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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Anffas Monti Lepini, in merito al post del Sindaco Lidano Lucidi del 14/03/2023. Il Progetto “Setia Fatory” non sembra avere diretta attinenza con la legge 112 come sostenuto dal primo cittadino. 

L'ANFFAS E' ASSOCIAZIONE LOCALE DI FAMIGLIE E ​​PERSONE CON DISABILITÀ INTELLETTIVE E DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO. 

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La legge n. 112 del 22 giugno 2016 recante "Disposizioni in materia di assistenza a favore delle persone con disabilità gravi prive del sostegno familiare", cosiddetta del "Dopo di noi, partendo dal durante di noi", ha introdotto, per la prima volta, nel nostro ordinamento , specifiche tutele per le persone con disabilità gravi quando viene meno il sostegno familiare attraverso misure di assistenza, cura e protezione delle persone con disabilità gravi prive di sostegno familiare o comunque in vista del venir meno del sostegno stesso, attraverso la progressiva presa in carico della persona interessata già durante l'esistenza in vita dei genitori.A tal fine, è stato istituito, dalla stessa Legge, il Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità gravi prive del sostegno familiare, cd Fondo per il “Dopo di noi”, le cui risorse vengono ripartite annualmente tra le Regioni, con apposito decreto ministeriale. Più nello specifico, detto Fondo finanzia i percorsi di accompagnamento per le persone con disabilità gravi prive del sostegno familiare, o perché mancanti di entrambi i genitori o perché gli stessi non sono in grado di fornire l'adeguato sostegno genitoriale. Gli interventi che, a norma dell'art. 5 del DM del 23 novembre 2016 (attuativo della Legge 112/16), possono essere finanziati con le risorse del suddetto Fondo sono: 

  1. a) percorsi programmati di accompagnamento per l'uscita dal nucleo familiare di origine, ovvero per la deistituzionalizzazione in soluzioni alloggiative che riproducono le condizioni abitative quanto più possibile proprie dell'ambiente familiare;
  2. b) interventi di supporto alla domiciliarità in soluzioni alloggiative di tipo familiare e di co-housing, che riproducono le condizioni abitative e relazionali della casa familiare;
  3. c) programmi di accrescimento della consapevolezza, di abilitazione e di sviluppo delle competenze per la gestione della vita quotidiana e per il raggiungimento del maggior livello di autonomia possibile, e, in tale contesto, tirocini finalizzati all'inclusione sociale, all'autonomia delle persone e alla riabilitazione;
  4. d) interventi di realizzazione di soluzioni abitative innovative, mediante il possibile pagamento degli oneri di acquisto, locazione, ristrutturazione e messa in opera di impianti e attrezzature necessarie per il funzionamento degli alloggi medesimi, anche sostenendo forme di mutuo aiuto tra persone con disabilità;
  5. e) in via residuale, interventi di permanenza temporanea in una soluzione abitativa extra familiare.

 Diverso sembra, invece, l'ambito di intervento del progetto “Setia Fatory” la cui finalità è quella di favorire l'inclusione sociale e lavorativa delle persone con disabilità. Progetto che, tra l'altro, risulta essere stato presentato dal Comune di Sezze rispondendo all'Avviso pubblico dell'Agenzia per la Coesione Territoriale, linea di intervento “Potenziamento dei servizi e delle infrastrutture sociali di comunità” finanziato dall'Unione europea – NextGenerationEU con i fondi del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza ottenendo un finanziamento di 1.845.000 euro.

Pertanto, il Progetto “Setia Fatory” non sembra avere diretta attinenza con la succitata legge 112. Si chiede pertanto di meglio chiarire i contenuti del suo post Facebook in cui si legge “un'occasione per poter sviluppare in modo innovativo il progetto “durante e dopo di noi”, in modo da non ingenerare in chi legge erronei affidamenti. 

Ove, invece, a parere del sindaco o in forza dei dati o delle informazioni in suo possesso, vi fosse una diretta o indiretta attinenza del progetto “Setia Fatory” con il tema o la legge del “Durante e dopo di Noi”, sarebbe importante che Anffas e le famiglie associate ne fossero pienamente rese edotte in modo da poterne cogliere appieno le opportunità.

