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Orazio Mercuri

Orazio Mercuri

Mercoledì, 03 Gennaio 2024 07:01

2024:lettera aperta

 

 

È palese che su chi lavora, sia in proprio sia come dipendente, gravino imposte e balzelli di ogni genere, capaci di ridurre - se non addirittura di azzerare - quanto guadagnato con il lavoro. Un tale stato delle cose serve a mantenere le persone avvilite e sotto scacco, cosicché non abbiano modo di pensare e agire liberamente.

Gli “Stati” intanto drenano risorse, mettendo in atto sceneggiate tipo “scandalizzarsi per gli scandali”, far finta di discutere di paradisi fiscali dove i miliardari globali pagano aliquote marginali che oscillano tra lo 0 e lo 0,5%.
Da come tutto ciò viene condotto, sembra quasi essere cosa irrilevante chiamare per nome quello che non è altro che un furto.
Ai cittadini, già saccheggiati delle risorse materiali, vengono sottoposte immagini di persone dilaniate dalle guerre, portate a morire di fame da una politica planetaria che non contempla il concetto di rispetto per la vita e per l’essere umano.
Perché quegli spot pubblicitari che contengono richiesta di aiuti, non vengono prodotti per ammonire in modo esplicito principalmente coloro che promuovono guerre e/o nascondono i capitali nei paradisi fiscali? Sarà per spostare altrove l’attenzione? Queste grandi piattaforme dell’industria dell’informazione, non sono forse tra quelle società che si rifugiano nei paradisi e quindi meglio evitare? Me lo chiedo.
Concentrare la ricchezza in poche mani continua a causare disastrosi squilibri sociali. Si sta costruendo un pianeta dove la quasi totalità degli esseri umani sarà ridotta non a schiavi ma a strumenti a intelligenza controllabile. Umanità ridotta a utensile per il piacere di pochi. Utensili umani, appunto, destinati a diventare replicanti o macchinari da cui estrarre pezzi di ricambio in caso di bisogno di Lor Signori!
Il resto sarà spazzatura. Totale.
E per raggiungere totalmente questo obiettivo e mantenerlo, Lor Signori non si fanno scrupolo alcuno. Con la loro industria dell’informazione e dello spettacolo continuano pianificare il degrado delle coscienze e aizzano gli (ancora) esseri umani l’uno contro l’altro e poi … via! All’incasso! Del resto gli accadimenti di questi ultimi anni sono orribilmente eloquenti.
In compenso, sia all’utensile matrice che ai replicanti, su qualunque pianeta questi agiscano, qualche giro di giostra gli verrà concesso. Con buona pace loro.
Di tanto in tanto, mi viene da pensare alla vita che hanno condotto i nostri padri e le nostre madri, a quel loro modo  di vivere in cui, anche in tempi più recenti, le difficoltà economiche erano diventate meno difficili e venivano vissute e gestite in modo responsabile, austero. A quel loro essere coscienti dell’avanzare dell’età e il loro adeguarsi ad essa, accettandola senza infingimenti e dando la giusta considerazione ad ogni fase del tempo. Noi come viviamo oggi?

Ci hanno raccontato che il progresso della tecnica e della scienza ci avrebbe condotti alla libertà, al rispetto reciproco, alla pace esteriore e interiore, ma il fetore dell’inganno si avverte a migliaia di chilometri di distanza.
Ci ripetiamo spesso che in fondo abbiamo tutto, per scoprire che, in realtà, non abbiamo niente. Stiamo perdendo definitivamente anche il rispetto verso noi stessi e verso la Vita. Verso l’Amore che la Vita ha dimostrato avere per noi.
Siamo diventati semplicemente degli eterni adolescenti! Viziati.
Da dove deriva questo cambiamento così radicale e, soprattutto, dove ci sta conducendo? Dove desideriamo andare veramente? O non sappiamo neanche noi in quale direzione stiamo andando ma siamo semplicemente trasportati dal bramoso ed effimero desiderio del godere dei sensi? E questo ci basta o iniziamo a renderci conto di essere eternamente insoddisfatti?
Se si, cosa si può fare?
E noi cosa possiamo fare direttamente?
Penso che ogni volta che ci viene chiesto di agire o che stiamo per agire per nostra volontà, potremmo chiederci se l’atto, il gesto, il lavoro, la parola che stiamo per agire sia strumento atto alla cura, alla custodia e all’espandere la Vita o se, invece, è veleno e strumento di distruzione e morte. Se ascoltando la nostra coscienza dovessimo scoprire che l’azione che stiamo per compiere ci conduce alla seconda risposta, allora dovremmo essere capaci di astenerci dall’agirla.
Eviteremmo così di servire i nostri carnefici, i carnefici dell’Amore, ma, soprattutto, aiuteremmo la Vita a continuare ad essere.
Questo, intanto, lo possiamo fare.
Buon Anno!

