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La gassa d’amante è il principe dei nodi marinari, indispensabile nella navigazione a vela, molto sicuro e solido e al contempo facile da sciogliere.
 
Mina ha scelto come titolo del suo ultimo album il nome di questo nodo nautico, che richiama i legami forti e indissolubili. Si tratta di una vera e propria dichiarazione di intenti: indaga l’amore in tutte le sfaccettature, dalla passione travolgente al dolore della perdita, dalla speranza della rinascita alla malinconia dei ricordi e lo fa non semplicemente interpretando queste emozioni, ma vivendole, trasformandole e rendendole universali.
 
Lontana dalle scene, dal bombardamento delle immagini, dalla frenesia mediatica, dagli smartfone che distraggono, assente e presente allo stesso tempo, Mina prosegue nella sua avventura musicale, parla al suo pubblico mettendosi ancora una volta in gioco, esplorando nuovi territori emotivi e musicali con il coraggio e la curiosità di chi non è mai sazia di capire e di raggiungere nuovi traguardi.
 
Gassa d’amante non è semplicemente un nuovo album, l’ennesimo di una carriera straordinaria e per molti versi ineguagliabile, che annovera oltre un centinaio di dischi, ma un progetto di grande intensità musicale, che dimostra l’inarrestabile maturazione di Mina e la sua metamorfosi impenitente e imperterrita, che però non tradiscono o mettono in discussione l’essere sempre fedele alla sua essenza.
 
Nel proporre i diversi brani, la sua voce si emoziona ed emoziona. La passione e l’emotività che trasfonde raccontano un percorso di approfondimento, uno studio della mente e del cuore, in ragione dei quali non conosce limiti e canta in maniera  stupenda ed ispirata, conquistando nuovi spazi di bellezza e di verità e facendo leva sulla grazia artistica che possiede e sulla forza inesauribile della sua intelligenza.
 
Nell’oceano aperto delle emozioni Mina, che nella copertina è presentata come una polena, ci guida in un racconto in cui le mille facce dell’amore sono tenute insieme dal filo rosso di sentimenti e di passioni sfaccettate e lo fa ricorrendo ad un lirismo capace di parlare a tutti ed in particolare alle nuove generazioni, grazie all’audacia di sperimentare linguaggi nuovi.
 
Gassa d’amante è un prisma di stili diversi, perché Mina è onnivora, cerca solo la musica bella, indipendentemente dal fatto che sia jazz, bossa nova, canzone melodica o altro. I dieci brani hanno un’anima precisa e la barra è tenuta dritta grazie alla loro qualità e alla sua straordinaria bravura interpretativa.
 
Buttalo via, scritta da Francesco Gabbani, è un invito a liberarsi del superfluo e a lasciare spazio a ciò che conta davvero, mentre Senza farmi male, scritta da Elisa, è un delicato sussurro che affronta le fragilità dell’amore con rara poesia. Notevoli sono Senza farmi male, scritta da Elisa Toffoli, Dispersa e Amami e basta che mettono in risalto la capacità di Mina di raccontare con autenticità ogni sfumatura dell’esperienza umana. Un capitolo speciale è costituito da Amore vero, colonna sonora di Diamanti, il film di Ferzan Ozpetek, regista cui Mina è legata personalmente e con il quale ha già collaborato nei suoi film Le fati ignoranti e Nuovo Olimpo, brano all’interno del quale si muove coniugando emozione e drammaticità con una raffinatezza che soltanto lei è in grado di raggiungere. Accanto ai nove inediti troviamo poi una magnifica rivisitazione di Non smetto d'aspettarti di Fabio Concato, a cui dona una nuova profondità.
 
Gassa d’amante è un gesto artistico di rara intensità e l’esecuzione dei singoli brani dimostra quanto Mina abbia saputo mantenere intatta la freschezza della sua voce, anzi perfezionandola con una maturità che non la appesantisce ma la rende sempre più ricca di sfumature, e si caratterizza per la cura maniacale dell’aspetto musicale con arrangiamenti orchestrali eleganti che esaltano e non soffocano la sua voce.
 
