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Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di un genitore di un bambino disabile che risiede a Sezze. La denuncia e lo sconcerto in merito alla modifica apportata al regolamento per l'assegnazione degli stalli ai portatori di handicap. 

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Salve sono un CAREGIVERS residente a SEZZE. Da poco ho avuto modo di leggere la modifica apportata sul regolamento per il tagliando disabili:  "Art. 8 Personalizzazione e titolarità degli stalli destinati al parcheggio per i portatori di handicap". 

"Gli stalli di sosta destinati i portatori di handicap possono essere assegnati e numerati ad personam solo agli aventi requisiti in possesso di patente di guida e intestatari del mezzo".

Io non so chi abbia partorito questo obbrobio, ma so solo che è completamente illegittimo. Solo menti completamente avulse dalla disabilità poteva partorire tale oscenità, escludendo di fatto tantissimi tipi di disabilità, una per tutti la cecità ed escludendo i minori disabili. Ora non so se in Comune sanno che esiste una sentenza del TAR del Lazio, sentenza 18 luglio 2019, n. 9556, che così cita: "Il parcheggio personalizzato nei pressi della propria abitazione spetta anche al disabile privo di patente di guida".

Il Tar Lazio ha infatti chiarito che l'assenza della patente non può avere, da sola, un motivo di diniego. Nella sentenza in commento, viene specificato che anche il disabile che non ha la patente ha diritto a vedersi riconoscere il parcheggio vicino riservato a casa: l'unico presupposto per la concessione del posto auto, infatti, è la particolare condizione di invalidità della persona richiedente , mentre l'abilitazione alla guida è soltanto un requisito eventuale della fattispecie. Dalla normativa quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale ei diritti delle persone portatrici di handicap emergono che il disabile può ottenere la personalizzazione del parcheggio a prescindere dal possesso della patente: sarebbe discriminatorio fare distinzioni a seconda del tipo di patologia di cui è affetto il richiedente.
Questo articolo è solo il risultato di un'amministrazione che non chiama in causa le associazioni di categoria e che non sa assolutamente nulla di ciò che significa DISABILITÀ.
Calzante la citazione di Umberto GALIMBERTI : "senza sociale non si può gestire l'handicap" ea SEZZE le politiche sociali sono andate a farsi fottere.

 

Per repliche o smentite contattare il direttore de LA NOTIZIA CONDIVISA

 

I consiglieri comunali del Pd  Sergio Di Raimo e Armando Uscimenti , intervengono sui continui disservizi idrici in città. Non passa giornata che non ci siano disagi in molte zone di Sezze, non passa giornata che l'interruzione del servizio idrico pagato profumatamente dagli utenti setini duri molte e molte ore. I dem attaccano il sindaco Lidano Lucidi e la sua maggioranza, intenta a "farsi selfie nelle festecciole" senza dare nessuna risposta alle esigenze delle città. 

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"È innegabile che il paese abbia spesso avuto problemi legati al servizio di erogazione dell'acqua, sia con il precedente gestore che con l'attuale. Alcuni anni sono stati migliori e alcuni peggiori e il 2023 è uno dei peggiori basti pensare che il disservizio è iniziato già durante i mesi freddi per arrivare all'apice in questi giorni caldi: Intere zone che rimangono senza acqua per oltre un giorno , senza nessuna preventiva comunicazione, che spesso arriva in ritardo, e senza che il capo dell'amministrazione intervenga per far capire cosa succede, cosa si intende fare o cosa si sta già facendo.
Dobbiamo credere alla storia che in questo periodo si preferisce mandare più acqua alle zone balneari a scapito del nostro paese? Dobbiamo continuare a credere che il disservizio sia legato ai lavori sull'impianto sardellane? Dobbiamo accettare tutto il disagio che ciò comporta nella preoccupazione che non si possa fare nulla? Perché chi di dovere non interviene contro questo continuo disservizio? Perché chi di dovere non incontra Sua Eccellenza il Prefetto per denunciare questa triste e pericolosa situazione? O ci si vuole nascondere dietro la solita frase puerile che anche prima era cosi? Tutti tacciono, sembra non sia un loro problema e invece lo è eccome se lo è. Oggi governano ed hanno vinto facendo credere che quelli di prima abbiano governato male, ma non ci pare che stiano facendo meglio, anzi ci pare tutto veramente peggiorato, e le festicciole ei selfi vanno bene solo se nel contempo si é migliorata la vivibilità del paese, ma così non è. Quindi, si chieda subito un incontro con la prefettura per dare soluzione al problema e nel contempo si rendano edotti i cittadini che hanno il sacrosanto diritto di sapere".

