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E’ di nuovo abbandonato, dimenticato, lasciato nell’oblio che quasi quasi potrebbe uscirci nuovamente “il monaco”, quella che nei primi anni ’90 a Sezze è stata la versione casereccia e maschile dell’attuale buffonata chiamata Samara. L’ex Monastero della Clarisse, l’antichissimo stabile nel cuore del paese che per secoli ha ospitato le suore appartenenti all'ordine delle Clarisse Innocenziane, è ridiventato un “fuori contesto”, una cattedrale nel deserto che non interessa più a nessuno, non interessa alle istituzioni e alla politica a tutti i livelli. Infatti sono passati altri 10 anni dall’ultimo interessamento, dal quel convegno promosso dall’allora consigliere provinciale, capogruppo del PD, Enzo Eramo, alla presenza del presidente Armando Cusani, dell’allora sindaco di Sezze Campoli, del deputato Sesa Amici e altri rappresentanti istituzionali. In quel tempo si parlò di un cronoprogramma di azioni, di una destinazione d’uso, di valutazione di progetti e soprattutto di opportunità. Un concorso di idee che però tale è rimasto anche perché la Provincia perse poi quei pieni poteri dopo la riforma sulle Province. Dopo i lavori di ristrutturazione esterna e di consolidamento, realizzati proprio dalla Provincia di Latina, la stessa amministrazione provinciale ha consegnato al Comune di Sezze l’intero stabile, un immenso patrimonio architettonico di oltre 15 mila metri cubi. Molte le proposte e idee valide venute fuori dal Convegno: una delle più accreditate lanciata da Eramo e da Titta Giorgi fu quella di istituire nel monastero la sede della Facoltà di Agraria, per rilanciare un territorio a vocazione agricola e per fungere da volano per un possibile e sostenibile turismo a Sezze. Eramo parlò anche di una sede per corsi di specializzazione per fare dell'immobile un polo multi funzionale. Purtroppo sono rimaste belle ma inutili proposte e la stessa amministrazione comunale guidata dall’ex sindaco Andrea Campoli è rimasta per lunghi sette anni a guardare le stelle senza muovere un dito né per intercettare ulteriori fondi da destinare per completare i lavori interni né per sollecitare idee e proposte di sviluppo. Per non parlare della scarsa attenzione avuta dalle successive amministrazioni provinciali. Dell’ex monastero delle Clarisse non risulta essersi occupato nemmeno l'ex presidente facente funzione Giovanni Bernasconi né tanto meno sembra che se ne stia interessando il neo eletto consiglio provinciale. E i consiglieri regionali locali eletti? Non pervenuti. Il Monastero resta lì in bella vista, immensamente vuoto nei suoi locali da riqualificare, clamorosamente dimenticato e abbandonato alle ortiche. Altre amministrazioni farebbero carte false per aver una simile struttura, colossale e predominante su tutta la pianura pontina. Alla attuale politica setina, invece, sembra non interessare. Si pensa ad altro, si pensa di investire per snaturare ciò che di poco meraviglioso ci resta. Il belvedere di Santa Maria ne è un attuale esempio.  

 

ANTICHISSIME ORIGINI, OSPITO' LE MONACHE DI CLAUSURA

Le origini dell'ex monastero di Santa Chiara risalgono al 1313. Ha ospitato per secoli le suore appartenenti all'ordine delle Clarisse Innocenziane, fra i rami più antichi dell'ordine, in cui si seguiva la regola dell'anno 1253, cioè quella di Santa Chiara che, oltre ai voti di obbedienza, povertà e castità, comprende l'obbligo più rigido: la clausura. Negli anni Novanta del secolo scorso di fronte ad una progressiva crisi delle vocazioni e a una struttura che necessitava di un ingente restauro, le suore decisero di venderla per trasferirsi a Latina in una nuova sede più confortevole. Il monastero di Sezze passò nelle mani dell'amministrazione provinciale e dopo qualche anno cominciarono i lavori per il suo restauro.

