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Domenica, 17 Dicembre 2023 06:45

Davigo e la giustizia disumana

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Piercamillo Davigo si è calato talmente nella parte del fustigatore dei costumi italici, da essersi ormai trasformato in una maschera. In nome di una concezione iperbolica e straniante dell’amministrazione della giustizia ha smarrito il senso dell’umanità e, traboccante di boriosa presunzione, considera normalità calpestare il servizio al diritto e alla legalità che ogni magistrato è chiamato a svolgere nell’esercizio delle proprie funzioni in uno stato democratico come il nostro, il quale ha il proprio fondamento nei principi e nei valori della Costituzione della Repubblica.
 
L’ex PM di Milano, che verrà ricordato per aver sostenuto, parlando dei femminicidi, tutto divertito, alla Festa del Fatto Quotidiano, che costano meno tempo e pena di un divorzio, per aver detto riferendosi agli indagati prosciolti e agli imputati assolti che “non esistono innocenti ma solo colpevoli di cui non si è riusciti a dimostrare la colpevolezza”, finendo poi lui stesso imputato e condannato in primo grado, qualche giorno fa ci ha regalato un’altra perla di indiscutibile valore, suscitando neanche a dirlo grande sconcerto e profonda ripugnanza per le sue affermazioni. Invero e sinceramente c’è da stupirsi dello stupore, considerato che siamo al cospetto di un incallito recidivo riguardo dichiarazioni scioccanti. Ospite del podcast di Fedez, Muschio Selvaggio, Davigo ha ripercorso la stagione di Mani Pulite e alla domanda del conduttore su come si fosse sentito di fronte alla tragica scelta di alcuni indagati di togliersi la vita, ha affermato con zelo da questurino: “Purtroppo, per quanto sia crudo quel che sto dicendo, in questo mestiere capita che gli imputati si suicidino. La mortalità nelle carceri per suicidio è più alta che fuori”. La freddezza con cui si è riferito a tragedie personali di tal fatta lascia di stucco. Davigo poi ha aggiunto: “Lo so che è una cosa spiacevole quella che sto per dire, ma è la verità: le conseguenze dei delitti ricadono su quelli che li commettono, non su coloro che li scoprono e li reprimono. Perché altrimenti il ragionamento porterebbe a dire: allora non fate le indagini”. Come se quanto affermato già non bastasse, alla domanda del conduttore se fosse dispiaciuto almeno per il fatto che qualcuno dei suoi indagati, come ad esempio Raul Gardini, si fosse tolto la vita, l’ex pm ha rincarato la dose: "Ma certo che dispiace. Prima di tutto, se uno decide di suicidarsi lo perdi come possibile fonte di informazioni". Insomma l’ex magistrato considera i suicidi un danno collaterale, tutto sommato una conseguenza da mettere in conto e un prezzo accettabile da pagare. Soprattutto poi tali gesti estremi rappresentano un danno per i pubblici ministeri, in quanto comportano la perdita di una fonte investigativa, e non un male in sé.
 
Non è necessario essere dei pericolosi alfieri del garantismo estremista per trasecolare di fronte a tanta tracotante mancanza di rispetto per la vita umana e per valutare simili affermazioni, a voler essere benevoli, quantomeno orripilanti.  
 
Sotto il profilo strettamente giuridico e restando ancorati ai principi costituzionali un ex magistrato dovrebbe sapere bene che le persone detenute in via cautelare, prevista fino al tempo massimo di un anno, delle quali nessun giudice ha ancora accertato le responsabilità, non possono considerarsi colpevoli. Nel nostro ordinamento vige il principio della presunzione di innocenza e spesso gli imputati, ai suoi tempi come anche oggi, capita che finiscono prosciolti o assolti perché ritenuti non responsabili dei fatti loro contestati. Tuttavia una simile eventualità per Davigo, lo sappiamo tutti, non conta nulla, se si riferisce ovviamente ai comuni cittadini, ed è fondamentale invece se riguarda se stesso, trattandosi di un noto esponente di quella progenie di moralisti intransigenti, giudici inflessibili delle vite altrui ma strenui garantisti indulgenti e comprensivi se a dover essere accertati e giudicati sono i propri comportamenti. Quell’espressione, che derubrica la morte di un uomo indagato a perdita investigativa per il pubblico ministero, rivela la sua concezione dell’essere magistrato e la sua idea della funzione della custodia cautelare, evidentemente finalizzata ad essere uno strumento utile a strappare informazioni. L’indagato così si trova di fronte all’alternativa o parlare e riottenere la libertà o tacere e restare in gattabuia. Con buona pace anche di chi magari in carcere vi finisce innocente.
 
