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 Comunicato Stampa

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Torna uno degli appuntamenti più attesi della primavera pontina: la Sagra del Carciofo di Sezze, giunta quest’anno alla sua 54esima edizione, si svolgerà sabato 12 e domenica 13 aprile 2025, trasformando il centro storico del paese in un grande palcoscenico di sapori, cultura, musica e innovazione. Anche quest’anno, Sezze celebra il suo prodotto simbolo, il carciofo, con un programma ricco di eventi enogastronomici, spettacoli, laboratori, concerti e iniziative culturali pensate per coinvolgere tutte le generazioni.

“La Sagra è un’occasione per rafforzare la nostra economia delle relazioni – dichiara Lola Fernandez, assessore alle Attività Produttive del Comune di Sezze – È molto più di un evento gastronomico: è un ecosistema in cui pubblico e privato, agricoltori e innovatori, comunità locale e visitatori dialogano e costruiscono visioni comuni. Stiamo lavorando da anni per rendere questa manifestazione sempre più strategica, e dal 2022 abbiamo intrapreso un percorso di rinnovamento continuo, in cui ogni edizione rappresenta un passo in avanti. Abbiamo rafforzato le sinergie con altri Comuni del territorio, creando reti e collaborazioni che vanno oltre l’evento stesso. In questo quadro, il progetto Demolab del NexTown Challenge II gioca un ruolo fondamentale: è un laboratorio permanente di idee e buone pratiche dove si incrociano innovazione tecnologica e tradizione agricola, offrendo uno spazio concreto ai giovani talenti da coltivare, non solo del settore agricolo, ma anche dell’artigianato, del design e dell’imprenditoria sostenibile. Un altro elemento centrale è la valorizzazione della filiera agroalimentare locale, che grazie alla Sagra ha visto un reale impulso: le aziende agricole coinvolte sono aumentate negli ultimi anni, non solo in numero, ma anche in qualità e varietà di offerta. Questo testimonia la fiducia nel nostro progetto e nel suo impatto sul territorio. Come ogni anno, confermiamo con orgoglio il Premio Vittorio Del Duca per lo stand più bello, che rappresenta non solo una tradizione ma anche un incentivo a puntare sull’estetica, sull’identità e sull’originalità delle nostre esposizioni. Guardiamo alla Sagra come a un laboratorio di progettazione futura, dove si costruiscono partenariati, si sperimentano nuove idee e si creano le basi per un’agricoltura e un turismo sostenibile, integrato, dinamico. Questo è il nostro impegno, e lo sarà anche per le prossime edizioni”.

“Il carciofo è molto più di un prodotto agricolo per Sezze: è il simbolo di un’identità collettiva – afferma Michela Capuccilli, vicesindaco e assessore alla Cultura – La nostra è una comunità che si riconosce nella tradizione, ma ha saputo fare della sua memoria uno strumento per innovare. Il valore culturale della Sagra è enorme: non solo per la sua storia, ma per la capacità di coinvolgere le persone, in particolare le associazioni locali, che da anni rappresentano l’anima più autentica della nostra città. Sono loro, con la loro costanza e i loro principi, a garantire coerenza, creatività e passione. Ma ciò che rende questa manifestazione unica è che è tutto il paese a mobilitarsi: centinaia di famiglie si mettono a disposizione, ospitano, cucinano, decorano, animano gli angoli del centro storico con cura e dedizione. È un movimento collettivo, dove il senso di appartenenza si respira in ogni strada, in ogni vicolo. Per quest’edizione abbiamo voluto puntare fortemente anche sui giovani, dedicando loro uno spazio speciale con due giorni di concertoni al Parco della Rimembranza, che ospiterà artisti emergenti e nomi noti della scena musicale, in una cornice sicura e coinvolgente. L’obiettivo è duplice: offrire occasioni di intrattenimento di qualità e creare un ponte generazionale tra chi porta avanti la tradizione e chi la vivrà nel futuro con uno sguardo nuovo. Sezze è un laboratorio vivente dove la cultura si fa motore di sviluppo e coesione sociale”.