 

La facciata dall'immobile da via Cavour

 

Alcune immagini del convegno del 2010 e la locandina

 

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Domani non ci sarà acqua nei rubinetti per 12 ore. A partire dalle ore 12 sino alle 22 diversi Comuni della Provincia di Latina, tra cui Sezze, non avranno acqua a causa di lavori di risanamento programmati su 20 chilometri di rete per circa 120 mila utenze. I comuni interessati sono Latina, Pontinia, Sabaudia, San Felice Circeo, Sezze e Terracina. “Giovedì 24 ottobre - si legge nel comunicato stampa di Acqualatina- sono stati programmati importanti lavori di risanamento della condotta adduttrice proveniente dalla Centrale Sardellane e a servizio di tutta la pianura pontina. I tecnici interverranno su 20km di condotta per eliminare oltre 20 perdite e garantire un più efficiente servizio a tutte le utenze servite. Un intervento particolarmente delicato su una delle condotte principali del territorio che serve oltre 120.000 cittadini. Contestualmente, una squadra di elettricisti eseguirà opere di ammodernamento degli impianti elettrici della centrale Sardellane, così da ridurre l’impatto dei lavori sulla collettività ed evitare di effettuare nuove interruzioni del flusso nei prossimi giorni”. Il flusso idrico sarà sospeso per Latina, intero Comune ad esclusione di Borgo Sabotino, Latina Scalo, Borgo Montello, Borgo Bainsizza, Borgo Podgora e Borgo Le Ferriere; Pontinia e Sabaudia – interi comuni; San Felice Circeo – Zona bassa e Borgo Montenero; Terracina – Colle La Guardia 1 e 2. Per Sezze è interessata Via Migliara 46 e Sezze Scalo. Il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo in merito emetterà una ordinanza per i plessi scolastici interessati dal disagio.

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E' stato bello ed importante ritrovarsi ieri presso l'auditorium Mario Costa di Sezze. E' stato soprattutto utile sostenere la ricerca e la prevenzione del tumore al seno. Nel mese dell'ottobre rosa, mese Internazionale della Prevenzione del Tumore al Seno, ancora una volta, il comitato di Sezze dell'ANDOS (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno), si è fatto promotore di diverse iniziative e campagne di sensibilizzazione in sinergia con Regione Lazio, ASL e Amministrazione comunale. Ieri una bella iniziativa per raccogliere fondi necessari, grazie allo spettacolo teatrale messo in scena dalla esilarante compagnia Nemeo. "L'Amore non ha età", con testi in dialetto di Arianna Bernasconi e la regia di Luigi Costantini, è stato un vero successo di critica e pubblico. La Compagnia dialettale, fondata da Luigi Costantini, Anna Maria Bovieri e Tony Piccaro, è riuscita a colmare il Costa, pieno in ogni ordine di posti. La commedia originale e spiritosa della Nemeo, ha fatto divertire ma ha fatto anche riflettere sull'importanza della vita di tutti i giorni e sull'amore, unico sentimento che dà senso alla nostra effimera esistenza. Bravi tutti gli attori in scena, brillanti nei ruoli Giulia Berti, Michela Capuccilli, Iole Costantini, Isabella Baratta, Cristiana Di Lenola, Loretta Cassoni e ovviamente Tony Piccaro, Anna Maria Bovieri e Luigi Costantini; per una commedia sommersa a più riprese delle risate e dagli applausi del pubblico. In apertura di serata bella la lettura di poesie di Lucia Fusco e utili gli interventi dei responsabili della ASL e del sindaco di Sezze Sergio Di Raimo. Grazie allo spettacolo, l'Andos di Sezze è riuscita a portare "leggerezza" come ha detto bene Anna Maria De Renzi ad una tematica e una malattia affrontata, ancora e purtroppo, oggi con vergogna e solitudine. Il messaggio lanciato è forte: insieme si superano molti ostacoli e si generano forze e coraggio impensabili. Complimenti a tutti. 

 

 

 

