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redazione

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Comitato Belvedere inviata al responsabile dell'Ufficio Tecnico del Comune di Sezze Vincenzo Borrelli, al Comandante della Polizia Locale Lidano Caldarozzi e al sindaco di Sezze Sergio Di Raimo.

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In data 21.05.2019 (Registro Generale n.36 – Ordinanza di sospensione dei lavori DPR 6 Giugno 2001, n. 380 e s.m.i., art. 14 della L.R. 15/08), il Responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale Funzionario P.O. Vincenzo Borrelli (Responsabile del procedimento Geom. Paolo Sibilio) ha ordinato “[….] di SOSPENDERE immediatamente i lavori di installazione monumento dedicato a S. Lidano d’Antena e riqualificazione Piazza del Duomo”. Nella citata Ordinanza, tra i vari considerata, veniva inoltre precisato che “ritenuto quindi sussistere l’esigenza di un approfondimento in ordine agli aspetti che riguardano l’iter procedimentale e più in particolare l’iter di formazione del titolo sulla base dei quali sono in corso i lavori di realizzazione i lavori di cui trattasi” ed inoltre che “si rende necessario disporre l’immediata sospensione dei lavori per meglio verificare, ponderare  ed emettere, entro 45 giorni dalla data della presenza ordinanza, i provvedimenti definitivi”. Di giorni ne sono passati molti di più e il cantiere è ancora lì - peraltro mai sottoposto a sequestro ancorché comunicante ad altro cantiere attiguo per i lavori sulla canonica della Cattedrale -; dagli Uffici tecnici competenti del Comune di Sezze nessun atto, arriva solo l’eco di un silenzio assordante. Nessun atto ufficiale emanato per sanare le irregolarità o (come da noi da sempre auspicato) imporre la restituzione dei luoghi alla cittadinanza attraverso l’obbligo per i responsabili del cantiere di ripristinare i luoghi alla situazione quo ante. Nemmeno il Sindaco ha provveduto ad emettere documenti se non qualche comunicazione a voce in pubblico, peraltro senza aver mai coinvolto il Consiglio Comunale nella vicenda. Recentemente, sulla stampa online e sui social, è stato pubblicato un documento riassuntivo di tutte le nefandezze procedurali che hanno contraddistinto l’approccio dell’Amministrazione nella gestione dei lavori di un privato cittadino al Belvedere. Neanche una risposta!! Come cittadini auto-costituitosi nel Comitato Belvedere a difesa dell’integrità di quel bene pubblico paesaggistico e storico, Vi chiediamo, ad ognuno e a tutti, per quanto di rispettiva competenza, responsabilità, professionalità e dovere ai sensi delle normative vigenti, di intervenire urgentemente con i necessari e non più rimandabili provvedimenti, affinché l’area del Murodellatèra torni libera e fruibile nell’affaccio sulla Pianura Pontina. In caso contrario, comunichiamo fin d’ora l’intenzione - nostro malgrado, ma un obbligo di coerenza e di partecipazione civica ce lo impone - di intraprendere un’azione legale coinvolgendo le Autorità Giudiziarie al fine di far valutare ogni ipotesi di eventuali reati connessi nell’esercizio delle vostre funzioni, per inadempienza a precisi obblighi di legge, anche di possibile danno erariale.

 

Il cantiere sospeso da 240 giorni

 
 
 
 