Un magistrato maneggia la vita delle persone, le loro libertà, le loro reputazioni, le loro famiglie, le loro imprese con dipendenti e collaboratori e pertanto dovrebbe usare il massimo della cautela per evitare danni irreparabili in caso di errori, sempre possibili e tutt’altro che rari. Chiunque di noi, quotidianamente e qualunque sia il lavoro svolto, si interroga se sta facendo la cosa giusta, se sta cercando di raggiungere il bene oppure se sta sbagliando. Davigo invece ha un atteggiamento notarile, freddo e presuntuoso, non nutre dubbi e non manifesta incertezze di alcun genere quando esprime i suoi giudizi e compie i suoi atti e questo è spaventosamente pericoloso perché rappresenta l’anticamera dell’autoritarismo.
 
Sarebbe un errore gravissimo e imperdonabile confondere un simile livore e un così profondo disprezzo, grondanti pregiudizio, verso gli altri con l’intransigenza e il rigore morale.
 
La speranza è che Piercamillo Davigo rappresenti un fulgido esempio di ciò che ogni buon magistrato non deve essere nell’esercizio della sua funzione e il non seguire le sue orme è il migliore omaggio ai tanti giudici che ci hanno rimesso la vita senza mai sparare stupidaggini, con le quali alimentare il proprio ego e la propria inutile smania di vuoto protagonismo.

 

 

È stata presentata ieri, lunedì 11 dicembre presso l’auditorium comunale “San  Michele Arcangelo” di Sezze, la sede operativa del Pronto Intervento Sociale, il servizio che coinvolge tutti i Comuni del distretto sanitario Lt3, oltre a Sezze i Comuni di Priverno, Bassiano, Maenza, Prossedi, Roccagorga, Roccasecca dei Volsci e Sonnino. Senzatetto, disagi in famiglia, situazioni di pericolo per gli anziani, questi gli ambiti all’interno dei quali il servizio si svilupperà e provvederà a dare una prima, immediata, risposta alle richieste che già in questi mesi sono pervenute all’attenzione degli uffici dei Servizi Sociali: “Un’azione importante e spesso indispensabile – ha spiegato l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Sezze – che interverrà h24 negli orari in cui sono chiusi gli uffici comunali e che, a Sezze come in tutti gli altri Comuni del distretto socio-sanitario, tramite un numero verde garantirà i primi interventi che spesso sono determinanti per ottenere risultati”.Un progetto che è stato accolto positivamente dall’Unione Europea e dal Ministero del Lavoro, tanto da spingere gli stessi Comuni ad esprimersi positivamente sull’inserimento strutturale all’interno del prossimo Piano di Zona in fase di approvazione per il prossimo triennio. A gestire il servizio del Pronto Intervento Sociale sarà la cooperativa sociale “Arteinsieme”, che già da tempo ha raccolto diverse segnalazioni poi prontamente inoltrate agli uffici comunali di competenza e alle forze dell’ordine impegnate nei territori: “Il prossimo passo – ha concluso l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Sezze, Michela Capuccilli – sarà quello di estendere il coinvolgimento in queste azioni alle scuole, alle parrocchie e alle associazioni di volontariato che, per prime, ricevono segnalazioni di problemi che possono poi diventare vere e proprie emergenze. Mai come in queste occasioni – ha concluso il vicesindaco  di Sezze – la prevenzione viene ad assumere un ruolo importantissimo e lavorare con un unico obiettivo, coinvolgendo anche i medici di base del nostro  distretto socio-sanitario, le parrocchie, le associazioni del terzo settore che si  occupano di questi bisogni, è il modo migliore per raggiungere risultati positivi,  riuscendo ad avere una mappatura dei bisogni ed attenuare il senso di disagio  che vive una larga fascia della popolazione”.

 

 

Le Edizioni del Roveto partono tra grande entusiasmo ed unanime plauso. Una folta platea ha assistito alla presentazione della nuova Casa Editrice, svoltasi ad Aprilia domenica 10 u.s. presso la Sala Minerva dell’Hotel Enea.

L’incontro, introdotto e coordinato dal Dott. Giampiero Fontana, Ufficiale dell’Esercito ed ex Sindaco di Grottaferrata, nonché Portavoce delle Edizioni del Roveto, ha visto susseguirsi gli interventi dell’Editrice, la Dott.ssa Maria Romano, psicologa e libera professionista, del Direttore Editoriale, il Prof. Maurizio Valtieri, scrittore e docente di lingua italiana, dello scrittore Roberto Campagna e del Maestro Antonio Veneziani, poeta, saggista e traduttore.