 

 

Sabato 4 Febbraio si è svolta una marcia per la pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. Durante la manifestazione sono stato gentilmente invitato a portare un mio contributo che volentieri ho dato. Vista la grande partecipazione di cittadini e associazioni il tempo per i vari interventi è stato, giustamente, compresso. Porto qui pertanto qualche punto di ulteriore riflessione. La casa è in fiamme! Questo è terribilmente vero! Ma è anche straordinariamente vero che esistono i pompieri che instancabilmente continuano a lavorare e pensare come meglio attrezzarsi sia per spegnere gli incendi che per prevenirli. E noi? Noi che sicuramente pensiamo di non stare dalla parte degli incendiari ma che certamente non siamo concretamente neanche parte attiva nel corpo dei pompieri, cosa possiamo fare? Limitarci a manifestare per chiedere la pace? Esprimere a gran voce  il desiderio di ottenere (da altri) la pace può sicuramente essere gesto lodevole ma può anche rivelarsi pura illusione. La pace non la si può chiedere, non la si può pretendere! La pace non la si può elemosinare. La pace non prevede scorciatoie. La possiamo solo esercitare. In prima persona. E per esercitarla bisogna assolutamente disporsi nel giusto atteggiamento, ovvero, coltivarla dentro noi stessi. Noi possiamo esercitare la pace nella misura in cui siamo in pace con noi stessi. Attrezzarsi per tendere a questo stato interiore, oltre che efficace, è un presupposto imprescindibile per manifestare la pace. Vediamo e ascoltiamo proclami che inneggiano alla pace anche da parte delle Istituzioni. Però, se davvero le Istituzioni volessero dare un contributo per la realizzazione della pace, come hanno istituito un Ministero per la Difesa potrebbero, ad esempio, istituire un Ministero per la Pace con il compito specifico di promuoverla in tutti gli ambiti e con tutte le modalità possibili. Formalizzando ciò darebbero sicuramente dignità e credibilità istituzionali a tutti coloro che operano per questo; come esiste, senza che nessuno si scandalizzi, un esercito pronto ad entrare in guerra (pronto, quindi, a distruggere e uccidere fin quando lo reputa opportuno), perché non lavorare per la costruzione di un “Esercito” (naturalmente senza armi) per la Pace?

Cosa ne abbiamo fatto dell’esperienza dei giganti che hanno operato concretamente per la Pace? Cosa ne abbiamo fatto del patrimonio lasciatoci da Maestri che, come il Mahatma Gandhi, hanno agito senza toccare armi ma con regole ferree? Queste regole potrebbero essere materia di studio, sia teorico che pratico, fin dalle scuole dell’obbligo? Per concludere, riteniamo opportuno dare credito e dignità a queste esperienze umane anziché liquidarle come fossero gesti fatti da persone un po’ pittoresche o romantiche? Potrebbe tutto ciò essere elaborato dai vari movimenti pacifisti e tradotto in proposta politica da sottoporre alle Istituzioni, agli enti preposti alla formazione dell’individuo che, inevitabilmente, condizionerà il nostro futuro, le nostre vite? Il tema non può essere quello di scegliere con quale arma morire e in che lasso di tempo, né scegliere se per poter vivere c’è bisogno che qualcun altro soccomba. Siccome la vita è un diritto di tutti, tutti devono essere chiamati a spogliarsi di qualunque tipo di arma e della propria aggressività. E lo Stato, ogni Stato deve essere come un padre che raccoglie tutte le sue energie sulle labbra per dare un affettuoso bacio al suo piccolo così da trasferirgli tutto l’affetto, la fiducia e l’amore del mondo. Ma non vogliamo neanche illuderci troppo perché, si sa, queste “so’ cos’e pazzi!”

