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Nel corso della mattinata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Sezze (LT), in esito a preliminare attività d’indagine a seguito della denuncia sporta da un cittadino romeno di 55 anni, hanno denunciato in stato di liberà, un uomo anch’egli romeno di 45 anni per il reato di lesioni personali aggravate. Nello specifico i Carabinieri hanno accertato come l’indagato, nel pomeriggio dello scorso 14 marzo, aveva aggredito la vittima armandosi di un bastone, procurandogli delle lesioni. Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per l’ indagato vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione.

 

Comunicato stampa

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BASSIANO.

I Consiglieri comunali del gruppo d’opposizione “Bassiano Futura”, Piero Avvisati, Costantino Cacciotti e Domenico Guidi hanno votato contro la convenzione associata del servizio di segreteria comunale con il Comune di Sezze.

“Con interrogazione in data 20 luglio 2024 – spiegano i tre esponenti di minoranza – venne “richiesta documentazione inerente all’incarico di Scavalco del Segretario Comunale”.

“Presso questo Comune il Segretario Comunale viene incaricato da diversi mesi, su richiesta del Sindaco di Bassiano al Sindaco del Comune di Sezze presso il quale lo stesso è titolare, della reggenza a scavalco di mese in mese. Conseguentemente si reca presso questo Comune solo per le sedute di Giunta e Consiglio Comunale. Questo Ente non dispone della figura del Vice Segretario. Vi è un unico dipendente di cat. D in organico cui sono state attribuite le funzioni di posizione organizzativa per l’Area Amministrativa, Finanziaria e Demografica. Lo stesso non ha il titolo di laurea. In relazione a quanto esposto al Sindaco chiediamo di sapere se le funzioni di assistenza giuridico-amministrativa che il Segretario svolge ai sensi dell’art. 97 comma 2 del d. lgs. 267/2000 nei confronti degli organi (Sindaco, Giunta e Consiglio) si possano comunque esigere in egual modo dal Segretario incaricato a scavalco tenuto conto del fatto che lo stesso non è titolare presso questo Comune né opera in regime di convenzione ex art. 30 del TUEL con altro Ente”.

“Come noto, per la copertura delle sedi vacanti, il vigente assetto normativo e regolamentare impone di ricorrere prioritariamente ai segretari in disponibilità garantendone la piena occupazione, riservando all’istituto dello scavalco una valenza del tutto residuale e temporalmente determinata, cui ricorrere soltanto in via eccezionale, quando non sia possibile garantire in altro modo la funzionalità dell’ufficio di segreteria. In assenza di segretari in posizione di disponibilità, gli incarichi di reggenza a segretari titolari di sede devono essere conferiti alle condizioni e con i limiti imposti dall’accordo di contrattazione decentrata nazionale del 13.1.2009. Ciò posto, anche in considerazione dei nuovi compiti e responsabilità affidate al segretario comunale nell’ambito delle misure adottate per contrastare la corruzione e l’illegalità all’interno della pubblica amministrazione con la legge 6 novembre 2012, n. 190, appare necessario – secondo il Ministero Interno – rimodulare la disciplina dell’istituto dello scavalco in modo da evitate soluzioni di continuità nell’azione amministrativa spettante segretario e al contempo favorire il più possibile la nomina dei nuovi segretari iscritti all’albo“.
 
Il Comune di Bassiano è stato assegnatario di: “Anno 2023 la somma per fondo per copertura oneri assunzione PNRR Comuni con popolazione inf. 5.000 abitanti per €. 13.333,00 importo erogato dal Ministero in data 17.10.2023; Anno 2024 la somma per fondo per copertura oneri assunzione PNRR Comuni con popolazione inf. 5.000 abitanti per €. 40.000,00 importo erogato dal Ministero in data 11.06.2024”.
 “Delle predette somme non vengono indicate la utilizzazione, il bando e l’assunzione di personale, considerato che non si trova traccia nelle poste del Bilancio Stabilmente Riequilibrato approvato dal Consiglio Comunale con atto n. 6 del 06 giugno 2024”.

I tre consiglieri comunali chiedono come sono state utilizzate le predette somme e che cosa è stato pagato con le stesse?

 

“Considerato che la proposta di convenzione non risulta adeguata alla necessità del comune di Bassiano, 91% utilizzata dal comune di Sezze e il 9% dal comune di Bassiano, che invece ha bisogno di una figura a tempo pieno anche in considerazione della mancanza di una figura qualificata nell’organigramma del comune e visto il finanziamento erogato per l’assunzione di un segretario comunale.