L’introduzione di Fontana ha posto in risalto l’obiettivo primario delle Edizioni del Roveto, ossia “Fare Cultura” tramite il dialogo creativo e lo “scambio” culturale che consentono i libri.

Fontana ha sottolineato come la Casa Editrice desideri garantire le identità storiche ma al tempo stesso fungere da stimolo di crescita e innovazione, favorendo l’inclusione e la partecipazione sociale attraverso il dono della propria specificità agli altri.

L’Assessore agli eventi del Comune di Aprilia, Dott.ssa Carola Latini, ha portato il saluto dell’Amministrazione comunale, esprimendo vivo compiacimento per la nascita del Progetto editoriale e fornendo la disponibilità del Comune a supportarlo nelle forme e nei modi possibili.

L’Editrice Maria Romano ha illustrato lo stretto legame dell’iniziativa con la Città di Racalmuto, paese di origine suo, dei figli Luca e Marco Mercato e dello Zio Aldo Liotta, poeta, scrittore e pittore scomparso nel 2018. La Dott.ssa Romano ha evidenziato la continuità tra il Progetto editoriale e le attività svolte sul territorio dall’Associazione di Promozione Sociale “La Giostra dei colori” e dalla Cooperativa sociale “Le Girandole”.

Il Prof. Valtieri ha presentato le sei Collane in cui è articolato il Progetto editoriale (“Uni-versi” per la Poesia; “Cartoline” per i Racconti; “Gran Tour per la Narrativa; “Ypsilon A”, Young Adult; “Girandole”, Letteratura per Bambini e “Sapiens” per le Storie Sociali), spiegandone contenuti e significato. Lo stesso ha quindi introdotto il Dott. Roberto Campagna, sociologo, giornalista e scrittore, il quale ha illustrato il suo libro ““Il sapore dei ricordi. 13 gustosi racconti 13”. Lo stesso Valtieri ha poi illustrato la silloge poetica di Aldo Liotta da lui curata, dal titolo “L’Estate incantata”. La raccolta di poesie di Liotta ed i racconti di Campgna sono le prime due pubblicazioni delle Edizioni del Roveto, già disponibili nelle librerie anche online.

Gli interventi in scaletta sono stati intervallati da pregevoli brani musicali interpretati dal Maestro Roberto Ferrara, alla tastiera, e da Milena Leone, con il suo flauto traverso, accompagnati dalla lettura di versi tratti dal libro di Liotta, splendidamente declamati dalla Poetessa Antonella Rizzo.

Profondo ed appassionato anche l’intervento del Maestro Antonio Veneziani, poeta, saggista, traduttore, il quale ha tributato il suo personale elogio alla vena poetica di Aldo Liotta, formulando grande apprezzamento per il neonato Progetto editoriale.

In conclusione sono stati anticipate tre pubblicazioni tratte dal Piano editoriale del 2024.

Il Dott. Fontana ha presentato “Lettere siciliane”, raccolta di scritti di Piero Bolzon (1883-1945), pubblicista, scrittore, poeta, pittore, idealista creatore di realtà di origine padovana, il quale trasfonde alla moglie Ninì, con passione e minuziosa descrizione, il racconto quotidiano di un suo viaggio in Sicilia nell’estate del 1922.

Olivia Gobetti, scrittrice e aforista bresciana che vive a Roma, ha annunciato la nuova edizione de “La Donna di vetro” con prefazione di Raffaele Morelli, storia tormentata di Emilia all'interno di un matrimonio difficile, donna di vetro, fragile ed invisibile agli occhi di chi non sa e non vuole vedere, ma aperta a chi desidera condividerne i sogni.

Sempre Fontana, ha presentato il terzo libro di prossima edizione, “La guerra dei piedi”, romanzo del reatino Avio Focolari, attore teatrale, sceneggiatore, musicista e cantante, oltre che fantasioso e creativo scrittore. Il libro narra di uno scienziato che inventa l’aspiratrice temporale, una macchina del tempo, ed ha la stravagante idea di invitare un Monsignore, uno Storico, un Giornalista, un Menestrello ed un Calzolaio per trasportarli nella Roma del 752 a.C. con un intento preciso, ossia quello di insegnare a Romolo e Tito Tazio il gioco del calcio e sostituire ogni guerra con una partita.