Sopra il posto di Lidano Lucidi

 

Ad aprire la rassegna “La Macchia Letteraria” sarà, domenica 2 aprile alle 18, la raccolta di aforismi  “Di bugie campano tutti” di Roberto Campagna. Obiettivo di questa rassegna, organizzata dall'Associazione culturale  “La Macchia” di Sezze, è  portare in primo piano, come recita il sottotitolo della stessa, alcuni libri che meritano di essere posti all'attenzione del pubblico. L'incontro, a cui, oltre all'autore, interverranno il presidente della Compagnia dei Lepini Quirino Briganti,  il poeta Antonio Veneziani, lo scrittore Claudio Marrucci e Rino Caputo, storico e critico dela letteratura, si terrà a Sezze, presso la sede della stessa Associazione,  in via Melogrosso, 2 (ex Industria Dolciaria Di Giorgi Italo&C.). L'attrice Maria Borgese e l'attore Pierluigi Polisena  leggeranno alcuni aforismi. “Di bugie campano tutti” è la seconda raccolta di aforismi di Roberto Campagna. La prima ne contava 185, questa 200. “Si comincia pertanto a profilare - scrive nella nota introduttiva Gino Ruozzi - una confermata predilezione stilistica e un metodo riflessivo che prende corpo. Ragionare per aforismi richiede profondità e rapidità, uno sguardo acuto e insolito sulle cose della vita. Le parole, che sono poche, devono però racchiudere tanto, sia in termini di continuità e verifica dell’esperienza sia in fulmineità eloquente e riassuntiva”.  Come avevano compreso gli antichi, e come ha riportato Freud nel tempo moderno, il proverbio, la sentenza, il motto di spirito e lo stesso aforisma, rinunciano alla perfezione del periodo ampio, spesso ridondante, per esprimere, attraverso la via breve, il significato lungo e largo, nel tempo e nello spazio, delle cose del mondo. L’ operazione verbale che congegna il discorso corto si trasforma nell’azione vitale che congegna la sequenza della vita. Così come nella prima, in questa seconda raccolta  c’è tutto e il contrario di tutto: la saggezza popolare, spesso rischiosamente collimante col “senso comune”, e la distillazione faticosa della sintesi intellettuale, “filosofica”. Scrivere aforismi è impresa ardua perché occorre trovare e inventare ogni volta, nel giro di poche parole, un’affermazione illuminante e rivelatoria. “Roberto Campagna  - sostiene Ruozzi - si è assunto  questo incarico morale  e terapeutico, in primo luogo  rivolto a sé stesso e poi alla società in cui vive e viviamo.  Senza inutili fronzoli e logoranti attese egli va subito al cuore dei problemi, cercando di denudarci delle maschere che così spesso amiamo indossare. I suoi aforismi sono minuscole lapidarie lezioni di vita, tanto più preziose perché contengono esperienze meditate e riscontrate di persona.  Il tutto condito di sagaci sali epigrammatici, divertenti giochi di parole, sorprendenti facezie linguistiche. Una lettura - conclude Ruozzi - piacevole, formativa e persino salutare”. Infine, circa il disegno della copertina, è di Kiro, pittore di origine macedone. In particolare, le sue opere raccontano l’uomo, l’artista, l’esistenza colta nella pienezza della libertà e la saggezza di chi ha sempre seguito la necessità di esprimersi. Sono tele segnate dalla bellezza delle linee e delle forme, ampie pennellate che raccontano dell’essenza primordiale che dal nulla arriva al tutto e viceversa. La “Macchia” è un' associazione senza scopo di lucro,  che punta a promuovere il territorio mediante l'organizzazione di eventi culturali. In particolare, la cui “mission” è la riqualificazione del territorio a livello ambientale e culturale “facendo rete”. Obiettivo, questo, che punta a raggiungere “facendo rete” con  realtà locali e nazionali. Ecco perché ha lanciato il progetto “Evado” in cui, oltre a interventi nel campo del Terzo Settore, sono previsti scambi e collaborazioni con altre associazioni. Roberto Campagna, sociologo, giornalista e scrittore, di mestiere fa il comunicatore. Direttore della rivista “Noi/Altri”, scrive per il quotidiano “Latina Oggi” e “Le Monde Diplomatique - Il Manifesto”. Tra i suoi libri: “Alle fontane - Storie di panni di paese” (racconto breve), “E così fu” (racconti), “101 filastrocche in fila per 1”, “A Via Fontana dell’Oro” (fiabe), “Il Palato della Memoria” (romanzo), “Meglio povero che poveraccio” (aforismi) e “Le storie non volano” (romanzo). L'ultimo suo libro è la raccolta di racconti “Amen - Miracoli, misteri e sacre vendette”.                                                                                                     