 Considerato, altresì, che il parere del settore finanziario si limita ad esprimere il proprio parere contabile e non di impegno contabile visto che non vi sono riportate le somme dei costi a carico del bilancio del comune di Bassiano. Comunichiamo il nostro voto “contrario” alla stipula di questa convenzione per carenza di motivazione e di copertura finanziaria vista anche la dichiarazione di dissesto emanata da questo consiglio comunale in data  21 novembre 2023 atto n. 31 e non certificata da nessun organismo.
 Chiediamo di inoltrare tale delibera e tale documento al Ministro dell’Interno e al Prefetto di Latina, considerato anche l’enorme elenco, più volte evidenziato, di atti e procedure che riportano vizi ed irregolarità procedurali oltre che giuridico-amministrative”.
Sabato, 22 Marzo 2025 18:49

Oltraggio all'Europa

Scritto da

 

 

"Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia".
 
La maschera è caduta e l’underdog della Garbatella ha mostrato il suo vero volto. Il sogno europeo non le appartiene, le è del tutto estraneo per formazione culturale, storia personale e appartenenza politica, come parimenti è totalmente altro rispetto al suo partito, Fratelli d’Italia, ultima mutazione del Movimento Sociale di Giorgio Almirante che storicamente ha sempre raccolto i cascami della destra più reazionaria e nazionalista e del fascismo mai rinnegato. Dietro le parole di Giorgia Meloni possiamo leggere inoltre la retorica del "prima gli italiani", dei "patrioti europei", del Make America (Europe, Italy) Great Again, il nazionalismo più retrivo di quanti combattono da sempre l’idea di un’Europa unita e le contrappongono la cosiddetta Europa delle nazioni.
 
Il Manifesto di Ventotene disegna il progetto di una Europa federale fondata sulla libertà, la pace, il lavoro e l’eguaglianza sociale contro ogni nazionalismo. Per questo non è e non potrà mai essere l’Europa di Giorgia Meloni, perché è l’Europa degli antifascisti, di quegli uomini straordinari, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, spediti al confino da Benito Mussolini e dalla dittatura fascista per le loro idee e la loro opposizione ad un regime disumano e liberticida.  
 
Quel manifesto fu scritto mentre la Germania nazista, sostenuta dall’Italia fascista di Benito Mussolini, sembrava aver preso il sopravvento marciando a passo d’oca sul continente europeo, trascinando il mondo intero nella tragedia dei campi di sterminio e nel bagno di sangue della seconda guerra mondiale. Sebbene in quel frangente storico tutto facesse ritenere che l’umanità fosse precipitata irrimediabilmente nel gorgo di un orrore senza fine, in un buco nero in cui non avrebbero più trovato spazio il rispetto della dignità di ogni persona, dei diritti e delle libertà, questi tre uomini seppero alimentare la speranza in una prospettiva diversa. Tuttavia era forte in loro anche la consapevolezza che la sconfitta del nazifascismo, da conseguirsi con la lotta e il sangue dei democratici d’ogni colore e appartenenza, non avrebbe rappresentato un deterrente per scongiurare il riaffacciarsi sulla scena delle forze conservatrici e reazionarie, le quali avrebbero tentato di rialzare la testa, proclamandosi amanti della pace, della libertà e del benessere, soprattutto delle classi più povere e, facendo leva sulla “restaurazione dello stato nazionale”, avrebbero cercato di far presa sul sentimento popolare più diffuso e facilmente adoperabile a scopi reazionari, il “sentimento patriottico”. Il progetto di una Europa unita e federale, con l’abbandono degli stati identitari, rappresentava perciò un antidoto formidabile per impedire il ritorno dei nazionalismi e dei conflitti armati. 
 