Orazio Ananda Mercuri

Lunedì, 17 Ottobre 2022 06:47

Vedo che tra voi c’è dell’astice!

 

 


In questi giorni, a seguito di libere elezioni fatte con regole liberamente scelte dal precedente parlamento liberamente eletto nelle precedenti elezioni liberamente svolte, sono state liberamente scelte ed elette alle alte cariche dello Stato due persone alquanto invise alla parte avversa.
Ora, pur comprendendo tutte le motivazioni addotte, resta il fatto che tutto è avvenuto nell’ambito delle regole democratiche che le parti hanno tra loro condiviso nel tempo. Scrivo ciò poiché non riesco a tacere perché non riesco a comprendere e condividere gli atteggiamenti messi in campo dalla parte a cui il sottoscritto ha sempre guardato e tuttora guarda come punto di riferimento politico e morale. Tutto mi è incomprensibile per vari motivi. Partiamo dall’ultimo episodio che si è verificato, ovvero dalle scritte offensive alla sede di FdI. Se questo gesto è stato compiuto da persone d’area di sinistra resterei, soprattutto in questo momento, allibito. Resterei allibito naturalmente per l’intolleranza, per il non rispetto delle regole democratiche, per aver calpestato il pluralismo. Tutte cose che predichiamo. Ma poi? Se davvero è questa l’area che ha commesso tale aggressione resterei allibito, soprattutto adesso, visto che non passa giorno senza che quest’area politica, la nostra area, scenda in piazza per gridare a gran voce: PACE! E poi? Chiediamo agli ucraini, aggrediti, massacrati da Putin, un gesto di pace e poi, basta che ci baleni il semplice pensiero che l’altro ci possa aggredire che lo massacriamo!? Dobbiamo allora ammettere che siamo di nuovo al punto di partenza: possiamo manifestare per la Pace se dentro di noi cova aggressività, intolleranza e odio per l’altro? Altro motivo che mi lascia alquanto perplesso è questo quotidiano, incessante e reiterante argomentare sul pericolo fascista, xenofobo e integralista. Comprendo perfettamente che le forze chiamate al governo e le persone elette alle alte cariche sono figlie di queste culture. Però, queste persone, non hanno forse detto in Parlamento che si impegnano a rispettare e favorire lo svolgimento della vita democratica? Non hanno forse detto di voler operare per una pacificazione? Si dirà che molte cose che avrebbero potuto ancor di più aiutare non le hanno dette. È vero. Ma, se veramente vogliamo anche noi favorire una pacificazione, cosa che è nell’interesse di tutti, non conviene partire ed amplificare le cose positive che hanno enunciato? O i nostri parlamentari rispondono che non credono a quanto detto? Se non si crede alle parole pronunciate nel parlamento a cosa serve il Parlamento se non parlare e prendere atto di quanto si afferma? Poi si dovrà verificare se le azioni sono consequenziali. Ovviamente. Ma ciò lo si può verificare solo nel durante e dopo. Sforzandosi di mettere da parte il pre-giudizio. Il Presidente La Russa ha pronunciato questa frase: “Non dirò frasi ad effetto, non è giusto, saranno le mie azioni a parlare”. Quindi? Cosa gli rispondiamo? Non ti crediamo? E allora cosa vogliamo fare? Adesso.


Adesso penso che la politica ha immense responsabilità:


1. Intanto, adesso, assumersi la responsabilità della gestione egoista e autoreferenziale, da scempio, fatta nel corso dei decenni;
2. Parlare. Adesso si che deve parlare. Ma deve spendere parole che guidino alla pacificazione di un popolo completamente sbandato. Letteralmente. E nel contempo vigilare che i diritti fondamentali e le conquiste democratiche, come indicate da Liliana Segre, non vengano affossate. Ma per fare ciò la politica e i politici devono essere credibili.
3. Essere di esempio. Appunto. E lo possono essere solo se dimostrano coerenza tra il dire che vogliono il bene del popolo (e non solo il loro) e il fare. Faccio un esempio di uomo e politico per me credibile in quanto ha incarnato ciò che predicava: Aboubakar Soumahoro. Ecco, da persone di tal fatta si potrebbe prendere ispirazione e, magari,  consegnargli un ruolo di guida morale;
4. Ultima, ma non ultima: La PACE. La Pace è innanzitutto un processo di pacificazione di se stessi. Ci illudiamo se pensiamo che basti gridare PACE nelle piazze e sventolare bandiere arcobaleno. Come spesso viene detto, bisogna ESSERE operatori di pace. Non PRETENDERE la pace. E i politici che vogliono guidare davvero una Comunità dovrebbero evitare di cavalcare movimenti improbabili ma essere operatori di Pace con le parole e con le azioni.