La burattinaia di sé stessa sta nell'ombra e muove i fili delle sue maschere. Monta il proprio teatro e sale in scena quando vuole e come vuole. Al cannibale lascia solo la voce, e gli deve bastare. Mette perfino una frontiera fra la vita vera e il resto. Più chiaro di così……”. Queste parole scritte da Ivano Fossati, amico, collega e collaboratore storico di Mina, nella prefazione del libro Mina. La voce del silenzio, un’antologia di saggi uscita nel novembre scorso che, riprendendo il titolo di un suo brano del 1968, ne ripercorre la carriera e ne analizza l’immagine pubblica, le ragioni del successo, anche a dispetto della sua “sparizione”, e il cambiamento radicale impresso al pop italiano e non solo, rappresentano una perla illuminante per comprendere la parabola musicale di un’artista straordinaria sempre presente, pervasiva e aperta a nuove idee, innovazioni e sfide.
 
 
 
Sabato, 28 Dicembre 2024 17:02

I cuori chiusi non aiutano a vivere

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Un carcere è divenuto Basilica, luogo di misericordia e di speranza per una umanità di scarto, disprezzata e dimenticata.
 
L’apertura della Porta Santa del Giubileo all’interno di Rebibbia, il più grande istituto di pena di Roma, definito da Papa Francesco “Cattedrale di dolore”, è un segno profetico che passerà alla storia, un’icona universale della vicinanza della Chiesa ai detenuti, un grido di speranza per i carcerati del mondo intero e un monito forte per tutti i governi, in primis per quello italiano, affinché intervenga sul sistema carcerario che tra sovraffollamento e suicidi in cella rappresenta un vulnus terribile alla civiltà, un luogo dove la dignità umana è spesso lesa e dove gli obiettivi perseguiti sono ben lungi da quelli fissati dall’art. 27 della Costituzione della Repubblica.   
 
Ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui, in un carcere. Ho voluto che ognuno di noi, che siamo qui dentro e fuori, avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude, non delude mai. Questo fa la fratellanza. I cuori chiusi non aiutano a vivere. La grazia di un Giubileo è spalancare, aprire. Soprattutto i cuori alla speranza”. Queste parole del Santo Padre sono cariche di emozione e autentica compassione, posseggono una eco potente che risuona ben oltre le sbarre delle carceri e proiettano un raggio di luce nel buio delle vite di tanti esclusi e dimenticati, oltre ad essere uno sprone per ognuno di noi a non perdere mai la fiducia e la speranza e ad impegnarci seriamente nella costruzione di un mondo più giusto e compassionevole.
 
Papa Francesco ha fatto della pietra di scarto, nello specifico i detenuti, una pietra angolare, secondo la logica rivoluzionaria del Vangelo, non preoccupandosi di andare così contro la retorica cattivista di una parte della politica, che si nutre di rancore e punitivismo, che concepisce la giustizia come una vendetta istituzionalizzata, la pena come strumento meramente retributivo e aborrisce la misericordia e l’umana pietà. Non si tratta di sminuire il male, il quale è sempre da respingere e condannare con forza. Tuttavia per quanto enorme ed aberrante possa essere il male compiuto, il responsabile condannato è una persona e come tale va rispettato nella sua dignità e gli va offerta incessantemente l’opportunità del cambiamento e della redenzione..
 
Dobbiamo avere il coraggio di affermare con nettezza che nel nostro Paese il carcere è fuori dalla Costituzione, non ha nulla a che vedere con la rieducazione, il recupero e il reinserimento delle persone ed è soltanto una landa di cemento e disperazione, ha il volto di uno Stato muscolare, che schiaccia e annulla invece di aiutare a rialzarsi, ed è l’emblema perfetto di un sistema che ha smarrito ogni traccia di dialogo e ogni brandello di umanità.
 