Da ultimo, la Dott.ssa Romano ha annunciato la futura indizione di un Concorso letterario per giovani scrittori (under 18), da organizzare in collaborazione le Scuole secondarie di secondo grado del territorio, al fine di stimolare l’amore per la scrittura e, al contempo, raccogliere testimonianze sul tema che sarà scelto quale oggetto del bando.

La presentazione si è conclusa con la sopraffina degustazione di vini, gentilmente offerta dall’Azienda del territorio “Casale del Giglio”.

 

Domenica, 10 Dicembre 2023 07:20

The Whale e l'abbraccio che mancherà

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Charlie è un professore universitario di letteratura inglese. Tiene le sue lezioni online. La sua voce viene fuori da un quadratino nero al centro dello schermo del computer, perché la sua webcam è sempre oscurata e la parola docente è l’unico elemento che lo identifica, lo distingue, il visivo che gli allievi hanno di lui.
 
Si nasconde a quanti seguono il suo corso, ma a noi si mostra nella sua realtà. La prima cosa che notiamo, anzi Darren Aronofsky, il regista del film The Whale, ci chiede di notare è la sua mole, pesa 270 chili, il suo corpo gonfio e ingrossato che occupa mezzo divano e il fatto che si stia masturbando mentre delle immagini pornografiche scorrono sullo schermo del suo computer.
 
Ad un tratto Charlie avverte forti dolori al petto ed è costretto a interrompere il suo gesto. Fortunatamente, proprio in quel momento, qualcuno bussa alla porta. È un visitatore sconosciuto ed inaspettato, ma rappresenta la sua salvezza. Si chiama Thomas, è un missionario appena ventenne, dalla faccia pulita e i modi gentili. Viene dalla chiesa locale New Life, predica l’imminente fine del mondo ed è convinto che Dio lo ha fatto arrivare nell’appartamento per consentirgli di salvare Charlie.
 
Le condizioni di salute del professore sono conseguenza di un disturbo alimentare grave, derivato dalla perdita mai superata del partner, l’uomo per il quale ha lasciato la moglie e la figlia.
 
L’unica persona che fa parte stabilmente della sua vita, ha le chiavi di casa, lo assiste nei momenti difficili ed arriva in quel frangente drammatico è Liz, l’infermiera e la sua migliore amica, nonché sorella del suo compagno defunto. La donna tenta di convincerlo a chiamare l’ambulanza e a farsi portare in ospedale. Le sue condizioni sono gravi, sta morendo e soltanto cure mediche adeguate possono salvargli la vita. Charlie suda e ansima, ma rifiuta categoricamente.
 
Il suo mondo è tutto racchiuso in quella casa, in quella stanza, in quel divano e nel suo computer. Si muove con estrema difficoltà, ha bisogno di un deambulatore per camminare ed anche i più elementari gesti quotidiani sono al limite dell’impossibile.
 
The Whale è un dramma da camera intenso, che non indugia in maniera gratuita sulla sofferenza, ma ripercorre a ritroso le tappe della vita di Charlie in modo lucido e naturale, indaga con sincerità il rapporto del protagonista con se stesso, con i testi dei suoi studenti e soprattutto con le figure chiave che entrano nel suo appartamento.
 
Il giovane missionario Thomas rappresenta il punto di svolta narrativo e il suo varcare la soglia di casa di Charlie dà il via a una girandola di eventi che, nell’arco di una settimana, lo mettono di fronte allo specchio, soprattutto quando decide di tentare di ricostruire i rapporti con la figlia adolescente Ellie, abbandonata per inseguire il suo grande amore dieci anni prima, la quale è arrabbiata per la sua scelta e non sembra intenzionata a recuperare quanto è stato perduto, e con la ex moglie Mary, in un viaggio a tappe e senza sconti.
 
The Whale è un film intimo e sincero che indaga sui dubbi, sulla moralità, sui desideri e sul rapporto tra amore, sofferenza e società. Il filo che lega i diversi incontri con il presente, con il passato e dà senso alle cose è la lettura di Moby Dick che rappresenta tutto quello in cui Charlie crede: la libertà di esistere, di essere, di esprimersi. Una libertà non sempre facile, che richiede un costo da pagare, a volte troppo alto, soprattutto quando ha come conseguenza il crollo dei legami familiari e la sofferenza delle persone amate. Sfruttando in maniera brillante il suo rapporto con la parola, Charlie trasforma l’analisi del testo di Moby Dick, attraverso le tesine dei suoi studenti, in un racconto allegorico nel quale riesce trattare con misura l’obesità, i problemi di salute, la paura della morte e l’impatto sociale della sua condizione, ma anche il desiderio di chiudere il cerchio della sua vita e riabbracciare la sua famiglia.
 
