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Un campo di calcio di periferia. Un gruppo di ragazzi rincorre un pallone. Un allenatore insegna loro i valori dello sport, il rispetto dell’avversario, la lealtà, le regole e i movimenti. I ragazzi guardano ai grandi idoli del calcio e sperano un giorno di poterne imitare prodezze e traguardi. Sogni di ragazzi. Allenamento dopo allenamento il mister li vede crescere: è fiero dei loro progressi. Il suo obiettivo è creare un gruppo e valorizzare talenti e capacità. La partita settimanale è un appuntamento importante. L’allenatore la prepara con cura, sceglie gli undici titolari, mentre gli altri staranno in panchina. È calcio dilettantistico, amatoriale. Una apparente noiosa normalità. Un papà e una mamma accompagnano regolarmente all’allenamento il figlio. Forse nutrono grandi aspettative o forse semplicemente vorrebbero vederlo sgambettare in campo tra i titolari della squadra almeno una volta. L’allenatore il loro ragazzo però sembra proprio non vederlo: non sarà Pelè, Maradona o Ronaldo (decidete voi liberamente quale) o magari Messi ma una maglia da titolare la merita. È da qualche tempo perciò che covano una rabbia cieca contro l’allenatore. È inverno, è sera. La coppia aspetta la fine dell’allenamento per riportare a casa il ragazzo. La rabbia a lungo covata esplode. Vandalizzano la macchina dell’allenatore. Così impara a trascurare loro figlio. Le telecamere di una banca riprendono la scena e inchiodano la coppia, che si ritrova a dover fare i conti con la giustizia per quella stupida bravata. Un fatto vero.

Fermiamoci un momento e riflettiamo.

Baby gang, bullismo, ribellismo adolescenziale estremizzato, devianza minorile e giovanile, uso di stupefacenti e alcool richiedono risposte e progettualità efficaci dalle istituzioni. Reprimere e sanzionare è necessario, ma da sole sono soluzioni insufficienti e soprattutto inefficaci. Occorrono cultura e servizi. I centri di aggregazione sul territorio in grado di integrare e coinvolgere, di aiutare lo sviluppo e la realizzazione dei progetti personali, di valorizzare doti e intelligenze sono la risposta giusta. Associazioni culturali, gruppi musicali e teatrali, parrocchie, ludoteca, società sportive, servizi sociali hanno un ruolo importantissimo e vanno sostenuti. La scuola è poi centrale e insostituibile non solo per trasmettere il sapere, ma anche per la lotta alla dispersione scolastica e l’integrazione. Tutto giusto, tutto vero, tutto indispensabile e urgente. Tuttavia la vicenda del giovane calciatore e dei suoi genitori, pur non raccontandoci una ordinarietà, certo palesa un sintomo, rivela una fragilità e ci sollecita a ragionare su ruolo ed esercizio della genitorialità. La famiglia è insostituibile nel processo di costruzione della personalità dei ragazzi, ma assistiamo ad un suo progressivo indebolimento non derivante solo dal superamento in atto della concezione naturale dei legami familiari. La penetrazione al suo interno del mito del successo e del profitto ad ogni costo, del soddisfacimento d’ogni desiderio senza limiti ne stanno minando il ruolo educativo, facendo passare la convinzione che tutto è accessibile senza sforzo: l’amore, il sesso, il desiderio, il denaro. Le figure genitoriali sono sempre più evanescenti, liquide, assenti. Nella cultura dominante che vede e propone la felicità in oggetti effimeri che vanno di continuo sostituiti con oggetti nuovi, hanno difficoltà a dire dei no, a far vivere ai figli l’esperienza del limite quando tutto intorno ci sono solo dei sì e tutto si consuma velocemente. Il compito educativo viene aggirato nel nome della felicità dei figli che solitamente corrisponde a fargli fare tutto quello che vogliono e la presenza, la vicinanza, l’amore si riducono alla soddisfazione materiale. La solitudine e i comportamenti dei ragazzi derivano dalla difficoltà educativa dei genitori, i quali o si perdono nello stesso mare dei figli in una regressione ad una immaturità spensierata e in una fuga dalla propria responsabilità, oppure sono pronti a difendere sempre e comunque le ragioni inconsistenti dei figli di fronte agli altri o alle prime difficoltà che la vita impone. Prova di ciò è il sospetto con il quale molti genitori osservano gli insegnanti che si permettono di giudicare negativamente i loro figli o di sottoporli a provvedimenti disciplinari, arrivando persino all’aggressione verbale e fisica.