La responsabilità che la classe politica oggi ha, è quella di seminare il buon senso per non alimentare la stupidità e l’ignoranza che cova dentro ognuno. L’ignoranza non è di destra e non è di sinistra. L’ignoranza non risiede in coloro che non hanno un titolo di studio o nei poveri, l’ignoranza si trova anche comodamente sdraiata nei laureati, negli onorevoli e nei ricchi.
L’ignoranza è una Potente Regina. Una Tiranna. E non ha nessuna intenzione di mollarci e di mollare il suo Alto Scranno. Quindi, meglio non alimentarla. Neanche per il proprio tornaconto. Se lo facessimo saremmo stupidi. E ignoranti.

Buon Cammino. In Comunità. Possibilmente senza astio e né astice.

 

 

L’Ucraina può essere aiutata a liberarsi dall’aggressione della Russia edificando la Pace? “Tutte le guerre hanno origini da ingiustizie” Papa Francesco. Se così è (e sicuramente è così), allora penso che la cosa più semplice da fare sia deporre tutto il nostro armamentario di egoismo, ipocrisia, indifferenza e aggressività che quotidianamente lustriamo. Chi ha responsabilità di governo e responsabilità dirette in questo (come in ogni altro) conflitto, dovrebbe chiedersi: “dove io e la mia comunità abbiamo sbagliato? Quali ingiustizie noi abbiamo commesso e quali sofferenze noi abbiamo originato?”. A queste semplici domande ogni parte in causa dovrebbe rispondere, e dovrebbe farlo pubblicamente. Perché? Perché le armi cesseranno. Come ogni cosa cessa su questa dimensione, anche le armi cesseranno. E la pace tornerà. Ma se non si sono comprese le cause che hanno provocato e condotto al conflitto, non sarà Pace ma semplicemente tregua, in attesa del momento opportuno per consumare la vendetta. Ecco perché coloro che, ai vari livelli, hanno responsabilità di governo, hanno il compito e il dovere di esternare pubblicamente le risposte. Per aiutare ogni membro della comunità a riflettere, ad interrogarsi a prendere coscienza affinché la consapevolezza che aiuteranno a far emergere possa essere foriera di pacificazione per ogni cuore e, quindi, Pace fra i popoli. Questo processo di presa di coscienza potrebbe davvero essere liberatorio. E lo potrà essere nella misura in cui si comprenderà che si è stati vittima di un atroce ed efferato abbaglio che ha condotto sia se stessi che comunità intere dentro un baratro colmo di sofferenze. Condurre alla consapevolezza e aiutare le comunità a prendere coscienza di tutto ciò e aiutarle anche a liberarsi dall’ormai inutile (se non addirittura deleterio) senso di colpa è il primo passo verso la Pace. Non si tratta di assolversi con leggerezza ma comprendere che ad agire non è stata l’essenza della nostra intelligenza ma l’essenza della nostra stupidità. Il perdonare e il perdonarsi sarà semplicemente un’ovvia conseguenza. Il perdono non può essere bigotto, esso può agire solo se si è compresa la sofferenza prodotta agli altri e a se stessi. La Via verso la Vita, verso la Verità non può essere percorsa ad occhi chiusi rischiando così di travolgere, magari inconsapevolmente, chi è sullo stesso cammino. Per essere discepoli della Pace non basta scendere in piazza, sventolare una bandiera e gridare “Pace” e non basta neanche genuflettersi, battersi il petto e dire “io credo”. Dobbiamo renderci conto che tutti percorriamo il medesimo sentiero, che tutti siamo alla ricerca della felicità e che non la possiamo certo realizzare a discapito dell’altro. Dobbiamo essere consapevoli di ciò che siamo e di ciò che agiamo. Dobbiamo effettuare, con fede, il salto che ci conduce dal credere cieca-mente al comprendere chiara-mente. Questa è, secondo me, la via che porta alla Pace. Ognuno di noi è chiamato a percorrerla e chi ha responsabilità nelle Istituzioni, se la Pace l’ha veramente a cuore, è chiamato a rendere questa via percorribile.