Se è vero che la storia non si ripete, possiamo ritenere plausibile che ami i riverberi, che i  pericolosi  venti dell’autoritarismo soffino continuamente verso il popolo, alimentandosi nel disagio sociale” (Pier Gariglio). Quanta verità in queste parole! Oggi, a più di ottant’anni dalla sua redazione, in un momento storico segnato dai rigurgiti del nazionalismo, dalle pulsioni autoritarie, dall’affermarsi di una destra estrema dalle chiare venature neofasciste e neonaziste e dal ritorno della guerra in Europa, il Manifesto di Ventotene, scritto in quel carcere dove il regime fascista aveva confinato le menti più brillanti dell’Italia del tempo, è stato vilipeso nell’aula della Camera dei Deputati dalla (dal) Presidente del Consiglio, una delle massime cariche della Repubblica, ma espressione di un partito che fin nel simbolo si richiama al fascismo. Spinelli, Rossi e Colorni, che allora subivano l’oppressione del regime fascista, sono stati accusati di antidemocraticità dagli eredi dei loro carcerieri.
 
Il tentativo denigratorio messo in atto è semplicemente indegno, una mistificazione di becero livello propagandistico, in quanto Giorgia Meloni ha citato frasi estrapolate a sproposito, decontestualizzate dall’insieme dello scritto tanto da assumere un significato completamente diverso da quello effettivo.
 
La federazione europea che il Manifesto di Ventotene prefigura è democratica, solidale, fondata sui principi di libertà e giustizia, impegnata a cancellare diseguaglianze e sacche di miseria attraverso riforme sociali ed economiche, un’economia di mercato al servizio dell’uomo e una libera iniziativa regolamentata e indirizzata al bene comune. È esattamente questo il senso delle frasi citate nell’aula della Camera dei Deputati dall’underdog della Garbatella con spirito polemico e il solo obiettivo di accusare il Manifesto di deriva stalinista. Senza contare poi che quelle espressioni corrispondono nello spirito e quasi alla lettera a quanto sancito dall’art. 42 della Costituzione della Repubblica, nata dalla lotta antifascista e su cui Giorgia Meloni ha prestato giuramento.
 
La stessa critica verso le democrazie imbelli degli anni Venti e Trenta, che non seppero reagire e cedettero alla demagogia nazionalista e all’ascesa dei totalitarismi, nel Manifesto è finalizzata esclusivamente alla presa di coscienza della necessità di adottare tutte le misure necessarie per evitare che quella esperienza torni a ripetersi. Gli antidoti più efficaci sono il libero confronto delle opinioni e un’opera costante di educazione civile e di attivazione della volontà popolare, attrezzando le forze democratiche con gli strumenti necessari per indirizzare la coscienza dei cittadini, provati duramente dalla guerra, verso un processo costituente europeo di stampo federalista, prima che fosse di nuovo rinchiusa nei vecchi stampi degli Stati nazionali.
 
La (il) Presidente del Consiglio ha cercato di far passare come contenuto pericoloso, antidemocratico e illiberale il Manifesto di Ventotene, ma tale interpretazione non regge ad una lettura seria, onesta e contestualizzata dello stesso e soprattutto dimostra la sua piccolezza etica prima ancora che politica per aver fatto a brandelli uno dei testi sacri del federalismo europeo e della nostra democrazia, al solo fine di piegarlo alle bieche ragioni di una polemica politica di infimo livello.
 

di

Pierino Ricci

Per Latina 2032 

 

Con l’abolizione del reddito di cittadinanza e il salario minimo al palo si è persa una grande occasione per sperimentare forme di lavoro (come i lavori socialmente utili), sia per gli enti locali, che per i percettori di reddito, avrebbero potuto dare delle risposte sul lavoro.

Comunque non si è scelta questa strada e si continua a fare filosofia e a propinare cifre sull’occupazione che va’ tutto bene, dati, sempre più non corrispondenti alla situazione reale. Immaginate quanto lavoro inespresso abbiamo nei nostri Comuni, si continua a non valorizzare le nostre ricchezze locali. Così come, il turismo, che nelle nostre città, andrebbe valorizzato di più la costa Marina le nostre colline i nostri centri storici e puntare ad un turismo d’élite o di massa, risolvendo gli annosi problemi della ricettività, problemi strutturali, va creata una cultura sul turismo, creando, così, nuove imprese e nuova occupazione, per vincere la competizione europea; la valorizzazione dell’ambiente e il mantenimento del decoro urbano (che le nostre città ne hanno tanto bisogno); sulla assistenza domiciliare per gli anziani, disabili e le famiglie in stato di difficoltà socio economica, attraverso progetti mirati.