 

Il diritto di cronaca e il diritto di critica sono entrambi emanazioni dall’art. 21 della Costituzione. Anche se molto diversi tra loro (la cronaca descrive fatti e comportamenti realmente accaduti, mentre la critica resta pur sempre una valutazione soggettiva e di dissenso) vanno sempre tutelati perché garantiscono la libertà dell’informazione di ogni ordinamento democratico.

La libertà di opinione è sacrosanta perché ci permette di esprimere la nostra idea ma si contrappone a se stessa quando diventa attacco personale, offesa, denigrazione, falsità e sistematico linciaggio mediatico. I social hanno amplificato fenomeni che prima restavano di piazza e bar. In rete i cittadini possono confrontarsi democraticamente ed esprimere le loro idee, criticare disservizi o apprezzare cosa è stato fatto. Ma siamo andati già oltre.

La misura, quel benedetto medium in cui sta la virtù già elogiata nell’antica Roma. Serve in tutto, anche sui social dove invece proprio la giusta misura appare il grande desaparecidos.

Accade infatti, ormai troppo spesso, che il limite, anche quello del buon senso, venga troppo spesso superato finendo con il dare ragione a Umberto Eco: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.

Esempio pratico, quello dei cittadini che usano i social come sfogatoio di ogni malessere scambiandolo per gli uffici reclami del Comune, così come quello di amministratori che idolatrano ogni qualsivoglia iniziativa facendola passare per eccezionale, anche quando si è nell’ordinario, o, ancora peggio, nel semplice intervento per parare una mancanza.

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di

Luca Morazzano e Alessandro Mattei

 

Riceviamo e pubblichiamo il ricordo delle colleghe, del Plesso scolastico di Melogrosso, dell'insegnante Rita Arcese, recentemente scomparsa.

La redazione de La Notizia Condivisa si unisce al ricordo di Rita.

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Ci sono incontri che sembrano dovuti al caso, altri  che restano nella memoria e alcuni che lasciano un segno nella nostra vita ... persone che riescono a restare nel cuore con la semplicità del quotidiano, trasmettendo passione e gioia delle piccole cose. Questo è  il ricordo che la maestra Rita Arcese ha lasciato alle scuole di Sezze, che sembrano risuonare ancora del ritmo delle note di mille flauti e di canti popolari insegnati ai bambini. Lavorare insieme a lei, con la guida del maestro Pino, è stata un' esperienza  ricca di occasioni formative, ricerca e passione. Un calore umano e sociale davvero gratificante per docenti e alunni, che hanno condiviso insieme valori, cultura e bellezza. Ti ringraziamo a nome di tanti, per la disponibilità gentile e attenta, per lo spirito di dedizione e volontà. Alla famiglia, alla  scuola e alla parrocchia resti il canto di questa musica, che si innalza oltre la vita terrena.

 

 

La politica setina ha sempre avuto tratti di spiccata originalità. Nel tempo ha espresso personalità di indiscutibile valore che, fatte salve le inevitabili eccezioni, hanno avuto come orizzonte del proprio impegno il bene comune e la promozione sociale e culturale della nostra comunità. Come in tutte le attività umane gli errori sono stati inevitabili e lo saranno anche in futuro, nessuno ne è esente.
 