 

 

 Ecco perché lo stillicidio della mancanza dell’acqua e le bollette sono così care; in Italia gli acquedotti disperdono il 40% dell’acqua che trasportano…Frosinone con punte al 70% e Latina nella scia. Ma non c’è stato un referendum popolare che ha decretato l’acqua deve essere pubblica? Purtroppo, non è andata così, oggi tutti i comuni si trovano a fare i conti con le cosiddette partecipate, le quali stentano a fare investimenti e tariffe calmierate pur avendo degli utili alti ( Acqua latina , chiude il bilancio del 2023, con un utile di 7,3 milioni e 11,2 sul bilancio 2024 ), ma le perdite dell’acqua le pagano le famiglie, i Sindaci debbono incalzare Acqualatina per investire più sulle condotte, nuova tecnologia e abbattimento delle tariffe, anziché fare utili …non basta votare contro il bilancio.

I motivi del triste primato è da ricondurre ad un buco nero che per circa un trentennio ha avvolto la rete idrica. Pochissimi investimenti, lavori di manutenzione ordinaria ridotti al minimo e quasi nessuno di ammodernamento. Questo fenomeno non ha una spiegazione univoca. Alcune analisi lo riconducono alle difficoltà economiche del nostro paese, alle crisi fiscali e del debito, a una gestione frammentata del servizio idrico locali, regionali e nazionali con competenze spesso sovrapposte tra i vari livelli di competenza. Fatto sta che a partire dai primi anni Ottanta e fino agli anni Dieci del nuovo millennio gli acquedotti italiani sono rimasti immobili e il tempo non è stato galantuomo. Ancora oggi, secondo l’ISTAT, le reti idriche italiane pagano lo scotto di quegli anni di immobilismo. Molte di esse sono state costruite più di cinquanta anni fa e hanno subito scarsi interventi di manutenzione e ammodernamento. Il problema non è solo che le condutture sono vecchie e malmesse, ma che l’assenza di Sensori rende molto complicato determinare dove avvengono le perdite e quindi intervenire in maniera mirata: si interviene “quando” arriva la telefonata del cittadino.

Mediamente le perdite più alte per chilometro di rete avvengono nei centri urbani, dove c’è un numero maggiore di deviazioni dalla conduttura principale, la pressione dell’acqua è maggiore e la rete è più capillare e complessa. Si dice che le cose stanno cambiando, ma per le cosiddette “partecipate” servono investimenti pubblici. Con l’istituzione dell’Autorità di Regolazione per l’Energia Reti e Ambiente (ARERA) nel 2011 e con la crescente attenzione ai problemi delle perdite e dell’efficienza delle reti, sono stati fatti progressi per cercare di invertire la tendenza. Tuttavia, il divario creato dai tre decenni di scarso investimento richiede sforzi massicci e continui per essere colmato. Oggi, anche grazie all’Europa e al PNRR si possono ridurre queste gravi inefficienze che ci porti in linea con gli standard dei paesi industrializzati. Secondo la banca mondiale, le perdite idriche nelle reti dei paesi ad alto reddito nel mondo si aggirano tra il 10 e il 20%. In Italia il dato è del 40%. Due quinti dell’acqua immessa nella rete finisce nel terreno prima di raggiungere i consumatori finali. La Regione Lazio ha una perdita che in molti casi supera il 50% e ironia della sorte Frosinone e Latina sono i fanalini di coda con le loro perdite che arrivano fino al 70%. Ecco, AcquaLatina ... A quando una tranquillità all’erogazione dell’acqua e si metta fine allo stillicidio settimanale per la mancanza del bene prezioso e una tariffa più economica per le famiglie? E’ ora che i nostri sindaci si diano una mossa a tutela delle famiglie e non sempre schierati a favore della partecipata.