Il confronto e il dialogo con i ragazzi e i giovani è indispensabile, a patto che questo non significhi dettare loro la nostra verità. Essi hanno bisogno di maestri testimoni, di qualcuno cioè che mostra, attraverso la propria vita. Il miglior modo per trasmettere l’amore è amare. Il miglior modo per trasmettere un sapere vivo è la vitalità di chi lo insegna. Il miglior modo di trasmettere valori, idee e progettualità è l’incarnazione, non nascondendo le difficoltà e i limiti inevitabili.

Pensare allora ad una progettualità diretta a recuperare il senso perduto in tanti del proprio essere madri e padri forse non sarebbe una cattiva idea.

 

 

Sarà stata anche colpa del maltempo, ma quest'anno si sono visti pochi ragazzi. Per molti di loro la ricorrenza del 2 Novembre sta passando quasi  inosservata. Spero di sbagliarmi, ma non vorrei che il ricordo e la commemorazione dei propri defunti venga da loro pian piano sottovalutata e trascurata. Fino a qualche anno fa non era così. Il 2 Novembre, festa dei defunti, ricopriva un valore particolare. La processione e la Messa solenne nella chiesa del Cimitero richiamavano una grande massa di cittadini. Le strade che circondano il Camposanto erano intasate di macchine fin dal primo mattino. Fiori e piante, da ogni parte. Era insomma un appuntamento imperdibile per grandi e piccoli. La visita ai propri cari defunti, un fiore depositato sulla tomba, un minuto di silenzio e di raccoglimento: piccoli gesti ma di grande significato che appartenevano a tutti. Dice il grande poeta Ugo Foscolo:" A egregie cose il forte animo accendono l'urne dei morti ...Non vive forse ei sotterra, quando gli sarà muta l'armonia del giorno se può destarla con soavi cure nella mente dei suoi?". Versi indimenticabili che vogliono esprimere la sopravvivenza, anche dopo la morte, di chi vive nel ricordo dei suoi parenti. Sia nella cultura pagana che in quella cristiana, infatti, la venerazione dei defunti induce a "una corrispondenza di amorosi sensi", a un legame che va ben al di là del tempo e dello spazio. Sarebbe un peccato, perciò, se i giovani non considerassero in maniera adeguata questa ricorrenza. Purtroppo la società di oggi spinge verso una rimozione del problema della morte. Il suo concetto viene cancellato, quasi esorcizzato. Il rapporto con essa (e con la vita) si va modificando. Il mito della efficienza e del successo fa percepire la limitatezza della vita come una anomalia. Invece, riflettere un pò di più sulla finitezza dei nostri anni aiuterebbe a gustarne pienamente il sapore e l'importanza. Il ricordo affettuoso di cari defunti è un segno di civiltà e appartiene a tutti, credenti e non credenti. Non si muore del tutto (non omnis moriar), dice il  grande poeta latino Orazio.

 

 

 

Gli straordinari eventi meteorologici del 29 e 30 Ottobre 2018 hanno causato vittime, ingenti danni ad edifici pubblici, privati, aziende e coltivazioni. Una tragedia che difficilmente la nostra comunità provinciale riuscirà a rimuovere dalla memoria. Immediatamente, il 31 Ottobre, il Presidente Nicola Zingaretti aveva proclamato lo stato di calamità naturale per l’intero territorio della Regione Lazio, ai sensi della legge regionale 26 febbraio 2014 n. 2, art. 15, comma 2.
Il Governo accolse la richiesta della Regione stanziando in prima battuta 3 milioni di euro derivanti dal Fondo per le Emergenze Nazionali: somme a disposizione dei primi interventi urgenti di protezione civile. Di questi 3 milioni, circa 1,3 milioni hanno riguardato 16 Comuni della nostra Provincia: Cori, Fondi, Maenza, Monte S.Biagio, Pontinia, Roccagorga, Sabaudia, Sezze, Sperlonga, Terracina, Itri, Latina, Priverno, SS.Cosma e Damiano, Sermoneta e Gaeta.