La progressiva perdita di spessore politico e culturale che ha riguardato i protagonisti della scena pubblica ai vari livelli, conseguente alla fine delle grandi contrapposizioni ideologiche e all’affermarsi di un pragmatismo spesso poco interessato all’aspetto  valoriale, non ha risparmiato la nostra città. Invero gran parte di coloro che hanno amministrato Sezze in questi anni lo ha fatto con disciplina, onore e rigore etico, ma ci sono stati anche episodi preoccupanti. La smania di protagonismo e la ricerca del potere personale in alcuni hanno prevalso e si sono unite a un tatticismo esasperante, finalizzato ad accaparrarsi consensi, posti, posizioni e privilegi, soppiantando per molti versi la ricerca del bene comune, che è il fine ultimo dell’impegno politico.
 
Il governo di una comunità richiede una visione politica generale, un pensiero lungo in grado di immaginare le direttrici fondamentali dello sviluppo sociale, culturale ed economico, il rispetto dei tempi di crescita e di maturazione di tutti e di ciascuno e il non lasciare indietro o escludere nessuno. Pertanto non è sufficiente la mera gestione dell’ordinario, il vivacchiare e il galleggiare senza prospettive.
 
La nostra città ha necessità di una politica salda nei riferimenti valoriali, ancorata a radici culturali forti e definite, ma purtroppo il quadro attuale è sconfortante. La politica cittadina espressa da alcuni suoi protagonisti è solo la parvenza di se stessa, un’illusione mediatica, un pragmatismo che subisce gli eventi anziché governarli, è incarnata in contenitori indistinti ed eterogenei, tenuti insieme dal mero collante numerico, utile a battere gli avversari ma privo di una progettualità condivisa. Spesso poi alla base dell’impegno non c’è lo spirito di servizio a favore della comunità, ma solo il puro appagamento del proprio ego.
 
L’individualismo si esplicita all’interno dei partiti (quelli che ancora resistono alla ventata nuovista che predilige strutture leggere utili nei passaggi elettorali e da tenere quiescenti per il resto del tempo) in un correntismo funzionale alle rivendicazioni di spazi e posti di governo e sottogoverno di cacicchi e collezionisti di tessere, per lo più incapaci di elaborazione progettuale e sintesi politiche alte, risultato di un confronto aperto e libero tra le varie sensibilità culturali e programmatiche dei cittadini.
 
La punta estrema di questa autoreferenzialità è costituita dal civismo senza apparente collocazione politica, la cui funzione è catalizzare i consensi e canalizzarli al perseguimento di obiettivi nella migliore delle ipotesi esplicitati in modo sommario e confuso e più spesso totalmente altri da quelli dichiarati formalmente. In tal modo un’esperienza seria e rilevante è stata svilita, resa solo funzionale alla conquista di scranni nelle assemblee elettive e ruoli gestionali negli organismi esecutivi per gruppi ristretti di persone.   
 
Il civismo sano e autentico non è mai un miscuglio indigeribile e ingestibile di posizioni inconciliabili idealmente e culturalmente, ma vive di valori ed è uno strumento finalizzato a consentire una partecipazione più ampia rispetto al recinto ristretto dell’appartenenza partitica. Il civismo politicamente indefinito e indistinto è preoccupante, in quanto racconta l’affermarsi di logiche svilenti il senso stesso della alternatività democratica, produce paralisi nell’agire amministrativo, un galleggiare in balia dei marosi in ragione della contraddittorietà e conflittualità delle posizioni costrette ad una convivenza forzata.
 
Una simile fenomenologia di civismo a Sezze è stata in parte favorita da partiti e movimenti riconducibili ai diversi schieramenti, nella convinzione che si sarebbe accontentato di un ruolo ancillare e complementare, in cambio di traspuntini e posti di potere. Un calcolo rivelatosi fallace e che ha aperto le porte del palazzo comunale a quanti, riproducendone i meccanismi di raccolta del consenso, si sono fatti essi stessi protagonisti di una nuova stagione amministrativa, proponendosi come alternativa a progetti politici lungamente dominanti, avvertiti dai cittadini come usurati e non più convincenti. Occorre sgomberare però il campo da possibili equivoci. Se nel voto amministrativo ha prevalso una coalizione civica è accaduto per ragioni che esulano dalla semplice costruzione delle liste elettorali, dal ruolo certo importante di mezzi di comunicazione e social e anche dalle inchieste della magistratura. Piuttosto il dato inoppugnabile è che il civismo ha avuto la capacità di intercettare la voglia di cambiamento dei cittadini e l’ha tradotta in consensi.            
 