Fertilità, abbondanza, prosperità. Sono questi i valori che incarna la cornucopia sorretta dal leone Nemeo nell’effige setina, la massima espressione di una città florida che si fa carico di difendere e valorizzare le sue ricchezze. È in nome di questi principi che nasce “Cornucopia” una manifestazione prevista per il primo weekend di giugno per celebrare la varietà enogastronomica del territorio setino in un clima conviviale, all’insegna dell’antica tradizione culinaria. L’iniziativa, frutto della sinergia tra le presidenti delle commissioni cultura e attività produttive, Federica Fiorini e Marzia Di Pastina, è stata discussa e approvata nella seduta congiunta delle rispettive commissioni, con l’accoglimento dell’unanimità dei presenti e dell’organo esecutivo. Teatro della manifestazione non poteva che essere il centro storico, dove gli show-cooking dei migliori chef locali si alterneranno alla degustazione dei prodotti tipici, con la possibilità per i visitatori di acquistare le materie prime direttamente dai produttori. “Nello specifico – spiegano le consigliere del partito democratico – la kermesse si articolerà in diverse fasi che avranno come denominatore comune la valorizzazione dell’enogastronomia locale. Il pane, le crostatine di visciole, i broccoletti, i carciofi e i tutti i prodotti caratteristici della nostra tradizione saranno i veri protagonisti, perché riteniamo che rappresentino la più grande ricchezza del nostro territorio e vadano per questo tutelati e promossi, soprattutto – concludono Di Pastina e Fiorini – se si vuole intercettare quella fascia di turisti alla ricerca di eccellenze enogastronomiche che qui potrebbero diventare il volano dell’economia”. Maggiori dettagli sul programma della manifestazione saranno resi noti nei prossimi giorni dai canali dell’amministrazione comunale di Sezze. Nel frattempo, l’impegno delle due consigliere procederà nell’ottica di dare giusto risalto a tutti i frutti della cornucopia setina.
 
Il pane di Sezze

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta alla città scritta da Francesco Petrianni, presidente dell'associazione Le Decarcie.

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Cari cittadini,

nel 1594 Sancta Maria ad Ulmum, all’Olmo, è oggetto di interventi che, pur non incidendo sulla struttura, ne capovolgono l’assetto funzionale. Laddove si trovava l’abside viene realizzata l’entrata. Il nuovo accesso richiede la sistemazione dell’area prospiciente, dei sedia (le aree non edificate) confinanti. Lo spazio che dalla via, che oggi si chiama Corradini, fino ad murum Terrae Setiae (i Muro lla Tera di Sezze) viene trasformato in un ampio terrazzamento con una balconata che si apre su un suggestivo panorama. Questa soluzione restituisce imponenza al monumento costruito con la bianca pietra locale, che con l’espansione urbana era rimasto “incagliato” in un reticolo di abitazioni e viuzze. A nessuno venne in mente allora di adornare con “elementi emergenti” il nuovo spazio, la piazza, che dava centralità all’edificio e lo risollevava verso il cielo. Con le presenti osservazioni mi preme intervenire in merito alla “richiesta di autorizzazione per la realizzazione del monumento di san Lidano d’Antena” lì, in “Piazza del Duomo”, nel Centro storico. I lavori, qualche mese dopo l’inizio, sono stati fermati da un’ordinanza dell’Ufficio Tecnico con una immotivata esigenza di chiarire dubbi sopraggiunti.

Ho maturata la convinzione che i soggetti, sinora partecipi del procedimento, abbiano agito in fretta, con leggerezza, sottovalutando la portata di una donazione e mettendo in luce visioni approssimative, particolaristiche e parziali, sbrigative e sostanzialmente contraddittorie sull’argomento. Addirittura il tecnico di parte privata nella sua relazione sembra ridurre la questione ad un mero esame dei materiali, dicendo :”Ad eccezione della balaustra, il belvedere risulta di scarsa qualità nei materiali e negli arredi”. Il che sarà pur vero, ma i contrari non sono scesi a difesa del catrame o dei selci sconnessi. Pareri isolati e immotivati insieme ad atti amministrativi inappropriati, segnati anche da incompetenza, confondono il procedimento privato con quello pubblico e viceversa, arrivando a concepire un’opera pubblica alla maniera del privato e generando vuoti amministrativi e culturali. Nel momento in cui i valori che dovrebbero esaltare l’intervento, socializzandolo, vengono accantonati e sottaciuti ed il tutto viene affrontato come una sorta di trattativa tra privati per un ordinario lavoro di manutenzione, i risentimenti sono giusti ed inevitabili.