La raccolta e la lavorazione dei rifiuti, facendo la differenziata, che stenta a decollare per non dire che è ferma, i rifiuti possono essere una risorsa, si possono costituire delle cooperative o aziende per giovani che riciclando i rifiuti, cosiddetti pregiati, come per esempio vecchi telefonini, vecchi computer, vecchi accessori tecnologici e elettronici ecc. che oggi vengono buttati nella indifferenziata per il più dei casi… se riciclati ( alcuni componenti )  e rivenduti  a ditte specializzate , possono creare reddito. I rifiuti, è un settore che potrebbero creare nuove imprese e nuova occupazione, mentre si spendono milioni o miliardi per lo smaltimento, che spesso e volentieri va’ a finire nelle mani della criminalità organizzata, che ci fanno affari, rivendendo il prodotto ad altri Stati europei e non, che trasformano l’immondizia in prodotti per il benessere comune. Così come, la digitalizzazione (finanziamenti PNRR), che potrebbe aprire nuove frontiere ai nostri ragazzi neo diplomati o neo laureti, l’intelligenza artificiale che non può essere vista soltanto sostitutiva dell’essere umano, ma le sfide saranno su come saremmo in grado di rispondere al valore umano.

Questi alcuni esempi per dire che, se vogliamo fermare l’emorragia dei nostri giovani che vanno via, sarebbe interessante, con il Comune capoluogo della provincia di Latina, sperimentare un organismo permanente che affronti e sperimenti forme di lavoro e formazione? Coinvolgendo, la Regione, l’università, i centri di ricerca, le organizzazioni sindacali (sia imprenditoriali, che dei lavoratori), così come i vari enti o associazioni, che fanno formazione o che possono produrre idee per la ricerca di nuova tecnologia, dove vediamo che anche il nostro paese arranca.

Per fare questo, bisogna dare un valore in assoluto al Lavoro e il Comune di Latina, deve dotarsi di un assessorato specifico, che segua queste situazioni, per rimettere al centro, questi valori (sul lavoro) che purtroppo, vanno sempre più messi ai margini dell’agenda politica ed è chiaro che, più si dà un valore al lavoro regolare e al salario, più è credibile dare una risposta ai nostri ragazzi (che vanno via) e ai disoccupati espulsi dai processi produttivi.

Argomento questo che potrebbe assumere un grande valore se inserito in un contesto sperimentale per la nostra provincia, nel centenario della nostra città, cercando cooperazione tra tutti gli enti e soggetti interessati a misurarsi in tale progettualità.

 

 

I consiglieri comunali di Bassiano Futura Costantino Cacciotti, Piero Avvisati e Domenico Guidi presentano una proposta di emendamento contro la Guerra. Ecco il testo:

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L’articolo 11 della Costituzione Italiana recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Dalla Palestina all'Ucraina, dal Myanmar al Messico. Sono più di 90 i Paesi in forma diretta o indiretta, Italia compresa, coinvolti in guerre e conflitti di diversa intensità ed estensione. Nel 2024 le guerre hanno causato circa 230mila vittime. Oggi sono attivi oltre 50 conflitti.

Sosteniamo la campagna fondata sulla centralità dell’articolo 11 della Carta Costituzionale, un principio primario, quello della pace e della convivenza tra i popoli, che mai come in questo complesso momento storico, segnato da innumerevoli tensioni di rilievo internazionale, si rivela di fondamentale importanza. La guerra non è mai una soluzione a se stessa, allo scioglimento dei conflitti, la guerra provoca morte, violenza, discriminazione, odio e a pagarne il prezzo più caro è la comunità civile, le donne, i bambini, le famiglie. Ribadiamo con convinzione che l’unica arma in grado di risolvere i conflitti da cui nessuno esce mai vittorioso è la diplomazia, la politica che promuove il dialogo e i percorsi di pace concreti.

L’adesione del Comune è un proprio impegno a promuovere e confermare l’irrinunciabilità dei valori sanciti dalla Costituzione italiana quali il rispetto, la giustizia la cooperazione tra i popoli, ma deve intendere e rivolgere un invito alla cittadinanza affinché si rafforzi quella necessaria rete civica che si faccia artigiana di pace, costruttrice nel quotidiano di azioni che tutelino i diritti umani e la cultura dell’accoglienza, così come sancito dall’articolo 1 c.8 dello Statuto Comunale deliberato dal Consiglio Comunale  con atto n. 24 del 29 maggio 2014.