 

Orazio Ananda Mercuri

 

 

Questa campagna elettorale si avvia alla conclusione e la destra si avvia a vincerle e con molta probabilità avrà anche i numeri per cambiare, volendo, la Costituzione. Anche stavolta, checché ne dicano, lo scempio lo ha prodotto il populismo dei 5S che per calcolo di Partito si è messo sotto i piedi il bene comune degli italiani fregandosene altamente di tutto l’ulteriore sconquasso che avrebbe potuto generare alle famiglie e alle aziende. Dopo aver governato per cinque anni consecutivi con il primo che passava e che gli offriva più poltrone ora vogliono far credere che se confermavano la fiducia al governo Draghi per altri 5 mesi crollava il mondo? O crollava il loro mondo? Anzi, la domanda giusta è: Conte ha fatto cadere il governo per paura che crollasse il suo mondo? Adesso ha fiutato spazio a sinistra e definisce i 5S progressisti e, sempre per non farsi mancare niente, ha ricominciato con “mai con il PD”. Quindi, ciò significa che se dovessero diventare l’ago della bilancia, pur di non stare con il PD questi “progressisti” darebbero i loro voti ad un governo di destra!? Manca ancora qualche giorno al voto e si può ancora aggiungere qualche slogan, magari domani dirà “mai con la Lega” dopodomani “mai con le destre” e dopo dopodomani “andiamo con chi è è”. Con la Lega e, perché no, anche con Fratelli d’Italia, forze che hanno ostacolato in tutti i modi sia l’azione di governo che la campagna dei vaccini a cui ha aderito, fortunatamente, oltre il 90% degli italiani.

Se questa campagna non avesse avuto il successo sperato, avrebbe potuto causare caos e disastro economico. Cosa che a qualcuno non sarebbe dispiaciuta, anzi, forse addirittura lo sperava perché pensava che avrebbe facilitato la sua politica di avvicinamento alle autarchie. Ora (stando ai sondaggi) sembra che gli italiani abbiamo dimenticato tutto ciò e, guarda caso, pare lo abbiano dimenticato anche i media nonostante che qui non si tratta solo di mandare al governo chi  ha almeno un po’ di dimestichezza con la geopolitica (che non è robba che se magna) e che sappia, almeno, far di conto ma si tratta anche di mandare al governo persone che disegnino un futuro nuovo, dove l’integrazione, i diritti civili, la difesa dell’ambiente, la pacifica convivenza, il rispetto del diverso, la cooperazione, le pari opportunità, abbiano cittadinanza anche in questa nostra nazione. Ma il pensiero unico, che ha e gestisce una grandissima fetta di potere, forse gradisce un futuro vecchio, ovvero, il “dividi et impera”.

È troppo semplice rifugiarsi sotto la sicura protezione del pensiero unico e ripetere, a prescindere, il solito ritornello “è colpa del PD”! Mi chiedo: ma gli altri sono tutti esenti? Tutti santi santarellini? Pur con tutte le colpe (tante) che il PD ha e alle quali quotidianamente aggiunge gaffe, questo pensiero unico, questo mantra “è colpa del PD” non regge. Almeno per me. E non regge anche perché a questo mantra si associano, per sminuirle, tutte le battaglie e tutti i valori che sono incarnati si dal PD ma non solo. Anche se, ovviamente, con sensibilità e modalità diverse. Vedi la Sinistra Italiana di Fratoianni, vedi Calenda, vedi +Europa, ecc.. Insomma, quello che sta avvenendo non è un attacco al PD, cosa che fa godere tutti e tutti manda in estasi. No. Questo è un attacco allo stato sociale e ai diritti conquistati con decenni di lotte. Sui quali moltissimi hanno fatto e fanno ancora le loro fortune e pochissimi hanno sentito e sentono il dovere di difenderli.