E’ necessario tirar fuori degli esempi per descrivere questa sorta di anomia degli attori protagonisti. Solo per cominciare, quell’artista, che dovrebbe lasciare ai posteri per secoli la sua opera, risulta un “innominato”. Nell’intento di nobilitare una iniziativa, la si descrive prima con espressioni urbanisticamente auliche ed altisonanti quali “Progetto di riqualificazione di Piazza Duomo”. Poi, forse nell’intento di ottenere i necessari nulla osta, si dice che l’iniziativa “da un punto di vista urbanistico rientra nella manutenzione e nell’adeguamento funzionale delle opere di urbanizzazione primaria esistenti”, alla stregua di un tratto di fogna o di una conduttura idrica, dimenticando che già un antico legislatore ha escluso le piazze dalle opere di urbanizzazione primaria e secondaria e le Norme Tecniche di Attuazione del PRG setino del 1972 hanno fatto altrettanto, chissà perché!

La Soprintendenza si affretta a motivare il suo parere favorevole sostenendo che: “non essendosi rilevati elementi avversi la conformità e la compatibilità dei lavori di cui si tratta nel merito si esprime pertanto parere positivo”. Una domanda sorge spontanea :” Conformità e compatibilità con che cosa? La Soprintendenza non lo dice. Se il Piano Regolatore non conta, allora ha ragione. Ma non è così. In tutta sincerità mi sarei aspettata una motivazione più calzante, se non altro più articolata. Un altro ufficio della Soprintendenza invece, intervenuto in un secondo momento perché chiamato a riesaminare il parere, respinge la richiesta e conferma il precedente parere, dicendo: ”L’opera, in quanto afferente ad un santo strettamente legato al territorio della pianura Pontina ed in particolare, insieme a San Carlo, a Sezze, può essere considerata come recita il comma 7 dell’art. 29 delle NTA del PTPR, un intervento di ‘valorizzazione dell’identità culturale’ del luogo”. Ma questa affermazione è un vero e proprio ribaltamento di contenuti del comma richiamato; ne rovescia il significato. Infatti quel comma dice letteralmente :” La tutela è volta alla valorizzazione dell’identità culturale e alla tutela dell’integrità fisica attraverso la conservazione del patrimonio e dei tessuti storici nonché delle visuali da e verso i centri antichi anche mediante l’inibizione di trasformazioni pregiudizievoli alla salvaguardia”.

Dunque la norma citata è volta a tutelare, a conservare il patrimonio esistente e non a trasformarlo o sostituirlo o deturparlo con altri e nuovi interventi”. E che l’intervento proposto trasformi il paesaggio della piazza, lo riconosce la stessa Soprintendenza quando subito dopo dice :”E’ opinione della scrivente che il monumento, pur essendo alto 3 m. (per la verità più alto) ……omissis……, in quanto elemento puntuale non impedisca la visuale verso il paesaggio esterno ma al contrario, come tutti gli elementi emergenti negli spazi pubblici, costituisca un punto focale che porta il visitatore ad avvicinarsi, approssimandosi, conseguentemente all’affaccio restrostante”. Già il belvedere diventa “affaccio retrostante”. Ma nella storica piazza, non si sta facendo manutenzione, si sta al contrario introducendo un elemento emergente che ostacola una prospettiva, distoglie il visitatore da una visuale, quella attuale di ingresso nella Piazza e che interessa con ogni evidenza la storica e monumentale Cattedrale, uno dei pochi esempi di “gotico duro in Italia. Quell’elemento emergente arreca nocumento alla visuale verso il paesaggio interno, contrastando palesemente quel comma 7 dell’art. 29 delle norme del Piano Paesaggistico Regionale. Infatti viene anche compromessa la visuale che parte dall’ “affacccio restrostante”, dal belvedere del Muro della Terra e si protende verso la Cattedrale e via Corradini. La visuale della Cattedrale è dunque doppiamente compromessa. Ma, fatto più determinante, il PRG delimita come “Zona A” il Centro Storico, per la quale le norme tecniche di attuazione, all’art.31, Conservazione e risanamento, stabiliscono che “tutta la zona è sottoposta al vincolo di conservazione dello stato attuale in tutte le parti che la compongono (case, strade, piazze, edifici pubblici ecc.) per mantenere il carattere dell’ambiente architettonico ed urbanistico. Gli unici interventi ammessi sono quelli diretti ai miglioramenti delle condizioni di abitabilità del vecchio centro attraverso il risanamento delle costruzioni malsane”. Nella “Zona A” l’attuazione del PRG deve avvenire esclusivamente mediante piani particolareggiati da redigere con criteri rivolti essenzialmente alla conservazione ed al risanamento del tessuto urbano esistente”. Si attua per piani particolareggiati e non per donazione.