E’ fondamentale tenere accesi i riflettori sul significato della pace che non può e non deve essere qualcosa di astratto la priorità è quella di prendere una posizione netta contro le guerre e chi le attiva promuovendo e coinvolgendo soprattutto le nuove generazioni sul valore della non violenza. Partendo dagli esempi che come amministratori dobbiamo dare a livello locale. E’ indispensabile  la partecipazione attiva, consapevole e responsabile alla costruzione di un futuro che non può fare a meno della cultura della solidarietà e della non violenza da parte di tutti i cittadini.

 

 

 

Il Ministero dell’Interno ha stabilito le scadenze per il rinnovo delle Amministrazioni comunali che sono andate al voto negli anni 2020 e 2021. Per molte realtà locali, infatti, a causa dell’emergenza da COVID-19 del 2020 e 2021, i termini elettorali ordinari erano stati differiti. Il comune di Sezze rientra in quelle realtà locali dove il rinnovo slitterà tra il 15 aprile ed il 15 giugno dell’anno successivo al compimento del quinquennio, e cioè al 2027. Sezze, dunque, come altri Enti locali, andrà al voto non ad ottobre, scadenza di mandato, bensì ad aprile dell’anno successivo.

L’amministrazione comunale guidata dal sindaco Lidano Lucidi avrà dunque sei mesi in più per lavorare e/o portare a termine quello già avviato, in virtù proprio della proroga ministeriale. Sei mesi in più per definire anche nuove alleanze per il Lucidi Bis; sei mesi in più per capire dove approderà in termini politici questa Giunta comunale, considerando che il progetto civico rimane solo sulla carta ma nei fatti diversi consiglieri comunali di maggioranza hanno dichiaratamente  trovato la propria collocazione in partiti e segreterie politiche (Forza Italia, Lega e Italia Viva). 

Panta rei (tutto scorre), insomma, tutto si muove negli anni a seconda dei periodi storici, tranne che per le opposizioni setine e per quei partiti che dovrebbero rappresentare l’alternativa alla compagine di Lucidi. Il maggiore partito di opposizione, il Pd, ancora brancola nel buio continuando a lacerarsi tra correnti e direttivi pilotati dall'alto, dando addirittura l’assist al primo cittadino Lucidi di definirlo un partito "con più facce di un dodecaedro".

Per quanto riguarda Fratelli d’Italia la battaglia politica contro l’amministrazione Lucidi è stata molto determinata, forse più di quanto lo vorrebbero i vertici provinciali e regionali dello stesso partito. Per tutti gli altri il vuoto a perdere o il vuoto a rendere a seconda dei casi: molti sono stati evidentemente solo cartelli elettorali.

In tempi non sospetti a Sezze le opposizioni avrebbero avuto già un leader pronto a candidarsi in alternativa all’attuale sindaco, un candidato individuato e al lavoro per costruire una coalizione di governo e lavorare soprattutto sui programmi, a meno che - per qualcuno dell'opposizione - non sia già lo stesso Lidano Lucidi il candidato perfetto. Si spera allora che i sei mesi di proroga siano sfruttati al meglio anche da chi intende veramente proporre una alternativa amministrativa, anche se in evidente ritardo. Lidano Lucidi per il momento può dormire sonni tranquilli.

Comunicato stampa Carabinieri

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Nel pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Stazione di Sezze (LT) hanno deferito in stato di libertà, un uomo di 43 anni del luogo, già noto alle forze di polizia, per il reato di turbamento di funzioni religiose del culto di una confessione religiosa. Nello specifico l’indagato, nella giornata dello scorso 13 marzo, all’inizio della celebrazione eucaristica presso la chiesa locale di Santa Lucia, si sedeva nella navata centrale della chiesa, proferendo parole sconnesse ed incomprensibili, offendendo i fedeli presenti e di fatto impedendo al parroco di proseguire con la funzione religiosa. Poco dopo il 43enne si allontanava spontaneamente senza arrecare danni a cose o persone.

Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per l’indagato vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione.