Per repliche o smentite scrivere al direttore de LA NOTIZIA CONDIVISA

 

 

 

E’ necessaria e urgente una ordinanza sindacale di igiene e salute pubblica. Lo stato in cui versa il parco della Rimembranza è vergognoso. Mai così! Il degrado e il rischio per chi frequenta il Monumento è alto. Gettate a terra bottiglie di vetro, alluminio, carta igienica, profilattici. Alcune zone del Parco sono diventate una latrina con escrementi umani in bella vista. Nel Parco ci sono bimbi che giocano. Cosa bisogna aspettare? Paolo Di Capua, portavoce del Comitato 286, ha protocollato una richiesta indirizza al sindaco Lidano Lucidi affinché emetta immediatamente una ordinanza e faccia bonificare tutta l’area. “Nel Parco già da oltre un mese – scrive – ho evidenziato il degrado ambientale esistente, perpetrati comportamenti irrispettosi, dissacranti e offensivi”.

 

 

Sono stati giorni ricchi di novità di calciomercato per la Vis Sezze che si appresta ad iniziare  la preparazione precampionato con all’attivo cinque nuovi acquisti.  Due i rinforzi ufficializzati in difesa con Giulio Di Razza, terzino sinistro all’occorrenza adattabile anche come centrale, che nonostante la giovane età (classe 2002), è già alla sua quarta partecipazione al campionato d’Eccellenza. “Sono molto contento e motivato nell’affrontare una nuova esperienza con la Vis Sezze - ha dichiarato Di Razza - fin da subito mi sono sentito stimolato nel voler fare bene in questa nuova piazza. Gli obbiettivi personali e di gruppo sono senz’altro di pari passo, con sacrificio e dedizione sono sicuro che potremmo toglierci molte soddisfazioni”. 
 
Caratteristiche diverse invece per la seconda new entry del reparto, Giovanni Savo, approdato in rossoblù dal COS Latina, 19enne di prospettiva molto duttile, pronto a mettersi a servizio di Mister Giannone per crescere e aiutare la squadra. “Sono intenzionato a dare il massimo per imparare il più possibile e fare tesoro di questa esperienza - ha spiegato Savo - l’obiettivo è fare bene e riuscire a ritagliarmi il mio spazio in difesa”. 
 
Completato anche il centrocampo con gli arrivi di Mattia Saccoccio e Jose Luis Valencia. Il primo, classe 2004, arriva dal campionato di Serie D disputato con la Nocerina, dopo aver militato per due stagioni in Eccellenza con l’Itri. Il 19enne si è detto entusiasta nell’accettare questa nuova sfida “Ho voglia di riscattarmi dopo un anno non semplice, crescere e lottare con la squadra” ha dichiarato ai microfoni della società. Discorso diverso per Valencia, 28enne di origine colombiana, pronto a mettere a disposizione dei rossoblù l’esperienza e la qualità maturate in carriera. Reduce dalla frattura del legamento crociato nel corso dell’ultima stagione con l’Itri, Valencia non sarà subito a disposizione del tecnico Giannone ma dovrebbe recuperare in tempo per gli inizi di ottobre. “Ringrazio la società per avermi dato fiducia nonostante venissi da un brutto infortunio, questo ha fatto la differenza - ha dichiarato il giocatore -  voglio ritornare il prima possibile in campo nella miglior condizione”. 
 
L’ultimo colpo messo a segno finora dalla Vis Sezze è in attacco, con l’arrivo del centravanti David Boham. Il classe 2000 di origine nigeriana ha concluso una stagione molto proficua sotto porta con il Norma, arrivando a segnare 22 gol in 21 presenze. “Sono felice di essere qui, il mio obiettivo è dimostrare alla società e a coloro che hanno creduto in me che hanno fatto la scelta giusta” ha dichiarato Boham.
 