Tuttavia dopo oltre un anno e mezzo la delusione e il disincanto per questa esperienza amministrativa comincia a farsi strada. Improvvisarsi amministratori e in più non avere un progetto politico definito, una idea generale verso cui guidare la comunità non paga. L’incapacità o l’impossibilità di trovare una sintesi efficace tra le diverse anime interne, la navigazione a vista e il destreggiarsi in un ordinario spesso fuori controllo sta impedendo alla nostra comunità di usufruire di opportunità inedite e irripetibili come il PNRR, a differenza di tanti comuni limitrofi. E tutto questo mentre si destreggia tra giustificazioni inconsistenti, il querulo ripetere che è colpa di quanti hanno amministrato prima, la rivendicazione di una presunta superiorità morale che impedirebbe agli altri persino di criticare e l’uso becero dei social per denigrare gratuitamente gli avversari politici. Probabilmente non hanno ben chiaro che amministrare una città è cosa diversa dalla campagna elettorale, che una volta assunti incarichi e funzioni bisogna onorare il proprio mandato e non dilettarsi sui social con post di dubbia opportunità per toni e contenuti, produrre atti amministrativi e portare risultati concreti a favore di tutti i cittadini, che la critica politica è il sale della democrazia e mettere in campo di progetti politici alternativi è sacrosanto. Soltanto nei regimi autoritari simili possibilità sono escluse e quanti osano contrapporsi vengono silenziati e impediti di agire.             

 

 

Nel 2005 la Regione Lazio e la Comunità Montana presentarono, presso il Consorzio Industriale Roma Latina, il Progetto Esecutivo per la realizzazione di una Pista Ciclabile, condotta da un tragitto di 50 km che, partendo da Velletri e terminando a Sonnino, doveva attraversare diversi Comuni del comprensorio dei Monti Lepini. L'idea del Percorso, nata nel 2000 proprio tra le fila del Comune di Sezze, ed avente come focus d'interesse il proprio territorio, attirò l'attenzione della Comunità Montana che, prendendo atto delle volontà e delle concrete e specifiche iniziative già intraprese da parte di alcuni Comuni della zona, riguardanti la realizzazione di questo tipo di piste ciclabili, proponeva una collaborazione sinergica tra gli stessi,finalizzata all'elaborazione di una Progettazione coordinata in cui confluissero anche percorsi turistici ed enogastronomici, grazie al riuso di sedi ferroviarie, caselli, manufatti e immobili nel tratto di sedime ferroviario in disuso ex linea Velletri – Terracina e aree limitrofe. Il punto di forza in quel momento fu che non si partiva da zero ma da una progettazione assai avanzata da parte di molti Comuni (in primis Sezze) che avevano già peraltro presentato alla Regione Lazio le proprie richieste di finanziamento. Diverse furono le iniziative intraprese al tempo dalla Comunità Montana unitamente alla Regione Lazio per il coordinamento operativo, programmazione e progettazione nonché per l'individuazione delle fonti di finanziamento locali, provinciali, regionali, nazionali e comunitari. Il tutto, quindi, iniziò nell'anno 2000 e fu una grande opportunità; tuttavia, il Progetto non passò mai dalla fase programmatica alla sua effettiva realizzazione.