 

 

Il presidente USA Donald Trump in campagna elettorale aveva fatto del “free speech” la propria bandiera, ergendosi a paladino della libertà di espressione e della rimozione di ogni limite all’uso delle parole, criticando duramente la “cancel culture” e la cosiddetta censura “woke” e agitando lo spauracchio del classico “non si può dire più niente”. Tuttavia, appena assunto il potere, ha ripudiato tutto e ha rivelato agli americani e al mondo il suo vero volto, il suo essere un aspirante autocrate, estremista ed un intollerante, oltre che un implacabile censore di tutto ciò che non appartiene al suo modo di pensare, tanto che tra i suoi primi atti ha imposto alle agenzie federali di eliminare o comunque di limitare l’uso nei documenti ufficiali, nei siti web e nelle linee guida interne, compresi i programmi scolastici, di parole ed espressioni che rimandano all’idea di inclusione nei confronti delle minoranze, delle comunità marginalizzate e delle donne. Termini come “transgender” o “donne”, “LGBTQIA+” o “crisi climatica”, “cultural heritage” (patrimonio culturale) o “disparity” (disparità), “pollution” (inquinamento) o “hate speech” (discorsi d’odio) non devono più essere usati. I sodali di cui si è circondato hanno mostrato uno zelo particolare nel seguire le sue linee guida, tanto che il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha ordinato la rimozione perfino di qualsiasi riferimento ad “Enola Gay” dai documenti ufficiali, foto comprese. Furia censoria ed ignoranza rappresentano notoriamente una miscela esplosiva e si è arrivati così ad epurare persino il nome del bombardiere da cui fu sganciata la bomba atomica su Hiroshima il 06 agosto 1945. Evidentemente all’ineffabile segretario alla Difesa nessuno si è curato di spiegare che “Gay” era il nome della madre del pilota e non allude all’orientamento sessuale di chicchessia. Ad ogni buon conto Pete Hegseth, in ossequio all’ordine presidenziale di eliminare qualsivoglia programma su diversità, equità ed inclusione nei luoghi di lavoro federali, ha sospeso nell’ambito delle forze armate statunitensi molte celebrazioni, tra cui il Martin Luther King Day, il Giorno della Memoria e il Pride Month, ricorrenza internazionale in cui si celebra l’orgoglio della comunità LGBTQIA+ e secondo fonti interne alle forze armate ha persino cancellato dai siti, e probabilmente anche dagli archivi, i riferimenti alle soldatesse del Women’s Army Corp (prima formazione militare femminile americana nata nel 1942 e sopravvissuta fino al 1978, quando le donne sono state unite ed equiparate agli uomini) e al leggendario 332esimo gruppo da caccia, i Tuskegee Airmen, i piloti afroamericani che si coprirono di gloria durante la seconda guerra mondiale.  
 
Il messaggio è inequivocabile: gli Stati Uniti di Trump non saranno gli Stati Uniti di tutti, ma soltanto degli uomini, bianchi, cristiani ed eterosessuali. Gli altri, donne, transgender, neri, ispanici, asiatici e nativi sono un male necessario, purtroppo da tenersi e possibilmente da cancellare dalla narrazione ufficiale. Escludere le parole per indicarli e definirli, significa di fatto negare la loro esistenza, cancellarli.
 
Una simile campagna di epurazione, condotta con scientificità, mira a sostituire alla realtà l’immaginario suprematista, confacente alla matrice estremista e postfascista della destra tecno–plutocratica di Trump, Musk e Bannon al potere, la quale attraverso la cancellazione dei documenti, la manomissione e la riscrittura di interi capitoli di storia e l’alterazione della memoria collettiva vuole imporre la propria visione e modellare le nuove generazioni al proprio sentire.
 
Inoltre questa rimozione selettiva delle parole sgradite e dei documenti discordanti rispetto alla propria visione e impostazione culturale configura una “cancel culture di Stato”, imposta in maniera autoritaria, senza alcuna trasparenza né discussione democratica. Il mandato elettorale dei cittadini anziché essere lo strumento attraverso il quale le classi dirigenti, partendo dall’osservazione della realtà, accompagnano e regolano i processi di trasformazione in atto della società nel rispetto del pluralismo culturale e della diversità politica, in mano ai leader di questa destra estremista e arrogante diventa l’occasione per imporre una restrizione degli spazi di libertà, per innescare una sorta di retromarcia in direzione pericolosamente oscurantista, reazionaria e finanche teocratica. 
 