Un bilancio positivo dunque quello del calciomercato estivo della Vis Sezze, con tante conferme e cinque nuovi innesti mirati e funzionali alle esigenze della squadra, ma il mercato in entrata non è ancora terminato. “Abbiamo selezionato dei giocatori utili al nostro progetto di crescita -  ha spiegato il direttore sportivo della Vis Sezze, Fabrizio Di Emma - sono ragazzi giovani che nel corso della stagione potranno rivelarsi fondamentali. Al momento non resta che occuparsi del reparto portieri ma stiamo lavorando per far in modo di mettere a disposizione del tecnico la rosa completa in tempo per l’inizio del ritiro”. 
 
Ritiro che partirà ufficialmente il prossimo martedì, 1º agosto, data in cui è stato fissato il raduno della squadra presso lo stadio Tasciotti di Sezze dalle 17:30.

 

 

COMUNICATO STAMPA PD DI SEZZE

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Il Partito Democratico di Sezze, riguardo alle assunzioni di dirigenti alla SPL di qualche mese fa, ebbe a dare un giudizio negativo. È indispensabile migliorare i servizi, assumere operatori eventualmente e valorizzare il personale interno, non altro.
Quanto avvenuto in questi giorni dimostra la bontà delle posizioni espresse dal PD e l'inadeguatezza delle scelte dell'attuale amministrazione.
Gli incontri di quartiere promossi per sensibilizzare e spiegare la raccolta differenziata si sono rivelati un flop. Evidentemente non basta una locandina, occorre uscire dal tranquillo confort del palazzo, creare le condizioni per la partecipazione e soprattutto fare affidamento sugli operatori che quotidianamente, con il freddo e con il caldo asfissiante, stanno sul territorio e interloquiscono con i cittadini.
Il volantino informativo ei manifesti con cui viene comunicata la rimodulazione dei conferimenti dei rifiuti nemmeno portano la data di inizio delle nuove modalità di raccolta porta a porta. Una vista? Superficialità? Altro? Certamente è una scelta che ingenera confusione e farà aumentare i rifiuti accumulati per strada, il degrado del centro storico, dei parchi pubblici, sporchi e ritrovo per bivacchi.
È il degrado che avanza. 

Sabato, 29 Luglio 2023 18:30

La scelta di Jakub Jankto

Scritto da

 

 

"Ciao, sono Jakub Jankto. Come tutti gli altri, ho i miei punti di forza. Ho le mie debolezze. Ho una famiglia. Ho i miei amici. Ho un lavoro che lo svolgo come meglio posso, da anni, con serietà, professionalità e passione. Come tutti gli altri, anche io voglio vivere la mia vita in libertà. Senza paure. Senza pregiudizi. Senza violenza. Ma con amore. Sono omosessuale e non voglio più nascondermi".
 
Nel febbraio scorso Jakub Jankto, calciatore ceco, in forza allo Sparta Praga, squadra della sua città natale, dopo aver militato in Italia nell’Ascoli, nell’Udinese e nella Sampdoria, punto di forza del centrocampo della nazionale della Repubblica Ceca, ha postato un bellissimo video su Instagram e, in pochi secondi, ha squarciato il velo di decenni di ipocrisia del mondo del calcio. Se in generale non è facile fare coming out, ancor più lo è nell’ambiente calcistico. Tuttavia Jakub Jankto lo ha fatto in modo naturale. A 27 anni ha deciso di non voler più farsi carico, restando in silenzio, di sofferenze e discriminazioni.
 
Quella che dovrebbe essere semplicemente una non notizia, ha occupato le pagine dei giornali. L’aspetto positivo è che la sua dichiarazione, al netto degli insulti dei soliti odiatori da tastiera, ha incassato il sostegno dei colleghi calciatori, dei più importanti club europei e dell’Uefa. Si tratta di un fatto importante dato che per decenni il calcio ha incoraggiato e tollerato, più o meno inconsapevolmente, comportamenti omofobi, discriminatori e razzisti e da più parti si continua ancora a farlo purtroppo.
 
Nelle ultime settimane in Italia questa non notizia è tornata al centro dell’attenzione per il trasferimento nel Cagliari del centrocampista ceco, che saluta la Liga e torna nella nostra Serie A con un contratto di due anni, un milione di ingaggio compresi i bonus, e l’opzione di rinnovo per un’altra stagione.
 