STRUTTURE PUBBLICHE.
Ad oggi sono stati concessi i seguenti finanziamenti per i danni alle strutture pubbliche della Provincia di Latina.
- Con il Piano dei primi interventi urgenti, relativo ai primi 3 milioni (di cui sopra) assegnati al Commissario delegato, sono stati finanziati n.  125 interventi, riguardanti 11 Amministrazioni, per un importo complessivo di € 1.298.568,61;
- Con i successivi Piani degli Investimenti, annualità 2019, sono stati finanziati n. 72 interventi, riguardanti 13 Amministrazioni, per un importo complessivo di € 2.788.543,18
 
STRUTTURE PRIVATE.
Relativamente ai contributi e finanziamenti riconosciuti a privati, attività produttive ed aziende agricole della Provincia di Latina, sono previste due tipologie di misure ai sensi del DPCM 27.02.2019 e sono stati finanziati gli interventi finalizzati alla mitigazione del rischio idraulico ed idrogeologico nonché all'aumento del livello di resilienza delle strutture di proprietà privata.
All’Esito degli Avvisi Pubblici risulta quanto segue:
 
- Risultano ammesse n. 363 istanze (238 privati, 30 attività produttive e 95 aziende agricole), per un importo riconosciuto di € 2.929.884,24. [art. 3, comma 3, dell’OCDPC 558/2018]
- Ammesse ulteriori 276 istanze, di cui 15 ammesse con riserva (131 privati, 28 attività produttive e 117 attività agricole), per un importo riconosciuto di € 8.041.161,58. [DPCM - Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27.02.2019],
Sono inoltre all’esame del Commissario Delegato altre istanze da valutare per un totale di circa 170 mila euro per titolari di attività economiche e produttive.
 
Continueremo a monitorare e a lavorare affinché la sinergia fra livelli istituzionali diversi riesca a dare risposte utili a mitigare i danni e le sofferenze conseguenti ad avvenimenti di questa gravità. Le grandi questioni del dissesto idrogeologico, dell’ambiente e dei mutamenti climatici diventeranno sempre più centrali nei prossimi anni. La Regione Lazio è pronta, con azioni amministrative e buone pratiche, a raccogliere la sfida.

 

“La risposta che dobbiamo dare deve essere culturale. E’ un percorso lungo ma necessario che dobbiamo e possiamo fare tutti insieme, cercando sinergia e collaborazione con tutte le istituzioni e le agenzie presenti nella città”. Il sindaco di Sezze, Sergio Di Raimo, trova nell’idea e nel progetto di Don Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità di Napoli, la strada da seguire per affrontare a Sezze le situazioni di degrado, disagio e malessere sociale sfociate in alcuni episodi di microcriminalità. A conclusione del consiglio comunale sul fenomeno “Baby Gang”, dello scorso 28 ottobre, il primo cittadino lancia un messaggio forte alla città, alle Istituzioni, per creare forme di aggregazione culturale che possono aiutare chi sta vivendo momenti di disagio. La risposta è quindi culturale, interculturale, è nella collaborazione per creare uomini migliori. “Se da una parte ci deve essere il controllo e la repressione nelle diverse forme – ha detto Di Raimo - dall’altra serve una forma di aggregazione culturale che permetta di creare uomini migliori. I bambini di oggi dovranno essere la futura classe dirigente della nostra città. L’aspetto culturale è certamente lungo e difficile ma è la strada migliore. Dobbiamo parlare lo stesso linguaggio dei ragazzi che sono in difficoltà, mettendo in atto iniziative di aggregazione attraverso la sinergia delle scuole, dei centri sociali, delle parrocchie e di tutti i soggetti deputati alla crescita e alla formazione dei ragazzi”. L'amministrazione comunale di Sezze, in tal senso, ha avviato tutte le procedure per una serie di interventi tra cui il controllo di vicinato in collaboraione con il Prefetto e un centro polivalente di aggregazione culturale.

 

 

Un Liceo sportivo anche a Sezze. La Giunta comunale di Sezze, nei giorni scorsi, ha approvato la richiesta dell’Istituto Statale di Istruzione Secondaria Superiore "Pacifici e De Magistris" mirata all’istituzione presso questo istituto scolastico di un Liceo Sportivo. Dal 2014, infatti, nel panorama formativo della scuola è presente anche questo indirizzo scolastico che, come specificato all’art. 2 del DPR n. 52/2013, è volto “all'approfondimento delle scienze motorie e sportive e guida lo studente a sviluppare le conoscenze e le abilità e a maturare le competenze necessarie per individuare le interazioni tra le diverse forme del sapere, l'attività motoria e sportiva e la cultura propria dello sport". La Giunta comunale ha ritenuto che la proposta d’istituzione di un Liceo Sportivo nel nostro territorio può rappresentare un ampliamento dell’offerta formativa dei giovani di Sezze e di tutta l'area dei Monti Lepini e uno sbocco interessante nel campo dello sviluppo culturale, professionale, fisico ed etico dell’individuo. Si tratta di una proposta che potrebbe essere anche valido supporto alla crescita di una rete sociale e di valorizzazione dell'ambiente naturale. Il Liceo sportivo non è affatto una novità per gli studenti della Provincia di Latina. Esso è già stato istituito presso il Liceo GB Grassi di Latina dal 2014. Dopo il boom dei primi anni il calo degli iscritti però è stato spaventoso. Speriamo che Sezze sia controcorrente e che sia da modello per altri Comuni.