 

Comunicato stampa Sindaco di Sezze Lidano Lucidi

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Si è consumata una profonda spaccatura durante l’assemblea dei soci di Acqualatina, convocata per l’approvazione del bilancio societario. Tra le voci più critiche emerse nel corso dell’incontro, quella del Sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, che ha confermato con fermezza il proprio voto contrario, in linea con le posizioni già espresse in precedenti occasioni. «Coerentemente con la linea avuta fin dall’inizio, ho votato contro il bilancio di Acqualatina», ha dichiarato il primo cittadino al termine dell’assemblea, sottolineando come da appena insediato segnali con insistenza gravi criticità nella gestione finanziaria e operativa dell’azienda. «Ho sempre cercato di porre l’attenzione su problemi concreti, ricevendo però spesso risposte evasive o, peggio ancora, un silenzio che lascia spazio a preoccupazioni sempre più fondate». Secondo il Sindaco Lucidi, i numeri contenuti nel bilancio non rappresentano soltanto un indicatore economico, ma riflettono uno stato di difficoltà strutturale che potrebbe compromettere la corretta gestione finanziaria della società con conseguenti problemi sull’erogazione di un servizio essenziale per la comunità. «Gli errori di gestione non possono ricadere sulle spalle dei cittadini e dei contribuenti. La società, come da sua stessa ammissione, ha grandi difficoltà finanziarie e sono fortemente preoccupato anche per i lavori di ordinaria manutenzione. Le conseguenze sono evidenti: in molte zone, soprattutto durante l’estate, i rubinetti restano a secco, con disagi pesantissimi per le famiglie». Lucidi ha sottolineato che da luglio 2024 ad oggi ci sono state diverse comunicazioni di Acqualatina nelle quali si paventava il rischio di una procedura di riequilibrio finanziario se non ci fosse stato o un aumento delle tariffe di quasi dieci punti percentuali, oppure un intervento diretto degli enti locali, fatto questo ribadito come ineludibile anche nella nota integrativa del bilancio appena approvato. “Dopo le lettere inviate la scorsa estate – ha spiegato ancora il sindaco di Sezze – ci saremmo aspettati un confronto maggiore sulle criticità evidenziate, con aggiornamenti almeno trimestrali. Così non è stato e ce ne rammarichiamo, ma sono sicuro che la nuova Amministratrice Delegata Patrizia Vasta a cui auguro buon lavoro e che ha ben esordito nel cercare un coinvolgimento degli azionisti pubblici, possa aprire una nuova fase di confronto che ci potrà permettere di avere un quadro più chiaro, con l’estate ormai alle porte. Come amministrazione comunale siamo sempre disponibili a trovare soluzioni condivise per il bene di tutta la comunità provinciale tenendo ben presente che perdite idriche ben oltre il 70% sono inaccettabili in un paese civile e moderno”. Il Comune di Sezze, ha assicurato il Sindaco, continuerà a vigilare con attenzione e determinazione sulla situazione di Acqualatina, portando avanti tutte le azioni necessarie per tutelare gli interessi della propria comunità.

 

 