Al di là di questi aspetti tecnici ed economici ad assumere rilevanza è quanto Jakub Jankto rappresenta: è il primo calciatore omosessuale dichiarato a giocare nel nostro campionato. In una situazione di normalità la sua omosessualità dovrebbe essere un dettaglio irrilevante, ma diventa fondamentale per il fatto che l’orientamento sessuale non è considerato ancora un aspetto normale della persona, da nemmeno specificare. Affermare che ad un uomo piacciono gli uomini è così una sfida ai pregiudizi e alla cultura omofoba dominante in generale e nello specifico nel calcio professionistico maschile, dove sono pochi i precedenti del genere e nessun calciatore, a tale livello e in attività, ha mai parlato apertamente della propria omosessualità.
 
Razzismo, intolleranza e altre forme di violenza sono problemi radicati in tutte le discipline sportive ma soprattutto toccano il calcio, sport di massa per eccellenza. Basta entrare in qualunque stadio o campo di gioco, dal calcetto con gli amici alla Serie A, per accorgersi che rappresentano spesso delle zone franche, dei luoghi esenti da molte norme che regolano l’ordinario funzionamento della nostra società ed è anche per questo che è molto difficile promuovere reazioni e risposte adeguate. L’arretratezza culturale del mondo del calcio emerge nei vari rapporti dell’AIC, nei quali i casi di omofobia non vengono neppure citati, anche se ovviamente esistono. Non è casuale che in Italia non si conoscono calciatori professionisti omosessuali dichiarati nonostante siano coinvolti circa 7 mila atleti. Le azioni positive promosse per superare discriminazioni e pregiudizi all’interno della nostra società non sono finora riuscite ad abbattere il muro e a penetrare nel mondo del calcio, che rimane uno degli ultimi grandi settori sociali in cui prevale un retaggio culturale anacronistico e un rifiuto implicito dell’omosessualità. Invero il problema riguarda solo il calcio maschile, dato che in quello femminile le calciatrici vivono liberamente e pubblicamente la loro sessualità.
 
La scelta di Jakub Jankto potrebbe segnare un punto di svolta e aprire finalmente al riconoscimento di una libertà sinora negata a migliaia di atleti da atteggiamenti prevaricatori e apertamente omofobi. Tuttavia, a giudicare da reazioni e commenti provenienti da più parti e soprattutto da parte dei rappresentanti delle istituzioni, c’è da essere sconfortati.
 
Il Ministro per i Giovani e lo Sport, appresa la notizia del suo trasferimento in Italia, ha ritenuto di intervenire sulla scelta di Jakub Jankto, regalandoci una perla di straordinario valore culturale, sociale e sportivo. Ha definito ancora una volta l’omosessualità una scelta personale che evidentemente implica, a rigor di logica e di vocabolario, la possibilità di scegliere diversamente. Insomma l’orientamento sessuale non sarebbe un aspetto essenziale e qualificante la persona, non siamo di fronte ad una questione di diritti fondamentali e al necessario rispetto che ognuno di noi dovrebbe riservare all’altro. Il Ministro ha sostenuto di rispettare la scelta del calciatore, ma non gli piace proprio che ne abbia parlato. A suo giudizio sarebbe un’ostentazione. D’altra parte come dargli torto: quando lui ha assunto la carica di ministro non ha specificato di essere eterosessuale perché non è una persona che ostenta…. Al di là del fatto che il Ministro farebbe buona cosa a preoccuparsi di rilanciare lo sport per tutti in un Paese in cui da anni mancano le strutture e c’è difficoltà di accedervi per le famiglie meno ricche, non si comprende perché secondo lui dichiarare il proprio orientamento sessuale significherebbe ostentare. Non pensa Abodi che un ambiente con grandi sacche di omofobia, come è quello del calcio, avrebbe bisogno di altri messaggi da lanciare e soprattutto dovrebbe mostrare rispetto per tutte le persone come il suo ruolo da ministro gli imporrebbe? 
 
Purtroppo è l’ennesimo segnale della cultura politica omofoba e retrograda che permea il Governo, il cui posizionamento in termini di tutela dei diritti sembra segnare dei significativi passi indietro, se non proprio mirare ad una cancellazione sostanziale delle conquiste di progresso e civiltà di questi ultimi anni.
 