A chi lo avesse dimenticato, ricordiamo che le norme più restrittive sono quelle che prevalgono. Ma davvero qualcuno pensa che si possa aggirare il Piano Regolatore vigente nella “Terra di Sezze”? Piazza del Duomo tutta, lo spazio così com’è, è un paesaggio unico, un contesto raro, che evoca atmosfere e valori immateriali incredibili, ricordi di suoni, di grida, di dolori, di gioie e di apprensioni, quelle che provavano i nostri contadini quando, dopo le piogge, vi si recavano a riquete (a visionare, ad accertare) dall’alto gli effetti sulle loro terre nella piana. Solo chi non prova a volare, a sognare, a vedere l’invisibile, a “naufragare in questo mare” può pensare che si tratti solo di manutenzione di opere di urbanizzazione. Il "Paesaggio, dice la Convenzione europea del paesaggio (recepita dall’Italia), designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. “Il paesaggio, continua la Convenzione, deve diventare un tema politico di interesse generale, poiché contribuisce in modo molto rilevante al benessere dei cittadini europei che non possono più accettare di "subire i loro paesaggi", quale risultato di evoluzioni tecniche ed economiche decise senza di loro. Il paesaggio è una questione che interessa tutti i cittadini e deve venir trattato in modo democratico, soprattutto a livello locale e regionale” Purtroppo tutti, sebbene tenuti, si sono dimenticati del Paesaggio dei cittadini, de’ “i Muro lla Tera”, il “Murum Terrae Setiae”. I cittadini sono rimasti tagliati fuori dal ruolo di soggetti attivi, di portatori di interessi e detentori della memoria collettiva. I cittadini si sono sentiti esclusi, ma non rassegnati. Nessun documento approvato è stato pubblicato; nessun elaborato, nessuna relazione e nessun parere tecnico.

Anche qualche determina da ben oltre un anno aspetta la pubblicazione. Il Regolamento comunale sull'Ordinamento degli Uffici e dei Servizi, all’art. 24, Trasparenza, asserisce che “La trasparenza è intesa come accessibilità totale, dei dati e documenti detenuti dalle P.A., allo scopo di tutelare i diritti dei cittadini, promuovere la partecipazione degli interessati all’attività amministrativa e favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche …….. omissis………. La pubblicazione sul sito istituzionale dell'ente, deve essere costante e aggiornata e deve essere effettuata con modalità che ne garantiscano la piena accessibilità e visibilità ai cittadini”. E’ mancato tutto questo, ma sono sicuro che sono in tanti a non volere che nella Terra di Sezze si vada avanti così.