Tutto questo bailamme sta avvenendo anche perché molti “giornalisti” e molti “politici” sono guidati da questo pensiero: “tanto noi possiamo dire e fare tutto e il contrario di tutto perché gli italiani, sono cogl…i.” E godono e se la ridono pure!

Non possiamo comunque abdicare alle nostre responsabilità di cittadini e, forse, anche a dispetto di questa ingarbugliata legge elettorale, possiamo individuare qualche forza politica con qualche candidato che riteniamo essere competente, creativo, onesto, di buon senso e sensibile alle tematiche a noi care. Almeno, questo è ciò che auguro e che mi auguro. Buon Voto.

 

 

La scorsa settimana, dopo aver letto l’eccellente riflessione del Prof Vito Mancuso, ho espresso il mio parere sostenendo che condividevo quanto affermava. Fatto ciò, mi aspettavo che quel mio tormento si placasse. Errore. È cresciuto. Ho pensato quindi di confrontarmi su quanto sta avvenendo e sulle varie prese di posizione che in questo momento ascoltiamo, con il Maestro Mario Thanavaro dal quale, praticamente, ho ricevuto una sola indicazione: PACE. Niente di più. Semplicemente, Pace.

Questo semplice messaggio lo deduco da un incontro dove lui inizia a parlare della malattia, della sua degenerazione, che a volte può raggiungere esiti molto gravi, tipo il dover espiantare un organo e sostituirlo. Ha continuato poi col dire che, come si sa, questa pratica può però anche portare il paziente interessato ad un rigetto dell’organo sostituito. Ecco, questa parola “rigetto” è stata la parola che ha scosso e azzerato le mie convinzioni fin lì raggiunte e, nello stesso tempo, ha illuminato ciò che fino a quel momento ronzava nel buio della mia coscienza e non trovava la via d’uscita.

Avevo detto che anch’io ero d’accordo con l’invio delle armi. L’ho detto, l’ho sostenuto e … nonostante tutto, oggi non sono più convinto. Il tormento è tornato. Come prima e più di prima.

Si, più di prima.

Più di prima perché ho sempre creduto che se la realtà è la risultante delle azioni compiute, a maggior ragione, visto quanto sta accadendo, bisogna attingere sempre con più fiducia e determinazione ai nostri sogni più belli anche se possono sembrarci impossibili da realizzare. Anche se sono decenni che non leggo più una pagina del Vangelo mi torna alla mente un’esortazione che va in questa direzione: “In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”.

Più di prima perché mi sono chiesto cosa è più salutare per noi comuni mortali che a malapena abbiamo la sola libertà di parola e poco altro. È più salutare che noi comuni mortali orientiamo il nostro pensiero e la nostra parola nel pronunciare che si è a favore della consegna delle armi o restare connessi al nostro sentire profondo e affine alla nostra vera e unica possibilità di azione, ovvero, richiedere incessantemente PACE? Quale conoscenza reale e profonda abbiamo noi per poter dire se davvero si sono fatti fino ad ora e stanno ancora facendo tutti gli sforzi immaginabili e possibili per affermare in modo inequivocabile la Pace? A che pro dissociarsi proprio ora da questo profondo sentire, da questa incessante richiesta di Pace portata avanti fino ad oggi? Oggi, in questo momento storico, a che cosa e, soprattutto, a chi servirebbero queste nostre sempre inascoltate parole? Per quale motivo dovremmo pronunciarci, noi donne e uomini, noi “comuni mortali” fino ad ora snobbati, pro o contro la consegna delle armi al popolo ucraino dal momento che ogni qualvolta che ci è stato chiesto se fossimo stati disponibili ad imbracciare un fucile abbiamo sempre risposto NO? Quali scelte conseguenti ha prodotto, praticamente, nel versante del disarmo, questo nostro pronunciarci a favore di una politica del disarmo?

Le risposte che abbiamo davanti agli occhi penso siano eloquenti.

Detto ciò penso semplicemente che se ci lasciamo trascinare dalla corrente del prendere posizione pro o contro la consegna delle armi al popolo ucraino che è stato brutalmente invaso da una manciata di criminali nati e vissuti in Russia, questo non farebbe altro che operare una curvatura, una deformazione della nostra coscienza. Penso che, a questo punto, questo sarebbe l’ultimo atto, il colpo di grazia che verrebbe dato alle coscienze che hanno creduto fino ad ora di poter realizzare un mondo dove si possa vivere in pace, in armonia e fraternamente.