La verità è che solo quando non saremo più costretti a definire scelte come quella di Jakub Jankto “gesti di coraggio” sarà un giorno importante per il nostro Paese.

 

 

È nel segno della continuità che la Vis Sezze si appresta ad inaugurare la nuova stagione sportiva 2023-2024 nel campionato di Eccellenza. Tante le conferme in casa Vis, a partire dal tecnico, Rocco Giannone, a cui la società ha deciso di ribadire massima fiducia, anche in virtù dei risultati incoraggianti raccolti sul campo la scorsa stagione. Confermato quasi in blocco anche il resto dello staff al seguito di Mister Giannone, con Cesare Turchini nel ruolo di vice-allenatore, Mauro Stirpe incaricato della preparazione atletica e Ulisse Rapone e il Dott. Francesco Aiuti a completare lo staff sanitario. La sola  novità nel reparto tecnico è il ritorno in casa rossoblù di Mirko Corsi, nuovo responsabile della preparazione dei portieri. 
 
Si prosegue nella direzione della continuità del percorso intrapreso la scorsa stagione anche per quanto riguarda i componenti della rosa, con Roberto Cenci confermato tra i pali, Giovanni di Trapano, Alessandro Ranellucci, Marco Cecconi, Riccardo Caiola, Simone De Paolis e Lorenzo Santoro per il reparto difensivo. 
A centrocampo si continuerà con Matteo Compagno, Paulo Pereira, Alban Haxhi, Andrea Screti, Davide Palluzzi, Diego Marchetti, Matteo Giovannola e Alessio Colizzi e infine, sul fronte attaccanti, fiducia confermata anche per Edoardo Onorato, Vincenzo Compagnone, Diego Palluzzi, Alessandro Vanini, David Mihalache, Lorenzo Anastasia e Lorenzo Marongiu. 
 
L’organico della Vis Sezze si arricchisce inoltre di due baby-talenti coltivati in casa. Mirko Stabile e Manuel Cacciotti, entrambi classe 2006, saranno infatti promossi dalle giovanili in prima squadra alla corte di Mister Rocco Giannone. 
 
“Ripartiamo da quanto di buono è stato fatto soprattutto nella seconda parte della passata stagione - ha dichiarato il Presidente della Vis Sezze, Marco Gaeta - La campagna di rafforzamento invernale e l’ottimo lavoro svolto dal tecnico e dalla squadra ci avevano infatti consentito di disputare una seconda metà di campionato con risultati incoraggianti. Per questo - ha proseguito Gaeta - abbiamo deciso di rinnovare la nostra fiducia alla solida base costruita lo scorso anno, aggiungendo in maniera molto mirata dei nuovi acquisti che saranno ufficializzati nei prossimi giorni, saranno innesti funzionali alle idee dell’allenatore e agli obiettivi che la società intende perseguire”.
 
Il Vangelo aperto e la bandiera della pace poggiati sulla bara, due simboli potenti che riassumono la vita di Mons. Luigi Bettazzi, profeta di pace e di dialogo, uomo del coraggio, protagonista della Chiesa in uscita in comunione con Papa Francesco.
 
Luigi Bettazzi, nato a Treviso il 26 novembre 1923, è tornato nella Casa del Padre il 16 luglio 2023. Ordinato sacerdote a ventitré anni, si laureò in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana e in Filosofia all'Università degli Studi Alma Mater di Bologna, dove per alcuni anni fu vescovo ausiliare del cardinale Giacomo Lercaro, uno dei quattro moderatori e figura chiave del Concilio Vaticano II, accanto al quale partecipò a tre sessioni. Il 16 novembre 1965, pochi giorni prima della chiusura del Concilio, celebrò l'Eucarestia nelle Catacombe di Domitilla, al termine della quale, in radicale adesione allo spirito evangelico, firmò con 42 padri conciliari, soprattutto latinoamericani, il famoso Patto con cui si esortavano i “ fratelli nell'Episcopato ” a condurre una “ vita di povertà” ea realizzare una Chiesa “ serva e povera ”, come suggerito da Giovanni XXIII. Luigi Bettazzi fu l'unico presule italiano presente. In seguito al Patto aderirono Paolo VI° e altri 500 vescovi. Gli elementi fondamentali del documento erano l'attenzione ai poveri, la necessità che i pastori della Chiesa vivessero in semplicità e povertà e fossero vicini agli ultimi e ai lavoratori manuali, a quanti soffrono e sono in difficoltà, invertendo la tendenza consolidata di una vicinanza invece ai ricchi e ai potenti.
 