 

Francesco Petrianni

 

 

 

Si terrà il prossimo sabato 25 gennaio, presso l’auditorium San Michele Arcangelo di Sezze (Latina), alle ore 18, la presentazione del libro Anja. La segretaria di Dostoevskij, La Lepre edizioni, organizzata dall’associazione culturale no-profit “Araba Fenice”. L’incontro, presentato dal professor Giancarlo Loffarelli, vedrà protagonista l’autore, Giuseppe Manfridi, che si occuperà anche delle letture di alcuni estratti dal romanzo. Manfridi è scrittore e autore teatrale e le sue opere sono state rappresentate in Italia e all’estero. Per il cinema, è stato sceneggiatore di Ultrà, film di Ricky Tognazzi, che vince l’Orso d’argento a Berlino nel 1991. Si distingue anche in ambito narrativo: due volte è in gara al Premio Strega: la prima nel 2006 con il suo romanzo di debutto, Cronache dal paesaggio, la seconda due anni dopo, nel 2008, con La cuspide di ghiaccio. Nella sua ultima fatica letteraria, racconta la storia dell’incontro tra Dostoevskij e Anja, la stenografa adolescente che diventerà sua moglie. Tra l’ormai cinquantenne scrittore, afflitto di epilessia, e la ragazza, infatti, scoppierà in ventisei giorni un amore travolgente. Sarà proprio Anja Grigor’evna, estremamente più giovane del marito e per questo oggetto di scandalo nella San Pietroburgo del 1866, a custodire l’opera del grande scrittore.  L’incontro sarà gratuito.

 

Riceviamo e pubblichiamo riflessioni aperte da parte del prof. Alberto Filigenzi all’autore del libro di componimenti in dialetto sezzese “A raccolle ‘i vénto” di Franco Abbenda, all’indomani della sua presentazione avvenuta lo scorso 18 Gennaio a Sezze.

 

Caro Franco...

il tuo libro non soltanto arricchisce la biblioteca del dialetto sezzese ma desta anche i nostri sensi un po’ assopiti, disabituati a porre domande ed a far parlare quel “genius loci” che, come un’antica divinità naturale, custodisce e vigila sui luoghi delle nostre origini. Le poche cimase rimaste, le strette ed i selciati, le piazzette e gli slarghi panoramici non sono quasi mai motivi di suggestione nostalgica. Essi costituiscono le tappe di un percorso di testimonianza per riportare alla freschezza della vita ciò che non è più, sapendo che può rivivere solo in un confronto-tensione con il presente. Come  il poeta per Sezze, anche noi con la memoria ed i sensi pronti ci addentriamo per le strofe, tra le pagine del libro. Il motivo conduttore della raccolta  è già negli ultimi versi del primo testo poetico “A raccolle ‘i vénto”, una sorta di pròtasi. “Chi è che scrive ancora poesie?/ Chi guarda addò niciuno  s’arivota,/ chi sente gl’adduri che n’ci sto più/chi n’si stracca  di raccolle i’ vento.” Cioè chi raccoglie i segnali, le voci sommesse, le richieste di aiuto di luoghi abbandonati che chiedono dignità al proprio essere e che, tramite il poeta, sono presenti a quanti chiedono conforto, consigli per le sfide del mondo presente, per i pericoli ad esse sottese, per la preoccupazione per “e do iarà i’ paeso". Lo stile del tuo dialetto  è duttile: lento, denso e pausato nel richiamo di un cura, di un affanno (“Aspetto primavera”), nel fermare il tempo di una cena e riportarlo al “Quarto Ginnasio”, nel risentire i profumi, i sapori e gli aromi di campo (“La prima carcioffola”), ripido a precipizio nei bivi esistenziali de “Gl’attimo prima”, compostamente nostalgico (“ ’Ste dèci cose”), veristico rappresentativo con quel fotogramma dello sguardo perso oltre il finestrino di “Anime stracche”: “la laurea ‘n po’ più vicina/ la voglia di scappà  lontano”,  il comune destino  di “semo gente andata e ritorno”, drammatico evocativo nell’impeto giovanile, nello strazio senza fine (“Nu’ gli chiamate eroe”).  Infine, (“Ad occhi chiusi”), lo stile leggero con l’accento che si posa appena quando ripercorri corpo e mente gli scalini di discesa e risalita per quanto è alta Sezze. E lo fai con quel senso di legittimo possesso, quasi a dire: “atecco non si tocca”. 