Insomma l’attacco diretto al linguaggio inclusivo, non è soltanto una questione di stile o di preferenza, ma un atto politico diretto a delegittimare alcune identità che hanno trovato riconoscimento in conseguenza di un processo durato anni, che ha consentito loro di entrare a far parte di un sentire condiviso sia sul piano scientifico che comune e che ora si vedono rigettate e cancellate in nome di una visione del mondo, delle persone e delle relazioni tradizionalista, discriminante, escludente e stereotipata. L’espressione più icastica ed eclatante di una simile idea è costituita dal folle ed osceno video su Gaza condiviso sui social nelle scorse settimane da Trump, nel quale i diritti fondamentali e la dignità delle persone sono palesemente calpestati e violentati, le donne sono mercificate, presentate esclusivamente come ballerine discinte che accompagnano il presidente degli Stati Uniti, il quale si autorappresenta intento a ballare in una sorta di night club prima di andare a sorseggiare un cocktail in spiaggia con il premier israeliano Netanyahu.   
 
Quanti hanno a cuore il rispetto dei diritti e delle libertà di ogni persona, senza limiti e distinzioni, sono chiamati a reagire con forza e determinazione a tale scempio, a combattere con le armi della partecipazione democratica, della cultura e della scienza questa narrazione retriva che rischia di alterare e deformare gravemente i processi di formazione del consenso e di minare alle basi i principi fondamentali che ispirano e guidano le nostre democrazie.

 

di

Pierino Ricci

Per Latina 2032

 

Quanto ci costa la spesa sanitaria?

Nel 2002 c’erano 1.286 ospedali. Ventidue anni dopo sono diventati 996, sempre nel 2002, c’erano cinque posti letto ogni mille abitanti, oggi sono 3,8. Tutto certificato dall’ annuario statistico del servizio sanitario nazionale. Così come la statistica redatta dal ministero della salute delle Regioni, che sono al di sotto dei livelli essenziali di assistenza ( i cosiddetti Lea o Lep ) sono otto le Regioni bocciate in sanità e al di sotto di tali livelli su 21, tra cui anche alcune Regioni del nord ( Prov.aut.Bolzano e Val D’Aosta). Il Lazio si trova al 12 posto (non bene)  ai primi posti vediamo il Veneto e la Toscana e agli ultimi  posti c’è la Val D’Aosta e la Calabria. Queste riduzioni sono anche l’effetto della riorganizzazione degli ospedali e della tendenza ad accorciare i tempi di degenza dei pazienti, ma la domanda è: dove ci porterà l’arretramento della sanità pubblica? Per fare un esempio, nel 2002, il 59 per cento degli Istituti di cura era pubblico e il 41 per cento in capo alle cliniche private accreditate; nel 2023 , la sanità privata è salita al 48,6 per cento. Meno Ospedali e minore offerta di visite specialistiche ed esami diagnostici nel sistema sanitario nazionale. E se il pubblico spende di meno chi paga sono i cittadini. La Corte dei Conti nella sua relazione al parlamento fa un’ analisi impietosa: " Il contenimento della spesa pubblica e il fenomeno delle liste di attesa hanno una spesa sanitaria privata assai elevata, crescente e molto superiore a quella dei paesi europei ".

La spesa diretta a carico delle famiglie è ormai quasi un quarto di quella totale, per un valore di 624 euro a persona. Gli Italiani, spiegano i giudici contabili, tirano fuori di tasca propria molto più del doppio dei Francesi e dei Tedeschi pur avendo un reddito inferiore. Il risultato è l’aumento del numero di persone che per, ragioni economiche, rinunciano alle terapie, ai trattamenti delle malattie croniche, malati oncologici o alla prevenzione ( sono1,6 milioni di malati oncologici e cronici … infatti anche a Latina al nosocomio Santa Maria Goretti sono costretti a fare delle lunghe file sotto l’acqua al freddo per l’assurda scelta fatta dalla Regione Lazio per ritirare i farmaci presso la farmacia comunale dell’ospedale). 

Assistiamo a un vero e proprio cambiamento delle abitudini sanitarie delle famiglie, che tirano la cinghia e limitano visite mediche e accertamenti ( il 4,2 per cento dei nuclei familiari ). Per il sesto anno consecutivo la spesa dei farmaci è aumentata. Nel 2023 ,tutte le famiglie, anche quelle povere, hanno dovuto spendere il 7,6 per cento in più, rispetto all’anno precedente per i ticket e i farmaci non rimborsabili. Se è vero che 473 mila persone, nel 2022, hanno dovuto ricorrere all’aiuto di enti non profit , per 5 milioni di poveri in senso assoluto, il costo di alcune prestazioni sanitarie è proibitivo. E si capisce meglio se si prendono in considerazione le cure odontoiatriche. Le famiglie indigenti spendono per il dentista appena il 2,19 euro al mese, contro i 31,16 euro del resto della popolazione.