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Le parole hanno un peso, per questo dove la libertà è coartata viene loro negata la cittadinanza, il diritto di essere. Le parole raccontano, per questo si preferisce soffocarle, ridurle a suoni vuoti e incomprensibili per renderci inconsapevoli della loro testimonianza. Le parole scomode sono un tuono, capace di svegliarci dal sonno del pensare con il cuore in gola e in preda all’inquietudine, di rompere l’incantesimo dell’ovattato mondo delle nostre convenienze, di mettere in discussione i nostri consolidati convincimenti, di farci prendere coscienza di quello che ci accade intorno. Per questo colui che le pronuncia è additato come nemico del popolo, esposto alla gogna, al pubblico ludibrio e perfino imprigionato. Le parole sono una potente arma di manipolazione. Si ricorre all’artificio e alla retorica, all’espressione edulcorata e spenta ma anche traboccante rabbia e vendetta per occultare e mascherare, per indirizzare il consenso e giustificare violenze, turpitudini e ingiustizie, soprattutto se a patirle sono i poveri, i disperati, gli ultimi della terra, un popolo, i Kurdi, senza patria e senza diritti, se non quello di essere trucidato in un gioco tragico nel quale prevalgono le ragioni della forza, la volontà di potenza, il desiderio di assoggettare di chi si fregia, come una fosse una medaglia, della disumanità, del considerare gli uomini e le donne pedine su uno scacchiere, ostacoli fastidiosi da eliminare senza tanti riguardi e scrupoli, la morte e la sofferenza danni collaterali e prezzi giustificabili per perseguire i propri obiettivi. In queste ore tragiche e dolorose i potenti del mondo sembrano aver smarrito il senso dell’umanità e del loro compito e il popolo Kurdo è ancora una volta la vittima sacrificabile. Una operazione militare denominata “Fonte di pace” e non guerra. Una azione finalizzata a combattere il terrorismo. C’è una forza tragica in queste parole che lascia sbigottiti. Il genocidio di un popolo, la sostituzione etnica nel Kurdistan siriano, la cancellazione di diritti e sogni, della libertà di esistere e di vivere liberi di centinaia di migliaia di persone vengono propagandati da Erdogan, il Sultano, un uomo senza scrupoli e senza morale, che ha ridotto la democrazia nel suo paese ad un simulacro e per il quale ogni dissenso va soffocato ed eliminato pur di conservare ed accrescere il proprio potere, come una necessità vitale per il popolo turco. Parole evocative di altri orrori che hanno insanguinato l’Europa e che pure periodicamente si ripetono tragicamente. L’unico terrore lo cogliamo negli occhi sbarrati dei bambini Kurdi, nelle urla indicibili dei feriti straziati da ustioni che ci raccontano l’uso di armi chimiche da parte delle forze armate turche e dei loro alleati sul campo, negli sguardi assenti e senza più speranza delle migliaia di profughi che cercano di sfuggire alla morte.Le parole sono potenti come tuoni….. E allora pronunciamole! Gridiamo forte il nostro dissenso di fronte alla pavidità dei governi, di una Europa capace di balbettii inconsistenti e ragionamenti improntati alla bieca convenienza. Questo non è più il tempo del silenzio.

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La maggioranza che sostiene il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo, dopo il rimpasto di Giunta, torna a esibire tutte le sue fragilità e limiti, con Bernasconi passato ufficialmente in opposizione, Ernesto Di Pastina spesso nel limbo e il consigliere Mauro Calvano sempre più libero da logiche partitiche ed estraneo ad accordicchi presi in altre sedi. Il presidente della commissione consigliare Servizi Sociali, dopo l'attacco ai colleghi di maggioranza, rei di disertare sempre la sua commissione preferendo i riflettori della stampa su temi importanti quali degrado e baby gang, nell'ultimo consiglio comunale ha voluto sferrare un altro duro colpo proprio in merito all'ordine del giorno relativo alla proposta di delibera per la gestione dei servizi sociali in convenzione con altri Comuni. Di Raimo in apertura dei lavori aveva chiesto il ritiro perché non affrontata in commissione consiliare, a conferma che qualche passaggio politico sta sfuggendo di mano, alimentando quindi dubbi che altra politica vuole decidere direttamente su Sezze. Dura la nuova accusa di Mauro Calvano in merito: "La delibera senza il parere propedeutico della commissione non può essere approvata. Questa delibera così come è stata presentata non avrà il mio parere. Il tema affrontato è fondamentale in quanto la Regione Lazio approva linee di indirizzo sui servizi sociali dandoci la facoltà di riappropriarci di quello che è sempre stato un ruolo cardine del Comune di Sezze, ossia di essere Comune capofila rispetto ad altri Comuni. Questa dunque è una scelta che spetta alla politica". Alla luce di questo il consigliere comunale chiede quali siano stati gli interlocutori con i quali è stata discussa la delibera arrivata in aula. "Come si è arrivata alla decisione di ridare nuovamente a Priverno il ruolo di Capofila di un servizio fondamentale e quindi gestire circa 2 milioni di euro? Dato che la risposta non c'è - afferma Calvano - prendo atto che qualcuno vuole decidere per altri. Non mi appartengono le logiche partitiche e di filiere di governo, il mio mandato si ferma ai confini territoriali di Sezze. Quello che succede in ambito provinciali e regionale sui vari equilibri e spostamenti di potere non mi appartiene. Chi ha deciso di riaffidare a Priverno il ruolo di capofila? Nessuno è stato informato di questa delibera e di questa decisione, una decisione che esula dagli uffici competenti".