Nell’ambito della mostra “Res Rustica. Agricoltura dei Monti Lepini nel tempo”, in programma presso la Casa del Combattente di Latina dal 9 al  17 aprile, lo scrittore Roberto Campagna presenterà, martedì 15 aprile alle 18, il libro “Se non è zuppa, è pan bagnato”. Oltre all’autore, interverranno Tommaso Iacoacci, esperto di enogastronomia del territorio, Roberto Perticaroli, responsabile Slow Food Travel Monti Lepini, Alessandro Di Norma, giornalista e fotografo,  e Quirino Briganti, presidente della Compagnia dei Lepini.  A unire la cucina dei Monti Lepini e dell’Agro Pontino, comprese le isole, sono le zuppe. Zuppe a cui la Compagnia dei Lepini ha dedicato la ricerca prevista nel progetto con cui è stata realizzata la stessa  mostra. Ricerca che è poi diventata un libro, pubblicato da Nuove Edizioni Aldine. Sono diciotto le zuppe “principali” descritte; altre vengono citate o raccontate. Da precisare che in alcuni casi non si tratta di vere e proprie zuppe, ma come recita lo stesso titolo del libro: “Se non è zuppa, è pan bagnato”.  “Tale pubblicazione - ha scritto nella presentazione della ricerca Quirino Briganti, presidente dalla Compagnia dei Lepini - è unica nel suo genere perché analizza usi e costumi, storie ed aneddoti che tratteggiano uno spaccato di vita perduta nei secoli ma che riemerge in sapienti pietanze e in sapori d’altri tempi. Per parafrasare l’autore, il cibo è ricordo e quando mangiamo pietanze così peculiari degustiamo anche le storie che portano dentro”. Le zuppe sono nate contro lo spreco, considerato in passato un vero e proprio orrore. Sono nate per non buttare via il pane raffermo. Ma anche per meglio sfruttare un alimento. Per esempio, la “bazzoffia” fu creata per utilizzare la “carciofella”, una via di mezzo tra il “cimarolo” e il carciofino. In pratica, non essendo possibile né cucinarla nei tradizionali modi perché non è più un carciofo né conservarla come avviene per carciofini, venne impiegata nella preparazione di questa zuppa, le cui origini sono contese da Sezze e Priverno. E tale contesa, così come altre dispute, caratterizza la storia di questi due paesi dei Monti Lepini. Se questa è una rivendicazione fatta da ambo le parti solo a parole, in quella fra la stessa Sezze e Roccagorga sulla “arrapagacornuti” o “rappracornuti” ci sono i fatti a parlare. E i fatti farebbero pendere la bilancia dalla parte di Roccagorga perché in passato, e per molti anni, i suoi abitanti hanno organizzato la “Sfilata dei cornuti” in cui venivano festeggiati i mariti traditi. E questa zuppa prende proprio il nome dal modo in cui questi mariti venivano “rabboniti”, “placati” dalle mogli. La zuppa di lenticchie di Ventotene invece è legata, per certi versi, al confinato politico. Probabilmente Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Altiero Spinelli festeggiarono il progetto del Movimento Federalista Europeo con una bella mangiata di tale zuppa. Mentre la zuppa di pesce custodisce un passato di miseria: a Terracina le massaie, quando il pescato, per un motivo o per un altro, scarseggiava, la preparavano con i sassolini che raccoglievano lungo la spiaggia. Infine la “panada friulana” e la zuppa di fagioli “alla veneta” testimoniano l’arrivo in Agro Pontino delle popolazioni dell’Altitalia ai tempi della Bonifica. Per ognuna delle diciotto zuppe, oltre a essere state abbinate a un vino del territorio, perlopiù ottenuto con uve di vitigni autoctoni, viene indicato l’olio con cui arricchirla a crudo. Gli oli scelti sono quasi tutti prodotti con olive della cultivar “itrana”, tipica dell’Agro Pontino. Oli dal fruttato medio-intenso, dal tipico sentore di pomodoro verde, con un equilibrio al gusto tra l’amaro e il piccante.                     

 

 

Piccole ma significative iniziative che fanno bene al cuore e ci aiutano a riflettere e a capire. Lo scorso 2 aprile gli alunni della scuola primaria dell’Istituto scolastico I.C. Sezze – Bassiano hanno preso parte ad una manifestazione organizzata dalle docenti di sostegno in occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo. I ragazzi si sono recati presso il Parco della Rimembranza dove sono state lette delle frasi e dei pensieri sulla bellezza della diversità e sull’importanza della relazione d’aiuto. Ogni alunno ha avuto un ruolo fondamentale nella preparazione dei materiali per la ricorrenza, e attraverso attività di laboratorio sono stati pensati e scritti slogan, sui quali ognuno ha poi riportato la propria impronta con colori a tempera. “Siamo fatti di-versi perché siamo poesia” è una delle citazioni che ha fortemente caratterizzato l’iniziativa su cui ogni ragazzo ha espresso i propri pensieri e le proprie esperienze in merito al tema, mostrando grande interesse e partecipazione. L’incontro è terminato con foto ricordo e una piccola merenda collettiva.

Siamo sicuri che l’iniziativa sarà ricordata dai ragazzi e che un piccolo e importante seme sia stato piantato, adesso basta solo annaffiarlo per farlo crescere.

 

Domenica, 06 Aprile 2025 06:15

Mani sporche e pretesa impunità

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Marine Le Pen è stata riconosciuta colpevole da un Tribunale di Parigi di primo grado del reato di appropriazione indebita di fondi europei con conseguente dichiarazione di ineleggibilità per cinque anni, come prevede la legge francese.
 