 

Il Prof. Alberto Filigenzi

Riceviamo e pubblichiamo riflessioni aperte da parte del prof. Alberto Filigenzi all’autore del libro di componimenti in dialetto sezzese “A raccolle ‘i vénto” di Franco Abbenda, all’indomani della sua presentazione avvenuta lo scorso 18 Gennaio a Sezze.

 

 

Il tuo libro non soltanto arricchisce la biblioteca del dialetto sezzese ma desta anche i nostri sensi un po’ assopiti, disabituati a porre domande ed a far parlare quel “genius loci” che, come un’antica divinità naturale, custodisce e vigila sui luoghi delle nostre origini. Le poche cimase rimaste, le strette ed i selciati, le piazzette e gli slarghi panoramici non sono quasi mai motivi di suggestione nostalgica. Essi costituiscono le tappe di un percorso di testimonianza per riportare alla freschezza della vita ciò che non è più, sapendo che può rivivere solo in un confronto-tensione con il presente. Come  il poeta per Sezze, anche noi con la memoria ed i sensi pronti ci addentriamo per le strofe, tra le pagine del libro. Il motivo conduttore della raccolta  è già negli ultimi versi del primo testo poetico “A raccolle ‘i vénto”, una sorta di pròtasi. “Chi è che scrive ancora poesie?/ Chi guarda addò niciuno  s’arivota,/ chi sente gl’adduri che n’ci sto più/chi n’si stracca  di raccolle i’ vento.” Cioè chi raccoglie i segnali, le voci sommesse, le richieste di aiuto di luoghi abbandonati che chiedono dignità al proprio essere e che, tramite il poeta, sono presenti a quanti chiedono conforto, consigli per le sfide del mondo presente, per i pericoli ad esse sottese, per la preoccupazione per “e do iarà i’ paeso". Lo stile del tuo dialetto  è duttile: lento, denso e pausato nel richiamo di un cura, di un affanno (“Aspetto primavera”), nel fermare il tempo di una cena e riportarlo al “Quarto Ginnasio”, nel risentire i profumi, i sapori e gli aromi di campo (“La prima carcioffola”), ripido a precipizio nei bivi esistenziali de “Gl’attimo prima”, compostamente nostalgico (“ ’Ste dèci cose”), veristico rappresentativo con quel fotogramma dello sguardo perso oltre il finestrino di “Anime stracche”: “la laurea ‘n po’ più vicina/ la voglia di scappà  lontano”,  il comune destino  di “semo gente andata e ritorno”, drammatico evocativo nell’impeto giovanile, nello strazio senza fine (“Nu’ gli chiamate eroe”).  Infine, (“Ad occhi chiusi”), lo stile leggero con l’accento che si posa appena quando ripercorri corpo e mente gli scalini di discesa e risalita per quanto è alta Sezze. E lo fai con quel senso di legittimo possesso, quasi a dire: “atecco non si tocca”. 

 

Il Prof. Alberto Filigenzi

 

 