The Whale è un film insidioso, perché parla di corpi, di senso di colpa, di rimpianti, di solitudine e abbandono, tutte tematiche che il regista esplora sul filo sottilissimo tra riflessione e ossessione, tra trasporto sincero ed estetizzazione estrema, riuscendo a trovare un punto di equilibrio, per niente semplice e scontato, e a mantenere una misura abbastanza rigorosa per tutta la sua durata. Far indossare ad un attore un’armatura di un corpo di oltre 250 chili senza rischiare di finire sui binari del patetismo e della retorica spicciola non è impresa facile.
 
Brendan Fraser nel ruolo di Charlie è straordinario, non è una esagerazione dire che si tratta di una delle migliori prove della sua carriera, se non la migliore, e soprattutto appare evidente che siamo in presenza di un attore dal talento finora davvero poco sfruttato. Ci sono momenti di recitazione intensissima, nei quali è possibile cogliere il grande lavoro che Fraser ha fatto per dare vita a questo personaggio così pesante, melodrammatico e sbagliato. Riesce a comunicare la profonda umanità di Charlie attraverso il modo in cui usa gli occhi, gli sguardi ingenui e candidi, la mimica facciale e i silenzi, che rivelano dolore, paura, disprezzo verso sé stesso, speranza, autocommiserazione, disperazione, un finto senso di allegria e un vero senso di gioia spirituale. Soprattutto ci dona il ritratto di una persona incredibilmente simpatica, non nel senso dell’ironia e della piacevolezza, ma nella misura in cui è facile entrare in consonanza con lui, la sua storia e la sua vita.
 
Ellie, la figlia adolescente, ribelle e arrabbiata, è il metronomo emotivo del film, è il contraltare perfetto di Charlie, porta all’interno della storia uno sguardo cinico e realista, devia il discorso sull’amore verso direzioni affascinanti, preferendo all’accettazione della condizione il cammino della comprensione. Si tratta della stessa strada percorsa da Liz, la quale per il rapporto personale e il ruolo che è chiamata a svolgere, ci permette di sbirciare negli alti e bassi della vita del professore.
 
Nell’arco di tempo ridotto di una settimana, mentre fuori piove quasi incessantemente, come fosse in corso un nuovo diluvio universale, la fine del mondo da cui è ossessionato il giovane predicatore Thomas, The Whale riesce con empatia a raccontare la complessità e l’imprevedibilità dei rapporti umani, l’incontro con l’altro,  l’attesa di un abbraccio che mancherà, attorno a cui ruota tutto il centro emotivo di questo film bello e straziante.
 




 

 

"Ho appena ricevuto una Pec dalla Corte dei Conti, con la quale mi viene ingiunto di pagare più di 500.000 euro per il danno cagionato per aver approvato la delibera di Giunta per il secondo stralcio funzionale dell'ex Anfiteatro. Opera che era già iniziata da tempo e per la quale tentammo di mettere "una pezza" ad uno scempio già ampiamente avvenuto. Col senno del poi avremmo dovuto fermarci di fronte a quest'opera non voluta da noi, anzi osteggiata, e portare tutte quelle carte in procura. esserci portati per certe cose. Certamente mi difenderò insieme a tutti gli altri amministratori e tecnici coinvolti per far valere le nostre ragioni. Se questo non accadrà, vorrà dire che troverò, insieme alla mia famiglia, il modo per pagare questo debito. A Testa alta Guardando dritto in faccia gli sciacalli che sempre e solo tali rimarranno". Così in un post l'ex sindaco di Sezze Andrea Campoli in merito alla vergognosa vicenda che vide nel giugno 2005 l'inizio dei lavori che distrussero il vecchio Teatro Italiano presso l'Anfiteatro di Sezze. I lavori vennero sospesi pochi mesi dopo e non sono mai stati terminati in quanto il progetto approvato dall'allora amministrazione comunale non aveva niente a che vedere con il progetto precedentemente approvato. Oggi a distanza di quasi 20 anni il luogo è diventato simbolo di degrado e rappresenta uno dei tanti ecomostri abbandonati e presenti in Italia.