Nel 1966, al termine del Concilio, Paolo VI° lo nominò Vescovo della Diocesi di Ivrea, dove rimase fino al 1999 come titolare e, dopo la rinuncia per raggiunti limiti di età, come emerito. Nel 1968 venne eletto presidente della sezione italiana e nel 1978 presidente internazionale del movimento Pax Christi, distinguendosi per le prese di posizione e per le iniziative contro la guerra. Nel 1992 partecipò alla marcia della pace, camminando con don Tonino Bello e ad altri 500 aderenti ai Beati i costruttori di Pace e Pax Christi, per le strade di una Sarajevo semidistrutta dalla guerra civile che stava tormentando la Bosnia ed Erzegovina. Il coraggio e la radicalità evangelica che lo animavano emerse in particolare nel 1978 quando si offrì con altri due vescovi, Clemente Riva e Alberto Ablondi,
 
Sostenitore convinto del Concilio Vaticano II ebbe ad affermare: “ Ho sempre ripetuto, anche in tempi di difficoltà, che indietro non si tornava. Oggi è venuto il momento di realizzare pienamente la rivoluzione copernicana contenuta nella Gaudium et spes (non l'umanità per la Chiesa, ma la Chiesa per l'umanità) e quella della Lumen gentium (non i fedeli per la gerarchia, ma la gerarchia per i fedeli)…… Costituzioni che ancora oggi stentano ad affermarsi. Mentre le altre due: il primato della Parola di Dio, esplicitato nella Dei Verbum, e la riforma liturgica, che, grazie alla Sacrosanctum concilium, è più partecipata di un tempo, sono riuscite” . Interrogato se ritenuto necessario per la Chiesa un Concilio Vaticano III rispondeva: “No. Credo semmai che vada attuato pienamente il Vaticano II. Non vorrei che un Vaticano III finisse con l'essere programmato per chiudere le aperture fin qui fatte ”.
 
La fede grande e profonda lo faceva essere un uomo aperto al dialogo e al confronto con le diverse realtà sociali, culturali e politiche, dall'allora segretario della Democrazia Cristiana Benigno Zaccagnini al segretario del Partito Comunista Italiano, Enrico Berlinguer. A quest'ultimo indirizzò una lettera aperta, ripresa dai principali quotidiani dell'epoca in cui scriveva: “Le sembrerà forse singolare, tanto più dopo le ripetute dichiarazioni dei Vescovi italiani, che uno di loro scriva una lettera, sia pure aperta, al Segretario di un partito, come il Suo, che professa pubblicizza l'ideologia marxista, evidentemente inconciliabile con la fede cristiana. Eppure, mi sembra che anche questa lettera non si discosti dalla comune preoccupazione per un avvenire dell'Italia più cristiano e più umano…… È per amore di dialogo che ora mi rivolgo a Lei, e in Lei a tutti coloro che hanno responsabilità nel Suo partito, e in generale a tutti coloro che vi hanno dato adesione, soprattutto col voto. Forse non ci si domanda abbastanza, nel «mondo borghese» e in molta parte del nostro «mondo cattolico», il perché di questo vostro successo, preoccupati, come siamo naturalmente, di ricordare la vostra ispirazione marxista, che da una parte si collega con il materialismo e l'ateismo e dall'altra si è troppo spesso aperta a dittature ea violenze, anche antireligiose……. Eppure, mi sembra essere e doveroso, per un Vescovo, aprirsi al dialogo, interessandosi in qualche modo perché si realizzi la giustizia e cresca una più autentica solidarietà tra gli uomini. Il Vangelo, che il Vescovo è chiamato ad annunciare, non costituisce un'alternativa, tanto meno una contrapposizione alla «liberazione» dell'uomo, ma ne dovrebbe avere l'ispirazione e l'anima. Gesù stesso, quando si presentò ai suoi contemporanei, lo fece con le parole dell'antico profeta, affermando di essere mandato «ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,”. Venne aspramente critico per questo scambio di idee, rimasto però un passaggio importante per la cultura politica italiana, segno concreto della possibilità, anzi della necessità di ascoltarsi e comprendersi nonostante le diversità di valori e riferimenti culturali.
 