Un appuntamento con la poesia, con il dialetto, con la tradizione e con la storia di Sezze. Imperdibile e interessante incontro oggi pomeriggio alle ore 17,30 presso l’auditorio San Michele Arcangelo di Sezze per la presentazione del primo libro di poesia “A raccolle i vénto” di Franco Abbenda  “Zamamma”, sezzese purosangue da più generazioni. Si tratta di una raccolta inedita di poesie scritte con la passione di chi ama il suo paese, la sua lingua, i suoi odori, i suoi difetti.  Il libro, pagina dopo pagina, apre ai ricordi di una Sezze che sta perdendo molto del suo aspetto e delle sue antiche tradizioni. “Ho iniziato a scrivere in versi sezzesi nel 2010, ma solo recentemente ho concretizzato l’idea di pubblicare su carta tutti i miei componimenti scritti fino a qualche mese fa, inseguendo il sogno di contribuire a restituire una rinnovata centralità allo scritto su carta rispetto alla volatilità delle parole, ed al loro abuso e spesso vacuo, del dialetto posticcio virtuale sui social. La speranza – scrive Franco Abbenda - è che questa iniziativa possa riaccendere anche nei sezzesi del Terzo millennio un sincero orgoglio di appartenenza, invogliando i più giovani a scrivere in dialetto con stile e modernità linguistica”. Alla presentazione interverranno il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo, Chiara Mancini, brillante autrice dell’introduzione del libro, il prof. Giancarlo Loffarelli e Lidano Grassucci. Proprio ieri in occasione del premio letterario Antonio Campoli svoltosi a Bassiano, terzo posto per una delle poesie scritte da Abbenda. 

Franco Abbenda

 

 

L’amministrazione comunale di Sezze si dichiara soddisfatta per la buona riuscita della giornata di ieri dedicata alla tutela dell’ambiente e ai comportamenti volti al rispetto dello stesso. Alla bella e utile manifestazione, inserita nel progetto “Sezze…ecologia e sostenibilità”, hanno preso parte gli alunni delle prime classi dell’Istituto Valerio Flacco i Sezze e quelle del Corradini.  “Il Comune di Sezze, attraverso la riscoperta e la valorizzazione degli usi e delle tradizioni locali e tramite la promozione e l’organizzazione di eventi e spettacoli dal vivo, tra le sue finalità istituzionali  - ha spiegato l’assessore alla scuola Giulia Mattei - ha da sempre manifestato una spiccata attenzione alla cura dell’aspetto socio-culturale e ricreativo della propria popolazione: manifestazioni quali ad esempio “ L’Estate Setina” o il “Natale Setino” ormai risultano pienamente consolidate, e hanno contributo a creare uno spirito di appartenenza al proprio territorio per tutta la collettività locale.  L’Amministrazione Comunale vuole però aggiungere degli elementi innovativi a questa propria peculiarità: l’idea infatti alla base del presente progetto è quella di consentire che tali attività ricreative destinate alla popolazione contribuiscano a veicolare nelle giovani e giovanissime generazioni comportamenti ispirati alla conoscenza e al rispetto dell’ambiente e allo sviluppo di una cultura dello sviluppo sostenibile; mai come in questi ultimi anni si sente infatti parlare di sostenibilità, al punto che sembra essere un concetto radicato e condiviso dall’intera società”. Durante la manifestazione è stato rappresentato lo spettacolo teatrale “Stagioni in città”, ad opera dell’associazione “Matutateatro, liberamente ispirato a “Le Avventure di Marcovaldo” di Italo Calvino, il cui protagonista buffo e malinconico viene inserito in un contesto urbano pienamente antropizzato di una grande città e per questo va alla costante ricerca di lembi di natura ancora incontaminata in cui coltivare il proprio sogno di un “altrove”.  “Il pubblico a cui è stata rivolta la rappresentazione teatrale è quello delle classi prime delle scuole primarie. Sono loro infatti, attraverso questa rappresentazione artistica – ha concluso l’assessore -  i primi destinatari di un nuovo modello di educazione ambientale e alla sostenibilità”. A tutti i bambini alla fine dello spettacolo l’amministrazione comunale ha donato una borraccia riutilizzabile in acciaio per consumare bevande calde o fredde e su cui figura lo stemma del Comune di Sezze e della Regione Lazio, "Un gesto concreto - ha aggiunto la Mattei  - con cui questa amministrazione vuole fortemente sensibilizzare i giovanissimi alunni e futuri cittadini attivi, al riutilizzo dei beni durevoli al fine di ridurre il consumo della plastica".