Anche a Sezze, le sorti furono simili: nonostante l'idea risalisse al 2000, il tratto interessato (ex SS 156 Monti Lepini) rimase inalterato, finanche ad essere abbandonato al totale degrado con l'apertura del nuovo tratto di strada della SR 156 Monti Lepini. Ebbene, è proprio da questi presupposti che, come “Impronta Setina”, nel mese di marzo del 2018 abbiamo deciso di presentare un Nostro Progetto al Comune di Sezze per la realizzazione di una pista ciclopedonale lungo il tratto di strada ex SS 156 Monti Lepini. Da quei dati ci stiamo impegnando a rendere effettivamente realizzabile l'iniziativa e, in questi ultimi tempi, grazie anche alla fattiva collaborazione dell'Amministrazione comunale, siamo riusciti ad inserire il progetto nel “Piano triennale delle Opere Pubbliche”,strumento con il quale il Comune individua i grandi interventi e le opere da eseguire. La realizzazione di questa pista ciclopedonale rappresenta un'occasione unica per creare un'opportunità di sviluppo turistico, sportivo ed economico per la Nostra Comunità; sarà possibile incentivare la mobilità sostenibile e promuovere il turismo all'aria aperta, offrendo ai visitatori la possibilità di scoprire le bellezze del Nostro Territorio in modo eco-sostenibile. Siamo, comunque, consapevoli di essere di fronte ad una sfida importante ma anche realisticamente fattibile. sarà possibile incentivare la mobilità sostenibile e promuovere il turismo all'aria aperta, offrendo ai visitatori la possibilità di scoprire le bellezze del Nostro Territorio in modo eco-sostenibile.Siamo, comunque, consapevoli di essere di fronte ad una sfida importante ma anche realisticamente fattibile. sarà possibile incentivare la mobilità sostenibile e promuovere il turismo all'aria aperta, offrendo ai visitatori la possibilità di scoprire le bellezze del Nostro Territorio in modo eco-sostenibile. Siamo, comunque, consapevoli di essere di fronte ad una sfida importante ma anche realisticamente fattibile.

Per questo il 1 Aprile 2023 , presso l'Auditorium San Michele Arcangelo di Sezze, dalle ore 17,30 si terrà un importante Convegno sulla realizzazione della Pista Ciclopedonale Setina. L'obiettivo dell'Evento è presentare il progetto e discutere le possibili soluzioni attuative volte al finanziamento. Saremo inoltre coadiuvati dalla collaborazione di Rebecca Caputo, laureanda in architettura, la quale ha gentilmente ideato un modello del Progetto, realizzato dal gruppo grafico “3d_lab”, nonché un percorso, collegato alla pista ciclopedonale, che parte dalla pianura per risalire il colle, con il quale intendiamo far riscoprire e valorizzare alcuni luoghi di un territorio ricco di storia e di suggestioni ed alcune delle iniziative che intendiamo programmare. Un'occasione unica, questa, per approfondire il tema, confrontarsi con esperti del settore, e per portare avanti insieme una prospettiva che renderà il Nostro Paese ancora più piacevole e sostenibile. Saranno inoltre presenti diversi relatori esperti del territorio tra i quali il Prof. Michelangelo La Rosa dell'Associazione “Marcello Zei” di San Felice Circeo, il Sig. Roberto Vallecoccia dell'Associazione “Memoria Storica Sezze”, il Sig. Antonio Abbenda dell'Associazione “773 Radio Group”; interverranno, inoltre, i Consiglieri Regionali Enrico Tiero e Salvatore La Penna, il Sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, ed altri esponenti politici tra i quali il Consigliere Comunale Serafino Di Palma. Moderatore del convegno sarà Alessandro Mattei. 

 

 

 

Tutto pronto per la seconda edizione dell'evento provinciale Plastic Free Latina che si terrà domenica 26 marzo a partire dalle ore 9.30. I volontari si daranno appuntamento presso la strada interrotta  Bufalara - Foce Rio Martino, un doppio luogo quindi da dove partire  dato che d a entrambi i lati (Foce di Rio Martino e Bufalara) saranno presenti i punti di ritrovo attrezzati.

Vuoi aiutarci a diffondere l'iniziativa?


Ecco cosa puoi fare:

- Condividi l'evento
- Invita amici e parenti
- Parlane con i colleghi di lavoro
Se fai sport o hai altri hobby invita la tua associazione a partecipare

Cosa ti servirà il giorno della raccolta? Porta solo dei guanti da giardinaggio e abbigliamento comodo. Al resto penseranno i volontari! Se hai domande contatta i numeri in locandina. Saremo a tua completa disposizione? E ricorda...  sii il cambiamento che vorresti vedere nel mondo.

per maggiori info clicca su questo link:


https://www.plasticfreeonlus.it/eventi/3549/26-mar-sabaudia

 

 

 