Sebbene i dati siano inequivocabili e dimostrino come le pene alternative funzionino, consentendo un reale reinserimento, e la recidiva si combatta con il sostegno e non attraverso le sbarre, viviamo tempi in cui prevale l’approccio viscerale.
 
Il grado di civiltà di una società si misura dal rispetto dei diritti delle persone, non esclusi quanti sono detenuti, e il mostrare i muscoli è prova esclusivamente di una grande cecità e fragilità culturale, di un’incapacità di leggere le dinamiche sociali, di riconoscere le cause delle devianze e di mettere in campo soluzioni in grado di tenere insieme ed integrare, anziché escludere ed emarginare.
 
Il gesto apparentemente semplice di Papa Francesco di aprire una Porta Santa in un carcere ci mostra l’unica via che ha senso percorrere, le cui pietre miliari sono il perdono, la speranza e la dignità.
 
In un mondo incattivito e senza valori forti e riconoscibili, insanguinato da una guerra mondiale a pezzi, stravolto da violenze di ogni sorta, in cui sembra sia stata del tutto smarrita la fiducia nell’uomo, Papa Francesco è rimasto l’ultimo custode del senso di umanità, l’ultima ancora di speranza a cui aggrapparci.
 
Forse non basta, forse è troppo poco e troppo fragile, ma non abbiamo altro.
 
La Porta Santa Giubilare aperta a Rebibbia non è solo un passaggio simbolico, una particolare espressione di fede, ma soprattutto una sollecitazione ad un ripensamento radicale dell’idea della pena, del carcere, della giustizia e più in generale dei principi fondanti la nostra società.
 
Concludo facendo mie queste parole di Papa Francesco: “La speranza è come l'ancora, tocca la terra. Certe volte la corda fa male, ma sempre c'è qualcosa di buono. Quindi la mano alla corda e le finestre e le porte spalancate. Se ci si chiude si diventa duri, ci si dimentica della tenerezza. Spalancate le porte del cuore: ognuno sa come farlo”.
 

 

 

Nella nottata del 26 dicembre scorso, i Carabinieri della Sezione Radiomobile del Comando Compagnia di Latina, sono intervenuti in una via di Sezze Scalo (LT), ove si era sviluppato un incendio, all’interno di una palazzina residenziale, le cui fiamme avevano interessato alcuni tavoli e sedie accatastate, nonché una porta di servizio interna. Sul posto veniva richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco di Latina che, una volta domate le fiamme, hanno constatato dei danni di lieve entità anche alle mura adiacenti al materiale bruciato, consistente in un semplice annerimento delle pareti. I Carabinieri intervenuti hanno condotto un preliminare sopralluogo e sono tutt’ora in corso le indagini per determinare la natura dell’incendio.

 

 