Il consigliere comunale Mauro Calvano

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Ennesimo furto nella notte a Sezze. Questa volta è toccato ad una attività commerciale del centro, ad una storica ferramenta per esattezza. Ignoti, in piena notte, si sono introdotti nei locali eludendo i sistemi di allarme e una volta dentro, in massima tranquillità, visto e considerato che nessuno si è accorto di nulla, hanno portato via molta merce, per svariati centinaia di euro.  I titolari si sono accorti dell’accaduto solo l’indomani, all’apertura della serranda.  Nelle ultime settimane nel centro storico di Sezze stanno avvenendo furti seriali, sia all’interno di appartamenti che, come in questo caso, presso attività commerciali. La denuncia dei residenti è sempre la stessa: servono maggiori controlli su tutto il territorio. Non è escluso che gli ultimi furti siano stati portati a segno dalla stessa banda di malviventi che nell’ultimo periodo è riuscita a farla franca e che sta facendo aumentare la paura tra i residenti. Le autorità locali hanno il dovere di intervenire e chiedere un potenziamento delle forze dell’ordine.

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La sezione di Sezze dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, interviene in merito alla “Risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 scorso sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa”. Per l’ANPI innanzitutto “la Risoluzione commette un ripetuto errore nel confondere termini quali “comunismo”, “stalinismo” e “totalitarismo”, intesi come sinonimi e tutti equiparati al nazismo e nel riportare correttamente il Patto Molotov-Ribbentrop e le conseguenze che esso produsse “omette di riportare anche il ruolo che l’Unione sovietica ebbe, nel corso della Seconda guerra mondiale, con azioni militari autonome e coordinate con gli eserciti di Stati Uniti e Gran Bretagna, nella sconfitta del nazismo”. Il membri dell’associazione setina sostengono che come ebbe modo di dimostrare Hannah Arendt nella sua fondamentale opera Le origini del totalitarismo, “il totalitarismo è fenomeno da non confondere con altre manifestazioni di potere oppressivo come la dittatura o il cesarismo ed esso si è manifestato, nel corso del Novecento, sotto forma di nazismo e di stalinismo. Dunque è corretto associare come forme di totalitarismo il nazismo e lo stalinismo, pur mantenendo chiaro il ruolo avuto dall’Unione sovietica presieduta da Stalin nella sconfitta del nazismo. Non è invece corretto - si legge ancora nella nota dell’ANPI - accomunare il comunismo al nazismo, poiché il nazismo non è l’attuazione storicamente distorta di una ideologia più o meno condivisibile: il nazismo è in se stesso un’ideologia aberrante per i contenuti contrari alla dignità umana. Il comunismo invece, dal punto di vista ideologico, lo si condivida o meno, non contiene elementi antiumani tout court e dunque non va confuso con eventuali sue interpretazioni storiche”. Dunque se “generalizzazioni qualunquistiche le si può leggere, benché con profondo fastidio, sui social o ascoltare negli slogan di forze populiste, duole gravemente doverle leggere in un solenne pronunciamento della massima assise europea, dalla quale ci si aspetterebbe maggiore correttezza nel riferimento ai fatti storici e alle analisi di filosofia politica”. Si chiede, in conclusione, che il Parlamento europeo ammetta “il grave errore compiuto e corregga il proprio pronunciamento”.

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Il Partito Democratico di Sezze riparte da Daniele Marchetti, psicologo di professione e già coordinatore di zona del partito. Sabato 21 settembre, a partire dalle ore 15 presso il centro sociale “U. Calabresi”, si svolgerà, infatti, il Congresso per l’elezione del Direttivo e del Segretario di circolo. Il coordinamento locale proporrà Marchetti quale guida dei dem setini, punta su un giovane di qualità e disponibile a rilanciare l’azione di un partito che nel corso degli ultimi anni non è stato un partito ma solo una scatola vuota e un cartello elettorale. L’obiettivo principale è quello di ricostruire un rapporto stretto con i cittadini e con i reali bisogni della comunità. Stare tra la gente e ascoltare le loro istanze è il primo passo che il Pd di Sezze deve fare per raccogliere e rilanciare una eredità storica partitica e ideologica che sta scomparendo. Per fare questo si sono resi disponibili storiche figure del partito di Sezze che, in questi mesi, hanno fatto proposte e dato consigli a chi intende prendere le redini del partito. Il direttivo che sarà eletto dovrà rappresentare ogni settore della società ed esprimere quindi esperienze diverse, senza esclusioni e senza pretese. Il Pd di Sezze deve ripartire dal basso con umiltà se vuole ricostruire un legame con i cittadini, e deve farlo guardando agli errori clamorosi che sono stati fatti nel passato senza alcuna giustificazione, evitando di sottovalutare ciò che non è stato in grado di fare e organizzare. Servono nuove leve ma occorre necessariamente anche l’esperienza e la maturità per non commettere altri sbagli. Il Partito Democratico, però, innanzitutto, deve essere il partito dell’inclusione e non dell’esclusione come a molti è apparso negli ultimi tempi, azioni e obiettivi necessari per avere credibilità in futuro.

