spazi questi saranno adibiti a piazzette e giardini.

Questa impresa presuppone la realizzazione di aree di parcheggio in zone adiacenti al Centro storico. Non penso a fabbricati in cemento ma a parcheggi a raso tuttI adiacenti a zone limitrofe. La Vallicella, porta S. Andrea, tutte le aree che costeggiano via del Guglietto e via dei Templi. Attraverso muri di sostegno e una pavimentazione in sasso si potrebbero creare decine e decine di posti collegati con scalette per accedere alle strade principali che verrebbero sistemate e valorizzate in strade panoramiche e da visitare. Solo allora si potrà e si dovrà pensare a un Piano del Traffico con la ZTL in tutto il centro storico.

Foto Walter Salvatori

Pubblicato in La Terza Pagina
Ultima modifica il Mercoledì, 12 Agosto 2020 07:52 Letto 1046 volte
Vincenzo Mattei

 

Dirigente scolastico e pubblica amministrazione

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