Riceviamo e pubblichiamo nota stampa del circolo Fratelli d'Italia di Sezze

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Nell'ultimo Consiglio Comunale è emersa chiaramente la difficoltà di questa amministrazione di rispondere in modo convincente ai numerosi dubbi sollevati sulla demolizione del Centro Sociale per la sua futura ricostruzione unitamente ad un asilo nido. Eppure, nonostante le evidenti lacune, assistiamo ad autoproclamazioni di vittoria, ignorando, ancora una volta, il malcontento dei tanti cittadini che contestano apertamente questa decisione.
Un atteggiamento paradossale, che sembra più una commedia che un confronto istituzionale. È allora evidente come questa amministrazione non abbia compreso che non si trattava di una partita tra loro e i cittadini di “Sezze Basso”, ma di una questione ben più rilevante.
Nel frattempo, le domande sull'iter amministrativo seguito sono rimaste, per esempio, senza risposta. Secondo questa maggioranza, infatti, le procedure sembrano essere considerate un dettaglio trascurabile.
A ciò si aggiunge la totale indifferenza riservata alla raccolta firme di circa 800 cittadini, che è stata sminuita al punto che un consigliere si è perfino permesso di sbeffeggiare i firmatari, dichiarando più volte che avrebbe preferito dedicare il tempo speso nell’inutile Consiglio Comunale al proprio lavoro. A questo consigliere vorremmo ricordare che è stato lui a scegliere di ricoprire tale ruolo e che il rispetto per le istituzioni dovrebbe essere ben altro.
Dalla derisione, si è poi passati ad accuse ai cittadini, definiti finanche “bugiardi”. Ed ancora questa maggioranza proclamava di aver sempre cercato il dialogo con gli stessi cittadini per i problemi causati dal progetto dell’asilo nido; confondere, tuttavia, l’assidua frequentazione di bar e luoghi di ritrovo con il confronto istituzionale appare quantomeno fuorviante. Il Consiglio Comunale si è tenuto, d’altra parte, per la richiesta dei consiglieri di opposizione proprio per discutere del problema, altrimenti alcun tipo di confronto istituzionale sarebbe stato attivato da questa maggioranza.
Nella breve e fugace comparizione in aula del dirigente di competenza è emerso solo che il nuovo Centro Anziani sarà più piccolo rispetto all’attuale, mentre i tempi per la ricostruzione non saranno brevi, poiché legati, per quanto riguarda il centro sociale, a un finanziamento diverso da quello del PNRR (quest’ultimo utilizzato solo per l’asilo nido).
Nel frattempo, si procede con la demolizione dell’unico centro di aggregazione di Sezze Scalo, con la promessa di riedificarlo “un giorno”, per poi pensare, sempre per il futuro, ai parcheggi e trovare una sede temporanea per il Centro Anziani. Tante parole, pochi fatti e tanta incertezza!
La cittadinanza ha il diritto di essere ascoltata e rispettata, eppure il messaggio emerso dal Consiglio Comunale è risultato chiaro: "Siamo la maggioranza e facciamo quello che vogliamo."
Sconcertano poi le reazioni della maggioranza, che si dice sorpresa e offesa dall’indignazione dei cittadini per le scelte prese. Parallelamente, però, si ritiene legittimata a sbeffeggiare una comunità definendola “di carta pesta” e accusandola di raccontare “frottole”. Una maggioranza che corre a esprimere solidarietà a un consigliere per una discussione avuta su “WhatsApp” – questione questa che, certamente, dovrebbe essere chiarita da entrambe le parti coinvolte per capire chi ha iniziato prima per poi eventualmente esprimere solidarietà - ma che non ha trovato il coraggio di chiedere scusa ai cittadini per i toni usati nei loro confronti.
Concludiamo ribadendo che non siamo contrari all’asilo nido, ma contestiamo la scelta di realizzarlo demolendo il Centro Anziani. Ad ogni modo questa maggioranza ha dichiarato che si assumerà la responsabilità di questa scelta e auspichiamo per essa che un giorno possa essere premiata nonostante non abbia inteso riconoscere il diritto della cittadinanza di essere ascoltata e rispettata da chi dovrebbe rappresentarla.

 

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione del dott. Francesco Petrianni, dirigente in pensione del Comune di Sezze e storico membro degli organi direttivi della sinistra setina.

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Demolire l’edificio di Sezze Scalo, un tempo adibito a scuola elementare e poi a Centro Sociale, significa demolire una parte importante della nostra storia e della nostra memoria collettiva, soprattutto della comunità di Sezze Scalo. Troppo facilmente ci sciacquiamo la bocca con parole tanto altisonanti quanto impegnative, come quella dell’identità, e poi questa identità non sappiamo vederla o riconoscerla. Sarà perché poco conosciamo la storia dei nostri territori e ignoriamo le rivendicazioni, le aspirazioni e, perché no, i sacrifici dei loro abitanti, sta di fatto che repentinamente si decide di abbattere un edificio rappresentativo, ignorando l’impatto sui fruitori, che ovviamente non sono solo quelli che lo usano o lo possano usare, ma anche quelli che con esso hanno convissuto e convivono. 