Operare una curvatura, una deformazione della mia coscienza. Questo il rischio  che, a mio parere, stiamo correndo. Operare una curvatura della coscienza trascinandola vicino, se non addirittura in contatto con quelle posizioni che ritengono che una aggressione armata si risolve solo ed esclusivamente esibendo le armi da ambo le parti. Tradotto: tutto ciò che viene detto sulla pace è puro esercizio retorico buono per i salotti radical chic. Questo ennesimo gioco di tifoserie condotto dai nostri comodi salotti è a questo punto estremo che potrebbe condurci se non prestiamo la massima attenzione.

Detto ciò, questa curvatura che si sta operando sulla coscienza ovviamente produce dapprima un allontanamento di questa dalla sua natura premurosa e creativa, per condurla poi a contatto con quanto di più oscuro, confuso, aggressivo e la incanala quindi in quella dimensione, in quel regno oscuro dell’animo umano che produce quello stato ansiogeno che porta “naturalmente” verso quella paura che genera competizione, indifferenza, conflitto, sopraffazione. In una parola: distruzione (e, ovviamente, autodistruzione).

È a questo punto che ho pensato che ognuno deve essere semplicemente ciò che sente di essere ed agire ed esprimersi in base al potere che effettivamente ha.

Quindi, per difendere e preservare la natura luminosa della mia coscienza, anziché ripetermi che per difendere la vita bisogna consegnare le armi, ho deciso di ripetere a me stesso, inspirando PACE ed espirando SIA, PACE SIA - PACE SIA - PACE SIA 

È un atteggiamento pilatesco? Chissà. Forse si o forse no. Una cosa è certa: al potere non c’era il “popolo” c’era Pilato. È forse ora che Pilato, visto che ha sempre ambito così tanto al potere, si assuma le sue responsabilità e pronunci lui, ovvero tutti i “Pilato”, in modo solenne, le famose parole (seppur parafrasandole) “che le colpe dei governanti non ricadano sui governati”. E visto che con le parole hanno fondato tutte le loro fortune, ascoltarle queste, risuonerebbe come un gesto di conforto e di coraggio.

Concludo quindi dicendo che mi auguro che coloro che hanno tutti gli elementi per valutare le modalità che possono condurre alla fine delle ostilità li valutino e li utilizzino con saggezza e compassione per l’umanità. Ci conducano quindi, loro che si sono proposti a Guida dei popoli e delle coscienze, alla fine di questa guerra e di tutte le altre guerre e operino affinché in tutto il pianeta si svuotino gli arsenali e regni effettivamente la Pace, senza però dimenticare che la Pace si costruisce giorno per giorno, momento dopo momento. E come ogni cosa che va costruita, affinché sia ben fatta, vanno rispettati tutti processi e vanno utilizzati con maestria tutti gli strumenti appositi. La Pace, anch’essa, si costruisce. Lavorando su se stessi. Tutti, nessuno escluso. Compito quindi delle Istituzioni è favorire davvero questo processo di conoscenza (e non semplici processi volti all’acquisizione di pure nozioni funzionali al puro esibizionismo individuale) e dare a tutti gli strumenti adatti per compiere questo lavoro. Cosa che, a mio modesto parere, oggi non sta avvenendo. Anzi, avviene molto spesso il contrario. E quello a cui assistiamo altro non è che la conseguenza di una volontà atta ad esaltare l’ego, le apparenze, la separazione, la competizione, la lotta, in poche parole ad esaltare, o meglio, eccitare gli individui per mantenere l’umanità avvolta dai veli dell’ignoranza.

Ci tengo comunque a precisare che con tutto ciò detto non voglio in alcun modo ergermi a giudice delle scelte che ognuno fa e le fa, sono sicuro (almeno per la stragrande maggioranza delle persone), in perfetta buona fede ed esse non possono sfuggire al grado di evoluzione della coscienza raggiunto da ciascuno. Ecco perché, ribadisco,  è vitale che le Istituzioni favoriscano davvero questo processo di conoscenza di se stessi.

E, se vogliamo vivere in pace e armonia, torniamo sempre lì: “Conosci te stesso”.

PACE SIA … … …