Mani pulite e testa alta” è stato lo slogan sbandierato fino a poco tempo fa dalla leader dell’estrema destra francese, la quale si è sempre contraddistinta per le parole di fuoco pronunciate per esecrare i comportamenti degli avversari e chiamare a raccolta i cittadini onesti sotto la propria bandiera in una crociata contro la corruzione politica. Oggi, in una sorta di contrappasso, proprio lei che aveva fatto dell’onestà la propria cifra caratterizzante è stata condannata in primo grado per avere le mani sporche, per aver preso i soldi dei cittadini europei ed averli usati anziché per pagare gli assistenti degli europarlamentari del proprio gruppo per una finalità del tutto estranea alla ragione per cui venivano elargiti. Dopo una indagine durata diversi anni, peraltro sollecitata dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode, un organismo investigativo indipendente dell’Ue, finalmente è stato celebrato il processo e si è arrivati alla sentenza, che ha certificato l’esistenza di un “sistema” di appropriazione indebita che, fin dal 2009, ha avuto al centro proprio Marine Le Pen, riguardante i contratti sottoscritti dagli eurodeputati del suo partito, il Rassemblement National, con dodici assistenti parlamentari, contratti risultati fittizi in quanto in realtà questi ultimi lavoravano per il partito in Francia. Infatti gli eurodeputati di riferimento non avevano affidato a quelli che formalmente risultavano essere i propri assistenti nessun compito, alcuni di loro per giunta in tutti questi anni non avevano nemmeno mai messo piede nel Parlamento Europeo. Lo scopo del meccanismo escogitato era di aggirare la legge e appropriarsi delle risorse economiche distraendole per la gestione del partito.
 
Contrariamente a quanto si è cercato e si cerca di far credere dalla propaganda martellante dell’internazionale sovranista, Marine Le Pen e i suoi amici di partito non sono stati processati e condannati per l’attività politica svolta, men che meno i magistrati francesi si sono prestati ad essere la longa manus degli avversari politici dell’estrema destra francese, al solo scopo di colpire Marine Le Pen e intralciarne l’ascesa, impedirle di essere eletta alla presidenza della repubblica alla scadenza del mandato di Emmanuel Macron, ma si sono limitati ad amministrare la giustizia, senza sconti e favoritismi, senza riservare trattamenti di favore ai politici e prescindendo totalmente dagli schieramenti di appartenenza e dalla popolarità personale degli stessi.  
 
La sentenza di condanna di Marine Le Pen e degli altri coimputati ha suscitato la reazione irata dei sovranisti delle diverse declinazioni e così Salvini e Bolsonaro, Orban e Santiago Abascal Conde, Putin e Trump hanno tutti gridato al complotto e al furto di democrazia, hanno ululato che siccome gli avversari politici non riescono a sconfiggerli nelle urne, ci provano con la giustizia. Il paradosso (ma nemmeno tanto a ben vedere) è che gli alfieri del motto “legge ed ordine”, da censori inflessibili di ogni abuso si sono trasformati in paladini dell’illegalità certificata. In realtà gli esponenti di questa destra estremista ed ipocrita, fatta di autocrati o aspiranti tali, intolleranti verso gli altri e cultori di un impressionante lassismo etico verso se stessi e i propri sodali, sono accumunati tutti indistintamente dal sostanziale rifiuto dei principi dello stato di diritto e della separazione dei poteri, fondamenta essenziali del moderno costituzionalismo liberaldemocratico, per cui all’interno dello stato non possono esserci poteri non limitati e la legittimazione popolare non può dar vita a poteri sciolti dall’obbligo che li vincola alla legge e non perdono occasione per manifestare la propria radicale insofferenza nei confronti della magistratura ordinaria e contabile, del dibattito parlamentare, delle Corti Costituzionali, dei Presidenti della Repubblica in caso di repubbliche parlamentari, delle legislazioni sovrannazionali, della libera stampa e così via dicendo. Il loro obiettivo è avere le mani libere, sterilizzare e rimuovere ogni contrappeso istituzionale in forza della legittimazione popolare che, secondo la loro visione distorta della democrazia, li collocherebbe oltre e sopra la legge. Il consenso popolare insomma costituirebbe una consacrazione che renderebbe “legibus soluti” e insindacabili quanti ricoprono cariche elettive.
 