Luigi Bettazzi è stato un uomo di Dio, il quale non ha parlato solo di pace, ma ha cercato di promuoverla. Lo scorso 3 ottobre 2022 ha tenuto uno straordinario discorso alla Veglia per la pace a Bologna sulla tragedia in Ucraina, proponendo una analisi e una riflessione sulla guerra in contrasto col mainstream dei media e di grandissima parte della politica italiana ed europea, a sostegno delle posizioni pacifiste che accomunano tanta parte dei laici e dei cattolici del nostro Paese.
 
L'attenzione incessante ai “ segni dei tempi ” e l'impegno infaticabile per il disarmo, i diritti dei popoli oppressi, la nonviolenza, scaturivano dalla personalità che una spiritualità, per essere “ umana ”, deve realizzarsi nel concreto della vita, incarnarsi nella storia. Con Luigi Bettazzi se ne va non solo l'ultimo vescovo italiano che partecipò al Concilio Vaticano II, ma soprattutto un testimone straordinario di una Chiesa radicalmente e autenticamente evangelica.

 

 

 

Giorgia Luccone, cantante, e Riccardo Romano (in arte Roman Meister), mix engineer e già produttore di diverse hit di successo, entrambi setini classe 91, tornano insieme per la cover di una canzone simbolo della musica italiana. Nel corso degli anni Giorgia si è proposta in continua evoluzione tanto da non restare mai attaccata ad un genere musicale che potesse trattenerla, mantenendo sempre e solo due costanti: la verve che la contraddistingue sin dagli esordi e un certo bisogno di comunicare sfacciatamente. È per questo che, dopo l'apprezzato esperimento su “Amandoti”, la cantante è tornata da Roman Meister per affidargli la produzione di una rivisitazione della celebre “Acida”, dei Prozac+.

«Lavoro meticolosamente sul mio stile e non sul mio genere» afferma la cantante che, consapevole di quello che musicalmente le sta succedendo, sceglie una canzone punk rock per volgere lo sguardo a una sonorità elettronica che strizza l'occhio al rap e finisce nella techno dance. «E' così che funziona: quando condividi un brano con la gente è già andata, è il momento di guardare oltre. Spero che questa canzone inizi a far ballare perché già mi vedo andare più in fondo».

L'uscita del brano è accompagnata da un videoclip che Giorgia, coerentemente con un approccio laico e non moralista alla musica, racconta come «un viaggio strano che scorre davanti all'occhio interiore di una persona che cerca emozioni forti, in up o in down che siano».

Il videoclip incontra la regia di Vincenzo Persi, le riprese di Luca Faustinella e la partecipazione dell'attore Silvio Pennini, di Alice Sofia Senise e di Giulia Terella. Le chitarre sono state registrate da Mattia Balestrieri e il make up è stato realizzato da Alice Piccaro.

 

Link al video: https://www.youtube.com/watch?v=_550Me2Yxcc

 

 

Un mare di bottiglie di vetro è stato raccolto all’interno del Parco della Rimembranza di Sezze. Non solo bottiglie di birra e alcool ma tanta immondizia, lattine, cartaccia ed altro. Un degrado totale, una vergogna perché ancora una volta un luogo sacro e inviolabile è diventato una discarica a cielo aperto, dove si bivacca fino a tarda notte. La denuncia è di Paolo Di Capua, portavoce del Comitato 286, pronto a raccogliere firme e fondi per realizzare cancelli di chiusura per il Monumento di Sezze.  “Sono rimasto profondamente turbato per uno spettacolo bruttissimo e indecoroso. Il mio senso civico  - aggiunge Di Capua – mi spinge ad invitare l’amministrazione comunale a porre in essere azione di divieto di consumo di bevande alcoliche e a chiedere che vengano installati cartelli di tale divieto a tutela e salvaguardia del monumento dedicato ai caduti in guerra ”. Il comitato 286 inoltre presenterà domanda per mettere a dimore piantine ornamentali alla base del milite ignoto.

 

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