 

 

 

Aprilia ha la “sua” casa editrice. Verrà presentata domenica 10 dicembre, alle 17.00, presso della Sala Minerva dell’Hotel Enea. Interverranno gli editori Maria Romano e Luca Mercato (madre e figlio) e il direttore editoriale Maurizio Valtieri; coordinerà l’incontro Giampiero Fontana. Le Edizioni del Roveto nascono su iniziativa di una famiglia siciliana, i cui membri sono da sempre appassionati di poesia e letteratura, ma soprattutto sono convinti che la diffusione della cultura rappresenti la vera trincea ultima, contro l’imbarbarimento sociale. Il nome, lo deve all’amore e all’attaccamento che gli stessi editori, nutrono nei confronti della propria terra e del proprio territorio d’origine. «Se ci capita di vedere un roveto, in un istante - affermano gli editori - ci ritroviamo a viaggiare indietro nel tempo e a rivivere storie passate. Basta la semplice visione di una pianta dalle more scure e rosse, piccoli frutti dolci, aciduli e speziati a cui era impossibile resistere, a far riaffiorare bellissimi ricordi dei momenti passati in campagna. Fu proprio il nonno - continuano - a spiegarci nel suo accento sempre frettoloso e siciliano che “li ruvietta comu laa scippare”, perché sì le radici dei rovi sono profonde, scavano e nutrono le piante in superficie che tornano a fiorire, a crescere e ad aggrovigliarsi ogni primavera. Ci piace pensare che le nostre storie, i racconti, le grandi e piccole narrazioni - concludono - siano in parte come un roveto, con radici profonde che scavano dentro ognuno di noi, per nutrirci e per riportarci nel corso del tempo a ciò che abbiamo sentito e letto, a quei momenti dolci, acidi e perché no, anche speziati». In particolare, l’intento della casa editrice è quello di creare uno spazio editoriale nel quale le voci, la sensibilità e la scrittura di nuovi autori possano esprimersi al massimo, unitamente alla riedizione di opere importanti contemporanee o del passato, senza dimenticare la letteratura per l’infanzia e i grandi temi sociali. Sei le collane: “Uni-versi” (Poesia), “Cartoline” (Racconti), “Gran Tour (Narrativa), “Ypsilon A” (Young Adult), “Girandole” (Letteratura Bambini) e “Sapiens” (Storie Sociali). Quest’ultima è dedicata al disagio sociale e alle più svariate esperienze di vita, per mostrare e spiegare tutti i sommovimenti dell’animo umano che da sempre abitano l’Homo Sapiens. Quella sulla poesia invece è rivolta ai poeti, vecchi e nuovi, affermati o esordienti, dove i versi raccontano mondi interiori, che nascendo da esperienze particolari, si fanno messaggi universali. Circa i racconti, come le cartoline, che rispetto alle lettere necessitano di un sentito lavoro di sintesi, essi condensano, in un numero relativamente breve di pagine, intere storie. È un genere che in Italia patisce troppo spesso il pregiudizio degli editori, ma che a questa nuova casa editrice piace coltivare e valorizzare. Mentre la collana sul romanzo apre le porte a nuovi scrittori, senza tralasciare gli autori importanti e i classici che hanno segnato la storia della letteratura. Tra gli intenti delle “Edizioni del Roveto” c’è anche quello di scoprire o riscoprire autori e autrici talvolta dimenticati. “Grand tour” perché attraverso i libri il lettore possa compiere un viaggio meraviglioso alla scoperta di nuove esperienze e conoscenze. Invece la “Ypsilon A” è una collana pensata per quei lettori che hanno lasciato l’infanzia e si incamminano verso l’età adulta. L’idea è quella di rompere lo schema che vede la letteratura per ragazzi come letteratura minore, puntando sulla qualità delle opere e degli autori. Grande attenzione anche nella scoperta di nuovi autori esordienti. L’ultima, quella per i bambini, è dedicata alla letteratura illustrata o meno per l’infanzia, affinché a qualunque età si possa essere aiutati a sviluppare un sincero e costante amore per la lettura. Infine, verranno presentate le prime due pubblicazioni; una silloge e una raccolta di racconti. In programma anche un intrattenimento musicale. L’incontro si chiuderà con una degustazione di vini dell’Azienda agricola Casale del Giglio de Le Ferriere.   

COMUNICATO STAMPA ARMA DEI CARABINIERI

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I Carabinieri della Compagnia di Latina continuano a mantenere costante l’opera fondamentale di controllo preventivo del territorio del Comune di Sezze, garantendo la propria presenza soprattutto nelle ore serali e notturne, per fronteggiare il fenomeno dei furti in abitazione. I militari hanno eseguito un “servizio coordinato di controllo del territorio” serale attenzionando i luoghi notoriamente frequentati dai giovani. In particolare, sono state controllate le zone di maggiore aggregazione giovanile e sono state controllate 73 persone e 51 veicoli. Nel medesimo contesto sono stati controllati n. 4 esercizi commerciali. Specifici servizi continueranno soprattutto durante “i fine settimana” per prevenire i fenomeni delittuosi e reprimere i reati predatori.