Il punto vero di cui dovremmo prendere finalmente coscienza è che in gioco c’è il futuro delle nostre democrazie e forse persino la loro stessa sopravvivenza, l’equità morale e la giustizia, l’essere considerati veramente tutti uguali innanzi alla legge e il rifiuto categorico di ogni pretesa impunità di singoli esponenti politici e dei partiti e movimenti che guidano e rappresentano. 

 

 

Anche i rifiuti possono essere una risorsa oltre che una opportunità di lavoro, i nuovi giacimenti del terzo millennio (anziché guerre per le terre rare). Gli scarti che produciamo tutti i giorni possono infatti essere riutilizzati direttamente in cucina o negli oggetti d’arredo o nelle campagne. La parola giacimenti non è casuale, le nostre materie prime sono sempre più scarse, mentre i rifiuti che accumuliamo sono tanti…perché non trasformarli in una risorsa?

Si d’obbligo, cominciare a vedere gli scarti non più, come problema ambientale, ma come una opportunità di impresa e di occupazione. Dobbiamo pensare diversamente al concetto di proprietà privata per cercare di estendere la durata di utilizzo di un bene … il riuso del bene. È un tema importante soprattutto nel nostro paese dove ognuno di noi produce 504 kg di rifiuti all’anno con notevoli spese di smaltimento. Creandone meno, ci guadagnerebbero anche le nostre finanze pubbliche e soprattutto toglieremo il business, sempre più in aumento, dalle mani della criminalità organizzata. Sono tante le professioni legate a questo settore. Anche avviare un’attività in proprio può diventare redditizia. Non solo i potenziali clienti sono infiniti (in quanto sia privati che aziende ed enti producono scarti di ogni genere), ma è anche possibile lavorare con diversi materiali come plastica, carta, alluminio, rifiuti elettronici, meccanici e tecnologici, rifiuti organici, scorie pericolose e tanti altri. Infatti sarebbe interessante, anche nei nostri Comuni, sperimentare e far nascere dei modelli business davvero innovativi e convenienti capaci di attrarre e incuriosire anche i consumatori più scettici. Si tratta, in sostanza, di negozi convenzionati, in cui il cliente entra con un certo numero di rifiuti già differenziati (carta, plastica, vetro, alluminio ecc..) e ne esce con olio, pasta, piantine aromatiche o altri generi alimentari, anche biologici. L’imprenditore guadagna grazie alla rivendita dei rifiuti e il consumatore ha in cambio un premio.

In Italia già esiste un format originale per recuperare e riutilizzare i materiali di scarto (pensiamo a tutti gli scarti dei prodotti elettronici), basta che i nostri Comuni si informino per potersi attivare. Rifiuti che vengono trasformati in oggetti e creazioni artistiche, con il recupero della plastica del vetro o quant’altro. Oltre al negozio si possono creare stazioni ecologiche. Si tratta di istallazioni in alcune zone strategiche della città in cui l’ente finale deposita i più disparati materiali e rifiuti, in cambio l’utente riceverà buoni sconto e buoni spesa da utilizzare in punti vendita e supermercati convenzionati, mentre l’imprenditore guadagnerà rivendendo i materiali raccolti. Poi ci potrebbero essere anche istallazioni, che oltre a raccogliere i rifiuti li compattano anche, comprimendo i materiali già all’Interno della stazione.

In Italia il numero di smartphone, ma anche di tablet e altri dispositivi elettronici, è elevatissimo e i rifiuti elettronici sono destinati ad aumentare. Avviare una attività di riciclo e recupero dei materiali elettronici può essere un’idea imprenditoriale. Si potrebbero installare, anche, distributori automatici nei nostri Comuni. L’utente inserisce nella macchina i suoi vecchi apparecchi elettronici e in cambio riceve un corrispettivo in denaro. È chiaro che per realizzare questi progetti c’è bisogno dei Comuni che insieme alla Regione mettano in campo risorse strumenti, strutture e mezzi per costruire progetti e idee anche attraverso la formazione con le imprese e i sindacati di categorie… attivarsi per formare e responsabilizzare le nuove generazioni su temi fondamentali come l’economia circolare e le nuove sfide del futuro formativo e lavorativo.