Pensare di attuare un intervento urbanistico significativo per una parte rilevante della popolazione, come quella di Sezze Scalo e non solo, senza interpellare chi ci abita, è qualcosa che urta contro ogni decalogo, principio o raccomandazione che deve guidare interventi edilizi e urbanistici radicali, come lo è una demolizione. Oggi c’è e ci dovrebbe essere una maggiore sensibilità ad ogni livello. Le leggi italiane, regionali e nazionali, impongono la consultazione e l’ascolto degli abitanti e delle loro ragioni. Invece si disprezzano gli argomenti di chi questo rispetto chiede. 

L’ex scuola elementare non è solo un edificio. E’ un bene culturale storico. E’ un simbolo di conquiste sociali e culturali di una comunità. Non vorrei sbagliare, ma dopo i locali della stazione ferroviaria, è l’edificio pubblico più antico di quel luogo, voluto, richiesto e rivendicato insieme per il diritto allo studio.  

E’ l’esempio di una politica che, quando si trattava di scuole, si confrontava lungamente prima di decidere. Si mobilitava insieme per costruirle. Ricorda quando maggioranza e opposizione insieme si mobilitavano per farle finanziare. E’ uno di quei valori emblematici condivisi. Se queste cose non rappresentano l’identità di una città e, in particolare, della comunità di Sezze Scalo, quali altri sarebbero i valori che dovrebbero rappresentarla!?    

 

 

Nota stampa del capogruppo di Identità Setina Luigi Rieti, relativa all'ultimo consiglio comunale e in particolare sulla decisione della maggioranza di demolire e ricostruire il centro anziani di via Puglie a Sezze scalo per realizzare il secondo asilo nido comunale. 

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“Non sarebbe nemmeno servito perché noi eravamo convintissimi del progetto sin dall’inizio, ma come consiglieri abbiamo voluto con forza ribadire la nostra fiducia nei confronti di sindaco, giunta e uffici, che sono arrivati a questa decisione dopo un lungo confronto interno e una serie di ragionamenti che ci hanno fatto propendere per proseguire su questa strada. La città si ritroverà con un edificio antisismico, realizzato con le migliori tecnologie, sostenibile e dotato di un servizio in più, l’asilo comunale, che potrà ospitare il doppio dei bambini rispetto a quelli che ospita attualmente il “Don Milani”, che di recente ha compiuto dieci anni. In più – ha spiegato ancora il capogruppo di Identità Setina – gli anziani di Sezze scalo che frequentano il centro avranno a disposizione una struttura nuovissima invece che un edificio con tanti problemi risalente agli anni ’60”.

Rieti parla anche dell’indirizzo politico che si è scelto di seguire: “È stata una continua obiezione, prima sulla questione dell’inutilità di un ulteriore nido, poi sulla convinzione che non avrebbe nemmeno aiutato l’indotto economico della zona, fino ad arrivare a toccare temi come la ‘tradizione’ e la ‘storia’, per poi giocarsi la carta del mancato coinvolgimento, tutto con l’unico scopo di fare confusione. Sono state raccontate diverse frottole e come consiglieri ci è sembrato opportuno smontare alcune posizioni che venivano semplicemente amplificate dai social ma che in realtà non avevano alcun costrutto”.

Infine il capogruppo di Identità Setina parla di quanto accaduto in aula all'esponente d'Identità Setina, Daniele Piccinella: “Si è trattato di un momento triste e mi permetto di aggiungere preoccupante per la politica tutta. Sono vicino a Daniele in questo momento particolare, ma lo invito a proseguire la sua mission politica verso la città e la comunità Setina come sempre fatto, consapevole che qualcuno, evidentemente, non regge il dibattito politico e preferisce scadere nella minaccia, diretta o velata che sia. Daniele avrà da parte mia appoggio incondizionato".