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Pietro Panfilio, membro del direttivo Pd di Sezze.

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Ricorderete che nel mese di aprile 2023 fu nominato l'ORGANISMO DI VIGILANZA della SPL SEZZE SPA che ha funzioni di controllo sulle procedure interne della società. Si scelse di nominare, con un incarico triennale, un organismo monocratico in sostituzione di quello collegiale composto di tre persone.
Pensavamo che questa scelta fosse dettata dalla volontà di ridurre i costi della società e invece rimanemmo delusi quando scoprimmo che il compenso riconosciuto al professionista era il doppio di quanto dato all'intero collegio sostituito. Tutto questo scatenò polemiche, discussioni e anche interrogazioni consiliari. In data 26 ottobre 2023, a soli 6 mesi dalla nomina, il consulente nominato rassegna le sue dimissioni.
Cos'è successo è quali sono le motivazioni delle dimissioni?
Era una nomina illegittima?
Non riuscivamo a fare i controlli previsti dalla normativa oppure unicamente motivazioni personali sopraggiunte?
Sono domande legittime alle quali il Sindaco con la maggioranza che governa Sezze, sono tenute a rispondere per il principio della trasparenza amministrativa.

PIETRO PANFILIO
MEMBRO DEL DIRETTIVO PD CIRCOLO DI SEZZE

 
Oggi 3 dicembre ricorre la Giornata mondiale delle persone con disabilità . Tutti siamo chiamati a riflettere e ad impegnarci affinché vengano garantiti i diritti di ogni cittadino e soprattutto i diritti delle persone in condizioni di fragilità. Le difficoltà dei disabili ancora oggi restano purtroppo a carico della famiglia, poche le strutture veramente ricettive e le politiche di integrazione e sostegno in tal senso. «C'è ancora bisogno di un forte cambiamento nelle politiche, nelle pratiche e nei servizi che riguardano i cittadini con disabilità intellettiva e disturbo del neurosviluppo affinché questi ultimi siano realmente messi nella condizione di poter partecipare su base di uguaglianza con tutti gli altri», commento Speziale, Presidente Anffas nazionale. 

“Uniti nell'azione per tutelare e raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per, con e da parte delle persone con disabilità”: questo il tema della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità (International Day of Persons with Disabilities - IDPD 2023) di quest 'anno.
Anffas Monti Lepini +393516985480
Mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Domenica, 03 Dicembre 2023 08:10

Prossima fermata Lollobrigida

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Quando c’era il Duce i treni arrivavano in orario, ora che c’è Francesco Lollobrigida fanno fermate ad personam.
 
Il primo cognato d’Italia è imbarazzante, è emblema di una destra priva di senso delle istituzioni, che si muove nelle stanze del potere con la grazia di un elefante in una cristalleria. 
 
Se per un momento tralasciamo che siamo nell’Italia del 2023 e il treno era ad alta tecnologia, con carrozze ad apertura automatizzata e non trainate da locomotive a vapore, gli ignari passeggeri del Freccia Rossa avranno creduto di trovarsi in una di quelle scene da film western, in cui i convogli erano presi d’assalto dai cattivi e bloccati in aperta campagna. Solo che nei western quanti fermavano il treno stavano in genere a terra, al più a cavallo e non erano seduti in classe Executive.
 
Lollobrigida si è mosso con piglio sorprendente. Avvezzi come siamo ad avere a che fare con politici solennemente accomodati sugli scranni del Parlamento o impegnati in sonnolente assemblee dai tempi indefiniti, l’agire risoluto del ministro non può lasciarci indifferenti. Nessuno se ne dispiaccia, ma in mente tornano certe immagini virili, immortalate dall’Istituto Luce, che ritraggono un Capo del Governo che trebbia il grano a torso nudo. Il caso vuole che ci sia un sottile filo rosso, o meglio nero, agricolo a legare le due vicende.
 
Sebbene la confusione sia la cifra caratterizzante l’attività ministeriale del primo cognato d’Italia, non è da escludersi che la fermata fuori programma possa essere stata determinata dal voler appurare, personalmente e in piena flagranza, le ragioni dell’imperdonabile infrazione alle rigorose tabelle di marcia del traffico ferroviario. Si sa l’ineffabile Matteo Salvini, ministro dei trasporti e delle infrastrutture, è facile a distrarsi, ad occuparsi d’altro e Lollobrigida ha pensato bene di andargli in soccorso. 
 