 

 

 

Vittorio Accapezzato ha scritto e inviato una lettera al presidente del consiglio comunale di Sezze Enzo Eramo in merito ai fatti di vandalismo avvenuti nel nostro centro da parte, probabilmente, di alcuni ragazzi. Proprio per oggi è stato convocato un consiglio comunale alle ore 18, richiesto delle consigliere comunali per affrontare la vicenda. Nella lettera l'ex amministratore della città scrive: " Al di là delle legittime posizioni politiche e delle opinioni dei singoli cittadini, è innegabile che sia necessaria un’azione che avverta alle proprie responsabilità, ogni istituzione e ogni singolo cittadino. Da queste peculiarità scaturisce la mia costante attenzione verso le istituzioni pubbliche ed in particolare verso il Comune ed i suoi amministratori, che mi auguro diano sempre più concretezza e spessore al principio di sussidiarietà e di effettiva valorizzazione delle esigenze dei cittadini e del territorio in cui vivono. L’episodio che si è verificato il 2 ottobre ad opera di un gruppo di ragazzi adolescenti, mi lascia un forte dispiacere perché la violenza e la microcriminalità non fanno parte della nostra Sezze e del nostro vivere civile. La vicenda rivela di comportamenti e gesti che, condanno fortemente e che non si possono in alcun modo sostenere o trascurare. Non siamo di fronte a baby gang, non utilizziamo parole forti e improprie come ‘baby gang che evocano disprezzo e spingono all’emulazione. Facciamo attenzione a non creare falsi allarmi perché quando si parla di ‘baby gang’ si intende un fenomeno strutturato e organizzato, non esistente nel nostro territorio. I problemi delle baby gang non nascono all’improvviso, hanno alle spalle un lungo periodo di gestazione. Qui a Sezze non è così per fortuna. Non si tratta di microcriminalità, quanto piuttosto di ragazzini senza limiti, incapaci di capire ciò che è bene e ciò che è male. Le gangs, presentano caratteristiche esistenziali diverse e criminose. Gli avvenimenti accaduti al nostro centro sono le cosiddette bravate giovanili. A mio parere - si legge ancora nella lettera - si tratta in prevalenza di gruppi di giovani annoiati che cercano di impegnare il tempo per potersi divertire. Credo che non dobbiamo premiarli per queste azioni inconsapevoli. Nemmeno però serve colpevolizzarli se prima non abbiamo insegnato loro cosa sono le regole e come si rispettano. Ai miei tempi i genitori le chiamavano brutte compagnie. Oggi, epoca moderna abbiamo sostituito cattive compagnie con un termine forte inglese baby gang che da noi non corrisponde al significato americano. In effetti, qui a Sezze, non sono baby gang ma solo gruppi d i giovanissimi che non provengono da realtà degradate e marginate, né da famiglie problematiche". Per Accapezzato occorre porsi della domande. Cosa manca a questi ragazzi? "La realtà è che questi giovani, non hanno stimoli, ideali, ideologie, amicizie, rapporti di vicinato, valori o qualcosa in cui credere. La mancanza di punti di riferimento stabili, dal vuoto dei valori sociali in braccetto con la noia, madre dei vizi. portano l’adolescente giorno dopo giorno alla devianza". Secondo Accapezzato l’amministrazione comunale deve attivare un progetto di “Sezze Sicura”, con l’intento di "prendere iniziative preventive e protettive nei confronti della popolazione minorile, con la creazione di uno “sportello di aiuto giovanile”, affiancato da operatori sociali, che miri al miglioramento delle varie realtà sociali che circondano i giovani e ad una maggiore qualificazione di quest’ultimi".