Il Comune di Sezze ha aggiudicato per le annualità 2023-2024-2025, con procedura di selezione ad evidenza pubblica, il servizio S.A.I. (Sistema di Accoglienza e Integrazione) che ricalca in sostanza quello che in passato veniva chiamato SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) svolto per anni a Sezze da Karibù. L’unica offerta pervenuta alla piattaforma telematica del Net4market è stata quella della Cooperativa Sociale Artensieme, con una offerta tecnica pari ad € 2.155.190,92. La commissione ha provveduto nella seduta del 15.03.2023 a dar conto degli esiti della predetta valutazione e a dichiarare migliore offerta quella prodotta dalla ARTEINSIEME SOCIETA'. Il S.A.I. a livello territoriale è un supporto delle realtà del terzo settore, garantisce interventi di "accoglienza integrata" dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei titolari di protezione sussidiaria o umanitaria. Il sistema supera la sola distribuzione di vitto e alloggio, e prevede anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.

 

Cosa sta succedendo dentro la SPL Sezze? La società per azione interamente partecipata del Comune di Sezze? Se lo chiedono i consiglieri di opposizione Sergio Di Raimo, Armando Uscimenti, Serafino Di Palma, Orlando Quattrini, Alessandro Ferrazzoli e Dorin Briciu. Con una Pec inviata al presidente del consiglio comunale di Sezze Pietro Del Duca, l’opposizione chiede la convocazione di un consiglio comunale ad hoc con all’ordine del giorno: situazione economica/finanziaria della SPL Sezze. Nella richiesta si legge: “ I consiglieri intendono aprire una discussione sul Bilancio della SPL, in particolar modo sulla situazione economica (ricavi e costi) e la situazione finanziaria (debiti, crediti e disponibilità finanziarie). Criticità e punti di forza. Prospettive immediate e future”. La richiesta di una seduta consiliare sulla SPL nasce anche a seguito di molte polemiche generate da una contraddizione emersa tra i debiti della SPL di cui ha sempre parlato il sindaco Lucidi nel corso dei mesi precedenti (al punto che si volevano portare i libri in Tribunale), alla nomina poi di nuovi consulenti e incarichi affidati in seno alla stessa società per azioni.

Domenica, 19 Marzo 2023 07:53

10 anni di Papa Francesco

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Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo … Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie! E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”.
 
Dieci anni fa, il 13 febbraio 2013, Papa Francesco si presentò al mondo, dopo la rinuncia del predecessore, Benedetto XVI°, pronunciando queste parole dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro e fu evidente, fin da quel tardo pomeriggio, che sarebbe stato un innovatore.
 
Quel “buonasera” così inusuale fece entrare immediatamente il nuovo pontefice nel cuore dei fedeli, lo pose accanto e non sopra loro. Il sottolineare di essere innanzitutto Vescovo di Roma fece intendere che il suo ministero sarebbe stato improntato alla pastorale. Il suo chinare il capo e la sua richiesta di preghiera indicò il riconoscimento della dignità e centralità del popolo di Dio. La scelta del nome Francesco, mai usato prima, significò la necessità di tornare alla radicalità evangelica, all’opzione preferenziale per i poveri e si unì a scelte concrete di sobrietà, allo spogliarsi di ogni orpello e simbolo mondano, come la mozzetta rossa rappresentativa del potere temporale e del legame tra politica e religione. 
 
L’elezione di Jorge Bergoglio fu certo una sorpresa per il fatto di essere il primo papa proveniente dalla Compagnia di Gesù e per la sua origine geografica, primo pontefice non europeo da tredici secoli, e proprio la novità è la cifra caratterizzante e la chiave di lettura decisiva per capire e descrivere il ministero apostolico di Papa Francesco, dipanatosi in questo decennio, non semplicemente un’epoca di cambiamento ma un cambiamento d’epoca, di cui spesso fatichiamo ad avere piena percezione per la vastità, profondità e rapidità delle trasformazioni storiche in cui siamo immersi.
 