Domenica, 22 Dicembre 2024 07:28

Il racconto dei pastori

Scritto da

 

 

La luna veleggia nel cielo gremito di stelle e la sua luce pallida copre come un manto le campagne che circondano Betlemme.
 
Gli alberi spogli proiettano ombre cangianti al soffio di un vento teso e freddo.
 
Accompagna il rumore cadenzato dei miei passi sul terreno sassoso l’eco lontana dei versi degli animali notturni, il belare delle greggi ricoverate nelle stalle per la notte, il latrare dei cani e il rimbombo sinistro della guerra che insanguina questa terra bellissima e martoriata.
 
Il sentiero che percorro conduce ad una piccola casa di pietra grezza, addossata all’aspro crinale di una collina. Un muretto malandato cinge lo spiazzo antistante. Sulla destra, poco distante, si erge una tettoia larga e bassa, le cui pareti sono chiuse con assi di legno, adibita a ricovero notturno per gli animali.
 
L’odore del gregge si mescola a quello dell’erba umida, in un miscuglio inebriante.    
 
La porta della piccola casa si apre improvvisa e sulla soglia compare Acab, il quale si porta un braccio alla fronte, cercando di ripararsi dal bagliore della luna, la cui luce è così viva da abbacinare l’uomo proveniente da quel luogo chiuso e oscuro. Sento su di me i suoi occhi scuri e profondi penetrarmi. Appena qualche secondo e distoglie lo sguardo, si volta all’indietro e chiama i compagni. Dietro di lui emergono dal buio due uomini dalle barbe ispide, di età diverse, uno giovane e l’altro canuto.
 
Mi avvicino lentamente.
 
Acab con un gesto mi invita ad entrare. 
 
L’interno della casa è illuminato dal bagliore del fuoco che scoppietta allegro in un angolo.
 
Seggo su uno sgabello sbilenco.
 
Il più giovane dei compagni di Acab mi offre del pane raffermo e del formaggio.
 
- Hai fatto un buon viaggio?- mi domanda Acab.
 
Mi limito ad un cenno del capo.
 
L’uomo sorride e prosegue: - Non avrai mica paura di noi….-.
 
- Perché dovrei?- replico prontamente.
 
- Godiamo di pessima fama – riprende – Siamo tenuti ai margini, considerati impuri, oltre che ladri, violenti e assassini -.
 
- A dispetto di tutto e di tutti siete stati i primi destinatari dell’annuncio della venuta del Messia – vado subito al dunque.   
 
- E’ incredibile, vero?-.
 
- Cosa accadde quella notte?- domando mentre trangugio un pezzetto di formaggio.
 
- Uno strano bagliore squarciò il buio della notte. Incuriositi e intimoriti, uscimmo di casa con torce e bastoni. Una luce scintillante ci venne incontro, sembrava camminasse sui raggi della luna. All’inizio non riuscimmo a capire cosa fosse, ma poi assunse sembianze riconoscibili: era un angelo di Dio! Cademmo con la faccia a terra, schiacciati da quell’apparizione incredibile-. 
 
- L’Angelo vi parlò?-.  
 
- Udimmo come una voce che diceva. “Non temete. Vi annuncio una grande gioia per voi, per Israele e per tutti gli uomini della terra. Oggi, nella città di Davide, è nato il Salvatore. In una stalla troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia di animali, poiché nessuno gli ha offerto un tetto a Betlemme” – si ferma un momento. I suoi occhi sembrano perdersi nel mare dei ricordi. È solo un attimo e poi riprende: – All’improvviso lo sfavillio della luce aumentò, divenne accecante. Apparve una moltitudine di angeli che cantavano e lodavano Dio. Il suono meraviglioso della loro voce si allargò per tutta la campagna insieme alla luce che li avvolgeva, per poi pian piano attenuarsi e dissolversi. Gli angeli sparirono dalla nostra vista. Eravamo pieni di stupore e non sapevamo cosa fare. Ci interrogammo l’un l’altro e alla fine decidemmo che dovevamo andare a cercare il bambino, il Messia, di cui l’angelo ci aveva parlato -.
 