Lunedì, 28 Ottobre 2019 08:50

Italiani emigranti. Ieri come oggi

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Negli ultimi 13 anni, dal 2006 al 2019, il numero degli italiani che se ne sono andati all'estero è aumentato del 70%: sono passati da poco più di 3 milioni a quasi 5 milioni e mezzo. In maggioranza giovani e laureati. Si tratta di un esodo che ha interessato tutte le Regioni ma in particolare il Meridione. Da sempre, statisticamente, gli italiani sono sempre stati al primo posto tra le popolazioni migranti dell'Europa. Chi non ricorda quanti giovani compaesani, negli anni Settanta, sono andati a lavorare in Germania? Questi dati sono forniti dalla Fondazione Europea Migrantes. Oggi la mèta più ambita è la Gran Bretagna. A breve, però, con la Brexit per chi si è trasferito e intende trasferirsi in Inghilterra le cose potrebbero cambiare in peggio. "Brutti, sporchi e cattivi", fino a qualche anno fa erano questi i pregiudizi e gli stereotipi che accompagnavano i nostri connazionali. Una avversione quasi connaturata nell'animo umano, a difesa della propria identità e del proprio suolo. Oggi, per fortuna, in seguito alla globalizzazione, le cose stanno cambiando. Generalmente l'emigrante gode del rispetto e degli stessi diritti degli altri cittadini. I motivi dell'emigrazione sono i più disparati e non è qui il caso di entrare nel merito della complessa vicenda, ma principalmente è la ricerca di un lavoro e di una sistemazione più certa e sicura che spinge i giovani ad andare via.. Purtuttavia, l'uomo, fin dalla comparsa sulla terra, è stato migrante. Eppure, nonostante ciò, oggi viviamo sotto la sindrome dell'assedio dello straniero. In Italia principalmente, si avverte paura e insicurezza, a fronte dei flussi migratori provenienti dall'Africa e dai Paesi del Medio Oriente. C'è voglia di legalità e di protezione. Bene. E' giusto e sacrosanto. Bisogna evitare di passare dai porti chiusi all'accoglienza indiscriminata di tutti. Occorre rigore, responsabilità e umanità: massima attenzione ai controlli e carcere duro per i trafficanti e gli scafisti della morte. Non si può più prescindere,poi,  da una equa ridistribuzione dei migranti tra tutti gli Stati membri dell'Europa. E' necessaria una politica modulata su più livelli, basata non più sull'emergenza ma che affronti la questione nel suo complesso, perseguendo la lotta al traffico illegale di persone e attraverso una lotta senza quartiere  contro l'immigrazione clandestina, rimpatriando in tempi celeri chi non ha diritto a restare. Affrontando, infine, in maniera efficace il tema dell'integrazione per coloro che hanno diritto a restare. Ben altra cosa sono i porti chiusi e la costruzione di muri e di barriere, che peraltro, in mare, sono impossibili. Mi domando: se anche verso i nostri connazionali  alzassero muri e fili spinati?

Lunedì, 28 Ottobre 2019 08:45

Noi/altri, un’antitesi di contrapposizione

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Ci riguarda.

La logica del “prima noi” e non mi importa di chi mi sta accanto è solo una tragica illusione, alimenta il cinismo e l’indifferenza, è un ottimo anestetico che ci consegna all’oblio della ragione, ci riduce ad automi nelle mani dei fomentatori di paure. L’antitesi “noi / altri” ci induce a credere che il nostro bene e la nostra realizzazione possiamo conseguirli non con gli altri ma solo in contrapposizione agli altri, i quali sono un limite e un intralcio da eliminare, soprattutto se possiedono le sembianze del povero, dello straniero, dell’omosessuale, dell’ebreo, del diverso in genere.

Sebbene la storia stia lì a rammentarci che il prevalere di tali ragionamenti è foriero sempre di tragedie per l’umanità, manchiamo di memoria e ne ricadiamo vittime.

Se un popolo senza patria e senza diritti, un paria della storia, il popolo Kurdo è vittima di un genocidio senza fine, ci riguarda e non soltanto perché sofferenze e morte sono intollerabili e perché quegli uomini e quelle donne hanno sacrificato le loro vite lottando al posto nostro contro il terrorismo islamico, ma anche perché noi, l’Italia, armiamo la mano dell’aggressore, producendo e vendendo ai turchi le armi utilizzate per la guerra e la pulizia etnica.