 

L'assessore Mattei

 

 

“Il primo cittadino, capo dell’amministrazione comunale di Sezze, se la canta e se la suona. Tanto lo sa che il confronto e la discussione all’interno della vita cittadina è pari a zero”. Paolo di Capua, portavoce del comitato Acqua Pubblica di Sezze, si riferisce al vuoto politico e amministrativo che sta vivendo la città. Tre anni di amministrazione “che evidenziano il vuoto” ed “il fallimento” dell’azione di governo, tre anni "in cui la comunità è stata ulteriormente impoverita dalla politica del gambero". “Molte questioni restano irrisolte – afferma ancora Di Capua – il primo cittadino dica alla città quale questione è andata a buon fine nell’interesse dei cittadini negli ultimi 3 anni”. Per Di Capua è arrivata la fine di un ciclo politico e amministrativo. “Se il sindaco non riesce a cambaire passo e a generare una inversione rigenerativa – conclude – dovrebbe prendere atto della fine di una stagione e mandare tutti a casa dimettendosi. Tanto tra la gestione commissariata e l’attuale amministrazione comunale non esiste una differenza”.

 

 

 

Il presidente del consiglio comunale di Sezze, Enzo Eramo, interviene sui social per delineare quelle che sono, dal suo punto di vista, le emergenze che vanno immediatamente affrontante. Raramente Enzo Eramo usa i social per parlare alla città e quando decide di farlo è perché è veramente urgente e necessario chiarire le posizioni politiche e amministrative su alcune vicende. “Ci sono emergenze  - scrive il presidente dell’assise cittadina - che al di là delle appartenenze e degli schieramenti, vanno affrontate e risolte improrogabilmente e urgentemente: le criticità della Scuola Valerio Flacco di Sezze Scalo; i parchi pubblici con particolare riguardo per le aree gioco e gli interventi sulla rete idrica con Acqualatina che ancora non risolve problemi strutturali  che si protraggono da anni”. Tra queste Eramo mette giustamente in primo piano le condizioni del plesso scolastico di via Bari a Sezze Scalo, un edificio che presenta numerose e gravi criticità come giustamente portato in luce dalla coalizione Biancoleone, con i consiglieri Di Palma, Moraldo e Martella, da Sezze Bene Comune, con le consigliere Palombi e Contento e dal movimento civico Impronta Setina. “Al primo posto c’è l’urgenza di intervenire e risolvere le criticità di un edificio che ospita i bambini. Ho ribadito durante la discussione sulla programmazione della nostra attività amministrativa, nel consiglio comunale dello scorso 28 dicembre, l’urgente bisogno di accendere un mutuo per la scuola Valerio Flacco Sezze Scalo, ritenendo positivo l'impegno che il Sindaco Di Raimo ha preso ma l'iter va accelerato”. Nei giorni scorsi questo edifico ha presentato tutta la sua vulnerabilità: parte dell’intonaco esterno nell’area d’ingresso alla palestra, infatti, è caduto giù, problema che ha costretto l’UTC a transennare l’area. Altro tema affrontato dal presidente del consiglio comunale di Sezze è quello  inerente il servizio offerto dalla società Acqualatina. Ancora tanti i dissevizi per molti utenti e per diverse località del paese.  “Per quanto riguarda Acqualatina – ha scritto Eramo -  occorre una protesta ufficiale ed il voto contrario sul prossimo bilancio perché a due anni di distanza non ha ancora iniziato i lavori di ammodernamento della rete nonostante le promesse fatte durante alcuni incontri pubblici. Scuola, infanzia e servizio idrico sono priorità nelle priorità. Non possono conoscere divisioni o personalismi”. Per l’esponente del Pd “si amministra con il senso del ruolo e dando senso al proprio ruolo. Non pensando di avere una risposta per tutti i problemi ma semplicemente stabilendo con chiarezza delle priorità all'interno di una idea di città”.

L'area della Flacco transennata

 

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