- Abbandonaste le greggi che avevate in custodia?-.
 
- Dovevamo obbedire alla parola di Dio – taglia corto Acab - Dopo aver chiuso la tettoia e il recinto ed esserci assicurati che le pecore non potessero uscire e disperdersi nei campi, ci incamminammo alla luce della luna e delle torce, portando con noi latte, formaggio e qualche pelle conciata -.
 
- Sapevate già quindi dove si trovava?-.
 
- Quel giorno Levi aveva incontrato Giuseppe e la sua giovane sposa che vagavano alla ricerca di un alloggio. A Betlemme non c’era posto e Maria sembrava prossima al parto, così indicò loro un ricovero di fortuna per la notte -.
 
- Fu l’angelo a indicarvi il figlio di Giuseppe e di Maria come il Salvatore?-.  
 
- Le sue parole non lasciarono spazio a dubbi o incertezze –.
 
- Raccontami ti prego…..-. 
 
- Giunti alla stalla ci fermammo, incerti sul da farsi. Tobia prese coraggio e spiò all’interno attraverso un pertugio. Cosa vedi? Gli chiesi, ma sul momento non rispose. Era estasiato. Dopo un po’ sussurrò: “Vedo una donna giovane e bella e un uomo curvi su una mangiatoia e sento il pianto di un piccolo bambino. La donna gli parla con voce dolcissima”-.
 
- Immagino che non vi siete limitati a spiarli attraverso il pertugio….-.
 
- Giuseppe si accorse della nostra presenza e venne alla porta. Riconobbe Levi e ci invitò ad entrare. Ci prostrammo a terra e adorammo il Figlio di Dio. Poi offrimmo loro le povere cose che avevamo portato con noi – Gli occhi di Acab si illuminano – Maria era bellissima!-. 
 
- Maria e Giuseppe come reagirono?-
 
- Giuseppe ci ringraziò per i doni e con voce commossa si scusò: “Siamo poveri anche noi e non possiamo contraccambiare la vostra generosità”. Levi allora intervenne: “Il Signore ci ha già compensato donandoci questo Bambino, il Salvatore, il Cristo, il Signore. Siamo poveri e ignoranti, ma conosciamo la parola dei profeti. E poi l’angelo ci ha detto di venire ad adorarlo. Sia Gloria al Dio Altissimo e a suo Figlio Unigenito e benedetta sia tu, o donna, che lo hai generato!”-.
 
- Siete rimasti a lungo con loro?-.
 
- Avremmo voluto, ma dovevamo lasciarli riposare. Dopo aver adorato di nuovo il Bambino, andammo via, promettendo che saremmo tornati presto e che avremmo portato l’annuncio di quella nascita straordinaria a tutti quanti conoscevamo. E così facemmo -.
 
È stato un incontro intenso. Fino al mattino seguente i pastori hanno continuato a raccontarmi di quella notte straordinaria e di quanto accadde nei giorni seguenti, di come quell’incontro ha cambiato per sempre le loro esistenze.
 
Giunta l’alba li ho salutati a malincuore e mi sono incamminato verso Betlemme.
 
Il racconto di questi uomini semplici e straordinari rimarrà sempre con me. 
 
Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio”. (1Corinzi 1, 27 – 29).