Tutti i papi contemporanei hanno vissuto cambiamenti d’epoca di cui si sono fatti interpreti, in particolare Giovanni XXIII, il quale sorprese il mondo convocando il Concilio Vaticano II con l’obbiettivo dell’aggiornamento della Chiesa. Altrettanto è avvenuto per i successori. D’altra parte ogni papa è una figura storica ed è chiamato a vivere gli eventi in prima linea e a sperimentare il cambiamento prima e più di tutti.
 
"Sento che il Signore vuole che il Concilio si faccia strada nella Chiesa. Gli storici dicono che perché un Concilio sia applicato ci vogliono 100 anni. Siamo a metà strada", ha ripetuto più volte papa Bergoglio. Ed è proprio questo il nucleo centrale di questi dieci anni del pontificato di Francesco. "L'attuazione del Vaticano II è la carne e le ossa di questo pontificato", ha scritto su The Catholic Leader il cardinale Michael Czerny, anch’egli gesuita e suo stretto collaboratore in quanto prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale. Le spinte innovatrici promosse da papa Francesco hanno salda radice nello spirito conciliare, purtroppo ancora non ben digerito e anzi contrastato da larghe fasce conservatrici dell'arcipelago ecclesiale.
 
Papa Francesco sta guidando la Chiesa in tempi difficili, nell’adempimento del suo compito irrinunciabile di annunciare il Vangelo ed entrare in mondi sconosciuti. È accaduto con i primi discepoli, ebrei chiamati ad evangelizzare i non circoncisi, i pagani, e accade di nuovo oggi. La Chiesa è di fronte a una sfida epocale, si sta de-localizzando, cresce in Africa, in alcune parti dell’Asia ed ha una presenza stabile in America Latina, mentre mondi creduti conosciuti e acquisiti stanno diventando estranei e sconosciuti. L’Europa e in generale l’Occidente sono investiti da profondi mutamenti antropologici e culturali. È in atto una de-culturazione del cristianesimo, un allontanamento dal contesto culturale in cui si è più sviluppato per secoli e una nuova inculturazione in culture finora contaminate solo marginalmente dal cristianesimo. In questa prospettiva si spiega il senso del programma di una “Chiesa in uscita”, destinato a restare valido a lungo non perché deciso Papa Francesco ma perché è la storia ad imporlo.
 
Un’altra sfida fondamentale è quella della sinodalità che Bergoglio sta portando avanti con coraggio. È una prospettiva difficile da praticare, ma necessaria soprattutto quando i problemi non possono essere risolti né con decisioni autoritarie né seguendo il pensiero dominante. Sinodalità significa comunione, ritrovarsi Chiesa in assemblea secondo uno stile conciliare permanente, certi che proprio l’“essere insieme” permette ai cristiani di rimanere fedeli al Vangelo e al contempo di fare scelte originali, innovative, in sintonia con le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne del nostro tempo.
 
In attesa della definitiva svolta sinodale, uno dei tratti qualificanti di Francesco, apparentemente paradossale per il capo della Chiesa, è l’anticlericalismo, che considera una “perversione del sacerdozio”. “Il clericalismo condanna, separa, frusta, disprezza il popolo di Dio”, diceva il Pontefice il 5 settembre del 2019 ai gesuiti di Mozambico e Madagascar e questa auto-referenzialità fa ammalare la Chiesa, la fa sentire superiore, immune ad ogni giudizio e dalla stessa scaturiscono gli abusi, da quelli di potere ai finanziari, fino all’immonda piaga della pedofilia.
 
La riforma della Curia Romana portata avanti in questi anni e non ancora conclusa è decisiva per far fruttificare questa nuova visione ecclesiale, profeticamente voluta da Francesco il quale, impegnato quotidianamente a rispondere alle tante sfide del nostro tempo, ha bisogno di collaboratori che lo aiutino nel governo quotidiano della Chiesa, che smetta di essere centro di potere e sia al servizio delle Comunità Ecclesiali locali, quella “Chiesa in uscita” e “ospedale da campo”, ispirata autenticamente al Vangelo e chiamata a curare le ferite dell’umanità.
 
La strada è ancora lunga, le resistenze molteplici, ma il cammino è tracciato e non ha alternative, a meno di non tradire la missione affidata da Cristo alla sua Chiesa. 
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