Ecco, i nostri politici dovrebbero riflettere e attuare politiche per salvare il servizio sanitario nazionale, la sanità, pubblica, non può più attendere è l’appello anche di 14 personalità del mondo scientifico e della ricerca sanitaria italiana che sono (Ottavio Davin, Enrico D’Alleva, Luca Defiore, Paola Di Giulio, Nerina Dirindin, Silvio Garattin, Franco Locatelli, Francesco Longo, Luca Alberto Mantovani, Giorgio Parisi, Carlo Patrono, Francesco Perrone, Paolo Vineis) tra l’altro sostengono che più fondi al sistema sanitario, tutela anche la coesione sociale… altro che’ l’autonomia differenziata.

 

 

 

Il dialetto non è solo una lingua, ma un ponte tra passato e futuro, un’eredità da custodire con orgoglio”.

Con queste parole il presidente della Pro Loco di Sezze, Carlo Enrico Magagnoli, introduce la “Giornata del Dialetto”, in programma il prossimo 15 marzo prima al centro sociale “Ubaldo Calabresi”, poi all’auditorium comunale “San Michele Arcangelo”. Un evento che vedrà la partecipazione di studiosi, linguisti e ricercatori, impegnati in un confronto sul valore del dialetto setino e delle lingue locali. “È fondamentale – prosegue Magagnoli – che le nuove generazioni riscoprano la bellezza e l’importanza della nostra parlata. Il dialetto racconta la nostra storia, tramanda tradizioni e ci permette di mantenere vivo il legame con le radici”.

La giornata si aprirà alle ore 10 al centro “Calabresi” con i saluti delle autorità locali e dei rappresentanti dell’Unpli nazionale, regionale e provinciale che ha organizzato la manifestazione, il presidente Unpli Lazio Claudio Nardocci, il presidente Unpli provincia di Latina Valter Creo, il consigliere nazionale Unpli Ernesto Fanfoni, prima dell’inizio delle relazioni vedrà uno spazio dedicato a Paola Cacciotti, vicepresidente provinciale che spiegherà nel dettaglio il processo che ha portato alla realizzazione di 11 edizioni dell’evento. A seguire una conferenza con gli interventi di esperti del settore, tra cui il linguista Marco Di Prospero, “Dal Dialetto ai Dialetti: perché il sezzese è la nostra lingua?”, il cultore delle tradizioni setine Piero Formicuccia, “Il Dialetto nelle realtà locali”, lo storico e ricercatore Luigi Zaccheo, “Il Dialetto nell'Italia del 2000”, e Vincenzo Luciani, direttore del centro di documentazione della poesia dialettale "Vincenzo Scarpellino", che relazionerà su “Per la salvezza delle lingue locali del Lazio: fatti e non parole”. Saranno inoltre declamate poesie in dialetto, tra cui quelle di Federico Galtiero per il dialetto roccheggiano e di Minturno.

Il programma prevede anche un momento conviviale con un buffet offerto dalla Pro Loco di Sezze, che proporrà piatti tipici del territorio, e una visita guidata ai luoghi di interesse storico-artistico della città, con visita finale al Museo Diocesano di Arte Sacra. Nel pomeriggio, a partire dalle 16, l’Auditorium San Michele Arcangelo ospiterà un momento di grande spettacolo e coinvolgimento culturale, con declamazioni di poesie dialettali e sketch teatrali a cura di numerose associazioni del territorio. Con la conduzione di Paola Cacciotti e di Isabella Baratta, scrittrice e poetessa, le associazioni Antiqua Setia, Arcadia, Nemeo, Turapitto, Giotto si esibiranno sul palcoscenico insieme a “Chigli De Jo Ròtio” di Cori, “Esso Chissi de Cisterna di Latina”, Dante Ceccarini e Amalia Avvisati per il dialetto sermonetano, Patrizia Stefanelli per il dialetto Itrano, oltre all’esibizione teatrale “Gliù ritratt” in dialetto di Monte San Biagio. “Non si tratta solo di celebrare il passato, ma di costruire il futuro. Proteggere il dialetto – conclude Magagnoli – significa proteggere la nostra identità. E questa giornata vuole essere un invito a farlo, con entusiasmo e partecipazione”.

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