Comunicato Stampa

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Come Impronta Setina, siamo sempre stati fermamente convinti che il nostro Paese abbia tutte le potenzialità per diventare un giorno una meta capace di attrarre turismo, grazie alle sue bellezze naturali e storiche. Crediamo fortemente in questa visione e sappiamo che per cogliere tale opportunità è fondamentale riscoprire la nostra storia con il supporto di esperti come il Prof. Onorati, profondo conoscitore del nostro passato.
Invitiamo pertanto tutta la cittadinanza a partecipare alla conferenza che si terrà sabato 28 dicembre 2024, alle ore 17:30, presso il Centro Sociale di Sezze Scalo. Insieme al Prof. Onorati, intraprenderemo un affascinante viaggio attraverso la storia di Sezze Scalo, esplorando il periodo compreso tra il Cinquecento e l’Ottocento.
Grazie alla documentazione d’archivio raccolta e alla cartografia antica, il Prof. Onorati ci racconterà la vita al tempo della contrada dell’Acquaviva (l’attuale Sezze Scalo), così chiamata per la presenza dell’omonima sorgente. Un luogo di grande rilevanza, punto chiave del sistema viario pontificio e setino, che custodisce storie e testimonianze di un passato ricco e suggestivo.
Ringraziamo sin da ora il Prof. Onorati e il Centro Studi Semata per la preziosa collaborazione nell’organizzazione di questo evento e invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare. Sarà un’occasione unica per riscoprire insieme le radici della nostra comunità, da cui partire per costruire un nuovo futuro.
Vi aspettiamo

 

 

Una nuova e significativa esperienza per gli alunni dell’asilo nido “Lo Scarabocchio” di Sezze. Ieri i piccoli alunni della classe d'infanzia hanno preso parte alla bella iniziativa organizzata dalla cooperativa sociale setina sotto la guida delle maestre Cristina Iudicone e Noemi Marchetti. Gli alunni infatti sono stati accolti come ospiti speciali dalla caserma dei Carabinieri di Sezze per addobbare l'albero di Natale e vivere una esperienza formativa con i militari dell’Arma.

L’evento denominato “Decoriamo il Natale” è stato il risultato di un lavoro iniziato in classe e concluso in caserma dove gli alunni hanno decorato l’albero con tante palline di Natale realizzate con le loro manine operose attraverso la tecnica dell'incollo e del decoro d'ispirazione Montessori.

 “Ogni pallina è diversa ed unica perché' ogni alunno dal vassoio preparato con cura dalle maestre ha scelto autonomamente la forma natalizia preferita - ci ha spiegato l’educatrice Cristina Iudicone - e su ogni pallina è stata scritta la frase scelta dal bambino per descrivere il significato del Natale. Poi con l'aiuto dei carabinieri le palline sono state appese al grande albero all'ingresso in un clima festoso e allegro. Abbiamo poi consumato insieme una piacevole merenda natalizia. Lavorare sulla manualità, sulla libera scelta del bambino, sull'autonomia e sulla relazione con importanti realtà presenti sul territorio facendo sperimentare ai nostri bimbi il mondo esterno in tutte le sue caratteristiche sono alcuni dei principi cardini della nostra scuola”.

Come spiegano gli psicologi la rappresentazione simbolica del Natale per i bambini è un passaggio fondamentale di crescita in quanto ogni bambino ha il diritto di credere in un mondo magico che rappresenti proprio molti aspetti legati ai ricordi dell’infanzia, in un ambiente familiare unico e di desiderio.

E allora grazie a “Lo Scarabocchio” di Sezze anche per esperienza e grazie ai militari dell’Arma di Sezze guidati dal comandante di Stazione Gaetano Borrelli per aver fatto vivere questo momento ai piccoli alunni.

 

 

Alcune foto dell'evento di ieri.

 

 

Nella mattinata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Sezze (LT), all’estio di intervento eseguito su richiesta pervenuta al 112 NUE, hanno deferito, in stato di libertà, un uomo di 48 anni, del luogo e già noto alle Forze di Polizia, per il reato di atti osceni in luogo pubblico. Nello specifico, i Carabinieri sono intervenuti a bordo di un autobus, lungo la tratta “Sezze – Roccagorga”, poiché l’indagato, mentre era seduto a bordo del predetto veicolo, aveva iniziato a compiere atti osceni in presenza di una 19enne, previo abbassamento della cerniera dei pantaloni e toccamento delle sue parti intime. Per quanto sopra, il 48enne è stato deferito alla competente Autorità Giudiziaria. Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione. 

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