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Cresce l’ansia per i residenti del centro storico di Sezze per i furti in appartamento che sono stati denunciati nell’ultimo periodo. Pochi giorni fa un altro topo di appartamento è riuscito a rubare gioielli e monili in una abitazione in via Pitti, la scorsa settimana in via Corradini e l’altra ancora nel quartiere di Santa Maria. Insomma il fenomeno cresce in sordina tra le incessanti richieste di maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine della città. Tutti i furti avvenuti di recente sono stati portati a segno in pieno giorno, alla luce del sole. E ’molto probabile che ci sia una banda di malviventi che agisce senza scrupoli e che osserva i movimenti dei proprietari degli immobili presi di mira. I furti avvengono anche in periferia e nella campagna di Sezze, anche se spesso in questi casi non vengono nemmeno denunciati. L’ordine e la pubblica sicurezza è a capo del primo cittadino, il qualche non dovrebbe sottovalutare il fenomeno e chiedere al comandante della PL maggiori controlli e un piano di sicurezza urbana.

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Domenica, 15 Settembre 2019 06:38

In memoria di Luigi Frabotta

 

 

 

Io e Luigi ci siamo conosciuti nei primi anni "80, in vicolo Tirletti, dove abitavano le nostre famiglie. Era un ragazzo, già allora, desideroso di riscatto e di migliorare le modeste ma dignitose condizioni economiche dei genitori. Poi ci siamo rincontrati negli Uffici dell'Amministrazione provinciale, in via Carlo Alberto, dove Luigi veniva spesso a chiedermi consigli e suggerimenti per compiere il salto di qualità da operaio a piccolo imprenditore edile. Con l'impegno e l'intelligenza che lo distinguevano è riuscito con il passar del tempo a mettere su una piccola impresa. Era instancabile, lavorava incessantemente, non si arrendeva mai, andava fiero e orgoglioso della sua attività. Poi, il 4 Settembre  la tragica notizia. Luigi Frabotta è morto vittima di un incidente sul lavoro, in via Monti a Latina. E' precipitato da un'altezza di circa 10 metri mentre si trovava su un punteggio mobile all'altezza del terzo piano della palazzina. La ditta di cui era titolare stava effettuando lavori di ristrutturazione della facciata esterna dell'edificio. Una notizia straziante e uno sgomento in tutto il paese che non riescono a coprire le urla strazianti della sua famiglia. Lascia la moglie e tre figli. Una tragedia infinita, unita alla preoccupazione per un futuro incerto e doloroso dei suoi congiunti. Ma come si può in Italia assistere ancora, inermi, a queste tragedie? Non se ne può più di questa impotenza dello Stato di fronte agli incidenti del lavoro."Ci vuole un piano straordinario di tutti i responsabili istituzionali", afferma il direttore dell'INAIL (Istituto nazionale contro gli infortuni). L'Inail potrebbe fare molto di più. E' ora di dire  basta alle inefficienze nella formazione dei lavoratori e nei controlli e nelle ispezioni! Occorre maggior coordinamento tra Governo, Regioni, Ispettorati del lavoro, Inps. Occorrono più risorse a disposizione delle imprese per incentivarle ad investire sulla sicurezza. La formazione dei lavoratori non deve essere fatta nelle aule scolastiche ma sui cantieri. Le ispezioni, affidate alle ASL, si muovono purtroppo in maniera autonoma senza alcun coordinamento con l'Ispettorato del lavoro. Per la prima volta, quest'anno, i 599 morti sul lavoro (fino ad Agosto!) superano i morti per incidenti stradali!. Basta con questa strage di innocenti! Facciamolo per onorare la memoria di Luigi Frabotta e di tanti lavoratori come lui che hanno perso la vita per riportare a casa un pezzo di pane! 

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