Se il popolo cileno scende in piazza per rivendicare diritti, uguaglianza e giustizia, contestando la logica del profitto fine a se stesso e a vantaggio esclusivo di pochi, ci riguarda e invero ci tocca anche direttamente. Le diseguaglianze vanno crescendo a dismisura anche nel nostro paese. La ricchezza è sempre più appannaggio di un numero ristretto e la grande maggioranza deve accontentarsi delle briciole. Di fronte a tutto questo non possiamo limitarci alle lamentazioni e alle recriminazioni sterili, ma dobbiamo alzare la voce e pretendere un cambio di passo sostanziale.

Se interi continenti sono sfruttati da un pugno di nazioni ricche e progredite, che utilizzano la propria forza per imporre fardelli, per continuare nella depredazione e garantirsi la perpetuazione del proprio benessere a scapito dei più deboli, ci riguarda. Se interi popoli fuggono da povertà, carestie e guerre che provochiamo e alimentiamo per assicurarci che nulla cambi, possiamo anche credere di fermarli alzando muri, respingendoli, abbandonandoli in balia del mare e lasciandoli morire nei campi di detenzione, ma la verità è un'altra. La storia presto o tardi ci presenterà il conto se non intraprendiamo la via della giustizia.

Se i profili social di una donna scampata all’orrore dell’olocausto, Liliana Segre, ogni giorno sono inondati da centinaia di messaggi violenti, razzisti e antisemiti, ci riguarda. La bestia infame dell’odio e dell’intolleranza è sempre all’opera con la sua azione predatrice ed inquinante ed oggi che certo linguaggio e certi atteggiamenti sono stati sdoganati ancor di più sta alzando la testa. Le parole di condanna non bastano, serve cultura ed educazione per vincere la battaglia ma anche disseccare le fonti dell’odio che avvelena la nostra società con norme ferme e forti.

Se il poco lavoro che c’è sta acquistando di nuovo i caratteri della schiavitù, sfruttamento dell’uomo sull’uomo in cambio di pochi spiccioli e a costo della dignità, ci riguarda. Tra gli sfruttati non c’è differenza di nazionalità, colore della pelle o cultura; è irrilevante se invocano il loro Dio chiamandolo Gesù Cristo, Allah o con qualunque altro nome, sono tutti uguali. Bisogna gridare che tutto ciò è inaccettabile, rivendicare diritti e giustizia, salari giusti e condizioni di lavoro rispettose delle persone.

Se il senso di insicurezza ci pervade e ci assale la paura perfino di camminare per le strade delle nostre città, ci riguarda. Bisogna però smetterla di indicare i soliti capri espiatori e di provocare ordalie contro i colpevoli di comodo. La legalità e il controllo del territorio contro chiunque delinque sono un diritto che non ha colore politico e sono garanzia di libertà per tutti i cittadini onesti e per bene, senza distinzioni.

Sono solo degli esempi, ma tanti altri se ne potrebbero fare per dire semplicemente che, nel piccolo come nel grande, come va il mondo ci riguarda, che far sentire la nostra voce contro ciò che non va conta e che l’indifferenza e l’inerzia equivalgono a complicità.

Sì, ci riguarda!

 

Nuovamente straodinario il Team Grassucci (ASD Setia Sport) per le medaglie conquistate lo scorso 20 ottobre presso il PALABANDINELLI di Velletri in occasione dell'edizione 2019 del Trofeo regionale “Cup Lazio” CSEN di Karate. Nonostante le poche adesioni dovute a molti impegni, la ASD Setia Sport è riuscita brillantemente a portare a casa diverse medaglie. Per i più piccoli un argento per AAron Pierotti classe 2015 e Giulia Sottile classe 2010 e un bronzo per Matteo Murgea classe 2009, uno per Novra Rossi classe 2009, uno per Luigi Castaldi classe 2010 e per Leva Federica classe 2009.
Altre soddisfazioni sono arrivate anche dai ragazzi del Team Grassucci. Sfiora il podio il pluricampione Vincenzo Reone, mentre 1°classificata Carlotta Morazzano Junior (Blu), Ramona Campagna Junior (Arancio) ed Eleonora Todi Senior (Arancio).
Insomma altri traguardi raggiunti da un Team che ci sorprende ogni volta, un Team che ha trasmesso la passione per il karate a diverse generazioni di ragazzi e ragazze, non solo una passione per lo sport e un'arte meravigliosa ma soprattutto stile di vita profondo, dove equilibrio e ricerca di se stessi restano alla base di una disciplina affascinante. Ancora complimenti alla Famiglia Grassucci.