 

 

Il Comitato “Amici di Francesco Sagnelli” ci sta facendo abituare a ciò che un tempo veniva chiamato senso civico e spirito di appartenenza di una comunità. Ma è pur vero che alle cose belle e giuste non ci si abitua mai e noi non dobbiamo e non vogliamo abituarci affatto. Dopo l’abbellimento per il Natale e per Halloween della rotatoria di Sant'Isidoro, e altre belle e riuscite iniziative, ultima in ordine di tempo la sfilata del Carnevale, il gruppo di Sezze Scalo ha pensato bene di dare un altro tocco d'arte al quartiere con la realizzazione della colomba pasquale, realizzata interamente dall’artista dello scalo Franco Savelli. L’opera, composta di cartapesta e struttura di ferro, include nel suo interno un meccanismo elettronico che permette alla scultura di muovere le ali, rendendola così ancora più straordinaria e suggestiva. Per le festività Pasquali e per l’Aprile Setino ricco di eventi ( tra cui la Sagra del Carciofo e la Passione di Cristo), i turisti che visiteranno la nostra città, passando per Sezze Scalo, avranno quindi un particolare "benvenuto", con una rotonda curata e una scultura pronta a sorprenderli. Magari diranno che "Sezze è bella"... Se la bellezza e la generosità sono contagiose, aspettiamo che anche altri quartieri facciano la propria parte, tutti insieme per la nostra città. Veramente complimenti a tutti.

 

 

 

Cade l’intonaco presso i locali dell'Istituto Comprensivo "Valerio Flacco" di Sezze Scalo, al punto da spingere la dirigente scolastica ad emettere una ordinanza per garantire la sicurezza e l’incolumità degli alunni. Nel dettaglio si tratta di un cedimento di una porzione di intonaco dal soffitto del primo piano, nell'area compresa tra il vano ascensore e i servizi igienici maschili. Recentemente il plesso scolastico è stato oggetto di interventi di manutenzione e messa in sicurezza ma evidentemente occorrono interventi ordinari e di prevenzione. La zona interessata dalla caduta dell’intonaco è stata interdetta così come i servizi igienici adiacenti.

La Dirigente Scolastica chiede massima collaborazione da parte di docenti, studenti e personale per ridurre al minimo i disagi e garantire il rispetto delle disposizioni.

 

Lunedì mattina si sono riunite le commissioni consiliari Attività Produttive e Cultura, Scuola e Sport del Comune di Sezze alla presenza dei consiglieri delle tre liste a supporto del sindaco Lucidi: Federica Lama, Rosetta Zaccheo, Gianluca Lucidi, Orlando Santoro e Federica Pecorilli, insieme al sindaco e agli assessori di riferimento Michela Capuccilli e Lola Fernandez. 

“È una sfida che abbiamo tanto voluto – ha dichiarato la consigliera Lama – visto l’afflusso di persone già dal giorno precedente la Sagra negli ultimi anni. L’evento è diventato un punto di riferimento per il territorio e l’ampliamento ci permetterà di valorizzarlo ancora di più per aumentarne la reputazione e l’impatto sull’economia locale.”
Per la consigliera comunale Zaccheo  l'obiettivo è che la Sagra “diventi sempre piu attrattivo, mantenendo le radici della tradizione ma con uno sguardo ancora più ampio". Il consigliere comunale Lucidi, invece, risponde alla domanda sul programma delle due giornate: "Offriremo per entrambi i giorni lo stesso format tradizionale, con concertone, stand gastronomici, spettacoli folkloristici e tanto altro. Sarà un intero weekend di festa, divertimento e tradizione, con un programma ampio e coinvolgente che renderà l’esperienza ancora più speciale per tutti”. Insomma per i membri della commissione ttività Produttive e Cultura, Scuola e Sport del Comune di Sezze la 54' edizione della Sagra del Carciofo "sarà un evento senza precedenti, con l’impegno di istituzioni, associazioni e cittadini per rendere la Sagra un evento ancora più grande e partecipato. Proprio per questo invitiamo tutti a vivere la Sagra fin dal sabato mattina, immergendosi nell’atmosfera unica dell’evento, tra sapori autentici, musica e tradizione. Sarà un weekend indimenticabile per Sezze e per tutti coloro che vorranno partecipare".

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