In ballo però potrebbe esserci anche la ristorazione a bordo dei Freccia Rossa che, a giudizio di molti, non rispecchia l’eccellenza gastronomica del Bel Paese. Nell’attesa e per ingannare il tempo il ministro avrà acquistato un paino e si sarà accorto che era di gomma e il prosciutto di plastica, come ben sanno i viaggiatori. Vista la recente legge del Parlamento che vieta il cibo sintetico, tale riscontro empirico avrà fatto scattare l’istintiva reazione del responsabile del dicastero della Sovranità Alimentare. Il “Fermi tutti”, intimato con piglio decisionista, sarà stato male interpretato dal macchinista, il quale andando oltre i desiderata di Lollobrigida ha permesso che scendesse per porre rimedio all’intollerabile affronto al tradizionale buon cibo italico.
 
Qualcuno infine maliziosamente potrebbe ritenere che tale vicenda abbia invece ben più futili motivi. Lollobrigida, probabilmente poco esperto di trasporti pubblici, potrebbe aver pensato che sui Freccia Rossa funziona come sui bus urbani ed è sufficiente schiacciare l’apposito pulsante per le fermate a richiesta.
 
Al di là della facile ironia è bene riflettere sulla singolare vicenda.
 
Il ministro ha giustificato la propria richiesta di fermare il treno e scendere alla prima stazione utile con la motivazione di essere atteso a Caivano per l’inaugurazione di un parco urbano, simbolo della presenza dello Stato e della società civile in quella terra martoriata da criminalità organizzata e degrado, e che non sarebbe stato rispettoso per le persone in attesa arrivare in ritardo o addirittura disertare.
 
Il Freccia Rossa, partito da Torino e diretto a Salerno, aveva accumulato due ore di ritardo per un guasto sulla linea ferroviaria e il ministro ne era a conoscenza quando è salito a bordo, dal momento che risultava dai tabelloni della Stazione Termini ed era stato oggetto dei ripetuti annunci di Trenitalia. Nonostante ciò ha scelto di viaggiare in treno, probabilmente per dimostrare la propria vicinanza alla gente comune. Un gesto popolare o meglio populista che lo ha messo in difficoltà. Ed allora ha pensato di cambiare in corsa, facendo valere posizione e ruolo, i privilegi dell’essere parte della nomenclatura e ha fatto ricorso alla genialata della fermata straordinaria alla stazione di Ciampino. Una volta sceso dal treno con il suo seguito di collaboratori ed assistenti, è tornato a Roma Termini, ha preso l’auto blu ed ha raggiunto l’agognata meta. Proprio per non disattendere ai tanto sbandierati doveri istituzionali invero su quel treno il ministro, sapendone il ritardo, non doveva salire e doveva raggiungere Caivano usando i mezzi a disposizione del dicastero. Nessuno avrebbe menato scandalo o si sarebbe azzardato a contestarne l’utilizzo. 
 
Come era prevedibile sono scoppiate le polemiche.
 
È irrilevante che la fermata straordinaria del Freccia Rossa a Ciampino poteva essere usufruita da tutti, come da annuncio diffuso sul treno, non abbia causato disservizi o costi aggiuntivi, come neppure rischi o ulteriori ritardi o che Trenitalia realizzerebbe fermate straordinarie al ricorrere di eventi particolari come le emergenze sanitarie, di ordine pubblico, di coincidenza / riprotezione dei clienti derivanti da gestione di anormalità o di circolazione perturbata. In ragione del proprio ruolo avrebbe dovuto astenersi e basta, anche per rispetto ai milioni di lavoratori e studenti, che ogni giorno ne passano di tutti i colori sui treni regionali e non possono nemmeno lamentarsi.
 
Il vero problema è che la classe politica oggi al governo non si sente amministratrice pro tempore ma padrona dell’Italia, tanto da credersi in diritto di bloccare i treni. Peraltro se si dovesse adottare il principio per cui è possibile fermare un treno come se fosse un taxi da parte di ministri, politici e amministratori o anche di comuni cittadini che hanno un appuntamento, importante e non rinviabile, e rischiano di arrivare in ritardo per guasti e disservizi, il sistema ferroviario si trasformerebbe in un caos. Senza infine considerare che la fermata straordinaria ed a richiesta di Francesco Lollobrigida odora, anzi puzza, terribilmente di privilegio.
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